20 luglio 2024

Istanbul Una poesia di mare e cemento


Appunti poetici di un viaggio a Istanbul di una remota estate del 2012 ... 


Luna sul Bosforo

Chissà se lo sapeva, quel pescatore sul porticciolo
e quel signore tuffatosi clamorosamente in mare
e il passante con il pane del Ramadan tra le mani
e la coppia che si scambiava effusioni nell’angolo più nascosto della banchina…

Chissà se lo sapevo io, 
che osservavo la vita delle otto e mezza di una sera d’estate a Istanbul
fare chiasso nel molo dei pescatori 
- odor di pesce fritto e ciambelle caramellate -

chissà se lo sapevamo, noi tutti di passaggio
in un barlume di provvisorietà
che lo strascico più avvolgente di un plenilunio
stava per  fare breccia tra le acque del Bosforo, 
sui tetti divelti e i minareti sinuosi, 
a consegnare in un baleno
l’emozione di uno sguardo che si immola per così tanta bellezza

E noi spettatori prematuri di un abbandono pittoresco 
che ci stordisce poco alla volta per poi amarci
definitivamente




Certi momenti a Istanbul

Il richiamo del muezzin, questa poesia sonora
che sospende il flusso dei pensieri quotidiani
nel turbinio scrosciante di veli 
e nell’accidia innocente dei colori di spezie profumate
trapassa la mia voglia di guardare avanti, 
per le strade trafficate, affumicate, acciottolate
e mi soffermo con gli occhi al cielo 
dove la luna araba ruota in tutte le direzioni
le cupole delle moschee diventano mantelli di stelle
che centrifugano i più bei colori del mondo per restituirli
ancora più brillanti tra medaglioni d’oro e baci di madre perla
nelle litanie di un sacro a monosillabi che vibrano nell’aria
e tra le onde dello stretto del Bosforo
dove lo sguardo si dilegua quasi a non voler tradire
le timbriche sonore dell’invito di Allah

In quei momenti, mi sei apparsa nuda e cruda, 
nella confusione che ti rende frenetica ed eccitante
audace intarsio di oriente ed occidente, 
una lacrima a forma di volo d’uccello, 
uno sbadiglio stordito sul dondolio del Ponte di Galata, 
un abbraccio estenuante tra il cemento e il mare.

Mai fosti così bella e incomprensibile, Istanbul


Tramonto dal Ponte di Galata

Finalmente ci sono dentro
al caldo umido che inzuppa i vestiti
all’odore intenso del cibo di strada fumante
ai suoni aspri dell’alfabeto arabo che si incastrano
tra gli assembramenti di Sultanamhet 
che poi dirompono al calar del sole in un unico
grido collettivo nel nome del Ramazan

Il boato dei battelli e delle navi che attraversano il Bosforo
ha la stessa sacralità del richiamo del muezzin,
fende l’aria scura di fumo, densa di calore
e di puzzo di fogna e pesce fritto
tra le smagliature suadenti dei minareti della Moschea Nuova
che incombe sulle profondità del Bosforo
come un presagio che non lascia tregua.

Da qui, senza soluzione di continuità, l’universo si ispessisce
con le fragranze improvvise delle spezie: e l’aria in un baleno
trasuda di zafferano turco e foto da scattare 


Mercato Egiziano delle spezie


La convinzione che Istanbul sia infinita e senza centro

“Dove sta il segreto di Istanbul? Nella miseria che vive accanto alla sua grande storia, nel suo condurre segretamente una vita chiusa di quartiere e di comunità, nonostante fosse così aperta agli influssi esterni, oppure nella sua vita quotidiana costituita di rapporti infranti e fragili, dietro la sua chiara bellezza monumentale?”


Cercavo la tristezza nei riflessi dello Stretto del Bosforo e nel Mar di Marmara, nel punto cruciale di due lembi di terra che si spartiscono una comune sorte in due continenti diversi: l’Asia esaudisce ciò che l’Europa promette, l’esotismo di sapere come prenderti, Istanbul. Cercavo la tristezza nel mio viaggio iniziato con la lettura di Orhan Pamuk e con la luna piena la prima sera, una luna calda, gialla e gongolante tra le cupole della Moschea Blu. La notte già avida fremeva con le luci e i rituali impazienti del Ramadan. Ti ho vista e immediatamente riconosciuta, nell’imperfezione che circonda la tua mistica bellezza e il tuo senso di smarrimento, ho sfiorato la tristezza ma come si sfiora accidentalmente la mano di un passante : un tocco che non esaudisce desideri. Invece tu, con la brezza del Bosforo tra i ghirigori appuntiti dei minareti in lontananza, hai alitato su di me l’intransigente fantasia di un incantesimo … 


Da queste tracce poetiche è nato l'articolo:

ALLA RICERCA DELLA TRISTEZZA PERDUTA

Pubblicato su LA STAMPA VIAGGI - Settembre 2012


Cupola della Moschea Aya Sofia

Tram a Cemberlitas con la cosiddetta "colonna bruciata",
uno dei più antichi monumenti della città

Uno dei dolci tipici di Istanbul, il macun

Moschea Blu e Ramadan all'Ippodromo di Istanbul, Sultanahmet

Piastrelle di Iznik, rinomate e prestigiose, adornano moschee e palazzi imperiali 

Ponte sul Bosforo fotografato dal battello

Panchina-Libro 


16 luglio 2024

Viaggio in Andalusia: Ronda, la città emblematica di Rilke


Quando Rilke intraprende il suo viaggio verso e attraverso la Spagna, non ha mai sentito parlare di Ronda. Qui vi giunge quasi per caso e qui questo “caso” si disegna ben presto come una grande rivelazione per il poeta e per la sua intimità sia personale che artistica. 

L’impatto del paesaggio è la prima mossa invisibile del destino di Rilke a Ronda, cittadina situata nell’estremo sud della Spagna, non lontano da Gibilterra: la maestosità delle montagne che “si aprono per intonare salmi”, “l’aria forte e magnifica” che scorre in “una delle città spagnole più antiche e amene… arroccata sopra un pianoro e così aperta sopra l’abisso che nessuna finestra osa insinuarsi”. E ancora – scrive Rilke: 

“Sono completamente certo che la incomparabile immagine della città incastrata sopra due enormi blocchi di pietra affilati e separati dal profondo e stretto burrone con il fiume, corrisponda alla perfezione con l’immagine della città evocata nei sogni. Lo spettacolo della città è indescrivibile, una selvaggia valle domina l’ambiente occupato da terrazzamenti, querce e olivi, mentre davanti, come prendendosi un respiro, la pura sierra, montagna dopo montagna, configura una molto illustre lontananza ...” 

Ronda, veduta dell'orrido sopra il fiume Guadalevín Foto ©CECILIA MARTINO

L’ATTESA E LA NUOVA ISPIRAZIONE CREATIVA

Questa “città evocata nei sogni” appare fulminea quasi come un sospiro di sollievo, tanto che Rilke decide di fermarsi un po' di tempo; una sosta che si dilaterà oltre ogni previsione, come oltre ogni previsione era stato l’approdo e la “apparizione” di questo luogo così insolito agli occhi del poeta.
Rilke trascorrerà nella città malagueña il periodo che va dal dicembre del 1912 fino a febbraio 1913, vivendo nell’anonimato come turista in un hotel praticamente vuoto (l’hotel Reina Victoria), leggendo il Corano e conciliando così quel suo momento di introspezione che lo stava mettendo a dura prova dopo la perdita di ispirazione susseguita al periodo di Duino.
Il luogo gli sembra un balsamo ottimale anche per sostenere il suo stato di salute cagionevole. 


“Dopo essere stato a Cordoba e Sivilla, finalmente mi sono fermato in questa piccola e antica città inerpicata su una roccia nel mezzo di un circolo di montagne; qui continuo ad attendere quello che ancora deve arrivare”. […] “E quello che ancora deve arrivare mi è totalmente sconosciuto” …

Ronda, la città dell’attesa di “ciò che ancora deve arrivare”. Un presagio di compimento.

La direzione da prendere per la sua opera poetica a una sorta di bivio è quanto si configura a Ronda, in maniera spontanea, quasi per perfetta similitudine di rispondenza tra l’interiorità del poeta e l’esteriorità della città spagnola come sospesa nel tempo e nello spazio. Ronda si palesa come una sorta di soglia, una sospensione protesa tra abissi profondissimi e altrettante alture, la dimensione umbratile dove gli opposti (vita/morte, visibile/invisibile, “welthaft-irdisch” cosmico e terrestre) si svelano come paradossi esistenziali salvifici e risolutivi. Proprio da questa dimensione numinosa, da questa arcana "città della soglia", per così dire, giungerà a Rilke una nuova, insperata effusione di creatività - quasi una folgorazione - dalla quale emergerà con sempre maggiore fulgida necessità una figura tanto cara a Rilke: l’angelo. Da questo momento in poi la trama dell’umbratile sarà irreversibilmente impressa nell’animo e nell’opera rilkiana. 

Vista dalla passeggiata interna all'Hotel Reina Victoria, dove Rilke soggiornò durante la sua permanenza a Ronda - Foto ©CECILIA MARTINO

Dal soggiorno a Ronda prenderanno corpo una serie di “esperimenti poetici” come le tre poesie della Trilogia Spagnola e altri componimenti significativi, tra cui i primi versi di quella che diventerà in seguito la Sesta delle Elegie Duinesi, la poesia All’Angelo, L’Assunzione di Maria (ispirata a un quadro di El Greco), La resurrezione di Lazzaro, Ariel lo spirito (scritta dopo una lettura de La Tempesta di Shakespeare), Mandorli in fiore.

ANGELI E PASTORI: RONDA TRA LA TERRA E IL CIELO

Ponte Nuovo di Ronda - Foto ©CECILIA MARTINO 

Rilke scrive nel diario datato gennaio 1913, durante il viaggio in Andalusia:

“Io, che mi sono abituato così bene alle cose di questo mondo, io devo certamente (ed è ciò che mi è molto difficile in questi anni) sorpassare gli esseri umani ed andare subito (imparando) dagli angeli.” 

L’urgenza interiore del poeta si fa sempre più evidente: egli vuole esprimere l’invisibile. Ciò si vede anche nelle prime due Elegie, dove questa realtà compare con gli angeli e dove vita e morte sono un’unica cosa. Con questo oltrepassa anche il mondo umano.
Il viaggio in Spagna germina da questo terreno di scoperta, tormentato da certa mancanza di ispirazione ma mai di slancio interiore, di spinta verso quella che Rilke evoca – difendendola senza riserve – come la sua “propria natura” senza intermediari.

“Tra me e Dio non c’è bisogno del prete, quanto meno c’è bisogno del medico; sostengo fisicamente la mia natura, come sostengo spiritualmente Dio, infinitamente immediato. Anche se è più difficile così, ma è più preciso, per vita e morte.” 

E se proprio di un intermediario si fa carico la sua attesa a Ronda, è senz’altro l’Angelo a ricoprire questo ruolo o, meglio, la visione dell’angelo sopra il paesaggio notturno della città andalusa. 

Ponte di Ronda, veduta notturna ©willian-justen-de-vasconcellos/Spain.info


“A Ronda Rilke ebbe una visione del potenziale dell’essere angelico” – scrive Anthony Stephens nella Introduzione al libro En Ronda Cartas y poemas.
“Gli si apre un campo di significati che egli ancora doveva esplorare e che rimarrà incompleto fino alla sua morte, pertanto i testi di Ronda, equiparabili alle due prime elegie di Duino, sono solo l’inizio di un progetto inconcluso”.

La poesia All’Angelo gli viene incontro quasi come un appuntamento mentre "camminava nel prato" -  come scrive Rilke a Lou Andreas-Salomè, il 14 gennaio 1913.. Si possono trovare somiglianze tra questa poesia e la prima Elegia Duinese. 

[...] “Angelo, mi lamento, mi lamento? 
Ma come sarebbe il mio lamento? 
Ahimé, grido, batto con due bacchette 
e credo di non essere udito. 
Il mio rumore non aumenta in tua presenza, 
se tu non mi senti, perché sono
Illumina, illumina! Fammi diventare più visibile 
tra le stelle. Perché io sto scomparendo.” [...]

D’altro canto, la figura del pastore, protagonista della Trilogia ed elemento così tipico del paesaggio bucolico di Ronda che il poeta osservava tanto intensamente giorno e notte, evoca una sorta di anti-eroe che riposa totalmente immerso nella vita di tutti i giorni, nel suo destino pastorale, per così dire, incurante delle trascendenze angeliche. Il destino dell’integrazione si sta dischiudendo …

“ […] nada más que de mí y de lo que ignoro, / haz una sola cosa, haz la cosa, Señor, / cósmica y terrestre, igual que un meteoro, sí: la cosa / cuyo peso no es más que la suma del vuelo, / nada más que llegada...”

“niente più di me e di quanto ignoro, / fai una cosa, fai la cosa, Signore, / cosmica e terrestre, proprio come una meteora, sì: la cosa / il cui peso non è più della somma del volo, / nient’altro che l’arrivo…”

SU RILKE E LA SESTA ELEGIA PUOI LEGGERE ANCHE QUESTO APPROFONDIMENTO

Come attualizzare la potente visione poetica di Rilke – Elegia VI – Il “puro segreto” del fico

Tipico paesaggio rurale di Ronda Foto ©CECILIA MARTINO


TRILOGIA SPAGNOLA

Di sicuro il conseguimento più importante e significativo di Rilke duranti i mesi trascorsi a Ronda è la Trilogia Spagnola: tre poesie che vanno a definire un corpus unico in cui emerge la massima profondità del sentimento rilkiano in bilico tra alienazione dell’io rispetto al mondo e suo superamento in una prospettiva non annichilente ma risolutiva e salvifica, assimilabile a quell’Uno nel molteplice di tanta mistica orientale. 
Forse il senso di tale movimento interiore legato ai versi della Trilogia può essere chiarificato meditando sulle stesse profondissime parole di Rilke, tratte da un commento incluso in una lettera che il poeta scriverà nel 1923:

“Così che la vita ha sempre un lato occulto che non è il suo contrario, piuttosto un supplemento verso il perfezionamento, la completezza, la illesa e integra circonferenza o sfera dell’essere”. 

La strada che conduce all'Hotel Reina Victoria è stata intitolata al poeta Rilke 
Foto ©CECILIA MARTINO


Qui di seguito altre immagini del mio viaggio a Ronda, il 21 luglio 2022.

 

Tipico vicolo di Ronda

Passeggiata all'interno dell'Hotel Reina Victoria

Statua di Rilke all'interno dell'Hotel Reina Victoria, omaggio dello scultore Nicomedes, anno 1966



Il mobilio della stanza numero 208 dove ha soggiornato Rilke, insieme ad altri cimeli legati al poeta, è oggi visibile nel Rilke Museum all'interno dell'Hotel Reina Victoria 



Dalla mia pagina Facebook, 24 luglio 2022: 

Porfin, lo tengo... Un libro prezioso, "En Ronda Cartas y poemas" scritto da Rilke durante il suo soggiorno a Ronda... Un libro introvabile in Italia (non volendo utilizzare il circuito online della grande distribuzione... ), così ho confidato sin dall'inizio di questo viaggio che il destino me lo facesse trovare sul cammino. E così è stato, il destino è fatto di persone e relazioni umane, dunque la complicità universale si è risolta grazie a Janet, anima meravigliosa custode della libreria indipendente Luces di Malaga, che ha preso a cuore la mia ricerca e mi ha fatto reperire il libro in tempo utile prima del mio rientro in Italia, confermandomi la rarità del libro: reperibile solo in 6 librerie indipendenti in tutta la Spagna! Che dire. Io non solo ho trovato il libro, ma anche una persona speciale come Janet e la sua libreria, i suoi consigli per visitare i dintorni di Málaga, scritti  a mano su un fogliettino, come una volta, con la calligrafia che dona qualcosa di intimo al trasmettere informazioni, lasciando tracce di anima nell'inchiostro. E poi il segnalibro con il disegno del Mago e la dedica con mucho cariño che mi porterò dentro al libro come valore aggiunto ai versi di Rilke che, in fondo, a Ronda ha ritrovato la sua ispirazione riconnettendosi con un respiro insondabile fatto di amore per il mistero della vita e della condizione umana. 

E, ancora una volta, la conferma che, cercando i libri del cuore, si incontrano persone.

Grazie Rilke, mio spirito guida da tempo immemorabile, grazie Andalusia luogo dell'anima da tempo altrettanto immemorabile, grazie Janet e la Librería Luces  grazie universo e grazie Vita! 

Con Janet Armenteros della Libreria Luces di Malaga
Il segnalibro che tiene in mano Janet e che mi ha regalato raffigura un Mago...
altra figura archetipica che si delinea nell'ispirazione poetica di Rilke proprio a Ronda,
prendendo vita nella poesia qui composta Ariel lo spirito ... Una coincidenza?


Ariel lo spirito (dopo una lettura de La Tempesta di Shakespeare)
Averlo un giorno, in qualche luogo, liberato,
con quella scossa con cui ragazzo, fosti
al maturare trascinato, privo di ogni riguardo.
E, guarda, lui allora era docile; e da allora ti servì,
sempre orientato, dopo ogni azione, alla sua libertà
E un po’ imperioso, e un po’ insieme, vergognoso,
fargli presente che, per questo ancora e questo,
si ha bisogno di lui, e tornare a dire spesso
quanto lo si aiutò. E tuttavia sentire
come tutto ciò che sta con lui,
manca ora all’aria. Dolce pensiero e quasi seducente:
lasciarlo andare – e poi, senza più magie,
abbandonato al fato come gli altri,
sapere che l’aerea sua amicizia,
senza tensioni ormai, né costrizioni ovunque,
eccedenza allo spazio di questo respiro,
nell’elemento agisce spensierata.
Da ora indipendente, né destinato oltre
a modellar la sorda bocca a quel richiamo
a cui accorreva in picchiata. Povero, senescente, spossessato
ma in grado di inalarlo come essenza
disseminata inconcepibilmente lontano
che sola porta l’invisibile a pienezza.
Sorridere a pensare di potergli far cenno,
così a suo agio in così enorme ambiente.
Forse, anche, piangere, a pensare quanto amava,
ma andarsene voleva: entrambi, insieme.
(L’ho già lasciato?... Ora mi spaventa quest’uomo,
che torna Duca. Con che delicatezza
il filo tira alla sua testa e si appende
fra gli altri personaggi, e per l’avvenire chiede
misericordia al Dramma… Quale Epilogo
di consumata padronanza. Smettere, nudo stare lì,
con niente altro che la propria forza:
«ed è poca»

(Ronda, inizio del 1913)



20 giugno 2024

Il valore dello Yoga per l'umanità


La risoluzione dell'ONU, approvata da 177 nazioni e proposta dal Primo Ministro dell'India Narendra Modi, di dedicare una G
iornata Internazionale allo Yoga (21 giugno), segna un importante riconoscimento al valore dello Yoga nelle sue immense possibilità, come contributo a una cultura di pace, e al miglioramento dei valori etici, psicologici e spirituali a favore dell'intera umanità.

"Questa è una giornata per riflettere su tali valori e apprendere anche quei mezzi psicofisici che lo Yoga insegna per ottenere un corpo e una mente sani ed efficienti" - afferma Swami Yogananda Ghiri, fondatore dell'Unione Induista Italiana. 

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito la salute “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto un’assenza di malattie e di infermità” 
Lo Yoga lo afferma da più di 5000 anni! 


Stare bene non è solo una questione personale, bensì un dovere collettivo, evolutivo. Maggior vigore e equilibrio fanno di noi individui più realizzati, liberandoci da complessi e ampliando il nostro orizzonte. Non basta essere vivi al mondo, bensì vitali e connessi al nostro potenziale interiore che custodisce il segreto per vivere una vita piena e non conflittuale, dunque, pacifica. Se c'è guerra dentro di noi ci sarà sempre anche fuori. La vera libertà è una conquista interiore. Una volta ridestate, le forze interiori dormienti e per lo più inutilizzate dall'essere umano "addormentato", incominciano ad agire, modificando il nostro organismo e tutto il nostro modo di essere


Dal punto di vista dello Yoga
la vita è permeata da una forza che viene chiamata Prana (energia vitale). Tutti gli esseri viventi devono continuamente ricevere questa energia per sostenersi. Questo vale per il regno umano, animale e vegetale. Più energia vitale un organismo possiede, migliore è il suo modo di vivere. Quando l'energia vitale è insufficiente e non equilibrata, il modo di vivere è mediocre e possono insorgere disturbi mentali ed emotivi. 
Lo Yoga asserisce che gran parte delle malattie e dei disturbi a livello fisico, emotivo e mentale, derivino da una insufficiente quantità di energia vitale nell'organismo. La pratica dello Yoga aiuta a mantenere alto il livello di tale energia, incanalandola verso le parti del corpo che ne sono carenti e portando consapevolezza su tutte le modalità con cui si assorbe tale energia (respirazione, alimentazione, traspirazione cutanea, qualità del sonno notturno, etc.) 

Maggiore energia vitale equivale a maggiore vitalità dell'organismo da cui resistenza alla fatica, energia e buonumore. Viceversa,  una minore energia vitale produce scarsa vitalità organica, cattivo umore, nervosismo, e via dicendo. 



Lo Yoga si occupa di eliminare gli ostacoli allo STARE BENE (BEN-ESSERE), primo su tutti la resistenza al fluire della vita che è espansione, apertura, creatività gioiosa, vitalità, movimento, flessibilità, armonia con tutto ciò che c’è. Se non si prova questo stato (che è lo stato naturale dell’essere quando liberato dalle false identificazioni egoiche), a qualche livello c’è un blocco. Lo Yoga ci dice che quasi tutti i blocchi sono di origine nervosa (contrazioni, tensioni, irrigidimento causati dalla mente egoica), ecco perché il rilassamento psico-fisico ha un ruolo chiave nel processo di ri-armonizzazione dell’essere umano al fine di riscoprire una dimensione di esistenza più vasta, sovra-mentale, intuitiva, atemporale, vibrante e persino felice (la felicità sembra un'utopia di questi tempi!)

Approfondimento in questo articolo: Corpo e Universo: la metamorfosi dell'Uomo Cosmico, dal "corpo fatto di cibo" al "corpo fatto di felicità": l'avventura interiore del genere umano che ha dimenticato la propria vera natura. 

Il circolo virtuoso è: corpo rilassato, mente serena, spirito gioioso, sensazione di Unità. 


Lo Yoga è una delle vie più antiche conosciute dall’uomo verso l’Armonia.
Armonia è yoga”, è scritto infatti nella Bhagavad Gita, uno dei testi antichi indiani più importanti. Pur avendo delle radici culturalmente e storicamente definite (l’Oriente, e India in particolare), lo Yoga è un sistema universale, si rivolge a tutti senza distinzione di sesso, etnia, culto, credo e persino età. Chiunque lo può praticare e trarne beneficio.

Lo Yoga lavora a più livelli, considerando l’essere umano nella sua integrità: livello fisico, energetico, emotivo-mentale e spirituale. Non importa da quale livello inizialmente si venga più toccati dalla pratica, perché essendo interconnessi, vengono stimolati tutti nell’insieme. Lo Yoga consente di mettersi in contatto con il corpo per mantenerlo sano, purificando i livelli mentale ed emotivo che sono la causa principale di tutte le tensioni, stress, malesseri e malattie e fare un ulteriore passo: riconnetterci con la dimensione dell’Anima, riarmonizzando lo Spirito.

Lo Yoga è un cammino di autorealizzazione spirituale, non religioso, non dogmatico, basato su principi universali a favore dell’amore e della benevolenza per tutti gli esseri viventi, con un principio che sta alla base di tutto: la non violenza, Ahimsa.

L’approccio non violento al corpo, "tempio dello Spirito" , è più affine al sentire dello Yoga autentico delle origini, uno Yoga che non venga vissuto come mera ginnastica e con atteggiamento acrobatico, competitivo, perfezionistico, tipico del Bhoga

 L’atteggiamento o attitudine (BHAV) è fondamentale: ci si rilassa dallo sforzo (tutto il contrario del fitness!)

Approfondimento sull'importanza del Bhav in questo articolo su Yoga Magazine.

Il rilassamento yogico lavora stimolando il sistema nervoso parasimpatico che riporta il corpo a uno stato di calma, inducendolo a rilassarsi e a digerire: la frequenza cardiaca diminuisce, il respiro rallenta, la digestione si attiva e vengono ripristinate le riserve di energia. L'attività più dinamica, isotonica, ripetitiva tipica degli esercizi ginnici, invece, stimola il sistema nervoso simpatico atto alla reazione attacco-difesa-fuga, rilasciando ormoni: i battiti del cuore aumentano, la frequenza respiratoria accelera, la digestione rallenta, il fegato rilascia energia sotto forma di glucosio.  

Gli esercizi di yoga non sono esercizi bensì asana, che vuol dire posizione, postura, indicando più la stasi che il movimento, il mantenimento in rilassatezza ricettiva più che la ripetitività in azione volitiva.  È uno slittamento di posizione coscienziale: dal fare all'essere. 


Tramite la pratica yoga, che implica un profondo rilassamento del sistema nervoso, si purificano e liberano i ristagni energetici (energia psichica a carattere nervoso) e l’energia scorre più libera e riarmonizzata con il
sistema-Vita: si fluisce con le circostanze esistenziali, sentendosi parte di qualcosa di più vasto e riposante, parte integrante di un Tutto armonioso (Yoga vuol dire questo: Unione) a beneficio di tutti gli esseri viventi. 

"Tutta la vita è yoga", proclamarono tutti i grandi maestri della tradizione, e lo yoga non è ginnastica, è sempre opportuno ricordare. Da qui senz'altro il valore di questa antica sacra via di saggezza, inserita anche dall'UNESCO nella lista dei Patrimoni Mondiali dell'Umanità

"Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita;
è una nascita fuori della vita ordinaria,
della vita materiale mentalizzata,
in una superiore coscienza spirituale,
una più grande e più divina esistenza."
(Sri Aurobindo)

Approfondimento: Origini dello Yoga: significato autentico e pratica nella vita quotidiana


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01 giugno 2024

Libri Spirito e Anima - Cosa vuol dire "dare alla luce" i propri antenati

Racconto di Diana Maria Rosati, VenturaedizioniLibro multidimensionale e corale, orchestrato a più livelli da più mani unite dalla voce del cuore. Un viaggio nella cronaca di fatti realmente accaduti che si trasforma in una chiamata dello "Spirito degli Antenati" con risvolti inconsueti , non sempre facili ma profondamente trasformatori.


Postfazione di Cecilia Martino; postfazione astrologica di Cristina Barbaresi; contributi poetici e meditativi con la tecnica Rajo di Marina Federico (se siete curiosi di scoprire cosa sia il Rajo, la lettura del libro lo svelerà!) 


DALLA POSTFAZIONE DI CECILIA MARTINO


[... ] La storia contenuta in queste pagine, benché abbia riferimenti precisi a fatti e situazioni realmente accaduti, con date, nomi propri di persona, riferimenti a vissuti e contesti storici, culturali e personali dettagliati e specifici, sollecita senza soluzione di continuità il richiamo universale che ci riguarda tutti in quanto esseri umani. In quanto Anime indistintamente mosse dalla nostalgia del “ritorno a casa”, quell’anelito più o meno marcato in ciascuno di noi a ricongiungersi con lo Spirito infinito, la splendente vacuità luminosa dell’Origine.  E questo richiamo quasi sempre utilizza l’imprevisto per ridestarci dal torpore, fatti spiazzanti e situazioni forti ci “capitano” - come nel caso raccontato da Diana - e abbiamo solo due possibilità: o sentirci vittime, rimanendo intrappolate nella personalità frustrante, oppure lasciarci condurre nella direzione della scoperta, della libertà e delle infinite potenzialità del nostro essere più recondito, luminoso e sapiente. Questa seconda traccia è il cammino coraggiosamente intrapreso dall’Autrice, la quale ce ne restituisce l’ardente fiamma come a poterne assimilare l’effetto trasfigurante anche solo leggendo il suo racconto.
Spesso a fare da tramite per tale ricongiungimento all’Origine sono i nostri avi e antenati che, a un livello di espansione metaforica, rappresentano le nostre Radici. Un albero fiorente e armonioso ha radici ben salde e nutrite, trae dai bassifondi umidi, oscuri, impenetrabili della Madre Terra, l’humus per sviluppare tutte le sue potenzialità di albero: il tendersi verso l’alto con le antenne celesti dei suoi rami non potrebbe avvenire se non avesse radici poderose e sane, nel giusto equilibrio che attraverso il tronco (la parte mediana) consente lo scambio ininterrotto tra ciò che viene dal basso (mondo infero, oscuro, profondità uterine, terrestri) e ciò che scende dall’alto (mondo celeste, luminoso, espansione eterica, spaziale). Evidente l’importanza della parte mediana in questo scambio continuo che deve essere alimentato, sostenuto, accolto e celebrato ogni giorno, con pazienza e gratitudine e che nel corpo umano si identifica nel Cuore, il grande trasformatore, il centro spirituale dell’amore e del perdono, della compassione e della divinità da far venire alla luce. 

[...] I legami familiari – se riconosciuti e visti per quello che sono, se illuminati da una nuova luce della consapevolezza, come Diana ci invita a fare dalla prima all’ultima pagina del libro – inevitabilmente sfociano nella comunione con l’aspetto cosmico di cui siamo parte. Macrocosmo nel microcosmo, esseri di stampo divino. Nomi e forme che, prima o poi, dobbiamo lasciar svanire per unirci al senza nome e senza forma. Eppure, in questa danza è contenuto il ritmo misericordioso della vita. [...] 

“Finché gli antenati soffrono dentro di noi, non potremmo davvero essere felici” scrive il grande maestro zen di scuola vietnamita Thich Nhat Hanh nel suo libro "Paura.Supera la tempesta con la saggezza – ", a conferma del fatto che vivere nella Presenza totale non vuol dire rifiutare, reprimere, ignorare il “passato", in quanto tutto è simultaneamente presente nel medesimo istante del qui e ora. 

L'AUTRICE

DIANA MARIA ROSATI ha completato i corsi di cristalloterapia alla “Crystal Academy of Advanced Healing Arts” di Katrina Raphaell tenuti in Italia da Patrizia Priyen Tassini. Dal 2005 attraverso la pratica e l’esperienza personale, diffonde la ricerca e la conoscenza dei cristalli sia con pratiche individuali che di gruppo. Nel 2016 a Jesi, la città dove vive, in una piccola torre suggestiva delle mura della vecchia città, allestisce una mostra personale permanente di cristalli, possibile da visitare tramite prenotazione.

Presentazione del libro presso Ortolibreria di Jesi, 30 maggio 2024
A sinistra: L'autrice Diana Maria Rosati con Catia Ventura (Venturaedizioni)
In alto a destra, di spalle: Cristina Barbaresi, Cecilia Martino, Marina Federico

ALTRE ISPIRAZIONI SUL TEMA

Film Coco - L'importanza degli antenati e dei sogni ribelli:



24 aprile 2024

Yoga davanti al mare estate 2024 Porto Recanati



Da luglio a settembre, all'alba e al tramonto due incontri alla settimana, davanti al mare per riconnetterci al "sentimento oceanico" del nostro vero Sé. 

E' pratica "avanzata" ogni movimento che ci porta più vicini al riconoscimento del nostro vero Sé ... Il Sé non è un obiettivo esterno da raggiungere ma la base essenziale alla quale tornare. Il nostro stato naturaleConnettersi alla nostra vera natura è Yoga, Unione a tale essenza libera, non condizionata, ampia, rilassata, quieta, spaziosa, atemporale. 


GIORNI E ORARI

MERCOLEDI ORE 6.30-7.30

VENERDI ORE 19.00-20.00

Incontro 15 minuti prima ai Giardini davanti "Amici della Vela" di Viale Scarfiotti, Porto Recanati.
Partecipazione libera con Dhana (donazione)


APPROFONDIMENTO SULL'APPROCCIO:

Yoga con Cecilia | Rigenerazione Gratitudine Respiro




INSTAGRAM CECILIASAVITRI

FACEBOOK ILMESTIEREDELDARE


La spiritualità del corpo 
è il sentimento di un legame con l’universo

09 aprile 2024

Swami Yogaswarupananda: Come affrontare le negatività del tempo attuale


Sabato 20 aprile alle 17.00 presso l'Istituto Accademia Yoga di Roma, il presidente 
della Divine Life Society di Rishikesh terrà un seminario aperto a tutti su un tema cruciale. 

L’Istituto Accademia Yoga di Roma (via XX Settembre 58) ha il piacere e l’onore di ospitare ancora una volta Swami Yogaswarupananda, discepolo di Swami Sivananda Saraswati e Presidente della Divine Life Society di Rishikesh, in India. 

Ospite dell'Accademia Yoga da tantissimi anni, Swami terrà un Seminario il 20 Aprile, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, sul seguente argomento: "COME UTILIZZARE GLI INSEGNAMENTI DELLO YOGA E IL POTERE DEI MANTRA PER CONTRASTARE LE NEGATIVITA’ DEL TEMPO ATTUALE". Al termine i partecipanti potranno fare domande e ricevere il Prasad dallo Swami, con foto di gruppo in ricordo dell’evento, solo per chi lo desidera. 

Lo Swami aveva tenuto un seminario di due giorni a Giugno 2023, sempre presso l'Accademia Yoga, sul tema: L'importanza del vero yoga nella vita.
Su questo incontro e sui punti fondamentali trattati, puoi leggere l'articolo pubblicato su
Yoga Magazine:

Swami Yogaswarupananda - L'importanza del vero yoga nella vita



PRENOTAZIONE E ACCONTO ENTRO IL 12 APRILE

Per dare la possibilità a tutti gli interessati di intervenire al Seminario ed agevolare la partecipazione anche dei non soci, chiediamo di inviare una mail di prenotazione (accademiayoga1969@gmail.com) specificando nome, cognome e numero di telefono, entro Venerdì 12 Aprile. E' necessario inviare un acconto di 10 euro a conferma della prenotazione, versando il contributo tramite bonifico bancario intestato: Istituto Accademia Yoga, Unicredit, codice iban IT45L0200805172000106961570. 

Il resto del contributo per il seminario, per l'Ashram di Rishikesh e lo Swami (20 euro) verrà poi versato direttamente in sede il giorno stesso dell'evento. 

Ulteriori informazioni presso la segreteria dell' Accademia nei seguenti orari: Lunedì e Giovedì dalle 17:00 alle 19:00 oppure tramite i nostri contatti:

Telefono: 06 4742427
Email: accademiayoga1969@gmail.com

Facebook: accademiayoga1969
Instagram: @accademiayoga1969







LEZIONI YOGA 

Tutti i martedì ore 18.00-19.30: Yoga online Metodo Furlan per i Soci dell'Istituto Accademia Yoga 1969, una delle prime scuole sorte in Italia allo scopo di diffondere la millenaria Scienza dello Yoga nel mondo occidentale, secondo gli antichi insegnamenti dei Maestri Realizzati (Rishi) dell'India. Per chi non potesse partecipare in quell’orario sarà inviata la registrazione.

Tutti i mercoledì:
ore 10.00-11.30 in presenza a Porto Recanati presso Starlight (via Montarice 7). Fino al 31 maggio 2024
ore 18.00-19.30 Yoga online per tutti, approccio senza sforzo Rigenerazione Gratitudine Respiro.

E' possibile iscriversi ai corsi in qualsiasi momento dell'anno (Info: Cecilia 339 4586084)


NAMASTE! ॐ

08 aprile 2024

Corpo e Universo: la metamorfosi dell'Uomo Cosmico


Dal "corpo fatto di cibo" al "corpo fatto di felicità": l'avventura interiore del genere umano che ha dimenticato la propria vera natura. 

Ma quale sarebbe questa “vera natura” e perché è così difficile contattarla? Cercare di rispondere a tali domande in spirito di esplorazione diretta e non di mera speculazione filosofica traccia già la mappa interiore del viaggio che offre lo Yoga. La nostra Realtà essenziale è pura Coscienza libera da legami, Atman, Assoluto, esistenza colma di beatitudine – ci dicono i Rishi (i saggi cantori ispirati dell’India) che questa esperienza l’hanno condotta felicemente a termine migliaia di anni orsono. Non siamo un corpo che ospita uno spirito – continuano le indicazioni pratiche degli antichi yogi – bensì uno spirito che sta facendo esperienza in un “contenitore” che chiamiamo corpo-mente.
La nostra Realtà fondamentale ha il sapore di una dimensione squisitamente armonica, pacifica, abbondante, generosa, compassionevole, vibrante di una vitalità espansa ed inclusiva.

Ma allora perché non vediamo tutto questo nel mondo che ci circonda? 

Un coro unanime risuona dalle antiche tradizioni spirituali, e non solo quelle orientali: perché prima di tutto non lo vediamo né riconosciamo e tantomeno incarniamo dentro di noi. L’incarnazione è parte del processo, ma a quale corpo ci riferiamo è parte del “viaggio di esplorazione” dal noto all’ignoto, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla dimensione atemporale – come ci ricorda il distillato poetico del Pavamana Mantra (Om Asatoma)


QUELL’ERRORE DI PERCEZIONE CHE È CAUSA DI TUTTI I MALI

Per vari motivi (ereditari, sociali, culturali etc.) ci siamo allontanati – o abbiamo perso il ricordo – di questa nostra natura essenziale, universale, connessa con il Tutto, e ci siamo identificati sempre di più con ciò che ci separa dalla sorgente stessa della vita: l’ego, il senso dell’Io personale (ahamkara) che è fondamentalmente una costruzione mentale. Ed ecco il paradosso che semina il primo (e anche l’unico) germe della sofferenza nell’essere umano: la realtà esistenziale si è trasferita quasi totalmente nella realtà psicologica, a causa di un meccanismo di identificazione così serrato da sembrare vero, assoluto e inequivocabile per la maggior parte degli individui. Il germe della dualità tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra attaccamento e avversione, il parossismo della mente discorsiva, logorroica, ossessiva, separativa, disfunzionale, anti-poetica. 

Ognuno poi, in base alla identificazione più o meno serrata e inconsapevole con tale demone (l’ego, il “demone dell’orgoglio” così definito dalla mistica tibetana Machig Labdrön negli splendidi “Insegnamenti sulla Nobile Pratica della recisione dei demoni”) si forma una sua personalità (maschera) e si va avanti, chi più chi meno, dando adito a questa finzione che si perpetua in maniera automatica.  

Alla base di tutta la sofferenza umana, dunque, c’è un errore di percezione, una illusione perpetuata a tal punto da essere diventata la credenza più ingombrante e separativa della nostra vita. 


RI-ORIENTAMENTO: LA BUSSOLA DELLO YOGA 

Lo Yoga ci invita pertanto a un viaggio di ri-posizionamento nella giusta visione, direzione, orientamento. Orientarsi vuol dire porsi verso oriente, Est, il sorgere del Sole, la fonte della vita e della chiarezza illuminante (om asatoma sat gamaya: dall’ignoranza alla conoscenza): farci ricontattare quel nucleo divino di forza cosciente e innata saggezza che abita in noi, in ogni essere vivente e in tutto l’universo. 

Ma quali soni i principali ostacoli al ricordo della nostra vera natura “senza identità”?

Il ruolo cruciale in questo obnubilamento (avidya, ignoranza) lo giocano le tendenze inconsce e subconscie della mente, tracce di memoria latenti (samskaras e vasanas), i condizionamenti profondi cristallizzati nella sfera psichica che inducono a continue reazioni compulsive o a comportamenti insani reiterati nel tempo. Ecco perché la purificazione della mente – sia quella sensoriale-emozionale più superficiale (manas) sia la più profonda (citta) – sostiene significativamente il processo di “ricarica energeticaa beneficio delle forze vitali intelligenti che risiedono, latenti e inesplorate se non addirittura stagnanti e intrappolate, dentro l’essere umano. 

Uno dei meccanismi di purificazione più potenti in tale direzione è la non identificazione. Con cosa non identificarsi? Con ciò che fondamentalmente non siamo, al di là delle percezioni sensoriali più immediate, mutevoli, incantatorie e incatenanti. 

Il primo passo può essere la disponibilità interiore (bhav) ad aprirsi a una prospettiva più ampia.


I CINQUE CORPI E LA FELICITA’ COME DESTINO

Nella fisiologia sottile dello Yoga si considerano cinque “involucri” (Panchakosha), dal più spesso e grossolano al più evanescente, come corpi o “dimensioni” che rivestono l’Atman, la nostra reale natura: corpo fisico fatto di cibo (annamayakosha), corpo energetico fatto di energia (pranomayakosha), corpo mentale fatto di pensieri ed emozioni (manomayakosha), corpo della Buddhi fatto di intelletto (vijanamayakosha), corpo fatto di beatitudine (anandamayakosha). Penetrando in profondità tali differenti “dimensioni corporali”, la nudità essenziale (Atman) può finalmente emergere riconsegnandoci alla vita universale e multidimensionale che abbiamo in sorte, anzi, che letteralmente siamo. 

Questa spoliazione, che ci getta dritti tra le braccia dell’Infinito senza astrarci dalla vita né isolarci dal mondo, è il meraviglioso viaggio che offre lo Yoga mediante attitudini corporali (asana) e soprattutto meditative, atte a risvegliare la Consapevolezza vibrante e unitiva dell’Atman a cui si avvicina - nell’ordine dei cinque involucri menzionati poc’anzi – una dimensione fatta di felicità, gioia, beatitudine. 

La felicità, dunque, non è una meta da raggiungere, bensì una nostra caratteristica essenziale, organica, cellulare

E, se il dolore esiste in quanto possibilità esistenziale (sbatto a uno spigolo e mi faccio male, muore una persona cara etc.) la sofferenza è per lo più auto-inflitta, ha una matrice psichica e, dunque, evitabile (come rispondo all’evento doloroso, i pensieri che ci cucio intorno e la scia emotiva che lasciano). Dolore e sofferenza non sono la stessa cosa e …la via d’uscita è dentro!

La consapevolezza è un processo di inclusione, un modo per abbracciare l’esistenza intera. 

“Più si tende a rimanere assorti nei propri pensieri, più si smarrisce la gioia” – scrive Sadhguru – “… l’essenza dello yoga è arrivare al momento in cui c’è uno spazio libero tra te e la tua mente. Quando questo accade, inizia una vita di più elevata chiarezza, percezione, libertà. È la nascita della libertà […] Il fine dello yoga è passare dall’insieme di informazioni che possono trovare spazio nella testa a un cosmo di intelligenza. Com’è tragica la scelta che tanto spesso la gente finisce per fare, preferendo la finitezza del cervello umano a un universo di coscienza infinita!”


“IN QUESTO CORPO C’E’ IL MONTE MERU”

Abbiamo visto come la mente concettuale non inclusiva sia il principale ostacolo ad una percezione più espansa della Realtà, una tirannia di cui il corpo fisico è una delle principali “vittime”: un corpo mercificato, meccanicizzato, sempre più virtualizzato e automatizzato, con o senza lo zampino delle ultime tecnologie che amplificano le diavolerie di un mentale sempre più sconnesso dalla realtà organica ed esistenziale: intelligenza, appunto, artificiale. 

Quanto viviamo davvero a contatto con il corpo o piuttosto ci relazioniamo ad esso in maniera astratta e concettuale, ossessionati da diagnosi e sintomatologie che sono solo la punta dell’iceberg? Quanto lo sentiamo realmente, vivendolo dall’interno fino a percepirlo come pura energia in movimento, abitato dai cinque elementi (Panchamahabhuta)? Terra, acqua, fuoco, aria, etere non sono solo fuori, ma dentro di noi. “Il nostro corpo è un universo il miniatura” recitano poeticamente i testi upanishadici e i cantori di tali verdetti non avevano bisogno di nessun marchingegno computerizzato di realtà aumentata! 

“In questo corpo c’è il Meru circondato da sette isole, vi sono sette fiumi, mari, monti, campi e proprietari di campi” (Strofa 1 del Capitolo 2, Siva Samhita) 

 “Vi si muovono il sole e la luna, autori della creazione e della distruzione. Vi sono pure l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra…” (Strofa 3 Capitolo 2, Siva Samhita)

Non si tratta di pure allusioni metaforiche, ma del miracolo della Vita! 

SE COMPIRAI QUESTO PASSO… 

Concludo suggerendo una pratica Sadhana tratta dal libro “La gioia è alla portata di tutti – la via dello Yoga” di Sadhguru, di cui consiglio la lettura integrale:

È sufficiente rimuovere dalla mente l’idea che il pensiero equivalga all’intelligenza. Il processo intero della creazione, da un singolo atomo al cosmo, è una meravigliosa espressione dell’intelligenza. In questo momento dentro il tuo corpo c’è un’intelligenza palpitante, che è la reale origine della creazione. Con il tanto sopravvalutato intelletto, riesci forse a comprendere nella sua interezza l’attività anche di una singola cellula del tuo corpo? Il primo passo per uscire dalla trappola dell’intelletto è aprirsi a un’intelligenza più ampia e riconoscere che ogni aspetto della vita – dal granello di sabbia alla montagna, dalla goccia all’oceano, dalla dimensione atomica a quella cosmica – è la manifestazione di un’intelligenza di gran lunga superiore al tuo minuscolo intelletto. Se compirai questo passo, la vita inizierà a parlarti come non aveva mai fatto prima.

Articolo pubblicato su Yoga Magazine l'8 marzo 2024

Fonte: https://www.yoga-magazine.it/2024/03/corpo-e-universo-la-metamorfosi-delluomo-cosmico/