05 luglio 2019

Impariamo a dare carezze























Impariamo a dare carezze, fisiche e verbali. 
A incarnare poesia. 
Quali sensi utilizziamo maggiormente? 
Quelli di prossimità (tatto, olfatto) o di distanza (vista, udito)? 
"Rimodulare la gerarchia dei sensi significa rivoluzionare la nostra relazione con ciò che ci circonda"... 
Quando tocchiamo siamo anche toccati, qualcosa si fa spazio, se si dà spazio...




Caro Heidegger, prendo in prestito le tue parole perché vibrano come sinfonia appropriata:

"Lo spazio fa spazio. Fare spazio significa sfoltire e render libero, liberare un che di libero, un che di aperto. Solo quando lo spazio fa spazio e rende libero un che di libero, lo spazio accorda, grazie a questo libero, la possibilità di contrade, di vicinanze e lontananze, di direzioni e limiti, le possibilità di distanze e di grandezze."




Non voglio essere guarita/o, consigliata/o, cambiata/o. 
Voglio essere abbracciata/o. Magari in silenzio, se mi ascolti per davvero. 
Empatia non fa rima con niente, se il corpo non vibra.
La meraviglia è quando tremi!
Libertà è dare, dare spazio - non a idee astratte, concetti mentali, falsi dei ma a incarnazioni di poesia, che è pura sensibilità. 
La meraviglia non è quando pensi, ma quando tremi!
Per questo c'è bisogno di poesia (e di contadini)della sua concretezza audace ma gentile, del suo grido ma trasfigurato.
La poesia non si legge con gli occhi, si accoglie nel corpo tutt'intero. Occorre apertura. Perché Poesia accoglie la vita così com'è, tutt'intera. Senza giudizio.
Gentilezza è apertura a ciò che è, affini al sentire e non blindati nel difendere punti di vista.
Punti di vista. 
Lasciamo stare i punti (tutt'al più teniamoci quelli esclamativi, del Vocativo che chiama) e liberiamo la visione.
Spostiamoci dal vedere al sentire, è una danza di coscienza, il perno chiave. Una possibilità di espansione, non di avere ragione a tutti i costi.
La poesia non dice ma dà, non è un genere letterario ma un mestiere del dare.
Sposiamoci al mistero della vita e non potremo che amarlo, invece di volerlo tradurlo letteralmente.
Diventiamo alternativi al letteralismo, sfioriamoci di pelle universale, ri-definiamo confini, prossimità e distanze con la veridicità di un corpo che palpita e non con la falsariga di una mente indottrinata. Ci scopriremo, forse, più fragili e vulnerabili e allora potremmo fiutare la vera vita sì, l'abisso dal quale emerge la compassione.
Questione di fiuto, appunto. L'ineccepibile odore del sentirsi a casa. 
Del sentirsi a casa ovunque
E non pretendiamo complici divini nella via più breve, né in traiettorie lineari perché a sorprenderci sarà sempre una deviazione di percorso, o un sentiero appena laterale … 



Ho respirato il sole, gli alberi, il vento e il lago
ne ho assunto l’intangibile
sfiorando l’aria luminosa con il pensiero
ne ho visto la quiete eterna
chiudendo gli occhi e volgendomi a me
ne ho pronunciato il suono
lacrimando un sussulto di Meraviglia
ne ho rispettato i tempi
rallentando i passi nel cammino
silenzioso
ne ho pianto il ricordo già sommesso
limitandomi a ricordare
l’inesistente
Tutto è qui e ora
il sole, gli alberi, il vento e il lago
non son diversi da me
da questo esile spirito che respira
assecondando dinamiche celesti



(Deviazioni di percorso da "Il mestiere del dare")







"La carezza è, o dovrebbe essere, la parola fra di noi che, più di ogni altra, ci aiuta a spiritualizzare e a condividere la nostra energia.
Una coltivazione delle nostre percezioni sensoriali, più in generale sensibili, può ridare alla nostra vita odierna, troppo frenetica e automatizzata, un ritmo più adatto al compimento della nostra incarnazione e alle relazioni fra di noi. Gran parte degli umani sacrifica sempre di più la propria esistenza a un'accelerazione inutilmente competitiva rispetto alle prestazioni delle macchine, unita alla preoccupazione del profitto. Dedicare tempo alla coltivazione delle nostre percezioni sensibili è un buon mezzo per ritrovare un ritmo più consono alla nostra identità umana globale, un ritmo che renda possibile l'incontro e lo scambio tra di noi in modo affettuoso, fecondo e felice." (Luce Irigary)


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