Uno yogi non fugge dalla realtà, bensì vede oltre l'illusione della distorsione di base (il "peccato originale") con cui solitamente si guarda il mondo e le situazioni della vita (ne siamo tutti affetti, è la "malattia" della mente egoica, separativa, bisognosa e condizionata in quantità variabili a seconda di vari fattori, non ultime le tendenze ereditarie).
Caduto il velo di Maya (fuor di metafora, una interpretazione ingannevole e fuorviante della realtà, in sanscrito Avidya = ignoranza, non conoscenza, opposta a Vidya la conoscenza liberatrice) è possibile avere uno sguardo molto compassionevole su ciò che è il nostro cammino su questo pianeta, riscoprirne il senso senza delegarlo a concetti trascendentali astratti e fantasiosi bensì vivendolo pienamente nella vita quotidiana, nei suoi dilemmi, nelle sue contraddizioni, e in tutto ciò che a vari livelli provoca disagio. A questo fondamentalmente tende la Sadhana yogica e per questa sua aderenza al complesso armonioso della vita individuale e cosmica è un Patrimonio Mondiale dell'Umanità dichiarato dall'Unesco. Non certo per la perfezione con cui si esegue o meno una posizione fisica! Vale sempre la pena ricordarlo.
A un certo punto, cioè, rimane la vita. C'è quello che c'è, momento dopo momento, e tutto quello che ciascuno di noi è chiamato a vivere è l'unica cosa che gli serve, il proprio terreno su cui far sedimentare o coltivare le proprie attitudini. " La benedizione è dove sei", recita il titolo di un libro di Krishnamurti che riporta i suoi ultimi discorsi tenuti a Bombay nel 1985. “Se vi date con il cuore, la mente e il cervello, c’è qualcosa che va al di là di tutti i tempi: la benedizione. Ma non nei templi, nelle chiese o nelle moschee. Quella benedizione è lì dove siete”.
Il mio primo maestro, colui che mi ha iniziato allo yoga, Giorgio Furlan dell'Accademia Yoga 1969 di Roma, soleva ammonire sempre, specie nei dialoghi informali, circa l'importanza del "lavoro" fatto nel e sul campo quotidiano delle proprie vicissitudini personali (crisi emotive, problemi relazionali, familiari, lavorativi) … In tal senso, ha un grande valore di ricognizione (non di giudizio nè di esame di coscienza con toni moralistici ma proprio di ricognizione, riconoscimento in azione) un "Test" che si trova nel suo libro Lo Yoga dei Grandi Maestri - Armonia, Potenza, Saggezza, nel quale si viene invitati a riflettere mensilmente su alcune domande, tra le quali, per esempio:
L'impermanenza può suscitare reazioni molto differenti e diametralmente opposte: paura, fretta di ottenere qualcosa, di accumulare, frenesia, godimento eccessivo dei beni materiali oppure leggerezza, semplicità, recupero di valori essenziali non materialistici, quiete e serenità di fondo …