19 dicembre 2014

Yule - 21 Dicembre Solstizio d'Inverno: buio e luce



Il 21 Dicembre si entra nella stagione più fredda e buia dell'anno con il Solstizio d'Inverno. In realtà, già a partire dal 22 dicembre le giornate iniziano ad allungarsi anche se in maniera impercettibile: nell'apoteosi del buio è contenuto il germe della nuova luce

Il Natale non è che la versione cristiana della rinascita del Sole. Possiamo evocare il nostro Sole interiore come metafora della guida amorevole, del maestro spirituale dentro di noi e del fuoco mistico che sostiene il cammino evolutivo individuale e di tutto il pianeta.

Nel periodo più oscuro dell'anno, il seme della nuova luce è già lì
, come sempre nella compenetrazione degli opposti in cui si esprime la legge dell'equilibrio universale: non può esistere una cosa che non contenga simultaneamente il suo contrario. L'equilibrio, infatti, non si ottiene con la staticità, ma con il dinamismo causato da due spinte opposte. Siamo sempre più chiamati a non ragionare in termini di contrapposizione e separazione (dualismo), bensì in termini di compenetrazione, complementarietà, complicità (yin-yang).


Se solo vedessimo il mondo con nuovi occhi (la nuova luce), tutta la realtà che sperimentiamo si ammanterebbe di un pieno esistenziale colmo di pace ed equanimità. La ri-nascita nell'apertura all'infinito spirito di cui siamo intrisi, non è questione di perfezione ma di visione. Accade, come un lampo, una intuizione, un presentimento. 
Proviamo a sollecitarla rimanendo semplicemente aperti e sensibili all'evidenza invisibile che la nostra vera natura riposa al di là del mondo dei nomi e delle forme, pur nell'immanenza che ci compete nel viaggio incarnato su questa terra. 

Yule, o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. L’oscurità, il vecchio sole, muore e si trasforma nel sole bambino che rinasce dall'utero della Dea: all'alba la Grande Madre Terra dà alla luce il Sole Dio. 

Rimanere saldo nei periodi oscuri; 
la luce c’è e vincerà.” 
(Sri Aurobindo) 


SEMPLICE PRATICA DI CONNESSIONE AL SOLE INTERIORE




Possiamo celebrare questo importante Bardo, rito di passaggio, o morte mistica, con qualsiasi pratica ci connetta al Sole in tutti i suoi significati più sottili (Surya Namaskara - Saluto al Sole, Trataka sulla fiamma della candela, etc.), anche semplicemente interiorizzandoci nel silenzio ad occhi chiusi e focalizzando l’attenzione sulla Coscienza radiante che emana da qualsiasi cosa, dentro e fuori di noi.
Possiamo visualizzare un Sole in miniatura a pochi centimetri davanti al plesso solare, l'area appena sopra l'ombelico e vedere chiaramente i raggi luminosi che irradiano e penetrano in tutto il corpo irrorandolo di energia calda, rigenerante che dissolve ogni tensione e disagio del corpo psichico (fisico, emotivo, mentale), lasciando prevalere l'espansione del corpo spirituale (ananda maya kosha, il "corpo fatto di felicità") intriso di beatitudine, forza interiore, gioia incondizionata. 
Esprimiamo gratitudine durante tutto questo processo di "assimilazione di energia solare" che altro non è se non una connessione con il proprio Sole interiore, forza spirituale e Sé superiore, la nostra vera natura. 
Essendo l'acqua un conduttore molto potente, nonché a sua volta elemento purificatore per antonomasia, beviamo un bicchiere d'acqua dopo la pratica e durante la giornata, esprimendo sempre gratitudine per il "battesimo" a cui ci siamo amorevolmente sottoposti nel giorno più buio dell'anno: non c'è gesto più sacro di benedire ogni nuovo passo dentro la vita, pur tremante, fragile e maldestro possa apparire. 
Guardiamo il più possibile la Natura, osserviamo e impariamo da ciò che è semplicemente naturale: un virgulto di pianta è vulnerabile, sottile e caduco, eppure in esso è contenuta tutta la vita possibile!




"C'è un fiore rosso tra le foglie verde scuro e dalla veranda uno vede solo quello. Ci sono le colline, la sabbia rossa dei letti dei fiumi, il grande, alto baniano e i molti tamarindi, ma pure uno vede solo quel fiore, è così gaio, così pieno di colore; non esiste altro colore; le macchie di cielo azzurro, le nuvole ardenti di luce, le colline violette, il verde intenso del campo di riso, tutto questo scompare e solo il colore mirabile di quel fiore rimane.
Riempie l'intero cielo e la valle; appassirà e cadrà per sempre; finirà e le colline dureranno. Ma per questa mattina è stato l'eternità, al di là di tutto il tempo e il pensiero; ha contenuto tutto l'amore e tutta la gioia; non c'erano sentimento e assurdità romantiche in esso; né era il simbolo di qualche altra cosa.
Era se stesso, sarebbe morto entro la sera ma conteneva tutta la vita…. 
Quella nuvola piena di luce è una realtà la cui bellezza non ha alcun impatto su una mente resa ottusa e insensitiva da influenza, abitudine ed eterna ricerca della sicurezza.
La sicurezza che danno la fama, i rapporti sociali, la conoscenza distrugge la sensitività e si instaura il decadimento.
Quel fiore, quelle colline e l'inquieto mare azzurro sono le sfide, come bombe nucleari, della vita, e solo la mente sensitiva può rispondere totalmente a esse."

(J. Krishnamurti, Taccuino Un diario spirituale)





























Regina del Sole, Regina della Luna
Regina dei corni, Regina dei fuochi
Portaci il Figlio della Promessa.
E' la Grande Madre che Lo crea
E' il Signore della Vita che è nato di nuovo!
L'oscurità e la tristezza vengono messe da parte
quando il Sole si leva di nuovo!
Sole dorato, delle colline e dei campi,
illumina la Terra, illumina i cieli,
illumina le acque, accendi i fuochi!!
Questo è il compleanno del Sole,
io che son morto, oggi son di nuovo vivo.
Il Sole bambino, il Re nato in inverno!


Onorate il buio, e ogni giorno avrà un colore nuovo.




10 dicembre 2014

#POESIA MANGO: NON MORIREMO MAI

Ciao Poeta, ci ha messo il cuore dio ... 

Non moriremo mai 
il senso è tutto qui 
mi piace quest'idea 
di eternità... non verità 
colora le mie mani 
come se tu fossi il mio domani 
allora sì, come un fiore 
buttato lì sul tuo cuore 
io resterò con amore 
Non moriremo mai 
mie labbra sulle tue
facile sincronia 
sai che da un po' 
ti amo un po'... 

E... ho voglia di abbracciarti 
quando sei 
appesa ai miei tramonti 
e voli via... 
mia pace, mia inquietudine 
mia intensità sottile 
e... ho voglia di abbracciarti 
logica, grande idea, 
che ho rubato al mio cuore 
ho voglia di abbracciarti 
palpito, piccolo 
quel tuo segno è per me 

Non moriremo mai
l'amore sia con te 
dai piedi all'anima 
bagnami un po' 
poi asciugami... 

E... ho voglia di abbracciarti 
quando sei 
appesa ai miei tramonti 
e voli via
mia pace, mia inquietudine 
mia intensità sottile 
e... ho voglia di abbracciarti 
logica, grande idea 
che ho rubato al mio cuore 
ho voglia di abbracciarti 
logica, grande idea, 
che ho rubato al mio cuore 
ho voglia di abbracciarti 
palpito, piccolo 
quel tuo segno è per me 



Ciao Poeta, ci ha messo il cuore dio ... 


01 dicembre 2014

Lo Yoga di Gesù | Il significato esoterico del Natale




Non c’è periodo migliore di quello natalizio per lasciarsi ispirare dalla figura di Gesù cercando di coglierne aspetti sempre più “sottili” e, soprattutto, di farne esperienza diretta al di là di ogni possibile speculazione filosofica, religiosa, spirituale. Certo è che il primo passo per compiere qualsiasi esperienza che si voglia il più espansa possibile, è quello di lasciar andare pregiudizi, teorie già acquisite e qualsiasi tentazione a porre limiti logici. Lasciamoci prendere per mano, in questo viaggio dentro gli insegnamenti esoterici dei vangeli, da Paramahansa Yogananda il quale nel bellissimo libro “Lo Yoga di Gesù” conferma che Gesù, così come gli antichi saggi Rishi e maestri orientali, non solo conosceva lo yoga ma impartì gli insegnamenti di questa scienza universale ai suoi discepoli.
La premessa fondamentale è che esiste una Intelligenza universale, il kutastha chaitanya o la coscienza di Krishna delle scritture induiste, che fu pienamente manifesta nell'incarnazione di Gesù come in quella di Krishna e di altri avatar (nel linguaggio induista per avatar si intendono le incarnazioni coscienti del divino per uno scopo determinato). Chi sono dunque, i tanto decantati “figli di Dio” a cui si fa riferimento nei vangeli? Sono tutte le anime che si uniscono a tale intelligenza universale, altrimenti detta coscienza cristica, grazie all'intuitiva realizzazione del Sé .
Non è l’appartenenza a una chiesa a permettere di accogliere il Cristo, né i riti formali che lo proclamano salvatore senza però consentire di conoscerlo mai veramente. Gesù si accoglie entrando in contatto con lui nella meditazione. Conoscere il Cristo significa chiudere gli occhi, espandere la coscienza e raggiungere una concentrazione così profonda da condividere lo stesso stato di coscienza di Gesù, grazie alla luce interiore dell’intuizione dell’anima”.
Siamo già al punto essenziale dell’esperienza a cui dobbiamo aspirare. Se vuoi conoscere davvero un cosa, diventa quella cosa, diceva Sri Aurobindo, il grande maestro dello yoga integrale. Non c’è metodo migliore di quello dell’immedesimazione per raggiungere una conoscenza diretta, che non rimanga nei regni puramente intellettuali. Ed eccolo, l’invito ripetuto nelle sacre scritture di entrare nel Regno di Dio che è dentro di voi… Dentro, non fuori. Il maestro interiore si svela nel silenzio dell’ascolto cui la meditazione conduce. Solo così “il Consolatore […] insegnerà a voi ogni cosa” (Giovanni; 14,26).



Fondamentale è la distinzione tra Gesù come persona fisica (“figlio dell’uomo”) e Gesù in quanto veicolo in cui si manifestò la coscienza universale, cristica: il Cristo, appunto (“figlio di Dio”). Ed ecco le parole di San Giovanni: “a tutti coloro che lo ricevettero, diede potere di diventare figlio di Dio”. Ricevettero cosa? La coscienza cristica, ovvero l’unione con l’intelligenza universale mediante l’esperienza diretta di unione con il divino (yoga), che si ottiene entrando in comunione mediante la meditazione o, detto altrimenti, immedesimandosi al divino affinché esso non rimanga un puro concetto teologico ma un’autentica esperienza personale.
Tale Unione, che è la quintessenza dello Yoga, richiama anche a una rinascita spirituale in cui possiamo racchiudere il senso profondo del Natale (che è Nascita per antonomasia): 

Chi non nascerà di nuovo, non potrà vedere il regno di Dio” 

è la risposta di Gesù all'affermazione del Fariseo Nicodemo che aveva espresso la sua fede in Gesù basandosi sull'evidenza dei prodigi da Lui compiuti. Yogananda sottolinea come in queste parole ci sia nemmeno troppo velatamente il richiamo a una “seconda nascita” intesa come risveglio dell’intuizione dell’anima, ovvero di quell'esperienza diretta di accesso alla sorgente cosmica mediante gli stati di meditazione che ridestano l’occhio spirituale, l’“occhio singolo” che altro non è se non la visione intuitiva unificata che nella fisiologia esoterica dello yoga trova corrispondenza nel chakra situato tra le sopracciglia, Ajna o Trikuti.
“La luce del tuo corpo è il tuo occhio. Se il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà ottenebrato” (Matteo; 6, 22-23).  




Se la luce risiede nell’occhio singolo, l’ottenebramento risiede nel suo contrario, cioè l’occhio separato, ovvero la dualità, l’illusione della separazione (il velo di maya). Ed ecco che torniamo all'essenza dell’insegnamento yogico di Gesù: l’Unione con la coscienza superiore, spirituale, universale, cosmica, cristica che dir si voglia.

Rispetto alla frase sulla rinascita, Yogananda aggiunge anche che

“con la scelta di queste parole Gesù fa indirettamente capire che la dottrina spirituale orientale della reincarnazione gli era ben nota. Uno dei significati da trarre da questo precetto è il fatto che l’anima deve nascere più volte in corpi diversi finché non si risveglia, realizzando la propria perfezione originaria”.
Di sicuro, non c’è miglior insegnamento delle parole nude e crude di Gesù quali veicoli di una sapienza che sa di antico, eterno, immutabile, rivoluzionario come ogni vibrazione che non si presta ad essere colta con l’intelletto né con una fede cieca e dogmatica, bensì con l’esperienza diretta, complice l’apertura del Cuore (“Beati coloro che hanno il cuore puro, perché questi vedranno Dio, Matteo; 5, 8) e dell’occhio spirituale della visione unificata. 





Lo yoga di Gesù è uno yoga fatto di invito alla Presenza, quell'attenzione focalizzata al qui e ora che risuona perfino di echi zen. “Non vi affannate per il domani. Il domani si affannerà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena” (Matteo; 6,34) … e che chiede di compiere soltanto uno sforzo: affidarsi al divino, consacrarsi all'esperienza spirituale e smettere di preoccuparsi, perché dentro a questa resa totale c’è la più grande Forza in azione possibile. 

“Non vogliate, dunque, preoccuparvi di che cosa mangerete e di che cosa berrete: non siate inquieti. Perché di tutto questo si preoccupano i pagani del mondo, ma il vostro Padre sa che avete bisogno di queste cose. Cercate, piuttosto, il Regno di dio, e queste vi saranno date in più” (Luca, 12,27-31)


Infine, una curiosità da approfondire leggendo il libro di Yogananda che dà molti spunti interessanti in merito con anche utili citazioni bibliografiche: nel Nuovo Testamento cala una coltre di silenzio sulla vita di Gesù nel periodo tra i 14 e i 30 anni circa, riassunto con la sibillina frase “Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia presso Dio e presso gli uomini” (Luca; 2,52). Yogananda ci suggerisce che in India esiste una tradizione molto radicata e fondata su alcuni racconti tramandati oralmente e su antichi manoscritti secondo la quale i saggi orientale che si recarono a Betlemme dal bambino Gesù erano, in realtà grandi saggi indiani dai quali Gesù sarebbe tornato acquisendo preziosi insegnamenti basati sullo yoga per ridestare, rafforzare e concretizzare la sua divina realizzazione e la missione per la quale era destinato.
Ulteriori spunti di riflessione: 
Lo Yoga di Gesù Voto medio su 13 recensioni: Da non perdere
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Padre Nostro in Aramaico
La Lingua di Gesu di Nazareth
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