03 febbraio 2025

Arunachala La Via della Montagna | Tiruvannamalai Tamil Nadu India

Da chi sono stato attirato qui? Da Arunachala. Il Potere non può essere negato, comunque vi ripeto che Arunachala è all'interno e non all'esterno. Arunachala è il Sé (Ramana Maharshi)

212. Il Maharshi osservò: - Il pradakshina (il rito indù che consiste nel girare intorno all'oggetto della propria adorazione) vuol dire: "Tutto è in me".
Si dice che il giro fatto intorno alla montagna di Arunachala sia altrettanto efficace del giro fatto intorno al mondo. Ciò significa che il mondo intero è condensato in questa montagna. Il giro fatto attorno al tempio di Arunachala è molto favorevole e girare su se stessi è altrettanto buono. Tutti questi giri sono contenuti nel Sé.
La Ribhu Gita dice: "Io resto fermo mentre innumerevoli Universi, che diventano concetti nella mia mente, ruotano in me. Questa meditazione è il giro (pradakshina) supremo".

216. Il Maharshi spiegò il significato di Arunachala. 
Aruna =  rosso, brillante come il fuoco. Questo "fuoco" non è quello comune, che è solo caldo. Si tratta del "fuoco della saggezza" (jnanagni) che non è né caldo né freddo. 
Achala = montagna. Arunachala è dunque la Montagna della Saggezza.

218. Oggi il Maharshi ha dato un'occhiata allo Shiva Purana. Poi ha detto: - Gli aspetti trascendente e immanente di Shiva sono rappresentati rispettivamente dal suo essere invisibile e trascendentale e dal lingam. Il lingam che si è manifestato anticamente nella forma di Arunachala esiste ancora oggi. Questa manifestazione ebbe luogo quando la luna si trovava nella costellazione di Orione (Ardra) in dicembre. Il lingam fu però adorato per la prima volta nel giorno dello Shivaratri, data considerata sacra anche adesso.

219. Ramakrishna Swami, un discepolo da tempo residente, chiese al Maharshi il significato di Twairyarunachala Sarvam, un verso dei Cinque Inni ad Arunachala. Maharshi - L'universo è come un dipinto su una tela. La tela è la montagna rossa: Arunachala. Ciò che si eleva e si abbassa è fatto della stessa sostanza della sorgente da cui proviene. La finalità dell'universo è Dio Arunachala. Quando si medita su di Lui o sul Veggente, il Sé, si produce la vibrazione mentale "Io", alla quale tutto si riduce. Quando si va alla ricerca della sorgente di questo "Io", rimane soltanto l'"Io" primordiale, che è inesprimibile. La sede della realizzazione è dentro e il ricercatore non la può trovare come fosse un oggetto al di fuori di sé. Questa sede è Beatitudine ed è l'essenza centrale di tutti gli esseri. Per questo viene chiamata Cuore. L'unico scopo della presente nascita è quello di volgersi all'interno e realizzare ciò. Non vi è altro da fare.

273. [...] Da chi sono stato attirato qui? Da Arunachala. Il Potere non può essere negato, comunque vi ripeto che Arunachala è all'interno e non all'esterno. Arunachala è il Sé.






VIAGGIO A TIRUVANNAMALAI GENNAIO 2025






Appunti di viaggio ... 

Suoni in lontananza, canti con il riverbero di vento e silenzio,
aria di sacralità senza nessun officiante.
L'uccello azzurro gorgheggia in prossimità della finestra,
il canto del gallo riecheggia insieme ai primi ruggiti di motori e faccende umane.
La montagna di fuoco Arunachala osserva il transito di ogni cosa.
Le vacche vestite a festa, le donne curve sui loro escrementi sacri,
accendono fuochi e tengono cesti pesanti sulla testa.
Tra elemosina e Assoluto che differenza fa?






10 ANNI PRIMA... 


Un grande viaggio di iniziazione, 
forti emozioni, poesia 
e una piccola-grande chiave 
per trasformare la paura di morire. 





25 novembre 2024

Varanasi la città che brucia... | Libri per viaggi d'anima


Il fuoco e l'acqua sono senz'altro i suoi elementi più significativi, eclatanti, visibili... Il fuoco delle pire per le cremazioni, il fuoco dei rifiuti, il fuoco delle puja (cerimonie) con la luna piena, e l'acqua laboriosa, instancabile, imperturbabile della "Madre Ganga", 
"il fiume sacro che impone la sua reverenza all'India come una apoteosi senza scampo ... quel grembo maturo e malleabile così gravido di responsabilità". 

Ma poi c'è tutto l'universo condensato qui, a Varanasi, una delle città più emblematiche dell'India, la città dai molti nomi, tra cui Kashi che deriva da kash (brillare): la splendente Kashi, "mokha prakashika Kashi", "città della luce, che illumina la liberazione"; ma anche Avimukta "la mai abbandonata", la dimora che mai il Signore Shiva avrebbe lasciato essendone parte costituente - si dice "le stesse pietre di Kashi sono Shiva"... e Shiva è della Trimurti indiana (Brahma/Vishnu/Shiva) l'energia che distrugge per trasformare, per consentire l'eterna danza della creazione universale. 

Città shivaita per eccellenza e, dunque, inesorabilmente trasmutatrice di quanto deve essere lasciato andare: a Varanasi tutto brucia come un fuoco e tutto scorre come l'acqua del fiume Gange, e la mente dualistica è necessariamente messa alla prova, il ragionamento dei contrasti che si escludono a vicenda turbina fino a non trovare alcuna via d'uscita se non nelle stesse indicazioni che la città osa offrire a chi vi si reca con cuore umile, puro e aperto.
A queste indicazioni mi sono totalmente arresa durante il viaggio a Varanasi che racconto nel libro recentemente pubblicato in versione cartacea Un qualsiasi giorno a Varanasi, di cui riporto un breve estratto qui a seguire. 



"Varanasi all’incedere dell’aurora è una nuvola di ovatta pronta a esplodere da un momento all’altro.  Il silenzio è irreale, i suoni di questa città sono così incisivi e persistenti che la loro quietanza momentanea restituisce all’atmosfera qualcosa di soprannaturale, un inquietante ma seducente stato di sospensione in cui le dimensioni più sottili si condensano e assumono quasi una tattilità direttamente esperibile, un silenzio atroce in cui gli spiriti del luogo dialogano sotto forma di impercettibili fluorescenze che dal cielo si catapultano nello sguardo interiore scavalcando qualsiasi pretesa di controllo o comprensione. 

Davvero non c’è nulla da sapere, sono tutt’uno con questa muta trepidante attesa, con il cielo ancora scuro e il suolo maleodorante che sostiene ogni mio passo, incondizionatamente. La mia attenzione è catalizzata dall’andare verso il fiume là dove prende forma e si dissolve contemporaneamente ogni pensiero di me e di ciò che mi sta accadendo. Abbiamo l’appuntamento con l’imbarcatore e c’è già una manciata di persone che attende, da lontano sembrano ombre riflesse nell’acqua sul manto sabbioso dell’Assi Ghat, inconsistenti come la proiezione di un sogno ad occhi aperti.

L’aurora inizia a far accorrere i celebranti di Shiva al cospetto di Maha Ganga per il rituale di ringraziamento. Ed eccolo il suono primordiale, il mantra Om accarezzato da lievi ritmi di accompagnamento, che sancisce l’incedere di un nuovo giorno, quando l’albeggiare è alle porte e il sole fuoriesce dall’acqua preoccupandosi solo di splendere, e pare che dai fondali emani fuoco vivo per quanto l’acqua si tinge di tonalità arancioni, rosse, violacee, rosate. Allora lo sguardo si alterna tra le sponde, quella sinistra dove sta per prendere vita il brulicare quotidiano consacrato dai rituali shivaiti, e quella destra solitamente deserta, da dove sta sorgendo il sole..." (Tratto dal capitolo Alba sul Gange)

Alba sul Gange, foto scattata a Varanasi, marzo 2015

Varanasi che brucia arde la fiamma del fuoco psichico, come alchimia senza vie di fuga: brucia il karma del tempo personale, le convinzioni, le idee fisse, i preconcetti, la paura di vivere e di morire per restituirti, nudo, rarefatto e trasparente all'a-temporalità della vita senza ego, senza ammassi di memorie, senza accumuli di ingombrante personalità. 

Nella polvere dell’umana presenza, il piccolo fuoco diventa grande - leggo tra le pagine del mio taccuino - sulle sponde dei sadhu e dei mendicanti macchie di colori a schernire lo sguardo che da curiosità diventa certezza. Mi accingo a ricordare quello che non finisce dove si arrendono gli dèi”.

Varanasi che scorre benedice ogni gesto, a cominciare dal respiro, quell'offerta interiore che soffia vitalità se non si arresta sui pensieri. L'acqua che non ristagna, fluisce, come le emozioni non represse o respinte, come le molteplici impressioni della mente, latenti (vasanas), fluttuanti e insidiose solo per chi non le sa guardare con equanimità. 

"Sputo lacrime, muco e polvere, e mi garantisco così l’ingresso a pieno titolo nella ritualità di Varanasi perché qui sputare è necessario almeno quanto respirare a fondo, possibilmente con il naso, se non si vuole ingoiare fino all’inverosimile la densa polverosa sporcizia che tinge l’aria con i suoi odori e dissapori".

Varanasi è una dimensione della Coscienza, un luogo dell'anima che produce humus fertile alla comprensione integrale degli opposti, la riappacificazione totale che non può avvenire a mezzo della logica mentale. Arrendendosi alla vastità dell'infinito inconcepibile dall'intelletto ma comprensibile dal Cuore, ci si conferma particelle universali del divino. Shivoam! Il Beato Tremendo, un paradosso che non si può spiegare. 



Shiva, dal corpo cosparso simultaneamente da olio di sandalo e ceneri  dei morti, la ricongiunzione degli opposti nella Coscienza dell'Uno.
Shiva, il Lingam senza inizio nè fine, la colonna portante dell'estasi luminosa (Jyotir-lingam) che qui a Varanasi ciascuno può riconoscere mantenendosi sveglio al linguaggio inusuale proprio degli dei: dall'oscurità dell'ignoranza alla luce della conoscenza e alla consapevolezza divina del nostro Sé.

Shiva lingam con Yoni (la base - il femminile ricettivo - su cui è appoggiata la
forma fallica - il maschile creativo), circondato da altri lingam 
dalla forma di "uovo cosmico" (brahmanda) e una vacca simbolo di prosperità.
Il Lingam a un livello più interiore e profondo rappresenta il Sé Universale,
la forma senza forma dell'Adi-guru, maestro interiore, nè maschio nè femmina, al di là degli opposti
e dell'apparente dualità, che risiede nella caverna del Cuore.
Foto scattata a Varanasi, marzo 2015, contenuta nel libro Un qualsiasi giorno a Varanasi


"Dedico questo racconto a tutti coloro che lo leggeranno. 
Om Lokah Samastah Sukhino Bhavantu
Che tutti gli esseri siano felici e liberi"




Un grande viaggio di iniziazione, 

forti emozioni, poesia 

e una piccola-grande chiave 

per trasformare la paura di morire. 



LIBRO DI POESIE IL MESTIERE DEL DARE

28 ottobre 2024

Libro Un qualsiasi giorno a Varanasi | Edizione cartacea 2024



Un libro da tenere tra le mani aggiunge alle parole l'intimità del calore. Ho sempre sentito che il mio ebook Un qualsiasi giorno a Varanasi fosse vivo solo a metà. Adesso è interamente al mondo, disponibile anche in versione cartacea in edizione aggiornata.

"Dedico questo racconto a tutti coloro che lo leggeranno. 
Om Lokah Samastah Sukhino Bhavantu
Che tutti gli esseri siano felici e liberi"



Un grande viaggio di iniziazione, 

forti emozioni, poesia 

e una piccola-grande chiave 

per trasformare la paura di morire. 




"Quando sono partita per Varanasi, non sapevo quello a cui andavo incontro, nemmeno che sarei finita sul giornale. Non sono mai stata davvero pronta a tutte le cose più importanti della vita, e loro sono accadute con una disinvoltura molto più talentuosa di me e che ha fatto sempre il resto. Per questo ormai ho smesso di prepararmi, perché ho compreso che il mistero non lo posso anticipare, sarebbe come credere di essere pronta a conoscere l’inconoscibile. È una menzogna. Non ci vuole nessun talento particolare per andare incontro alla Vita e viverla pienamente, ma coraggio sì, tanto. L’unico coraggio richiestomi, quello di essere me stessa fino in fondo, aperta e sensibile alle circostanze. Per vedere cosa ha in serbo la vita per noi - che spesso non è esattamente ciò che ci fa più comodo - è necessario prima di tutto vedere. Avere occhi innamorati che aprono all’altro, ai cambiamenti, al beneficio del dubbio e non binocoli sui vicoli ciechi dei pregiudizi e delle fissazioni mentali. 

Ringrazio ogni volta che, del tutto impreparata a qualcosa, ho avuto fiducia nella parte più profonda di me, in quelle “abissali profondità dove il nostro essere si conserva come oro nella roccia”, citando il poeta Rilke a me così caro". 

(Estratto da Un qualsiasi giorno a Varanasi, edizione cartacea 22 ottobre 2024)