E quando canti sento l'inconsistenza amica, la sorpresa del mondo come una perla antica. E quando canti chiedo Ma chi le ha dato il cuore, la legge del sospiro per scrivere parole?
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust). Lo sguardo sul mondo, l’angolo di visuale, Vidya o Avidya (in lingua sanscrita, rispettivamente la giusta visione conoscitiva o l'errata visione che genera ignoranza): la soluzione non sono le cose ma come guardiamo le cose.
La Poesia è l’arte per eccellenza di tale cambio di prospettiva, un vedere che apre e non chiude, una vista interna tanto simile alla meditazione nell’atteggiamento introvertito di chi chiude gli occhi e si mette ad … ascoltare.
Pensateci bene, quando si vuole mimare con il corpo un ascolto sincero, solitamente, come ci si pone? Che postura viene spontaneamente da assumere?
Occhi chiusi e mani sul cuore.
In questa chiusura di occhi il petto si spalanca a sentire, senza paura di ciò che sente perché già l’apertura di per sé è il dono.
Torniamo al punto cruciale dell’ascolto poetico, intuitivo cioè non artefatto, puro nella sua essenza che ci riporta a quel nucleo divino e intimo che ci anima e ci predispone ad avere “nuovi occhi”.
Gli occhi e lo sguardo sono una metafora estremamente utilizzata in tutte le scritture rivelate cariche di spiritualità autentica e universale: l’occhio non tanto della vista ma della visione. Prendiamo atto e confidenza del fatto che vista e visione non indicano la stessa cosa e che la Poesia ci pone in contatto maggiormente con una nuova visione delle cose.
Il poeta – come ha descritto magistralmente Virginia Woolf in Lettere a un giovane poeta – trova
“la relazione fra le cose che sembrano incompatibili; eppure, hanno una misteriosa affinità”: sguardo meditativo, contemplativo, aperto, ricettivo, non pregiudicante bensì accogliente. Guardare per cogliere “misteriose affinità tra le cose”…
Una delle qualità intimamente connesse a tale sguardo fanciullo ma non ingenuo sul mondo, è lo STUPORE (la quarta esse del Mandala delle 5 esse): la capacità di stupirsi, la meraviglia, lasciarsi sorprendere dalle piccole-grandi cose che in virtù del nostro grado di presenza e attenzione, si rivelano come per la prima volta. La vita comincia ogni giorno.
“Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande, senza stupirmi di niente. [...] Il savoir-vivre cosmico, benché taccia sul nostro conto, tuttavia esige qualcosa da noi: un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote”. (Wislawa Szymborska).
Il Poeta trae nutrimento dal suo stesso osservare il mondo con tale propensione, attitudine simile all’estatico mistico che percepisce il trascendente nel mondo delle cose visibili. La visione poetica è intrisa di relazioni con la natura, il cosmo, l’universo circostante che diventano tesori preziosi di relazioni invisibili, di intimità nascoste, di “energie sottili” per dirla con lo yoga. Tale attitudine (savoir-vivre cosmico), sorge spontanea quando si interrompe la forza dell’abitudine che solitamente ci muove nello stato di coscienza ordinaria.
Se si passa da una meccanicità a una organicità, se si riattiva la Presenza vibrante in noi, di conseguenza anche tutto ciò che vediamo e percepiamo ci “parlerà diversamente”. Tornare ad osservare, essere di più nella vita sentita e meno in quella pensata.
Ri-abilitare lo sguardo primitivo, lo Sguardo del Principiante, ci sensibilizza a ascoltare il silenzio.
“Perché lui aveva tutto quello che serve a uno scribacchino per salvarsi: lo sguardo primitivo che agguanta fulmineo dall'alto il suo nutrimento; la naturalezza creativa, che si rinnova ogni mattino, con cui guardare incessantemente alle cose come se fosse la prima volta e che restituisce la verginità ai secolari elementi quotidiani - vento, mare, fuoco, donna, pane; la sicurezza della mano, la freschezza del cuore, l'ardire virile di beffarsi della propria anima, come se avesse dentro di sé una forza superiore dell'anima stessa; e infine la risata limpida e selvaggia che scaturiva da una sorgente profonda, più profonda delle viscere dell'uomo, e che nei momenti cruciali esplodeva liberatoria dal vecchio petto di Zorba; esplodeva ed era capace di demolire, e demoliva tutte le barriere - morale, religione, patria - che le persone sventurate e impaurite erigevano per sfangarsela senza troppi danni nella propria misera vita”. (Nikos Kazantzakis - Zorba il greco)
Questo scritto trae spunto dal quarto incontro di "Poesia e Meditazione: 5 Dialoghi con l'Infinito" tenutosi presso H'olla - Un mare di benessere a Porto Recanati il 25 febbraio 2023. Altri spunti:
Primo Incontro: Poesia e Meditazione | "Una freschezza al centro del petto"
Secondo Incontro: Poesia e benessere | L'ascolto intuitivo espande i confini
Terzo Incontro: Momenti d'Essere | Le aperture poetiche di Virginia Woolf
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