Tathata, maestro vivente nato in Kerala, nel Sud dell’India, è un libro aperto sull’Universo. Bastano gli occhi, quello sguardo proteso sull’infinito, uno sguardo senza fondo né appigli, che attinge a tutta la Bellezza del mondo, che trasborda di amore e sembra urlare, placido, un boato di compassione universale.
Tathata vuol dire “perfezione assoluta” e la perfezione è un processo intrinseco allo sviluppo della vita, all’evoluzione che tende sempre al suo fine più alto. Vivere secondo Natura, ricordandosi cioè di questo scopo evolutivo supremo, è il Dharma.
Tathātā è un sostantivo femminile sanscrito che indica "la vera natura delle cose", l'"autentica natura della realtà".
Dharma è accordarsi con le leggi cosmiche di progresso in tutte le sue fasi (creazione, mantenimento, distruzione, riposo, ri-creazione), è portare la vita al suo compimento massimo, cioè consentire la manifestazione divina (il fine superiore, il lato invisibile del visibile) in ogni cosa. Cominciando da noi, ovviamente.
L’aspirazione che ci può supportare nel passaggio evolutivo proprio dell’era che stiamo vivendo, è quella di portare allo sviluppo massimo le nostre facoltà mentali innescando la Consapevolezza in ogni processo che ci riguarda e a tutti i livelli (fisico, mentale, emotivo, spirituale). Non basta avere una mente che ci distingue dagli animali; questo è stato il grande passo evolutivo dell’era precedente. Ora è il momento di andare oltre, oltre persino alla mente stessa, oltre persino all’uomo stesso. Il tempo dell’“Uomo oltre l’Uomo” di nietzschana memoria e dell’Overmind, la “Supermente” di cui parlava Sri Aurobindo, il più grande maestro e filosofo indiano del XX secolo con cui Tathata ha non poche affinità. Questo passaggio, ovviamente, non può essere compiuto né dall’Io Individuale, né dalla personalità egoica, ma dall’Io Superiore, quell’Intelligenza intuitiva e creativa, quel maestro interiore (Aurobindo lo chiama essere psichico, Tathata lo chiama mahas), quell’anima scalpitante che chiede solo di essere ascoltata e che, indovinate dove risiede? Al centro del nostro petto, nel Cuore, il Sentiero di Mezzo che integra l’alto (spirituale) e il basso (materiale) portando a compimento lo sviluppo, appunto, dell’Uomo Integrale. Tathata, come molti maestri, parla di Insight, visione dall’interno.
E come si fa ad accedere a questo beatifico serbatoio di ispirazione e grazia senza filtri mentali da cui ricavare un flusso inarrestabile di energia, beatitudine e abbondanza? Innanzi tutto, bisogna volerlo (il potere dell’aspirazione, tapas, fuoco spirituale) e simultaneamente avere il coraggio di aprirsi totalmente.
Sembra una banalità, ma se non apriamo la porta, quello che c’è dietro la porta non può entrare. Spesso crediamo di essere in uno stato di apertura, invece siamo timorosi e attaccati così profondamente alle consuetudini (le famose “zone di comfort”), che riusciamo solo in minima parte a percepire cosa c’è dietro la porta. Se resistiamo al movimento che vuole farci crescere (perché non c’è altra certezza nella vita che questa: il cambiamento), sperimentiamo dolore e blocchiamo il naturale anelito evolutivo che si compie attraverso di noi.
Noi siamo gli strumenti dell’evoluzione della Natura e dell’Universo, solo di questo dobbiamo assumerci pienamente la responsabilità. Non siamo ospiti per caso in questo piano di esistenza che ci troviamo a sperimentare, siamo agenti proattivi della trasformazione del mondo. In questo consiste la vera spiritualità, in un’occasione di crescita, non in un dogma o in un sistema di credenze (pur spirituali che siano).
In questo consiste lo Yoga, non nel sapersi mettere a testa in giù e rimanerci per ore. Come Tathata ama ripetere spesso: “ Yoga è vita e la vita è Yoga”.
Lo Yoga, l’Unione con la Coscienza Universale, è una Presenza, è un’esperienza di espansione da incrementare complessivamente, è un viaggio. E più si viaggia leggeri, più si va veloci. Più si mollano le zavorre di automatismi e schemi limitanti, più ci si diverte. Perché in questo viaggio, non c’è nulla di austero. E nuovamente, l’eco delle parole di Aurobindo “Che tutto in te sia gioia, questa è la tua meta”.
|
Da sinistra a destra, Sri Aurobindo e Sri Tathata |
“Non ritirarti dal mondo, agisci nel mondo” è uno dei precetti dei Dharma Sutra di Tathata nonché la base dello yoga integrale di Sri Aurobindo il cui attivismo culturale, politico e sociale lo portò a sperimentare una vita tutt’altro che ascetica. Solo che, quando si entra in connessione con il flusso di energia cosmica (divina, spirituale, universale come ci piace più chiamarla, ma tanto esiste al di là di ogni definizione!), non sei più tu che agisci, ma lei attraverso di te, e dunque non c’è più attrito, nemmeno durante le difficoltà. Perché, affidandosi totalmente (Surrender, altra parola magica di Aurobindo e Tathata), niente alla fine ci appartiene più, e tutto scorre. Tutto va come deve andare, né più né meno. C’è in questo atto del Surrender, resa totale e abbandono, tutta la grandezza propria degli ossimori, perché è un morire (si sacrifica la personalità, si muore all’Ego, si svanisce nel darsi totalmente senza attaccamenti) e un rinascere a nuova vita. Una vita definitivamente libera.
“Quando il ricercatore spirituale riesce a collegarsi alla Coscienza Universale, la Presenza discende su di lui e, nel contempo, sulla Madre Terra. La Presenza spirituale rende completa sia la vita spirituale che la vita nel mondo. Il segreto di ogni cosa è in relazione con questa verità e l’accesso all’incommensurabile ricchezza dalla quale dovremmo poter attingere ne dipende.” (Sri Tathata)
“Per uscire dall’ego serve la forza di volontà, piuttosto che l’atteggiamento. Bisogna volerlo. E il mezzo più sicuro è darsi al Divino. Non tentare di attirare a sé il Divino, ma darsi.” (Sri Aurobindo)
|
Roma, 25-26 Luglio 2015 |
Sri Tathata ha avuto una nascita del tutto particolare: presentava tutti i segni che permettono di riconoscere un Bambino Divino. Ancora giovanissimo, lasciò la sua casa per ritirarsi in solitudine e dedicarsi alle intense pratiche spirituali ed austerità di numerosi anni d'ascesi. La Sua coscienza visse nella fusione completa con l'Assoluto per lunghi periodi e all'apice delle Sue ascesi, mentre si trovava in Samadhi (estasi Divina) Gli furono mostrate dalla Madre Divina, in una straordinaria visione, sia le infinite meraviglie dell'universo che le tremende sofferenze del mondo. Quando uscì dall'isolamento, Egli era pronto ad agire quale strumento perfetto della Volontà Divina.
Da quel giorno in poi Sri Tathata non ha mai smesso di operare per far discendere l'energia del Dharma dalla Sorgente suprema, radicarla e diffonderla nel mondo, istituendo anche un'iniziazione per aprire il cammino alle anime più mature.
Nel 1991 a Sarnath, vicino a Varanasi (Benares), Sri Tathata annunciò il Dharma dei nuovi tempi sotto forma di 49 versetti che portano il nome complessivo di Dharma Sutra. Poi intraprese la costruzione di un grande tempio voluto dal Divino, a Kollur, nello stato del Karnataka. Questo tempio di meditazione, il Dharma Pitha, è stato aperto al mondo il 6 Luglio del 2006. Oggi Sri Tathata si dedica a diffondere il Suo messaggio sia in Oriente che nel mondo Occidentale, ed inizia numerosi discepoli alla vita Divina.
|
Roma, 25-26 Luglio 2015 |
Prendete rifugio nella luce interiore
Ātma dīpa
Ātma sarana
Ananya sarana
Dharma dīpa
Dharma Sarana bhavatha
Diventa la tua luce
Diventa il tuo rifugio
Non rifugiarti in nulla o nessun altro
Trova nel Dharma la tua Luce
Prendi rifugio nel Dharma
Sii una luce per te stesso
|
Roma, 26 Luglio 2015 Dharma Snana |