15 aprile 2011

Thailandia regale: ieri e oggi

Ai contrasti dirompenti di Bangkok è facile abituarsi. Quello che stupisce sono le grandiose rovine della Thailandia del Nord che rivelano una grandezza mai fin troppo declamata dell'antico Regno del Siam.

Sukhothai, Ayutthaya, Bangkok, eccola racchiusa in tre nomi cruciali la storia della Thailandia regale che si divincola tra lotte incessanti a difesa dell’espansionismo birmano e occhieggianti reciproci scambi con l’Occidente. Un nome su tutti trionfa nelle cronache storiche e nelle guide turistiche della Thailandia, quello di Rama e della sua stirpe, a cominciare dal mitico fondatore della dinastia Chakri, Rama I (1782), passando per l’illuminato Rama IV e il figlio Rama V ai quali si deve l’abolizione della schiavitù in tutto il paese, e da Rama VI, primo re ad avere avuto un’educazione occidentale, a Rama VII con il quale venne istituita la monarchia costituzionale e via dicendo, fino all’attuale re in carica, Rama IX la cui effige la si può osservare indifferentemente sui cartelloni pubblicitari, davanti all’ingresso di un tempio o su un baldacchino a forma di fiore di loto nel mezzo di un corso d’acqua.


Le tre capitali dell’antico Siam sono oggi tre realtà molto differenti e nondimeno affascinanti, che si dimenano nel retroterra comune della religione buddista,  motivo ispiratore della cultura thailandese e di tutte le sue forme espressive. 

Sukhothai conserva uno dei siti archeologici più belli di tutta la Thailandia, Ayutthaya – centro del potere per 417 anni – quasi vive di vita propria con le sue grandiose rovine, a soli 72 km da Bangkok, mentre lei, la cosmopolita capitale attuale, è un cantiere sempre aperto in cui ogni ora è possibile veder sorgere qualcosa di nuovo, e dove le catapecchie di legno ammassate sulle rive del Chao Phraya, tra i canali  che un tempo costituivano importanti vie di comunicazione interna, quasi si fanno fatica a ricordare davanti ai sette piani del BMK, l’immenso centro commerciale dove una mercanzia la si può trovare moltiplicata all’infinito, e dove spopola il mercato dell’hi-tech e del falso griffato. Il tutto raggiungibile in qualche minuto di comodo skytrain, la moderna metropolitana di Bangkok che si staglia tra i grattacieli della centrale City e che certo non si vede dal misero sobborgo di Thonburi.


Ma come molte megalopoli orientali in bilico tra sfarzi superflui e miseria nera, anche Bangkok non fa eccezioni e si crogiola in questo bivio fin troppo noto ai turisti che la visitano con un occhio rivolto agli stucchi del Palazzo Reale, alle folgori d’oro dell’enorme Buddha Sdraiato coccolato dal sonoro tintinnio delle monetine offerte dai devoti nel Wat Po, alle ceramiche incastonate nella roccia del Wat Arun, il tempio dell’alba che sorge sulla riva destra del Chao Phraya dalla tipica struttura di stupa in stile khmer, e un occhio ai maleodoranti bazar di cibo e spezie, ai profumatissimi mercati di fiori e ai curiosi mercati degli amuleti dove con una lente di ingrandimento si esaminano minuscole statuine di Buddha e di altre divinità in terracotta, illudendosi di riuscire a distinguere l’unico originale tra una miriade di falsi, sotto lo sguardo divertito dei venditori che te li offrono per pochi bath.

Articolo scritto e pubblicato su La Stampa Viaggi il 15 aprile 2011



Instagram @ceciliaisha







Altri viaggi in Asia: 

Corea del Sud

India Varanasi

Sri Lanka

Ladakh, Tibet indiano