30 luglio 2021

Il quotidiano innamoramento | Mariangela Gualtieri


"Se è ancora qui è per tornare a casa, al punto giusto della luce, nè dopo, nè prima".

Riposta sul palco come specie rara, eretta in bilico tra un passo indietro e un braccio avanti, vestita di sole parole non sole e di uno sfondo nero avvolgente come la materia oscura  tra i corpi celesti e melodiosi. Così appare d'un tratto Mariangela Gualtieri.
Al punto giusto della luce, nè dopo, nè prima.

Lo sfondo nero mi par quasi che la inghiotte, invece no, ne sostiene la brace e il sollevamento e a tratti restituisce bagliori come fossero puntini luminosi nel vuoto siderale, degno sfondo per la parola creatrice, quasi fosse il mantra stesso della procreazione, degno sfondo per le parole pronunciate, date e affidate all'ascolto plenario, degno sfondo per le parole consacrate dalla voce piena, affabile e senza macchia di Mariangela Gualtieri.

Ieri, in una notte stellata e calda d'estate in picchiata, all'Arena Gigli di Porto Recanati, la poetessa ha sfibrato ogni corda possibile di quel sentimento comune eppur divino che è l'amore, comunicando potentemente adagiata nella sua comoda culla di taccuino poetico, tutte le meraviglie di creazione, creature e creato.

Una potenza, Mariangela Gualtieri, che la presenza scenica del suo habitus teatrale spiega solo in parte, perché spiegare non rende l'avvicendamento di quanto accade dal suo corpo in scena, dalla sua voce in piena, dal suo fluttuare in vena, come spirito parlante una lingua nuova eppure universale, un timbro ancestrale che scuote le ossa e il firmamento.
E come spiegare - nella ritualità poetica che Mariangela indossa con umile fierezza d'Essere - che alla ritmica dei sui canti seguissero, come contrappunti, svolazzi improvvisi di pipistrelli, scintillii di gesta improvvisati dal reame degli astanti, non solo in forma umana lì presenti, ma anche animale e vegetale, quasi a voler corrispondere istantaneamente alla grande invocazione dell'Amore assoluto cantato e profuso in risonanza cellulare dalla Musa su quel palco. Amore in prossimità e in lontananza, amore carnale e sublimato, amore terrestre e devozione celeste, amore evocato, compianto, pianto ma mai rimpianto perché coraggiosamente vissuto e da vivere, amore in ogni manifestazione del creato: dai bambini "divinità domestiche", agli animali propagazione di fusa come traboccante felicità d'esistenza, alla terra che ci ospita con le sue strabilianti fioriture, a quel tutto che è anche uno e che merita un mai definitivo Ringraziamento.
Al dire grazie non si è mai troppo avvezzi, e se c'è una corda che la Poesia incarnata osa intonare senza troppi ripensamenti, è proprio quella della celebrazione della Vita, a tutti i costi perché vivere non è un costo, è dono, è il dono. 

Adesso fa notte - fa preghiera. 
Apre le serrature del silenzio 
fa apparire la mappa siderale
e ci inginocchia per quello spazio
immenso
fra qui e l'orlo 
del cominciamento
quando le spine dorsali
stanno tutte stese. 

(Da Senza polvere senza peso) 


E proprio al Ringraziamento Mariangela dedica la parte finale del rito, il suo saluto, la sua sintesi geniale che chiama in causa altri poeti (Borges in primis) e le sue poesie tutte come un compendio di energie sublimi ad intonare gratitudine "non a voce sola". Perché alla fine, sono tutte unite le rime dei poeti, e degli uomini e delle donne all'unisono della loro umanità divina, all'origine silenziosa da cui ardiscono attingere le parole, allo sfondo nero che ne risalta la luce. 
Destinazione finale: l'amore, quotidiano stupore, delicatezza mite e tocco raro. 
L'avvertimento sottile, il monito maturo di anima compiuta: sii dolce, sii gentile… "È breve il tempo che resta. Poi saremo scie luminosissime. E quanta nostalgia avremo dell'umano. Come ora ne abbiamo dell'infinità."

IL VIDEO DEL SALUTO FINALE E INTONAZIONE DELLA POESIA "RINGRAZIARE DESIDERO"
GUARDALO SU YOUTUBE



M'inchino alla Poesia 



Ringraziare desidero

In quest'ora della sera
da questo punto del mondo
Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare
ringraziare desidero
per l'amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità
per il pane e il sale
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede
per l'arte dell'amicizia
per l'ultima giornata di Socrate
per il linguaggio, che può simulare la sapienza
io ringraziare desidero
per il coraggio e la felicità degli altri
per la patria sentita nei gelsomini
e per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare
senza uno stupore antico
e per il mare
che è il più vicino e il più dolce
fra tutti gli Dei
ringraziare desidero
perché sono tornate le lucciole
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati
per la bellezza delle parole
natura astratta di Dio
per la scrittura e la lettura
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo



"Adesso fa notte, fa preghiera".
E niente, sono felice. Grata e poeticamente fiera.
Grazie Mariangela Gualtieri, e tutto il resto che non si esaurisce in una sera.

Desidero ringraziare, inoltre, l'organizzazione dell'evento itinerante "Non a voce solachi si prodiga nella valorizzazione dell'arte in generale e della Poesia a me tanto cara, e nello specifico contesto di Porto Recanati che è il luogo dove vivo e che mi vive ora, un grazie di cuore alla sensibilità poetica dell'Assessora delle pari opportunità Angelica Sabbatini. 




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29 luglio 2021

Sapete come il mare influenza il nostro cervello? | Xiukiauitzincheko Escandon sciamano Nagual

Riuscireste ad immaginare come il mare influenzi il nostro cervello? 

Quell'immenso blu che copre quasi l'80% di questo pianeta, è un luogo tremendo, tanto crudele e potente quanto romantico e profondo. Un gigante ora violento, ora calmo e stimolante.  Non so dove ho letto queste parole: "Uomo libero, adorerai sempre il mare!".  Questo luogo che racchiude uno spazio così speciale per l'uomo è molto più di un enorme specchio d'acqua.
Quali effetti produce l'immenso blu e l'oceano sulla nostra mente.
Riesci a immaginare cosa può causare?

   


La verità è che gli effetti del mare sulla nostra psiche sono generalmente abbastanza positivi. Il romanticismo e il desiderio di libertà che ci ispira non è banale, in quanto giustificato e sostenuto dalle culture antiche.
Dobbiamo sempre guardare il mare. È uno specchio che non sa mentire e sa ascoltarci, senza dimenticare che sa anche parlarci.
Il mare provoca ammirazione nell'essere umano e gli effetti del mare nel cervello umano sono che l'immensità che proietta provoca uno stato di ammirazione e stupore nella nostra psiche.
In realtà, questo processo produce benessere.  Ed è curioso, visto che qualcosa di così immenso potrebbe ucciderci con un semplice gesto.  Ma l'esperienza espansiva che produce induce cambiamenti positivi nei nostri schemi mentali grazie a come la nostra mente cerca di elaborare il paesaggio.
Quindi il mare ci induce a un drastico cambiamento di schemi e di decisioni che, ad esempio, contribuisce a farci essere più generosi.  Inoltre, come se non bastasse, varia anche la nostra percezione del tempo, essendo così molto più lenta, arrivando addirittura ad avere la sensazione che il tempo si sia fermato.

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Il mare è uno stimolante creativo.
Di solito mentre lavoriamo, parliamo o ci prendiamo cura dei bambini, il cervello umano entra in uno stato di attività, per così dire. Tuttavia, il mare cambia drasticamente questo stato e "rilassa i nostri processi mentali". Una volta che siamo rilassati, la rete neurale viene attivata per impostazione predefinita. E in questo stato di totale tranquillità nell'immensità del mare, le idee più brillanti, creative, chiare e originali raggiungono il cervello umano.
Il processo è in realtà relativamente facile da capire. Quando si entra in modalità relax, le nostre preoccupazioni vengono messe da parte. In questo momento, l'area prefrontale del cervello ne lascia il controllo, quindi la creatività, la fantasticheria e quasi la magia fluiscono a proprio agio.  Così, le nostre opinioni diventano più originali, meno critiche e molto più aperte.


Il mare è un induttore di meditazione. 
Sono tanti gli effetti positivi che il mare ha sulla nostra mente.
La meditazione è un'antica tecnica che ha ampiamente dimostrato i suoi benefici sul cervello umano.  Lo stato meditativo migliora la stimolazione delle onde cerebrali, che possono anche cambiare. In questo caso, le onde del mare hanno il compito di indurci a stati di consapevolezza. Il suono e il suo effetto fanno sì che le onde alfa del cervello, che sono legate allo sforzo, ma anche al rilassamento e alla tranquillità, facciano sembrare che tutto ciò che ci circonda sembri scomparire.

Come abbiamo detto, il mare induce il cervello umano alla creatività. È interessante notare che questo è anche correlato alle onde cerebrali alfa, che producono stati di chiarezza mentale.  Per questo il mare ha il potere di far scomparire tutto ciò che ci circonda, lasciando solo noi, come sospesi in una bolla dove tutto il nostro essere sembra avere un senso.

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Il mare rappresenta le emozioni.
È una delle cose più meravigliose che avessi visto fino ad ora.  Perché è grande e profondo, dove tutto ciò che sento è molto più di quanto avrei potuto immaginare. Ha cambiato colore, forma, espressione a seconda del tempo, del tempo e del luogo, è l'elemento acqua, che nella mia tradizione dei Naguals dice: l'acqua non può essere tagliata, né bruciata, non può essere fermata come quando è uno tsunami o una potente tempesta.

Sai già come il mare influenza il nostro cervello.
Ora, se ne hai l'opportunità, devi solo godertela allo stato più puro. 
Quando hai l'opportunità di contemplare quell'oceano blu, non sprecarlo, tutto il tuo essere ti ringrazierà, a cominciare dalla tua mente.

Fonte: El Nagual-Sciamano dell’anima Xiukiauitzincheko Escandon




Mare e luna piena, Porto Recanati 23 Luglio 2021


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21 luglio 2021

Marche Badia di San Pietro al Monte Conero | Un respiro d’eternità

Foto ©CECILIA MARTINO

Un viaggio iniziatico tra sauromachie e apoteosi floreali, guardiani con volti alieni e uccelli del Sole culminante con l’immagine del Cristo in mudra e una birra allo zenzero nel bosco.

Gioiello nel gioiello, l'abbazia di San Pietro al Conero nel comune di Sirolo è uno di quei momenti che vale la pena vivere. Sì, ho detto momenti, perché questa chiesa databile ai primi anni del Mille, si erge con un impatto visivo che dona una sferzata alla dimensione temporale più che a quella spaziale. 

Il tempo sembra fermarsi, l'arco antistante sembra anticipare l'ingresso a una dimensione "altra". 

Gioiello nel gioiello, perché incastonata nelle molteplici sfumature di verde della vegetazione rigogliosa del Monte Conero, nel comune del borgo di mare Sirolo, a più voci decantato come "la perla dell'Adriatico" nella Riviera del Conero. 

In questo contesto avulso dal caos, immerso nella natura selvaggia ora - e figuriamoci allora! -, i romitori del Medioevo dovettero trovare ambiente ideale per trascorrere la loro vita solitaria in preghiera e raccoglimento, per lo più eleggendo grotte scavate nelle rocce come loro giacigli di santità. 

Foto ©CECILIA MARTINO 

La costruzione iniziale della Badia è molto semplice nella struttura: tre navate e un’abside in fondo a quella centrale. Gli abbellimenti di pilastri e capitelli che oggi trionfano nella panoramica di chi osserva, furono aggiunti nel 1200. A godere della vita isolata tra le mura di questo eremo intarsiato dalla mano invisibile del Conero, furono i Benedettini fino al 1500, e altri due ordini religiosi (i Gonzaghiani e i Camaldolesi) che convissero non proprio pacificamente fino a quando - a seguito di un incendio doloso - i seguaci di Gonzaga non furono costretti a lasciare l'eremo. I "vincitori" Camaldolesi vi rimasero fino alla fine del 1800. 

Oggi il vecchio monastero dei Benedettini è un elegante albergo che si trova proprio a fianco della chiesa.

Foto ©CECILIA MARTINO 


UN VIAGGIO INIZIATICO TRA CAPITELLI E PILASTRI 

Entrare nella chiesa è come leggere un libro colmo di simboli le cui pagine si sfogliano camminando tra i capitelli delle tre navate principali, fino al chiosco che ne continua il racconto sebbene in un arco temporale successivo. Di cosa parla questo libro si può facilmente intuire entrando in un tempio dello spirito, votato al culto e alla fede, ma ciò che può davvero sorprendere appartiene allo sguardo del visitatore. 

L'invito è di tenere gli occhi aperti per scorgere ben oltre il visibile ciò che certi luoghi intrisi di silenzio e di vocazione al ristoro dell'anima possano donare. 

Foto ©CECILIA MARTINO 

Questo piccolo scrigno di tesoro architettonico, interamente costruito in Pietra del Conero, immobile nel suo tempo storico associabile alle vicissitudini monacali e agli interventi umani per necessarie ristrutturazioni, trasmette una mobilità straordinaria come scorresse qualcosa di vivo tra le raffigurazioni davvero minuziose dei capitelli. È il vitale regno simbolico che dà forma alle cose dello Spirito e della Materia stessa, di cui non è dato parlare se non in rimandi poetici che sublimino l'inarrivabile pronuncia dell'Assoluto, e che nel perimetro di questo gioiello di Sirolo, emana in ogni porzione calpestabile e non. 

Foto ©CECILIA MARTINO 

Bisogna entrarci con occhio curioso e vispo, e non senza una disponibilità di ascolto che renderà la voce silente ancorché palpabile ancora più preziosa. E allora, si viaggerà sereni pur tra i molteplici ammonimenti del "libro di pietra", capitello dopo capitello, tra sauromachie e apoteosi floreali, guardiani con volti alieni e uccelli del Sole, per culminare nella vittoria del Cristo di luce simboleggiato dall'Aquila. Il nobile rapace in grado di innalzarsi sopra le nuvole e di fissare il cielo, dalla vista acuta e d'insieme, trova in questo luogo degna consacrazione come simbolo di ascensione, e anche del Cristo stesso.
Eccolo, il messaggio finale degli eremiti Camaldolesi affidato 
ai capitelli della chiesa perché arrivasse agli uomini di tutti i tempi, spronandoli a essere ricettacoli di quella gioia che proviene dal vivere nella luce, senza rinchiudersi nell’egoismo, nonostante le difficoltà e le prove incerte della vita. Quest’ultime sono rappresentate dalle innumerevoli figure mitiche raffigurate nei capitelli, inquietanti e ambivalenti, per lo più impegnate in battaglie sempre a sfidare la volontà invincibile dell’essere umano saldo nel cammino della fede. 

Foto ©CECILIA MARTINO 


LA CRIPTA E IL CRISTO PANTOCRATORE CON IL MUDRA DELLA TERRA

Il punto di arrivo, entrando dalla navata principale, è la cripta dove continua il racconto simbolico inciso nei capitelli di varie epoche e dove è esposta l'immagine del Cristo pantocrator in atto benedicente, tipica di alcune opere d’arte medievali. Le dita coinvolte nel gesto della benedizione in questo caso sono pollice e anulare, unite ad anello mentre le altre tre dita restano aperte in posizione verticale. Un gesto che in sanscrito viene chiamato Prithvi mudra, ovvero il “mudra della terra”, con riferimento all’unione simbolica dell’elemento terreno/terrestre/materiale (dito indice) con l’energia del fuoco/spirito (dito pollice) la cui armonia dona integrità alla luce dell’essenza cristica che tutto ingloba, trasmuta e risana. 

Foto ©CECILIA MARTINO 

La badia può essere una piacevole sosta rigenerante a più livelli (la frescura degli ambienti la rende molto godibile soprattutto d’estate), sia se di passaggio per avventurarsi nei vari sentieri della “Traversata del Conero” che da lì si dipanano, sia se scelta come meta a sé stante per passare qualche ora di relax e magari concedersi poi un pranzo in uno dei locali a pochi passi da lì. Io ho optato per La Cima, una birreria con cucina nel bosco, attratta – confesso – dalla musica latino-americana che aleggiava quasi in controtendenza con l’aura circostante e da un menu di ampio respiro anche per vegetariani e vegani. Ottimo tutto, location, cibo e birra allo zenzero! 



“La saggezza non viene assimilata con gli occhi, ma con gli atomi.”
(Paramahansa Yogananda)
Badia di San Pietro, Cripta, 20 Luglio 2021



FUORI DAI LUOGHI COMUNI

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"La poesia di Cecilia Martino non è facile e non è banale. È intensa, dura, petrosa. È una poesia che non ha alcun interesse a compiacere il lettore. Non è evocativa, non concede nulla. Taglia semplicemente l’anima come un ferro da calza arroventato. Ma è bellissima. Cecilia Martino pone le sue radici nella filosofia e questa profonda conoscenza si percepisce chiaramente dall’uso che fa della parola, che viene seccata e asciugata fino a diventare un tutt’uno col suo senso più profondo."
- Dalla Prefazione del libro 


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O poeta! Una nuova nobiltà è conferita in boschi e pascoli, e non più in castelli, o con lame di spada. Le condizioni sono ardue, ma eque. Tu lascerai il mondo, e conoscerai solo la musa. Non conoscerai più i tempi, i costumi, i favori, la politica, o le opinioni degli uomini, ma tutto prenderai dalla musa. Perché il tempo delle città è scandito dal mondo con funerei rintocchi, ma in natura le ore universali sono contate dal succedersi di tribù d'animali e piante, e dal crescere della gioia sulla gioia. 
(Essere poeta Ralph Waldo Emerson)

11 luglio 2021

A me piace sentire le cose cantare | Il dono poetico nella vita quotidiana


Che cosa è il dono poetico? È la nostra natura essenziale, canto della vita, silenzio della persona.

Ha a che fare con il Respiro. E con il ritorno alla Natura, che è il ritorno a casa, la vera casa. 
Potremmo vivere senza mangiare, ma non senza respirare. 
Un respiro spirituale, oltre che fisiologico.
Nel respiro spirituale l'accento è posto sui due momenti di sospensione al finire dell'ispirazione e dell'espirazione. L'importanza delle pause, nel fare sempre promiscuo dell'attività intenzionale.
La sospensione che rivela, la pausa che crea il ritmo giusto.
"Non di solo pane vive l'uomo".
L'importanza dell'ascolto senza nulla a pretendere, senza nulla sapere e voler comprendere. Nell'assenza del respiro distratto, una sosta leggiadra che, sempre, si situa spontanea nei momenti di stupore quieto e di meraviglia gratuita, nei momenti in cui si compie una evidenza senza sforzo.

Ciò che è evidente, non necessita di spiegazioni.
La vita è evidente, non riusciamo più a sentirla?


 Il dono poetico restituisce l'esistenza alla vita. 

Ritorno alla Natura, l'amore è contemplazione
Contrada Ricciola, Recanati
http://www.ritornoallanatura.bio/

Nel dono poetico, che è visione e sguardo libero da appigli, il respiro torna alla sua origine.
È una grazia che si rinnova.
Un respiro primordiale con ritmi completamente diversi da quelli imposti dalla struttura schematica di un corpo-mente abitato da condizionamenti.
Si ritorna ad abitare un corpo libero.
Una corporeità che pulsa nella radianza, una incarnazione di poesia.

"Avviene la liberazione di energie in un ascolto libero da concettualizzazioni, in un domandare libero da urgenze anedottiche che  per lo più nascono dall'agitazione".

Una energia liberata, nell'ascolto privo di intenzioni, di versi poetici ad esempio, può promuovere due possibilità: "domande o necessità di spiegazioni che colpiscono la nostra cerebralità distogliendo dalla sorgente. Oppure questa energia, attraverso l'ascolto silenzioso, si dissolve nel retro della testa in un silenzio cosciente".

"Il dono poetico è di poter leggere  unicamente seguendo una linea senza riferimento, senza portare giudizio, che sia conveniente o meno, ci ritroveremo senza riferimento. In una lettura completamente libera non resta nulla. Da questa assenza può sgorgare una certa attualizzazione, un certo sguardo verso la vita, un certo sguardo verso il corpo".

Io imparo a vedere … sussurrava il poeta Rilke, e ancora: "Non so perché tutto penetra in me più profondo e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva. Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada". 
E non bisogna saperlo. Sentirlo sì. 

Citazioni tratte dal libro di Erci Baret "Lasciar libera la luna"


Ho sempre colto qualcosa di sacro nel non sapere cosa dire circa le mie poesie.
Esse stesse mi colgono di sorpresa, dopo che mi sono data alla loro origine in promiscuità con l'amante silenzioso, il riposo è necessario.
Come tirare i remi in barca, e lasciare la deriva quieta nella direzione del ritorno. È un atto senza difese.
Dare spazio alla realtà propria di un momento ingiustificato. Magari mi commuovo, questo sì.
È lo sguardo che parla, pupille introiettate nel vuoto senza risposte. È solo la domanda che resta, vibrante sinfonia di fondo, pagina bianca ricapitolando l'impronunciabile.
Ma ho imparato le sillabe che sostengono il moto della vita, e la poesia che tiene il mio corpo unificato al ritmo universale.
Su questi accenti, ancora ho qualcosa da dire. Anzi, da dare.


Chiunque senta una risonanza, per un viaggio di  consapevolezza che include poesia, yoga e meditazione, può contattarmi a questa email: ilmestieredeldare@gmail.com

LE RADICI ORGANICHE DELLA POESIA: 5 SPUNTI DI INCARNAZIONE POETICA




"E' la poesia che inventa i poeti 
e non i poeti che inventano le poesie.
La poesia sogna i poeti." 

A me piace sentire le cose cantare.
Foto CECILIA MARTINO
Location Ritorno alla Natura,  Contrada Ricciola, Recanati
http://www.ritornoallanatura.bio/

"Io temo tanto la parola degli uomini.
Dicono tutto sempre così chiaro:
questo si chiama cane e quello casa,
e qui è l'inizio e là è la fine.
E mi spaura il modo, lo schernire per gioco,
che sappian tutto ciò che fu e sarà;
non c'è montagna che li meravigli;
le loro terre e giardini confinano con Dio.
Vorrei ammonirli, fermarli: state lontani.
A me piace sentire le cose cantare.
Voi le toccate: diventano rigide e mute.
Voi mi uccidete le cose".

(Rainer Maria Rilke)



Ritorno alla Natura,  Contrada Ricciola, Recanati - 3 luglio 2021
http://www.ritornoallanatura.bio/