25 giugno 2013

Pilot Baba - L'origine di tutte le cose è la stessa: Energia


Scritto a seguito dell’incontro con il Maha Yogi indiano Pilot Baba, l’11 ottobre 2009


 
Da 25 anni lontano dall’Italia, il Maha Yogi indiano Pilot Baba giunge a Roma per tenere una serie di conferenze, incontri e seminari incentrati sulla teoria e sulla pratica del potenziamento del Sé interiore, organizzati dall’Accademia Yoga del Maestro Giorgio Furlan e dal Centro ayurvedico Devata della dott.ssa Daisy Chacko. All’incontro introduttivo, aperto a tutti e svoltosi presso l’Istituto San Leone Magno di Roma, il Maha yogi indiano è intervenuto intorno al tema “Chi siamo? Come possiamo realizzarci in questa vita” illustrando ai presenti concetti chiave, chiari ed essenziali, della disciplina yoga. Una disciplina a cui il Baba si è totalmente dedicato dopo che la sua vita personale subì il forte trauma di un incidente aereo da cui si salvò per miracolo. Da allora, il mondo esteriore perse importanza agli occhi di Pilot Baba e tutte le sue energie furono canalizzate sulla ricerca interiore: visse 7 anni sull’Himalaya in meditazione profonda e raggiunse lo stato illuminato del Samadhi quasi una cinquantina di volte, alcune delle quali in condizioni estreme come rimanendo sotto terra per 6 giorni, oppure sotto l’acqua per 3 giorni, riuscendo a sospendere ogni funzione fisiologica del corpo. Tutto questo grazie all’immenso potere che rende l’uomo libero dai condizionamenti di mente e corpo, e che chiunque può arrivare a padroneggiare sviluppando con costanza e fede adeguate tecniche di concentrazione, respirazione, meditazione e sviluppo della forza  di volontà, in una parola: lo yoga.

E proprio lo  yoga – spiega subito Pilot Baba – “non è una serie di esercizi ordinari”, bensì una scienza che disciplina la mente, il corpo e l’anima risvegliando l’uomo alla sua totalità originaria. Il ritorno alle origini è la chiave d’accesso alla realizzazione del Sé, ma queste “origini” non vanno ricercate in un tempo o in un luogo particolari, perché sono, sono sempre state e sempre saranno, ovunque e dentro di noi: sono l’energia vitale. Tutto il mondo è energia e tutto ciò che è materia si può trasformare in energia – e sono i risultati della moderna scienza quantistica, peraltro, a confermarlo.

L’origine di tutte le cose è la stessa: energia” (Pilot Baba)

Il nostro corpo è un campo di energia sempre attivo e ricettivo, così come la nostra mente che emana continuamente vibrazioni di frequenza differente in base ai pensieri che produce. Anche i pensieri, in sostanza, non sono altro che pura energia. Dobbiamo iniziare a immaginare il nostro corpo fisico da un altro punto di vista, allontanandoci dalle nostre abituali e più consolidate percezioni. In quanto “contenitore” del respiro – e già solo per questo – il corpo è un luogo sacro che contribuisce a tenerci in vita.

Il nostro corpo – spiega Pilot Baba – è un tempio, e la nostra coscienza vive in questo tempio”.

Dal momento che tutto ciò che è materia si può trasformare in energia, anche il nostro corpo fisico può produrre - o risvegliare, visto che in realtà è sempre presente - una grande quantità di energia. Il risveglio del corpo energetico, sottile, è uno dei risultati che si ottengono mediante le pratiche dello yoga e, in particolare, attraverso il controllo del respiro (pranayama) che consente di incanalare “ricevendolo” (cioè essendo ricettivi) il prana (soffio vitale, energia cosmica) all’interno del nostro corpo. La concentrazione e la meditazione sono le attività complementari indissolubili al fine del raggiungimento di questo ritorno alle origini che ci riporta tra le braccia dell’Universo da cui siamo nati e che può darci la risposta definitiva – rassicurante perché veritiera e direttamente sperimentabile – alla domanda che in fondo ciascuno persegue per dare un senso alla propria vita: chi sono io?



Questo stadio in cui si raggiunge l’unità primordiale sperimentandosi come campo di pura energia non separabile dall’Universo circostante, è il Samadhi, lo stato evoluto della coscienza trascendentale in cui svaniscono le opposizioni (dentro/fuori, corpo/mente/spirito, particolare/universale) e si diventa Unità armonica con il tutto. Fisiologicamente accade che il battito cardiaco è ridotto al minimo, così come la respirazione, il che concilia la quieta unione con il Sé permettendo all’anima di fuoriuscire nell’astrale.

Difficile resistere alla tentazione di domandare a Pilot Baba qualcosa di più esplicito sul Samadhi, avendo lui raggiunto questo stadio moltissime volte. Ma la risposta è inevitabile e repentina, degna del grande guru da cui proviene: “non posso dire nulla di più sul Samadhi. Il Samadhi è solo esperienza”.

Lo yoga è il canale privilegiato per accedere a questa vivificante esperienza, ma con delle giuste riserve che vale la pena precisare. Non serve – o quantomeno non basta – avvicinarsi allo yoga senza un intendimento di fondo che solleciti motivazioni spirituali, profonde, di risveglio interiore. La semplice disciplina affrontata come “ginnastica” per migliorare l’aspetto del proprio corpo fisico, ad esempio, può certo far raggiungere i risultati esteriori prestabiliti, ma non potrà aprire le porte dell’integrità esistenziale profonda di cui è capace una scienza millenaria della vita come lo yoga. “E’ come avvicinarsi ad una tavola riccamente imbandita – chiarisce il Maestro Giorgio Furlan seduto accanto a Pilot Baba – e accontentarsi delle briciole”.

Per chi decide di intraprendere un percorso yoga, il risveglio di tutte le potenzialità inespresse nei termini di una evoluzione interiore, e di conseguenza esteriore (nel senso di scelte comportamentali etiche e morali), è la “ricca tavola imbandita” dalla quale attingere senza fermarsi ai primi risultati. E’ necessario andare avanti, sempre, ricordando la differenza sottile ma sostanziale tra praticare yoga e vivere lo yoga. A questo, in fondo, ci esorta Pilot Baba: alla vita, al risveglio della coscienza per non rimanere imbrigliati in schemi mentali e consuetudini coercitive poco gratificanti eppure così radicate nella nostra epoca.

La via della vita è lo yoga perché lo yoga aiuta a liberare l’energia primordiale da cui siamo nati attraverso quello che il Baba definisce un “flusso di energia discendente”. Nient’altro che questo è l’incarnazione umana: una “caduta di energia”. Ora è giunto il tempo di risalire (e non ci sembra superfluo guardare alla nuova frontiera del 2012/2013 come ad un’auspicabile epoca di ascensione planetaria) e di unirsi nuovamente all’energia fonte di vita. Unirsi, in definitiva, con il Divino che è dentro e non fuori di noi: il Sé interiore. Raggiungere questa fonte inesauribile di energia è possibile mediante lo scioglimento di tutti i blocchi mentali e fisici che interrompono il giusto fluire del prana, l’energia vitale, impedendo la piena realizzazione delle potenzialità insite nel nostro corpo e nella nostra mente. Fondamentale è l’addestramento a rimanere -  o prolungare il più possibile -  lo stato ricettivo che facilita la connessione con questa energia cosmica. Essere ricettivi è la condizione imprescindibile per poter accogliere. Anche se l’energia circonda e permea letteralmente tutto l’Universo, questo non vuol dire che tutti possiamo riceverla allo stesso modo. Insomma, bisogna essere pronti a ricevere. Ecco come le pratiche yoga attuate con regolarità intervengono a favore del risveglio di queste potenzialità latenti di ricezione e del conseguente accesso all’energia cosmica che dona armonia e benessere ad ogni campo della nostra vita. Una vita che potrà essere finalmente “realizzata” perché illuminata dalla connessione con la fonte creativa primordiale.

Di fronte alle tante domande e perplessità che di sicuro scaturiscono da incontri con uomini illuminati come Pilot Baba, vengono in aiuto nuovamente parole semplici e rassicuranti: “dovete arrendervi, avere fiducia e allora tutto sarà possibile”. Arrendersi. Non ci si sente già un po’ più liberi al solo pronunciare questa parola? E’ l’unico atto di fede richiesto dallo yoga. Il resto, inizia e finisce dentro ciascuno di noi perché – vale la pena ricordarlo con le parole dello Swami  – “il nostro corpo è un tempio e la nostra coscienza vive in questo tempio”. 


Γνῶθι σεαυτόν – Conosci te stesso” (Socrate)

Letture consigliate

“Il cambiamento dimensionale Nostro e del Pianeta Terra” di Franz Winkler
“Condotti e centri supersottili” di Giorgio Furlan (Maha Babaji)
“La Potenza del Pensiero” di Swami Sivananda Saraswati

Moola Mantra: attrae la presenza del Divino

Om Sat Chit Ananda Parabrahma
Purushothama Paramatma
Sri Bhagavathi Sametha
Sri Bhagavathe Namaha


Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Il Corpo Sottile

21 giugno 2013

Poesia Quando incrocio le gambe

Quando incrocio le gambe
il mondo diventa solido, sotto di me
e in ogni direzione
mi sento in equilibrio sull'aria
e ogni turbamento
modifica lo spessore

Un po' mi difendo
chiudo le porte in faccia
a ciò che c'è fuori e fa confusione, dolore
e raccolgo i semi di colore
che mi tranquillizzano da dentro, lì dove
io da sola posso contare su di me, e su Tutto
su tutto quell'Amore di cui sono capace
incondizionatamente

Quando incrocio le gambe
la postura dei pensieri cambia geometria
mi avvolgo di silenzio
perché ho bisogno di sentirlo forte
il battito di un cuore
e dalla tristezza ne esco immune
ancora una volta

E sono viva
nel più bel compromesso
tra me e l'immenso

(Poesia edita su Scrivere.info
l'8 dicembre 2010 e successivamente nel libro Il mestiere del dare, Aracne 2018)



India - In albergo a Delhi, agosto 2006

12 giugno 2013

QUELLA VIA ERETICO-EROTICA ALL’UNITA’

“Gli artisti devono essere repellenti” … non te le manda a dire le cose né tantomeno fa giri di parole l'eccentrico Marco Solari, il nume tutelare della Scarzuola di Monteggabione, uno dei luoghi più singolari che io abbia mai visto. Ed è la seconda volta che torno in questo luogo (la prima, l’avevo accennata qui) perché – molto d’accordo con Josè Saramago:

bisogna vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini ...


Bene, quello che ho ri-visto è stato l’ennesimo punteruolo sul telo candido della trasformazione, il ghigno della coscienza che, quando approva il tuo cammino, te lo fa capire in tutti i modi, in tutti i mondi e  con tutti i suoi contrari possibili e immaginabili. Lo scompiglio che precede un nuovo ordine superiore. Ci sono tre strade possibili da percorrere, tre porte da varcare: Gloria Mundi è quella dove siamo schiantati tutti indistintamente appena nasciamo, è il regno delle sovrastrutture sociali, degli schemi acquisiti durante le varie formazioni culturali (familiari, scolastiche, religiose etc.), del nostro essere socialmente al mondo, delle preoccupazioni materiali, esteriori, dell’affanno e del lavoro che stressa. Gloria Dei è la seconda chance ma è una sorta di speculum della prima, è la strada di chi si affida ciecamente alle “cose spirituali”, il regno dove trionfa l’ascesi, l’abbandono dell’afflato mondano ma con il rischio di un altro tipo di conformismo, ancora più pericoloso del primo, se possibile: quello religioso. La terza strada, come è facile intuire, va oltre qualsivoglia definizione, supera qualsiasi dualismo, reintegra l’essere umano nella sua fondamentale Unità e lo catapulta direttamente nel regno delle infinite possibilità di essere. Ma essere cosa? Il nome della strada ci viene incontro: Mater Amoris


La Madre Terra vive nell’Uno. La Madre Terra non ha una testa ma solo un cuore magmatico, non le serve il cervello con il suo emisfero maschile e femminile che divide et impera, ma ha tutto in potenza nel suo ventre, nei suoi seni prosperosi, nei suoi fluidi portatori di vita e di morte. Il suo sesso – a seconda delle epoche, di volta in volta demonizzato, mistificato, castrato, ignorato, sublimato – è l’origine del mondo. Inutile girarci intorno: da quel buco siamo usciti tutti, indiscriminatamente. Per nascere.
La grande Madre è creazione, distruzione, movimento, eternità. Amore incondizionato per qualsiasi cosa. E ritorna il mantra del mio precedente post: Tutto è natura se esiste nel creato.

Amor Vincit Omnia.

Se noi percorriamo questa strada, torniamo “pericolosamente” all’Origine, torniamo ad essere individui autentici in grado di vivere seguendo folgoranti ispirazioni piuttosto che meccanici condizionamenti eterodiretti. Quando scompaiono le dualità si entra in una dimensione inglobante in cui ogni abbinamento ha diritto di esistenza, come in un calderone onirico ben scecherato o ancora un labirinto senza (apparente) via d’uscita in cui incontrare contemporaneamente Tutto, mostri compresi. “I mostri sono la prima cosa con cui hai a che fare in un giardino rinascimentale” – ci ragguaglia il folletto-guida Solari durante la visita. Sono le forze sotterranee che dimorano dentro ognuno di noi e che bisogna conoscere per tenere a bada o, meglio ancora, per trasmutare in energie benefiche. Il giardino rinascimentale a cui ci riferiamo è, naturalmente, La Scarzuola e la porta che vi si spalanca durante la visita, e che dunque “pericolosamente” percorrerete, è proprio la terza, Mater Amoris. Vi pare poco? A fare da contorno a questo ingresso preferenziale nell’utero materno dove ricostruire da capo la propria identità del Sé, è un posto sovraccarico di silenzio, di simboli e segreti, riferimenti e citazioni, lo stesso posto che San Francesco scelse per costruirsi la sua capanna di scarza, pianta palustre del luogo, da cui il nome successivo di Scarzuola.

Io, da un po’ di anni ormai a questa parte, la mia scelta l’ho fatta. Ragion per cui, non mi sono lasciata sopraffare dall’occasione di un trasferimento di città, di un cambio imprevisto di vita, di abitudini, di tutto. Si può vivere costruendo e distruggendo continuamente, invece che erigendo gabbie dove sentirsi “arrivati” una volta per tutti. Questa, a ben vedere, è stata la visione più geniale di Tomaso Buzzi, l’architetto da cui prende forma questa follia cementificata che è la Scarzuola e che, nel suo progetto originario prima che la Sovrintendenza mettesse i suoi paletti, doveva infatti venire periodicamente distrutta per poi poter essere riedificata con aggiunte sempre nuove. Non finire mai niente nella vita, così ogni giorno puoi agganciarci qualcosa di nuovo. La fantasia arriva. Nella staticità, invece, non si crea un bel niente. E’ questa la “repellenza” da cui sono partita per raccontare il mio viaggio-esperienza di qualche giorno fa in Umbria. Essere talmente sgombri da preconfezionamenti da risultare scomodi e pericolosi perché atemporali, carichi di sensi contrapposti eppur leggeri come sogni piumati, nella libertà unificatrice del Cerchio, la figura simbolica dell’Unità senza gerarchie o separazioni con cui termina il complesso itinerario buzziano di cui ho voluto dare solo qualche accenno, seguendo il mio flusso di coscienza, o forse incoscienza. I sogni sono interpretazioni dell’anima individuale di chi li fa. La Scarzuola è un sogno ad occhi aperti cementificato in architetture visionarie in cui ciascuno può trovare le sue risposte, o domande, o anche niente. Il bello sta proprio qui.

La notte è silenziosa e nel suo silenzio si nascondono i sogni” (Kahlil Gibran)

Letture consigliate
"All'inizio era la Dea" di Cinzia Galletto: potete leggerlo qui
"La danzatrice del cielo - La vita segreta e i canti di Yeshe Tsogyel" di Keith Dowman
"Essenza dei Tantra" di Abhinavagupta
"Il risveglio della Dea" di Vicki Noble


Mantra
OM TARE TUTTARE TURE SOHA

Mantra di Tara: la Compassionevole, la Grande Madre, l'Energia Femminile, la Shakti Manifesta, l'aspetto Femminile del Divino, la Madre Terra che tutto sostiene e nutre.



Le foto di questo post sono state da me scattate a La Scarzuola