21 maggio 2016

Non domandarti dove porta la strada, seguila e cammina soltanto


Spesso lungo il sentiero spirituale ci si trova a fare i conti con i presunti risultati della propria evoluzione, come se una resa dei conti più o meno in forma di esame di coscienza fosse necessaria per godere appieno dei frutti delle proprie fatiche. Ma dove sto andando? Dove mi ha portato questa situazione? Ho fatto la scelta giusta? Dove sono ora è ciò che realmente voglio? 

La mente è sempre lì pronta a mettere in crisi la naturale spontanea fluidità dell’essere che altro non chiede se non, appunto, essere. Ci si perde la gioia di una camminata pensando a quanto tempo rimane per raggiungere la meta! Come se la meta non fosse già interamente lì, dentro quel tragitto tracciato dai tuoi passi, dentro le impronte impresse dalla tua anima al tuo passaggio, dentro l’odore che lascia la scia del tuo respiro, passo dopo passo dentro il cuore di ogni cosa.

Ogni luogo in cui ci troviamo è la nostra meta. 
Ogni persona in cui ci imbattiamo è la nostra meta. 
Ogni situazione che viviamo è la nostra meta. 
Ogni istante che perdiamo domandandoci se dovremmo essere da qualche altra parte, è l’allontanamento dalla nostra meta. 





Non domandarti dove porta la strada, seguila e cammina soltanto



Non c’è niente che tu debba raggiungere, ottenere, trattenere, afferrare, possedere, interpretare, analizzare, se non l’attimo in cui ti dai per amore a tutto ciò che è. Consapevolezza dell’essere anima pulsante in ogni cosa e, dunque, in ogni cosa la leggerezza del fare anima che alle cose lascia giusto il tempo di svanire nell'eternità di un sogno. Se quello che stiamo vivendo non ci piace, non è cambiando strada che ci piacerà di più, o meglio, potrebbe apparirci così di primo impatto ma poi scopriremmo che… ovunque andiamo, portiamo noi stessi e se l’anima che ci ruggisce dentro non viene celebrata perché troppo impegnati ad ascoltare il refrain della mente giudicante, possiamo sentire l’insoddisfazione latente tra le quattro mura del nostro appartamento, come alle Maldive!



La strada che ci conduce alla felicità non ha sostegni esterni, niente panorami eclatanti o barriere protettive per chi soffre di vertigini; bisogna essere disposti a danzare sopra l’abisso con le ali della perfetta creatività, niente di rassicurante perché l’anima che si svela non  cerca conferme, ma ispirazioni. Non ha bisogno di idee ma di spazio. E allora, smettiamola di domandarci ad ogni piè sospinto dove ci sta portando la strada e diventiamo quella strada. Entriamoci dentro come non ci fosse un domani, cavalchiamola con la passione di un atto inaudito di libertà o di totale disobbedienza (a cosa? Ai luoghi comuni, per esempio,  quei “luoghi” del mentale raziocinante dove tutto deve essere giustificato, verbalizzato, categorizzato, persino le nostre esperienze “spirituali”…). Disidentifichiamoci con tutto il retroscena dell’ego che ci recita a memoria le domande più chiassose per distrarci dalle profondità silenziose e visionarie dell’essere. L’essere qui e ora, qui e sempre, qui e altrove, in ogni luogo simultaneamente. Danzate la vostra vita, passo dopo passo. Dovunque dobbiate andare, ci siete già!


PRATICA PER SENTIRSI A CASA OVUNQUE

È una vita che corriamo! Siamo convinti che la pace, la felicità e il successo si trovino da qualche altra parte e in un altro momento. Non sappiamo che dovremmo cercare ogni cosa – la pace, la felicità e la stabilità – nel qui e ora. È questo l’indirizzo della vita: il punto di intersezione fra qui e ora”. Smettere di correre è una pratica importantissima – ci ricorda Thich Nhat Hanh dal quale traggo spunto per proporti una semplice pratica da effettuare quando si cammina, una meditazione per arrivare in ogni istante e trovare la tua vera casa nel momento presente.

Ripetiamoci:

Sono arrivato/a, sono a casa
nel qui e ora.
Sono solido/a, sono libero/a
dimoro nell'assoluto


Inspirando ti dici “sono arrivato/a” a ogni passo che fai, espirando “sono a casa”. Sono arrivato/a è una pratica, non un’affermazione o una dichiarazione. 
“Sono arrivato/a nel qui e ora e posso entrare in contatto profondo con la vita e con tutte le sue meraviglie”. 

Goditi questo momento: non occorre aspettare il domani per avere pace e gioia.
Non cercare di convincerti con la mente della perfezione di trovarti esattamente nel posto giusto al momento giusto, ma lascia che sia il corpo a farne esperienza diretta, fin dentro le ossa, lascia vibrare di consapevolezza intuitiva l’intelligenza spontanea del tuo corpo che prova piacere nel solo camminare, ogni muscolo e nervo gode di questa esperienza. Che è esperienza d’amore, perché non è forse fare l’amore il darsi completamente a qualcosa? Amore creativo che gode del puro piacere di amare. Quando la sensazione della tua fusione con il momento presente (puoi immaginarlo come uno spirito, un alito di mistero a cui ti stai offrendo) è diventata totalmente fisica, passa alla seconda parte della strofa e, inspirando ripeti senza sforzo “sono solido/a, sono libero/a” ed espirando datti completamente alla pratica del “dimoro nell'assoluto”. E godi del tuo respiro, svanisci. Sei arrivato/a, sei a casa.






“Io non invecchio niente più mi imprigiona”


(E’ stato molto bello, Franco Battiato)






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