Prendo spunto dal mio intervento avvenuto durante la Serata poetica di Filo...in Versi, per richiamare alla nostra memoria sensibile l'essenza altamente trasformativa della Poesia, e delle letture di versi poetici ad alta voce supportate da un "ascolto creativo"...
Qui di seguito, trascrivo qualche passaggio del discorso che intitolerei "Chiamata alla Poesia!" intonato allo spirito dell'iniziativa nata in seno alla Biblioteca Comunale E. Bianchi della Città di Filottrano: un concorso aperto ad adulti e bambini, con selezione delle opere inviate e menzione speciale per le prime dieci classificate, lanciato come una Open Call Poetry, una chiamata alla Poesia, appunto. Perché …
La Poesia è una Chiamata!
E' la chiamata dell'anima, la poesia dà voce all'anima, perché si ha così disagio o comunque una certa difficoltà a parlare della poesia - e anche chi le scrive ne sa qualcosa quando si trova a leggerle ad alta voce - … perché la poesia è un denudarsi, mettersi a nudo, è dare voce a qualcosa di "segreto" che ha a che fare con la nostra più intima essenza.
La poesia si nutre di un paradosso ontologico perché è dare voce all'indicibile, in fondo il poeta prova a dire l'indicibile perché si apre al mistero che è il mistero della vita, e in quello stato di grazia nel quale rientra in comunione con la sua propria più intima essenza, sente che ha qualcosa da dire... ma a volte non trova le parole, le parole trovano lui e diventano poesie, accadono. […]
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La poesia più che un dire è un dare, il poeta si dà totalmente ai suoi versi e la poesia è fatta di versi - anche questa è una sottigliezza che vale la pena accogliere.
La poesia è fatta di versi e il verso indica una direzione, in fondo, quindi nell'ascolto di una poesia dove stiamo andando? Dove ci sta portando?
Sicuramente in uno spazio che ci appartiene a tutti in quanto esseri umani, molto profondo, tant'è che qualcuno diceva: abitare poeticamente e abitare umanamente il mondo sono sostanzialmente la stessa cosa.
La poesia ci ricorda che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, diceva Shakespeare, ovvero la sensibilità che è quanto ci rende specificatamente umani.
Il grande poeta e filosofo Ralph Waldo Emerson scriveva:
"si può forse ripudiare la poesia, ma non c'è modo di recidere la radice poetica del nostro essere"...
La poesia ci richiama al sentire, ecco perché si ha difficoltà a capirla, a volte.
La poesia non va capita, bisogna lasciarsi toccare dai versi.
La poesia è un'operazione carnale, dove le parole una volta pronunciate, rivivono.
Avviene quella "resurrezione della parola" di cui scriveva Borges e, non diversamente, Emily Dickinson:
"una parola muore appena detta, dice qualcuno. Io dico che proprio in quel momento inizia a vivere".
Le parole poetiche, in particolare, nel momento in cui vengono rianimate con la voce, la voce che le fa ritornare suono e quel suono da cui hanno avuto origine (in fondo, la poesia è musica), attuano una trasformazione incredibile nel nostro animo e nel nostro corpo. Per questo, invito ad ascoltare le poesie con una nuova attitudine, più attenta e ricettiva, l'attitudine a lasciarsi toccare dalle poesie, più che volerle capire o interpretare che è una predisposizione molto volitiva tipica del pensiero abituale e dell'abitudine materialistica cui siamo forse troppo avvezzi, se non succubi. Se c'è - come credo - sempre più bisogno di poesia è proprio perché la poesia è la nostra vera natura che ci chiama, e che appartiene a tutti, al di là dello scrivere poesie, una natura essenzialmente poetica.
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La poesia è una celebrazione della vita così com'è, "nè bella, nè brutta ma originale" come scrive Italo Svevo in La Coscienza di Zeno, dunque celebriamo la vita dandoci alla visione poetica che può essere sollecitata anche mediante l'ascolto consapevole e meditato di poesie ad alta voce.
"Le cose sono divinamente nude", inedito Cecilia Martino, finalista Concorso Filo… in versi 2022 - Categoria Adulti
Video: Lettura della poesia
Le cose sono divinamente nude
Le cose sono divinamente nude*
La realtà che nutre la fantasia
la nutre veramente?
Esiste, senza compiacersi,
una bellezza naturale delle cose, così come sono.
Un cane, l’erba, il pastore, le pecore
il clacson, il cigolio della freccia
il finestrino appannato, le colline marchigiane
la pioggia nelle narici
il codirosso, il passero solitario, la gabbianella, il ranch nascosto
il cartello stradale, la foglia e il fogliame
i cachi sull'albero, il fango, la gazza ladra
l’odore del pane del fornaio di quartiere
le stelle marine, le stalle
i calli sulle mani, le reti e i pescatori
le briciole sul tavolo, la svolta a sinistra, il rettilineo sul lungomare
le baracche vicino alla ferrovia
il treno quando è sera
la luna quando si vede e quando non si vede, le dita sulla tastiera
l'ultima parola della lista.
Come è bello e semplice ciò che appare
quando si guarda lentamente.
È lucido l’incontro, sbiadito lo sbaglio.
Non esistono errori, esiste l'errare e …
errando s’impara!
* Il titolo è un richiamo voluto a Marguerite Yourcenar della quale riporto la citazione completa, contenuta nel suo libro "Alexis o il trattato della lotta vana":
"È la nostra immaginazione che si sforza di rivestire le cose, ma le cose sono divinamente nude."
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