08 marzo 2016

LE DONNE E QUEL TABU' CHIAMATO MESTRUAZIONI


 "O yogini che hai acquisito padronanza del Tantra, il corpo umano è la base per la realizzazione della saggezza e i corpi grossolani di uomini e donne hanno la stessa potenzialità, ma se una donna ha una forte aspirazione, il suo potenziale è maggiore" (La danzatrice del cielo. La vita segreta e i canti di Yeshe Tsogyel)
Per la cultura occidentale di oggi il sangue mestruale è un tabù quasi quanto quello della morte (ne ho parlato qui, se vuoi approfondire: Lo stato intermedio, quella “gaffe” chiamata morte. Ci si aspetta che le donne non gli prestino nessuna particolare attenzione, se non per nasconderlo, proteggersi dal suo flusso, anestetizzarsi dal dolore spesso associato ad esso. È innegabile che per una donna riprendere possesso e piena consapevolezza di sé e stabilire in sé il proprio centro deve passare attraverso una ri-conciliazione (perché spesso è proprio di questo che si tratta) con la ciclicità del suo periodo mestruale. In India è dato per scontato che durante le mestruazioni le donne abbiano accesso ai poteri della Dea Oscura (Shakti, forza creatrice primordiale, anima selvaggia). Detto in termini meno sciamanici... continua a leggere tutto l'articolo su: 





Dal libro Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estès:

La donna sana assomiglia molto a un lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Con la Donna Selvaggia come alleata, guida, modello, maestra noi vediamo con gli occhi dell'intuito, porta tutto ciò che una donna ha bisogno per essere e sapere. Porta il medicamento per tutto, porta storie e sogni, parole, canzoni, segni e simboli. E' nel contempo veicolo e destinazione. 
Riunirsi alla natura istintuale non significa disfarsi, cambiare tutto da sinistra a destra, dal nero al bianco, spostarsi da est a ovest, comportarsi da folli o senza controllo. Non significa perdere le proprie socializzazioni primarie, o diventare meno umane, significa piuttosto il contrario. La natura selvaggia possiede una ricca integrità. Significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, essere consapevoli, vigili, riprendere i propri cicli, scoprire a cosa si appartiene, levarsi con dignità, conservare tutta la consapevolezza possibile.




La Donna Selvaggia in quanto archetipo, e tutto quanto sta dietro lei, è la patrona di tutti i pittori, gli scrittori, gli scultori, i ballerini, i pensatori, di coloro che compongono preghiere, che ricercano, che trovano, perché tutti loro sono impegnati nell'opera di invenzione, ed è questa la principale occupazione della Donna Selvaggia. Come in tutte le arti sta nelle viscere e non nella testaDov'è presente? Percorre i deserti, i boschi, gli oceani, le città, vive tra le regine, in sala di consiglio, in fabbrica, in prigione sulla montagna della solitudine. Vive nel ghetto, all'università e nelle strade. Lascia per noi delle impronte ovunque ci sia una donna che è terreno fertile. Per trovare dunque la Donna Selvaggia lasciamo cadere i falsi manti che ci hanno dato. Indossiamo il manto autentico dell'istinto possente della conoscenza. Infiltriamoci nei territori psichici che un tempo ci appartenevano. Sciogliamo le bende, torniamo a essere ora, le donne selvagge che ululano, ridono, cantano Colei che ci ama tanto. Senza di noi la Donna Selvaggia muore. Senza la Donna Selvaggia, siamo noi a morire. "Para Vida" tutte dobbiamo vivere. 


Ogni volta che alimentiamo l'anima, è garantita una crescita




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