Scritto a seguito dell’incontro con il Maha Yogi indiano Pilot Baba, l’11 ottobre 2009.
Da 25 anni lontano dall’Italia, il Maha Yogi indiano Pilot Baba giunge a Roma per tenere una serie di conferenze, incontri e seminari incentrati sulla teoria e sulla pratica del potenziamento del Sé interiore, organizzati dall’Accademia Yoga del Maestro Giorgio Furlan e dal Centro ayurvedico Devata della dott.ssa Daisy Chacko. All’incontro introduttivo, aperto a tutti e svoltosi presso l’Istituto San Leone Magno di Roma, il Maha yogi indiano è intervenuto intorno al tema “Chi siamo? Come possiamo realizzarci in questa vita” illustrando ai presenti concetti chiave, chiari ed essenziali, della disciplina yoga. Una disciplina a cui il Baba si è totalmente dedicato dopo che la sua vita personale subì il forte trauma di un incidente aereo da cui si salvò per miracolo. Da allora, il mondo esteriore perse importanza agli occhi di Pilot Baba e tutte le sue energie furono canalizzate sulla ricerca interiore: visse 7 anni sull’Himalaya in meditazione profonda e raggiunse lo stato illuminato del Samadhi quasi una cinquantina di volte, alcune delle quali in condizioni estreme come rimanendo sotto terra per 6 giorni, oppure sotto l’acqua per 3 giorni, riuscendo a sospendere ogni funzione fisiologica del corpo. Tutto questo grazie all’immenso potere che rende l’uomo libero dai condizionamenti di mente e corpo, e che chiunque può arrivare a padroneggiare sviluppando con costanza e fede adeguate tecniche di concentrazione, respirazione, meditazione e sviluppo della forza di volontà, in una parola: lo yoga.
E proprio lo yoga – spiega subito Pilot Baba – “non è una serie di esercizi ordinari”, bensì una scienza che disciplina la mente, il corpo e l’anima risvegliando l’uomo alla sua totalità originaria. Il ritorno alle origini è la chiave d’accesso alla realizzazione del Sé, ma queste “origini” non vanno ricercate in un tempo o in un luogo particolari, perché sono, sono sempre state e sempre saranno, ovunque e dentro di noi: sono l’energia vitale. Tutto il mondo è energia e tutto ciò che è materia si può trasformare in energia – e sono i risultati della moderna scienza quantistica, peraltro, a confermarlo.
“L’origine di tutte le cose è la stessa: energia” (Pilot Baba)
E proprio lo yoga – spiega subito Pilot Baba – “non è una serie di esercizi ordinari”, bensì una scienza che disciplina la mente, il corpo e l’anima risvegliando l’uomo alla sua totalità originaria. Il ritorno alle origini è la chiave d’accesso alla realizzazione del Sé, ma queste “origini” non vanno ricercate in un tempo o in un luogo particolari, perché sono, sono sempre state e sempre saranno, ovunque e dentro di noi: sono l’energia vitale. Tutto il mondo è energia e tutto ciò che è materia si può trasformare in energia – e sono i risultati della moderna scienza quantistica, peraltro, a confermarlo.
“L’origine di tutte le cose è la stessa: energia” (Pilot Baba)
Il nostro corpo è un campo di energia sempre attivo e ricettivo, così come la nostra mente che emana continuamente vibrazioni di frequenza differente in base ai pensieri che produce. Anche i pensieri, in sostanza, non sono altro che pura energia. Dobbiamo iniziare a immaginare il nostro corpo fisico da un altro punto di vista, allontanandoci dalle nostre abituali e più consolidate percezioni. In quanto “contenitore” del respiro – e già solo per questo – il corpo è un luogo sacro che contribuisce a tenerci in vita.
“Il nostro corpo – spiega Pilot Baba – è un tempio, e la nostra coscienza vive in questo tempio”.
Dal momento che tutto ciò che è materia si può trasformare in energia, anche il nostro corpo fisico può produrre - o risvegliare, visto che in realtà è sempre presente - una grande quantità di energia. Il risveglio del corpo energetico, sottile, è uno dei risultati che si ottengono mediante le pratiche dello yoga e, in particolare, attraverso il controllo del respiro (pranayama) che consente di incanalare “ricevendolo” (cioè essendo ricettivi) il prana (soffio vitale, energia cosmica) all’interno del nostro corpo. La concentrazione e la meditazione sono le attività complementari indissolubili al fine del raggiungimento di questo ritorno alle origini che ci riporta tra le braccia dell’Universo da cui siamo nati e che può darci la risposta definitiva – rassicurante perché veritiera e direttamente sperimentabile – alla domanda che in fondo ciascuno persegue per dare un senso alla propria vita: chi sono io?
“Il nostro corpo – spiega Pilot Baba – è un tempio, e la nostra coscienza vive in questo tempio”.
Dal momento che tutto ciò che è materia si può trasformare in energia, anche il nostro corpo fisico può produrre - o risvegliare, visto che in realtà è sempre presente - una grande quantità di energia. Il risveglio del corpo energetico, sottile, è uno dei risultati che si ottengono mediante le pratiche dello yoga e, in particolare, attraverso il controllo del respiro (pranayama) che consente di incanalare “ricevendolo” (cioè essendo ricettivi) il prana (soffio vitale, energia cosmica) all’interno del nostro corpo. La concentrazione e la meditazione sono le attività complementari indissolubili al fine del raggiungimento di questo ritorno alle origini che ci riporta tra le braccia dell’Universo da cui siamo nati e che può darci la risposta definitiva – rassicurante perché veritiera e direttamente sperimentabile – alla domanda che in fondo ciascuno persegue per dare un senso alla propria vita: chi sono io?
Questo stadio in cui si raggiunge l’unità primordiale sperimentandosi come campo di pura energia non separabile dall’Universo circostante, è il Samadhi, lo stato evoluto della coscienza trascendentale in cui svaniscono le opposizioni (dentro/fuori, corpo/mente/spirito, particolare/universale) e si diventa Unità armonica con il tutto. Fisiologicamente accade che il battito cardiaco è ridotto al minimo, così come la respirazione, il che concilia la quieta unione con il Sé permettendo all’anima di fuoriuscire nell’astrale.
Difficile resistere alla tentazione di domandare a Pilot Baba qualcosa di più esplicito sul Samadhi, avendo lui raggiunto questo stadio moltissime volte. Ma la risposta è inevitabile e repentina, degna del grande guru da cui proviene: “non posso dire nulla di più sul Samadhi. Il Samadhi è solo esperienza”.
Lo yoga è il canale privilegiato per accedere a questa vivificante esperienza, ma con delle giuste riserve che vale la pena precisare. Non serve – o quantomeno non basta – avvicinarsi allo yoga senza un intendimento di fondo che solleciti motivazioni spirituali, profonde, di risveglio interiore. La semplice disciplina affrontata come “ginnastica” per migliorare l’aspetto del proprio corpo fisico, ad esempio, può certo far raggiungere i risultati esteriori prestabiliti, ma non potrà aprire le porte dell’integrità esistenziale profonda di cui è capace una scienza millenaria della vita come lo yoga. “E’ come avvicinarsi ad una tavola riccamente imbandita – chiarisce il Maestro Giorgio Furlan seduto accanto a Pilot Baba – e accontentarsi delle briciole”.
Per chi decide di intraprendere un percorso yoga, il risveglio di tutte le potenzialità inespresse nei termini di una evoluzione interiore, e di conseguenza esteriore (nel senso di scelte comportamentali etiche e morali), è la “ricca tavola imbandita” dalla quale attingere senza fermarsi ai primi risultati. E’ necessario andare avanti, sempre, ricordando la differenza sottile ma sostanziale tra praticare yoga e vivere lo yoga. A questo, in fondo, ci esorta Pilot Baba: alla vita, al risveglio della coscienza per non rimanere imbrigliati in schemi mentali e consuetudini coercitive poco gratificanti eppure così radicate nella nostra epoca.
La via della vita è lo yoga perché lo yoga aiuta a liberare l’energia primordiale da cui siamo nati attraverso quello che il Baba definisce un “flusso di energia discendente”. Nient’altro che questo è l’incarnazione umana: una “caduta di energia”. Ora è giunto il tempo di risalire (e non ci sembra superfluo guardare alla nuova frontiera del 2012/2013 come ad un’auspicabile epoca di ascensione planetaria) e di unirsi nuovamente all’energia fonte di vita. Unirsi, in definitiva, con il Divino che è dentro e non fuori di noi: il Sé interiore. Raggiungere questa fonte inesauribile di energia è possibile mediante lo scioglimento di tutti i blocchi mentali e fisici che interrompono il giusto fluire del prana, l’energia vitale, impedendo la piena realizzazione delle potenzialità insite nel nostro corpo e nella nostra mente. Fondamentale è l’addestramento a rimanere - o prolungare il più possibile - lo stato ricettivo che facilita la connessione con questa energia cosmica. Essere ricettivi è la condizione imprescindibile per poter accogliere. Anche se l’energia circonda e permea letteralmente tutto l’Universo, questo non vuol dire che tutti possiamo riceverla allo stesso modo. Insomma, bisogna essere pronti a ricevere. Ecco come le pratiche yoga attuate con regolarità intervengono a favore del risveglio di queste potenzialità latenti di ricezione e del conseguente accesso all’energia cosmica che dona armonia e benessere ad ogni campo della nostra vita. Una vita che potrà essere finalmente “realizzata” perché illuminata dalla connessione con la fonte creativa primordiale.
Di fronte alle tante domande e perplessità che di sicuro scaturiscono da incontri con uomini illuminati come Pilot Baba, vengono in aiuto nuovamente parole semplici e rassicuranti: “dovete arrendervi, avere fiducia e allora tutto sarà possibile”. Arrendersi. Non ci si sente già un po’ più liberi al solo pronunciare questa parola? E’ l’unico atto di fede richiesto dallo yoga. Il resto, inizia e finisce dentro ciascuno di noi perché – vale la pena ricordarlo con le parole dello Swami – “il nostro corpo è un tempio e la nostra coscienza vive in questo tempio”.
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