27 marzo 2014

#VIAGGI: VARANASI DEEP IMPACT

Foto ©CECILIA MARTINO
Mi sento a casa e all'inferno allo stesso tempo, la bellezza sembra nascondersi ad ogni passo la corsa a finestrini aperti con il vento caldo nei capelli insieme alla polvere e al puzzo di sterco bruciato nelle narici tra le sonate di clacson e i zig zag deliranti in auto. Tutto si relativizza anche la mia voglia di vivere, sento che non mi interessa avere nulla di definitivo ma posso godere dell’impermanenza delle cose materiali, casa, corpo fisico ... Il primo stralcio di Gange sembra un grido nel lastricato della disperazione, un grido silente, cheto che si prostra all'arrancare della prima sera prima della festa, c'è aria di preparativi con la pira fatta di legna e gomme di bicicletta da ardere davanti alle statue delle divinità. La luna quasi piena sconfina la sua immacolata presenza nello specchio torbido delle acque sacre dove si prega e piscia nello stesso istante, dove si mormora la pace dell'immortalità eterna nella miserevole sussistenza che ti invita a cercarlo ad ogni piè sospinto il vero volto della dignità umana mentre un sadhu lascia scorrere un giorno uguale all'altro - lo vedi da come tutto sparisce se guardi in profondità nei suoi occhi - e qualcun altro si tuffa tra le acque melmose quasi a volerla intonare meglio senza vestiti l'incontrovertibile nenia dell'essere vivi e insieme morti qui a Varanasi... 

Foto ©CECILIA MARTINO
 Lungo il fiume che scorre ma sembra fermo, in questa prima sera che presta al mio sguardo le lenti tremolanti dell'attesa, con gli occhi costernati dal cumulo di bellezza che può esplodere tra l'immondizia e lo scempio dei vicoli polverosi e sporchi, mentre la densità dell'aria incorpora i pensieri smaterializzandoli prima ancora che possano farsi giudizio o lamentela, perchè il silenzio della mente trova quasi conforto nell'urlo straziante del caos di Varanasi. Avverto un primo stato di grazia, un essermi data all'irragionevole pienezza del mondo dove convivono gli opposti, e l'anima incrostata di melma fino all'inverosimile si diletta tra  i colori formidabili di una giornata di festa e di un giorno qualsiasi. Un qualsiasi giorno tra i ghat di Varanasi ha l'incredibile assenza di un giorno speciale.... 

Questi sono stati i miei primi versi scritti all’arrivo a Varanasi, il 15 marzo. Ho scelto di riportarli esattamente così come li leggo sul mio taccuino di viaggio, senza migliorie di punteggiatura, proprio come li ha concepiti il flusso di coscienza del momento, perché l’impatto con questo luogo non è cosa da punteggiatura. Zero rifiniture, perché in certi casi la forma vanifica la sostanza. E Varanasi è uno di questi casi.

Continua: VARANASI - L'ARRIVO AL GANGE

Foto ©CECILIA MARTINO

"Eccola, l'India che m'appare non come un fregio ma come uno spirito"
(parafrasando Edward Forster, Passaggio in India)


2 commenti:

  1. sai Cecilia,avevo intuito che in te c'era qualcosa di "alto" e speciale...ma non pensavo di avere tra noi una compagna di viaggio che è grande scrittrice oltre che bravissima fotografa! Commossa ho letto ogni tua parola...paola

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  2. Carissima Paola, grazie per le tue parole ... a te devo lo scatto più bello che mi porto dietro come ricordo della mia presenza in quel luogo, mentre camminavamo rapite dalle luci di un meriggio radiante sul Gange e tu annotavi nel tuo silenzio la bellezza di un ragazzo che meditava ritto nella sua posizione... Poi mi hai scattato quella foto, che ho inserito nel post successivo, carpendo l'attimo migliore perchè lo sguardo - se commosso - guarda sempre altrove ...
    Grazie per aver condiviso, e per la commozione

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