Quanto la ricerca della sicurezza ha condizionato o condiziona tutt'ora la nostra vita? E' davvero un'attitudine ancora funzionale per l'evoluzione della specie umana, o anche semplicemente per coltivare relazioni armoniose con se stessi e con gli altri?
Le credenze dominanti del pensiero unico e lineare rendono scomoda la fluida vacuità della visione poetica, libera e intimamente rivoluzionaria.
In questi tempi dove probabilmente il senso di sicurezza è venuto meno in un'esperienza globale di transitorietà e impermanenza, il punto non è più tanto ricercare la sicurezza (nelle cose materiali per giunta, "la casa costruita sulla sabbia" metafora dei Vangeli), quanto saper convivere con l'insicurezza, adottarne le sfumature più gentili che ci consentono di tornare a respirare l'essenza di cui siamo fatti ("la casa costruita sulla roccia" dello Spirito, le connessioni poetiche e invisibili con tutto ciò che c'è).
Il mito della fissità a lungo termine (esteriormente enfatizzato nei campi del lavoro "fisso", residenza "fissa dimora", idee fisse scambiate per coerenza, etc. ) non combacia con l'aspetto più vitale che anima l'essere umano in quanto organismo letteralmente composto di natura (e più dell'80% di acqua), movimento, per estensione analogica: disponibilità al cambiamento, accoglienza del mistero e gratitudine del momento. Erranza di meravigliose possibilità.
Ciò che si fissa, mortifica e contrae la naturale espansione della vita.
Riconoscersi come entità vivente e non come meccanismo automatico di scelte indotte da condizionamenti spesso inconsci, da appropriazioni indebite, è un momento di grazia rivelatrice.
"Nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto fluisce, nulla resta immutato" (Eraclito).
Rispondere poeticamente alle situazioni di esistenza personale indica un'altra via di uscita e di entrata, qualcosa di estremamente benefico e sempre attuale perché la Poesia si compie nell'istante, non ha scadenze, non teme la morte, si nutre di silenzio e sollecitudine di meraviglia.
Trascrivo le splendide parole di Rainer Maria Rilke, come meditazione sulle parole "sicurezza" e "insicurezza".
Affinché non rimangano solo parole vuote e congelate nel già noto, restituiamo corpo al suono da cui emanano, siamo presenti alle sensazioni che suscitano in noi, seguiamo i versi di questa melodia altamente ispirata scritta da Rilke, lasciamoci indicare una direzione e non inseguiamo un significato. Non approcciamoci all'impercettibile carezza del canto poetico pretenziosi di soluzioni personali, lasciamoci trasportare dal presentimento grandioso che il tesoro della nostra interiorità ha in serbo per noi.
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Cara Ilse,
(…) Al di fuori di una poesia, di un quadro, di una metafora, di una architettura o di una musica, la sicurezza si può raggiungere forse solo a costo di una ben precisa limitazione di sé, chiudendosi nel recinto di una porzione di mondo che si conosce e si è scelta, in un ambiente che ci è noto e comprensibile, nel quale sia possibile disporre di sé in modo efficace e immediato. Ma possiamo davvero desiderare una condizione del genere? La nostra sicurezza deve invece in qualche modo trasformarsi in una relazione con il tutto, con il mondo nel suo complesso; essere sicuri per noi significa conoscere l’innocenza del torto e accettare la capacità del dolore di tramutare in forma; significa rifiutare i nomi per onorare, come fossero nostri ospiti, i singoli collegamenti e legami che il destino nasconde dietro ogni nome; significa nutrimento e rinuncia fino a sprofondare nello spirito, (…) significa non sospettare di nulla, non tenere nulla a distanza, non considerare nulla come un Altro irriducibile, significa spingersi oltre ogni concetto di proprietà e vivere di acquisizioni spirituali e mai di possessi reali (…). Questa sicurezza tutta da osare accomuna le ascese e le cadute della nostra vita e in questo modo dona loro un senso. Accogliere la vastità dell’insicurezza: in un’infinita insicurezza anche la sicurezza diviene infinita.
(da La vita comincia ogni giorno. Lettere di saggezza e commozione, Rainer Maria Rilke, L’Orma Editore, a cura di Marco Federici Solari)
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Come tornare alla poeticità naturale della vita
"Ma la natura ha un più ampio fine, nella produzione di nuovi individui, che non quello della sicurezza, e cioè l'ascensione, o il passaggio dell'anima in più alte forme."
(Ralph Waldo Emerson, Essere poeta)
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