25 novembre 2024

Varanasi la città che brucia... | Libri per viaggi d'anima


Il fuoco e l'acqua sono senz'altro i suoi elementi più significativi, eclatanti, visibili... Il fuoco delle pire per le cremazioni, il fuoco dei rifiuti, il fuoco delle puja (cerimonie) con la luna piena, e l'acqua laboriosa, instancabile, imperturbabile della "Madre Ganga", 
"il fiume sacro che impone la sua reverenza all'India come una apoteosi senza scampo ... quel grembo maturo e malleabile così gravido di responsabilità". 

Ma poi c'è tutto l'universo condensato qui, a Varanasi, una delle città più emblematiche dell'India, la città dai molti nomi, tra cui Kashi che deriva da kash (brillare): la splendente Kashi, "mokha prakashika Kashi", "città della luce, che illumina la liberazione"; ma anche Avimukta "la mai abbandonata", la dimora che mai il Signore Shiva avrebbe lasciato essendone parte costituente - si dice "le stesse pietre di Kashi sono Shiva"... e Shiva è della Trimurti indiana (Brahma/Vishnu/Shiva) l'energia che distrugge per trasformare, per consentire l'eterna danza della creazione universale. 

Città shivaita per eccellenza e, dunque, inesorabilmente trasmutatrice di quanto deve essere lasciato andare: a Varanasi tutto brucia come un fuoco e tutto scorre come l'acqua del fiume Gange, e la mente dualistica è necessariamente messa alla prova, il ragionamento dei contrasti che si escludono a vicenda turbina fino a non trovare alcuna via d'uscita se non nelle stesse indicazioni che la città osa offrire a chi vi si reca con cuore umile, puro e aperto.
A queste indicazioni mi sono totalmente arresa durante il viaggio a Varanasi che racconto nel libro recentemente pubblicato in versione cartacea Un qualsiasi giorno a Varanasi, di cui riporto un breve estratto qui a seguire. 



"Varanasi all’incedere dell’aurora è una nuvola di ovatta pronta a esplodere da un momento all’altro.  Il silenzio è irreale, i suoni di questa città sono così incisivi e persistenti che la loro quietanza momentanea restituisce all’atmosfera qualcosa di soprannaturale, un inquietante ma seducente stato di sospensione in cui le dimensioni più sottili si condensano e assumono quasi una tattilità direttamente esperibile, un silenzio atroce in cui gli spiriti del luogo dialogano sotto forma di impercettibili fluorescenze che dal cielo si catapultano nello sguardo interiore scavalcando qualsiasi pretesa di controllo o comprensione. 

Davvero non c’è nulla da sapere, sono tutt’uno con questa muta trepidante attesa, con il cielo ancora scuro e il suolo maleodorante che sostiene ogni mio passo, incondizionatamente. La mia attenzione è catalizzata dall’andare verso il fiume là dove prende forma e si dissolve contemporaneamente ogni pensiero di me e di ciò che mi sta accadendo. Abbiamo l’appuntamento con l’imbarcatore e c’è già una manciata di persone che attende, da lontano sembrano ombre riflesse nell’acqua sul manto sabbioso dell’Assi Ghat, inconsistenti come la proiezione di un sogno ad occhi aperti.

L’aurora inizia a far accorrere i celebranti di Shiva al cospetto di Maha Ganga per il rituale di ringraziamento. Ed eccolo il suono primordiale, il mantra Om accarezzato da lievi ritmi di accompagnamento, che sancisce l’incedere di un nuovo giorno, quando l’albeggiare è alle porte e il sole fuoriesce dall’acqua preoccupandosi solo di splendere, e pare che dai fondali emani fuoco vivo per quanto l’acqua si tinge di tonalità arancioni, rosse, violacee, rosate. Allora lo sguardo si alterna tra le sponde, quella sinistra dove sta per prendere vita il brulicare quotidiano consacrato dai rituali shivaiti, e quella destra solitamente deserta, da dove sta sorgendo il sole..." (Tratto dal capitolo Alba sul Gange)

Alba sul Gange, foto scattata a Varanasi, marzo 2015

Varanasi che brucia arde la fiamma del fuoco psichico, come alchimia senza vie di fuga: brucia il karma del tempo personale, le convinzioni, le idee fisse, i preconcetti, la paura di vivere e di morire per restituirti, nudo, rarefatto e trasparente all'a-temporalità della vita senza ego, senza ammassi di memorie, senza accumuli di ingombrante personalità. 

Nella polvere dell’umana presenza, il piccolo fuoco diventa grande - leggo tra le pagine del mio taccuino - sulle sponde dei sadhu e dei mendicanti macchie di colori a schernire lo sguardo che da curiosità diventa certezza. Mi accingo a ricordare quello che non finisce dove si arrendono gli dèi”.

Varanasi che scorre benedice ogni gesto, a cominciare dal respiro, quell'offerta interiore che soffia vitalità se non si arresta sui pensieri. L'acqua che non ristagna, fluisce, come le emozioni non represse o respinte, come le molteplici impressioni della mente, latenti (vasanas), fluttuanti e insidiose solo per chi non le sa guardare con equanimità. 

"Sputo lacrime, muco e polvere, e mi garantisco così l’ingresso a pieno titolo nella ritualità di Varanasi perché qui sputare è necessario almeno quanto respirare a fondo, possibilmente con il naso, se non si vuole ingoiare fino all’inverosimile la densa polverosa sporcizia che tinge l’aria con i suoi odori e dissapori".

Varanasi è una dimensione della Coscienza, un luogo dell'anima che produce humus fertile alla comprensione integrale degli opposti, la riappacificazione totale che non può avvenire a mezzo della logica mentale. Arrendendosi alla vastità dell'infinito inconcepibile dall'intelletto ma comprensibile dal Cuore, ci si conferma particelle universali del divino. Shivoam! Il Beato Tremendo, un paradosso che non si può spiegare. 



Shiva, dal corpo cosparso simultaneamente da olio di sandalo e ceneri  dei morti, la ricongiunzione degli opposti nella Coscienza dell'Uno.
Shiva, il Lingam senza inizio nè fine, la colonna portante dell'estasi luminosa (Jyotir-lingam) che qui a Varanasi ciascuno può riconoscere mantenendosi sveglio al linguaggio inusuale proprio degli dei: dall'oscurità dell'ignoranza alla luce della conoscenza e alla consapevolezza divina del nostro Sé.

Shiva lingam con Yoni (la base - il femminile ricettivo - su cui è appoggiata la
forma fallica - il maschile creativo), circondato da altri lingam 
dalla forma di "uovo cosmico" (brahmanda) e una vacca simbolo di prosperità.
Il Lingam a un livello più interiore e profondo rappresenta il Sé Universale,
la forma senza forma dell'Adi-guru, maestro interiore, nè maschio nè femmina, al di là degli opposti
e dell'apparente dualità, che risiede nella caverna del Cuore.
Foto scattata a Varanasi, marzo 2015, contenuta nel libro Un qualsiasi giorno a Varanasi


"Dedico questo racconto a tutti coloro che lo leggeranno. 
Om Lokah Samastah Sukhino Bhavantu
Che tutti gli esseri siano felici e liberi"




Un grande viaggio di iniziazione, 

forti emozioni, poesia 

e una piccola-grande chiave 

per trasformare la paura di morire. 



LIBRO DI POESIE IL MESTIERE DEL DARE

28 ottobre 2024

Libro Un qualsiasi giorno a Varanasi | Edizione cartacea 2024



Un libro da tenere tra le mani aggiunge alle parole l'intimità del calore. Ho sempre sentito che il mio ebook Un qualsiasi giorno a Varanasi fosse vivo solo a metà. Adesso è interamente al mondo, disponibile anche in versione cartacea in edizione aggiornata.

"Dedico questo racconto a tutti coloro che lo leggeranno. 
Om Lokah Samastah Sukhino Bhavantu
Che tutti gli esseri siano felici e liberi"



Un grande viaggio di iniziazione, 

forti emozioni, poesia 

e una piccola-grande chiave 

per trasformare la paura di morire. 




"Quando sono partita per Varanasi, non sapevo quello a cui andavo incontro, nemmeno che sarei finita sul giornale. Non sono mai stata davvero pronta a tutte le cose più importanti della vita, e loro sono accadute con una disinvoltura molto più talentuosa di me e che ha fatto sempre il resto. Per questo ormai ho smesso di prepararmi, perché ho compreso che il mistero non lo posso anticipare, sarebbe come credere di essere pronta a conoscere l’inconoscibile. È una menzogna. Non ci vuole nessun talento particolare per andare incontro alla Vita e viverla pienamente, ma coraggio sì, tanto. L’unico coraggio richiestomi, quello di essere me stessa fino in fondo, aperta e sensibile alle circostanze. Per vedere cosa ha in serbo la vita per noi - che spesso non è esattamente ciò che ci fa più comodo - è necessario prima di tutto vedere. Avere occhi innamorati che aprono all’altro, ai cambiamenti, al beneficio del dubbio e non binocoli sui vicoli ciechi dei pregiudizi e delle fissazioni mentali. 

Ringrazio ogni volta che, del tutto impreparata a qualcosa, ho avuto fiducia nella parte più profonda di me, in quelle “abissali profondità dove il nostro essere si conserva come oro nella roccia”, citando il poeta Rilke a me così caro". 

(Estratto da Un qualsiasi giorno a Varanasi, edizione cartacea 22 ottobre 2024)




19 settembre 2024

Essere, essere è felicità | Bellissimo brano di Milan Kundera


Agnes si ricordò uno strano momento vissuto quel pomeriggio, prima della partenza, quando per l'ultima volta si era messa a vagare per il paesaggio. Era giunta a un ruscello e si era stesa sull'erba. Era stata sdraiata lì a lungo, con la sensazione che la corrente entrasse dentro di lei e lavasse via tutti i dolori e le sporcizie: il suo io. Strano, indimenticabile momento: aveva dimenticato l'io, aveva perso l'io, era senza io; e in questo stava la felicità.

Ricordando quel momento, ad Agnes viene in mente un pensiero, vago, fuggevole, eppure così importante, forse il più importante di tutti, tanto che cerca di coglierlo con le parole:

Quel che nella vita è insostenibile non è essere, ma essere il proprio io. Il Creatore con il suo computer ha fatto entrare nel mondo miliardi di io con le loro vite. Ma oltre a questa quantità di vite, è possibile immaginare un essere più fondamentale che era qui ancor prima che il Creatore iniziasse a creare, un essere sul quale egli non ha avuto e non ha influenza. Oggi, mentre era stesa sull'erba ed entrava in lei il canto monotono del ruscello, che lavava via il suo io, la sporcizia dell'io, Agnes partecipava di quell'essere fondamentale che si manifesta nella voce del tempo che scorre e nell'azzurro del firmamento; ora sa che non c'è niente di più bello.

La strada statale, sulla quale era uscita lasciando l'autostrada, è silenziosa e sopra ad essa brillano stelle lontane, infinitamente lontane. Agnes si dice:

Vivere: nel vivere non c'è alcuna felicità. Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo.

Ma essere, essere è felicità. Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l'universo cade come una tiepida pioggia.

(Milan Kundera, L'immortalità)

Aperture all'essere - Yoga al tramonto presso Agriturismo Hornos (AN), 1 settembre 2024 

L'illusione di avere una missione nella vita | Achhan Sumedho

State dove siete, non cambiate nulla! Jean Klein e la non-direzione

Georges Ivanovitch Gurdjieff | In sua presenza percepivo un'altra possibilità di ESSERE


INCONTRI DI YOGA 2024-2025 

RICONNETTERSI ALL'ESSERE

DATE ORARI E INFO


Quando sarò libero? 

Quando la tua egoità 

sarà scomparsa e la tua volontà

si sarà fusa con quella divina

(Sri Ramakrishna)