24 dicembre 2019

I 5 impedimenti e la loro cessazione | Ajahn Sumedho


Consentire la cessazione dei "problemi" senza schierarsi dalla parte di nulla.

Praticando l'ascolto interiore, cominciamo a riconoscere il sussurro del senso di colpa, del rimorso e del desiderio, dell'invidia e della paura, della brama e dell'avidità. A volte ascolterete cosa dice la brama: "Vorrei, devo avere, devo avere, devo avere, voglio, voglio!" A volte non ha neppure un oggetto preciso. Può esserci una brama senza oggetto, per cui le troviamo un oggetto. Il desiderio di ottenere: "Voglio qualcosa, voglio qualcosa! Devo averlo, voglio ..." Ascoltate la mente, forse lo sentirete. Di solito riusciamo a trovare un oggetto per a nostra brama, per esempio il sesso, oppure passiamo il tempo a fantasticare. La brama può prendere la forma del cercare qualcosa da mangiare, o in cui immergersi completamente, del diventare qualcosa, o unirsi a qualcosa. La brama sta sempre di vedetta, sempre alla ricerca di un oggetto. Può essere un oggetto gradevole permesso ai monaci, come una bella veste o una ciotola o un cibo saporito.
Notate la tendenza a volerlo, a toccarlo, a cercare di procurarselo, averlo, possederlo, appropriarsene, consumarlo. 

E' la brama, una forza della natura che va riconosciuta; non condannata pensando "sono un individuo spregevole perché desidero", perché anche questo fa da rinforzo all'io, vi pare? Come se dovessimo essere completamente esenti da brama, come se esistessero esseri umani che non fanno esperienza del desiderio! 

Sono condizioni naturali che dobbiamo riconoscere e notare; non per condannarle, ma per comprenderle. Così cominciamo veramente a conoscere il movimento mentale della brama, dell'avidità, del ricercare qualcosa, come pure del desiderio di farla finita con qualcosa. Anche di questo si può essere testimoni, del desiderio di sbarazzarci di quello che abbiamo, di una situazione o anche del dolore: "Voglio farla finita con questo dolore, con le mie debolezze, con il torpore, con la mia irrequietezza, con la mia brama. Voglio liberarmi di tutto ciò che mi dà fastidio. Perché Dio ha creato le zanzare? Voglio liberarmi dalle seccature".

PRIMO IMPEDIMENTO
Il desiderio dei sensi è il primo degli impedimenti (nivarana)

SECONDO IMPEDIMENTO
Il secondo è l'avversione; la mente è ossessionata dal non volere, da irritazioni e risentimenti meschini, nonché dal desiderio di eliminarli. Quindi questo è un ostacolo alla visione interiore, è un impedimento. Non sto dicendo che bisogna eliminare l'impedimento - sarebbe avversione - ma che bisogna conoscerlo, conoscerne la forza, comprenderlo per esperienza diretta. Allora si prende coscienza del desiderio di sbarazzarsi di cose che sono dentro di sé, o attorno a sè, del desiderio di non esserci, di non essere vivi, di non esistere più. E' per questo che ci piace dormire, no? Perché per un po' ci consente di non esistere. Nella coscienza caratteristica del sonno, non esistiamo, perché la sensazione stessa di essere vivi viene a mancare. C'è un annullamento. E' per questo che alcune persone dormono molto, perché vivere è troppo doloroso per loro, troppo noioso, troppo sgradevole. Quando siamo depressi, dubbiosi, disperati, cerchiamo scampo nel sonno, cerchiamo di annullare i nostri problemi, estromettendoli dalla coscienza.


TERZO IMPEDIMENTO

Il terzo impedimento è rappresentato da stati come sonnolenza, apatia, ottundimento, indolenza, torpore fisico e mentale, ai quali tendiamo a reagire con avversione. Ma è sempre qualcosa che può essere compreso. L'opacità può essere conosciuta, la pesantezza fisica e mentale, il movimento lento, opaco. Osservate l'avversione per questi stati, il desiderio di sbarazzarvene. Osservate la sensazione di opacità nel corpo e nella mente. Anche la conoscenza del torpore è mutevole, è insoddisfacente, è impersonale.


QUARTO IMPEDIMENTO

L'irrequietezza è l'opposto del torpore; è il quarto impedimento. Non si è affatto opachi, né sonnolenti, ma viceversa agitati, nervosi, ansiosi, tesi. Anche qui può non esserci un oggetto specifico. Diversamente dalla sonnolenza, l'irrequietezza è uno stato più ossessivo. Si vorrebbe essere attivi, correre, fare questo, fare quello, parlare, andare in giro, agitarsi. E se dovete stare seduti immobili per un po' quando vi sentite irrequieti, vi sentite in trappola, chiusi in gabbia; non pensate ad altro che a saltare, correre in giro, darvi da fare. Anche di questo si può essere consapevoli [...]


QUINTO IMPEDIMENTO

Il quinto impedimento è il dubbio. A volte i nostri dubbi ci sembrano importantissimi, e ci piace dar loro parecchia attenzione. Siamo facilmente ingannati dalla natura del dubbio perché sembra molto reale: "Certi dubbi sono futili, è vero, ma questo è un Dubbio Importante. Devo conoscere la risposta. Devo essere sicuro. Devo saperlo assolutamente: meglio fare questo oppure qualcos'altro? Sto facendo bene? Dovrei andarmene o restare un altro po'? Sto sprecando il mio tempo? Ho sprecato la mia vita? [...]" E' il dubbio. Si può passare tutta la vita a chiedersi se sia meglio fare questo o quello, ma una cosa sola si può sapere: che il dubbio è una condizione della mente. A volte prende forme sottili e ingannatrici. Assumendo la posizione del "conoscitore", conosciamo il dubbio in quanto tale. Importante o futile che sia, è semplicemente dubbio, tutto qui. "Devo restare qui o andarmene altrove?" è un dubbio. "Devo fare il bucato oggi o domani?": è un dubbio. Non importantissimo, ma poi ci sono quelli importanti. "Sono già un sotapanna? (uno che ha raggiunto il primo livello dell'illuminazione). Ma cos'è in definitiva un sotapanna? Ajahn Sumedho è un arahat, un illuminato? Esistono ancora arahat al giorno d'oggi?" [...]
Ciò che possiamo sapere è che c'è il dubbio. In questo modo siamo il conoscere, conoscere ciò che si può conoscere, sapere che non sappiamo. Anche quando ignorate qualcosa, se siete consapevoli di non sapere, quella consapevolezza è conoscenza.
Sicchè, "essere il conoscere" significa questo, conoscere ciò che si può conoscere.


I cinque impedimenti sono i vostri maestri, perché non sono i guru esaltanti e radiosi che si vedono sui libri.

Possono essere alquanto volgari, meschini, sciocchi, irritanti e ossessionanti. E ci incalzano, ci punzecchiano, ci riducono a mal partito, finché non gli diamo l'attenzione e la comprensione dovute, finché non smettono di essere problemi. Ecco perché bisogna essere molto pazienti; dobbiamo avere tutta la pazienza del mondo, e l'umiltà di imparare dai nostri cinque maestri.

E CHE COSA IMPARIAMO?


Che non sono altro che condizioni della mente, che sorgono e passano, che sono insoddisfacenti, impersonali. A volte si ricevono messaggi importanti nella vita. Tendiamo a dare credito a questi messaggi, ma ciò che possiamo sapere è che sono condizioni mutevoli: e se abbiamo la pazienza di tollerarle fino in fondo, le cose cambiano automaticamente, per conto loro, e noi abbiamo l'apertura e la chiarezza mentale per agire spontaneamente, invece di reagire alle condizioni.

LE COSE FANNO IL LORO CORSO

Grazie alla nuda attenzione, alla consapevolezza, le cose fanno il loro corso, non c'è bisogno di sbarazzarsene, perché tutto ciò che ha principio, ha fine. Non c'è nulla da eliminare, bisogna solo essere pazienti e lasciare che tutto faccia il suo corso naturale verso la cessazione.
Quando siete pazienti, lasciando che le cose cessino, cominciate a conoscere la cessazione - il silenzio, il vuoto, la chiarezza: la mente è limpida, quieta, ed è vibrante, non cade nell'oblio, non è repressa o addormentata, e si può udire il silenzio della mente.
Consentire la cessazione significa essere molto gentili, molto delicati e pazienti, umili, senza schierarsi dalla parte di nulla: del bene, del male, del piacere, del dolore. L'accettazione gentile permette alle cose di cambiare secondo propria natura, senza interferenze. Allora impariamo a distoglierci dal desiderio di immergerci negli oggetti dei sensi. Troviamo la pace nel vuoto della mente, nella sua chiarezza, nel suo silenzio.


CONSENTIRE ALLE COSE DI CESSARE

Quando vi mettete nell'ordine di idee di avere tutta la pazienza del mondo per stare con le condizioni del momento, potete lasciarle cessare. Il risultato del permettere alle cose di cessare è che si comincia a sperimentare un senso di liberazione, perché ci si rende conto di non portarsi più appresso le solite cose. Quello che un tempo vi faceva arrabbiare, ora, con vostra sorpresa, non vi infastidisce più di tanto. Cominciate a sentirvi a vostro agio in situazioni che prima vi mettevano a disagio, perché adesso permettete alle cose di cessare, invece di tenervele strette ricreando così paure e ansie. Anche il disagio che vi circonda non vi influenza. Non reagite più al disagio degli altri irrigidendovi a vostra volta. È l'effetto del lasciar andare e consentire alle cose di cessare.   

(Tratto da "Oltre la morte: la via della consapevolezza", Ajahn Sumedho)

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Tutto ciò che accade, è perché deve accadere

"SII prima di ogni addio, come fosse dietro
di te, come l'inverno che adesso se ne va.
Eppure tra gli inverni c'è un inverno così infinito,che,
a svernarlo, il tuo cuore sopravvive per sempre." 

(RM Rilke)


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18 dicembre 2019

Il ritmo delle quattro stagioni secondo il Dao | INVERNO



L’inverno è la stagione del riposo. Ora domina lo yin e lo yang si è ritirato in profondità.
Il metabolismo di tutte le creature viventi rallenta e alcuni animali vanno in letargo durante le lunghe e buie giornate invernali. Anche gli esseri umani dovrebbero diminuire le loro attività per conservare lo yang nel corpo.
E’ meglio andare a letto presto e non alzarsi prima del sorgere del sole. La mente dovrebbe restare calma e controllata, come un oggetto prezioso custodito gelosamente e tenuto al riparo da possibili danni.

Nelle giornate piovose e ventose, restate al chiuso il più possibile.
Il qi-corpo deve essere conservato rimanendo al caldo, ma senza esagerare.
Sedersi troppo vicini al fuoco o sudare dopo aver fatto una doccia o un bagno bollente apre i pori della pelle e lo yang si disperde.
E’ anche per questo motivo che i vestiti non dovrebbero essere posti sopra i termosifoni o davanti al fuoco, subito prima di indossarli. Mantenere i piedi caldi per tutto il periodo invernale è fondamentale per nutrire il qi del rene.

Non dimenticate la pratica serale quotidiana di immergere i piedi in acqua calda, prima di andare a letto. Se volete usare la borsa dell’acqua calda, è meglio che la teniate vicino ai piedi.
L’inverno è un buon periodo per fare esercizio fisico; è utile passeggiare o fare jogging, attività che smuovono il qi all'interno del corpo e ne impediscono il ristagno, ma che non portano lo yang in superficie.
Praticate queste attività finché non vi sarete riscaldati, ma fermatevi prima di cominciare a sudare. La pratica del qigong è particolarmente valida. 


I cibi che “scaldano” sono particolarmente utili a mantenere il qi e ad alimentare lo yang. Tali cibi comprendono cavoli, carote, fagioli rossi, patate, cereali, noci e castagne. Un bicchiere di vino di buona qualità, o un goccio di whisky, ogni giorno, dopo il pasto serale, contribuisce alla circolazione dello yang all'interno del corpo e tiene lontano il freddo.


(Tratto da "Ascolta il tuo corpo - La saggezza del Dao") 


Il mio racconto poetico sull'Inverno su IoDonna:
http://iodonnawinter.iodonna.it/racconti/solstizio-poetico

Leggi anche: 


Sognato per l'inverno

D'inverno, andremo in un piccolo vagone rosa
Imbottito d'azzurro.
Staremo bene. Baci pazzi s'annidano
In ogni cantuccio morbido.

Chiuderai gli occhi per non vedere, dal finestrino,
Torcersi le ombre della sera,
Astiosi mostri, plebaglia nera
Di lupi e dèmoni.

Poi sentirai sulla guancia un solletico...
Un bacio leggero, regno impazzito, corre
Su e giù per il collo...

"Cerca!" tu dirai, chinando il capo.
 - E quanto tempo impiegheremo allora per scovare
Quella bestiola - che viaggia tanto ...

(Arthur Rimbaud)





Piccolo promemoria:




Mentre l'energia yang (attività) è dedicata al "fare", la caratteristica principale dello yin (ricettività) è invece quella di "essere".
Lo yang senza lo yin è un deserto. Lo yin senza lo yang è un mare morto. 
Yin e Yang agiscono sempre insieme perché la loro funzione è quella di rigenerarsi in continuazione reciprocamente. 
All'interno del corpo umano, l'aspetto yang è rappresentato dal qi (energia in costante movimento) e quello yin dal sangue.
Si potrebbe riassumere l'interrelazione armonica tra le due energie come un giusto equilibrio tra attività e riposo, armonia fra corpo e mente. 
Il principio fondamentale è che all'interno dello yang si può sempre trovare lo yin e all'interno dello yin si può sempre trovare lo yang. Distinti ma non separati.
Nel cosmo non ci sono nette divisioni tra una dimensione e l'altra, c'è solo un unico flusso di energia. Infatti, nel mezzo del giorno (tra le 11 e le 13) nasce il piccolo yin, definito shaoyin nei testi taoisti. Tra le 23 e l'una di notte, nasce il piccolo yang. 




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12 dicembre 2019

13 dicembre Santa Lucia | Il giorno più corto che ci sia


Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, è corrispondente nell'antico calendario giuliano al solstizio d’inverno, “il giorno più corto che ci sia”.

Il nome Lucia contiene la radice della parola latina lux, luce. Tra storia e leggenda si tramanda che la Santa si sarebbe cavata gli occhi come offerta votiva dopo un doloroso tradimento subito dal fidanzato e relativo scioglimento del vincolo nuziale. Per questo è anche venerata come Santa della vista. La cecità non è che un ponte per vedere Altro. Ciò che non si vede, non è detto che non esista.
Semplicemente, è invisibile. 
Siamo sempre uniti a qualcosa di invisibile, che ci nutre e sostiene, anche nei "momenti bui".
Imparare a vedere è il più grande atto d'amore che possiamo incarnare su questa terra.
Fiat Lux.
"Non ti abbiamo visto, non ti abbiamo riconosciuto" si legge nei Vangeli.
"Io imparo a vedere. Non so perché tutto penetra in me più profondo e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva. Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada." (RM Rilke)

Io ti vedo (Avatar) 



"Ora finalmente ti ho visto: non costruirai più, poiché le travi si sono spezzate e il tetto è distrutto. La mente si è liberata dal peso della materia e ora non è più consumata dalla sete." Queste sono state le prime parole pronunciate da Buddha dopo l'illuminazione  
La chiara visione è visione poetica, unificante, integrale, accogliente, non giudicante, amorevole. Essere poeticamente al mondo è "avere occhi per vedere".



L'unico tradimento possibile è interrompere il dialogo con l'anima, la nostra metà invisibile, la nostra pienezza originaria. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.

L'unico peccato possibile è uno sguardo privo di attenzione, presenza alla vita (il senso etimologico originario di peccare è "sbagliare mira"). 

Ricordiamoci la nostra vera natura, luminosa, silenziosa, sensibile, intimamente poetica.

"Questo vedere è il vostro stato naturale. Siate soltanto consapevoli del fatto che non vedete. Diventate più consapevoli del fatto di essere continuamente in reazione. Vedere non richiede sforzo, perché la vostra natura è vedere, essere silenzio. Quando non cercate più un risultato, non cercate di criticare, di valutare, di concludere, ma osservate soltanto, allora potete percepire questa reazione e non esserne più complici." (Jean Klein, La naturalezza dell'essere).


Il momento presente, che è l'unico che abbiamo davvero a disposizione, è un richiamo costante a vedere ciò che c'è, così com'è, varcando le soglie di giudizi e pregiudizi, paure e preferenze, persino gioia e dolore. La vita non è una questione da risolvere nell'appropriatezza di ciò che riteniamo essere più conveniente, la vita è un disvelamento supremo che coglie sguardi innocenti di sorpresa proprio perché non c'è niente da attendersi in cambio.

Riusciamo anche solo per un istante a vivere un momento di riposo supremo in cui non dobbiamo fare nulla? Per molti è una sensazione simile alla morte, l'eterno riposo.
Eppure, la nostra vera natura anche nello stare al mondo sarebbe proprio quella del Riposo. Oggigiorno si fa più fatica a riposarsi che a cercare distrazioni per sentirsi vivi, anestetizzandosi e allontanandosi sempre più dalla realtà vitale dentro di noi. 
Ma "morire" conduce al buio o alla luce? Si muore ogni giorno, così come ogni giorno si nasce, morire a vecchie abitudini o addirittura a una totalità di struttura vitale (scambiare per reale ciò che reale non è) è una chiamata a cui non tutti hanno il coraggio di rispondere. 


Perché si ha così paura del buio?
Nel buio non si vede, o si crede di non vedere nulla, si scambia ciò che non si vede con ciò che non esiste. Ma soprattutto, nel buio si perdono sicurezze, appigli, zone di comfort. Il buio non conforta, non concede distrazioni, esorta a guardarsi dentro, è il dentro, il fondo oscuro delle cose, l'abisso a cui si può concedere fede, mettendosi una mano sul cuore e l'altra sull'addome e respirandoci una profonda sacrosanta attenzione rilassata, l'abbandono al minimo sforzo, la resa amorevole e il trasporto indomabile nella pienezza dell'essere. 
Non ci sono limiti a quanto la vita può essere generosa, a cominciare dai momenti vuoti di nulla, la materia oscura di cui è composto la maggior parte dell'universo, e che ci consente di ammirare le stelle. E' meraviglioso esperire in maniera costruttiva e fertile la funzionalità del vuoto nell'economia della vita cosmica. Siamo universi in miniatura, polvere di stelle, anime incarnate, poeti di nascita.

Lascio che questi versi del poeta Emerson  ispirino i "momenti bui" affinché non siano più vissuti in maniera paralizzante bensì vivificante: 


Brahman

Se l'assassino crede di uccidere
O se la vittima crede di morire
Entrambi non conoscono bene quei modi sottili
In cui mi manifesto, passo e ritorno.
Il lontano o il dimenticato sono per me vicini,
La luce del sole o l'ombra per me sono la stessa cosa;
Gli dei spariti a me riappaiono,
E una cosa sola sono per me l'onta e la gloria.
Considerano malato chi mi esclude
Quando volano con me io sono le loro ali
Io sono colui che dubita e il dubbio stesso
E sono l'inno che canta il Brhamino.
Le forti divinità ambiscono al mio posto
E si struggono per i sette luoghi sacri
Ma non tu, umile amante della verità!
Trovami e ritorna nel paradiso.

(Ralph Waldo Emerson)


YULE 21 DICEMBRE SOLSTIZIO D'INVERNO:SIGNIFICATO E PRATICHE


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02 dicembre 2019

OCEAN Laura Shashi | Tutti dovremmo avere una vita vista mare

Il Blu che genera felicità. OCEAN, Artproject - Secret of Water  dell'artista Laura Shashi - porta la "vista mare" nella vita di chiunque. 

Tutti dovremmo avere una vita vista mare. Tutto ciò che è vivo si muove, si espande, fluisce, non ristagna, è profondo, abissale, non lineare ... come l'acqua.  Prima o poi nella nostra esistenza si viene a patti con questa verità essenziale: che per mantenere un'armonia funzionale alle circostanze che la vita di volta in volta richiede, bisogna fluire, essere malleabili, pregnanti, adattabili ... come l'acqua.

C'è un brano di un libro che ho letto molto tempo fa, che mi è sempre rimasto impresso. 
Il libro è Cuccette per signora di Anita Nair, e il brano è il seguente:

"Tra i cinque elementi che stanno alla base della vita, io mi paragono all'acqua. Acqua che ammorbidisce. Acqua che sana. Acqua che dimentica. Acqua che accetta.  Acqua che scorre senza posa. Acqua che anche distrugge. Poiché la capacità di dissolvere e di distruggere è parte dell'essenza dell'acqua quanto l'essere bagnata. Nel mondo della chimica l'acqua è un solvente universale. Influenzata dal carattere di tutto ciò che vi viene aggiunto. Ma il fatto che io sia semplice non significa che sia ovvia. È l'errore che ha compiuto Ebe. Mi ha sottovalutata. E dunque non mi è rimasto altro che dimostrargli qual è la vera natura dell'acqua e che straordinari poteri possegga."  

E poi, c'è lei, Laura Shashi, che di questo elemento pare l'incarnazione sensibile in carne ed ossa ... ed arte. Creatura tanto semplice quanto poco ovvia, rimanendo nell'eco poetico di Anita Nair. Laura, che la vita vista mare ce l'ha per davvero, è l'artista di meravigliosi Tableaux Lunatiques e tra i suoi ultimi progetti c'è - OCEAN, Artproject - Secret of Water - che porta quella "vista mare" nella vita di chiunque. 




Come lei stessa spiega:

"questo progetto si propone di portare nelle case una finestra sull'Oceano, una finestra che trasmette onde vibrazionali di energia capaci di alcalinizzare l’ambiente circostante. Gli Oceani sono di grandi dimensioni 120x120, 125x 100 e sono realizzati su una base di colori minerali (Romabio paint) Il silicato di Potassio è l’elemento primario del loro esclusivo sistema legante HSB (Hybrid Silicate Binder) delle pitture minerali di Romabio, in aggiunta ad un’altissima quantità di altre materie prime naturali. Questa collezione ritrae in maniera astratta l’Acqua: una sostanza vivente, la più comune e la meno compresa, che sfida le leggi di base della fisica, ma detiene le chiavi della vita. Fondamento materno, conosciuta dagli antichi come un trasmettitore da e verso i regni superiori, l'acqua conserva la memoria e trasmette informazioni al DNA. Tuttavia, l'acqua può morire se trattata male. Influenze come il suono, i pensieri, l'intenzione e la preghiera, così come le tossine come il cloro, strutturano la disposizione molecolare dell'acqua, influenzando tutto ciò con cui viene in contatto. Scienziati di spicco aiutano a rivelare il segreto dell'acqua, permettendoci di usare questo straordinario elemento per curare noi stessi e il nostro pianeta".














La pittura di Laura smuove energie potenti come potente è l'autenticità di cui si nutre la sua arte che nulla spreme di artificiale, nemmeno i materiali che utilizza in quanto predominano le materie prime naturali. L'Oceano di Laura è acqua che danza su tela, corposità dissolta in una procreazione che va oltre la mente fluidificandosi in quell'enorme abbraccio cosmico che è il colore Blu in tutte le sue sfumature (dall'azzurro al celeste al turchese allo smeraldo). Un colore che James Hillmann definisce "uno stato dell’anima, non nella transizione, non nel movimento, ma uno stato suo proprio, plurale, complesso, ricco di sfumature” e che nel libro dello scienziato americano Wallace J. Nichols, dal titolo Blue Mind, si svela quale fattore x della "felicità". Attraverso il suo studio il biologo marino Nichols si concentra su prove scientifiche che confermano che stare vicino ai colori dell’Oceano promuove la salute mentale e la felicità.


Per omaggiare Laura, il suo Oceano donato al mondo, il mio colore preferito, concludo con una poesia inedita di una prossima antologia, in fase di elaborazione, dal titolo (seppur provvisorio, ma guarda caso) – “Il Libro Blu”.


Quel muretto 
stigmatizzato al di là dei cortili 
della gente
dei cani al guinzaglio
tra le aiuole marginali e il mio niente
l’altra sera, feconda indagine del volo
l’altra sera, quel muretto è apparso cielo
fiutava celesti movenze d’amore
appoggiandosi su rotaie di un vecchio tranvai
ed io appisolata sul mio risveglio 
come fosse una sedia a dondolo
ho fotografato l’anima blu del mondo
a bassa voce, quando cala la sera
è sempre voce che sfuma
è sempre voce che trema
è sempre voce che sfama
è sempre voce che ama





Profili Social di Laura

email: premluna@gmail.com





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