26 ottobre 2021

Noi siamo le api dell'invisibile | Rainer Maria Rilke


"Il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, dolorosamente e appassionatamente con questa Terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi. 
Noi siamo le api dell'invisibile.  
Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d’oro dell’Invisibile." 

(dalla lettera al suo traduttore polacco Vitold von Hulevicz del 13 novembre 1925).

In questi magnifici versi il poeta Rilke condensa con l'intensità che gli è propria il senso poetico del dialogare con l'invisibile quale compito elettivo non del Poeta in particolare, ma dell'essere umano in generale, a conferma di quanto nella vicenda personale di Rilke-letterato e poeta l'alchimia del processo artistico si sia magistralmente compiuta.
Rilke va sicuramente annoverato tra i poeti Originali, quelli cioè davvero intimi all'Origine, intimi alla sostanza invisibile che ci anima, all'inesprimibile mistero della vita che non tutti i poeti e scrittori scelgono di celebrare con medesima autenticità e coraggio.
Se è vero che la nostra natura essenziale è intimamente poetica, dunque universalmente valida per tutti (occorre solo riscoprirla risvegliandoci dal torpore della coscienza addormentata),  non tutti quelli che scrivono poesie sono automaticamente poeti, per il semplice fatto di porre dei versi in rima o in prosa ben confezionati.

"L'arte fa i versi, ma solo il cuore è poeta". 


Il linguaggio originale di poeti originali vibra a una frequenza che è il diapason del centro dell'universo, il cuore lirico e pulsante di tutta la nostra esistenza. E' in grado di parlare una lingua davvero nuova, rivelatrice, toccante, che risveglia senza violenza o intromissione le parti più nascoste o celate di un luogo forse troppo a lungo disabitato dentro di noi, e ovunque intorno a noi.
Il linguaggio originale di poeti originali è una questione di vita e di morte, non un mestiere letterario, un passatempo.
Lasciarsi toccare anche solo da un verso di tale linguaggio - che è parola nuovamente viva, magica, potentemente silente - può avere effetti inenarrabili sull'intero nostro sistema psico-fisico.
Lasciarsi toccare è ben diverso da cercare di voler capire una poesia. 

Se siete arrivati a leggere fin qui, vi invito nuovamente a farvi avvicinare da questi versi.
Non siete voi a dover afferrare loro, ma loro a venire verso di voi, lasciatevi pertanto cogliere, fate spazio, siate presenti a questo dono. Ricevetelo… 


"Il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, dolorosamente e appassionatamente con questa Terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi.
Noi siamo le api dell'invisibile. 
Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d'oro dell’Invisibile." 





Così come uno scienziato "canonico" raccoglie nell'aspetto visibile del mondo i dati per le proprie ricerche, il poeta nel misterioso invisibile dell'animo umano raccoglie i segnali per ricostruirne l'essenza più vera. Raccoglie sì, ma anche e soprattutto semina

Scrive il poeta e filosofo Ralph Waldo Emerson nel libro Essere poeta:

"L'Universo è l'esternarsi dell'anima. Ovunque sia la vita, essa scoppia in apparenze tutt'intorno. La nostra scienza è sensoriale, quindi superficiale. Trattiamo la terra e i corpi celesti, la fisica e la chimica sensorialmente, come se esistessero per se stessi; ma essi sono il corteo di quell'Essere che noi abbiamo […]
Perché tanta smania di conoscere fatti nuovi? …. Siamo lontani dall'aver esaurito il significato dei pochi simboli che usiamo. Possiamo sempre arrivare ad usarli con formidabile semplicità. Non è necessario che una poesia sia lunga. Un tempo, ogni parola era una poesia. Ogni nuova relazione è una parola nuova. […]  
Ad abbrutire le cose - continua Emerson - è "la dislocazione e il distacco dalla vita di Dio", e il poeta è colui che "rinsalda le cose alla natura e al Tutto", che "volge il mondo in cristallo", "sta un passo più vicino alle cose" e - formidabile questa descrizione emersoniana che richiama l'essenza vitale non artificiale del poeta autentico (essere umano risvegliato, aggiungo) "usa le forme in accordo alla vita, non in accordo alla forma".


Il poeta - così come chiunque abbia riscoperto l'origine profonda della sua natura essenziale non egoica e separativa - instaura con la parola un rapporto inusuale, fertile e non sterile, organico e non meccanico, insieme mistico e carnale apprendendo sulla sua pelle che la parola rivitalizzante della poesia nasconde e insieme rivela un potere misterioso: quello cioè di mostrare l’essenza intima dell'uomo. Parola che scaturisce non da una coerenza logica bensì da una sincerità d'animo, umile ed esterrefatta tanto da metterci a nudo e nutrirci del nettare prezioso che stilla dal silenzio impollinatore.
Tale messa a nudo ci rende più veri e più credibili. Essere credibili, non per forza creduti. Credibili nell'autenticità che rafforza, invece di separare, la relazione con l'altro e con il mondo che ci circonda ("la sensibilità non è donna - scriveva Alda Merini - è umana"!)  approssimandoci a quell'armonia originaria di cui l'essere umano sente nostalgia, suo malgrado. 



La visione poetica non fonda nuove terre nel "mondo delle cose invisibili" volendone affermare l'esistenza solipsistica cadendo nell'opposto di una disincarnazione totale dall'esistenza terrena nel "mondo delle cose visibili". La visione poetica unifica ed integra, celebrando la vita tutta intera, nella sua multidimensionalità invitando i suoi officianti a farsi ponti tra la terra e cielo. Non a caso l'origine mitologica della poesia è orfica per eccellenza, iniziatica, come simbolo ha Orfeo il cantore viaggiatore tra i mondi (visibile e invisibile), colui che per andare a riprendersi l'amata a suon di lira, intraprende il viaggio nel mondo degli Inferi, un viaggio che si rivelerà intimamente trasformativo nella sua chiamata a doversi fidare dell'invisibile, a superare i limitanti confini della natura sensoriale umana e contemplare il mistero con fede (Orfeo non avrebbe dovuto 
volgere indietro lo sguardo verso l'amata Euridice). 

L'uomo che riscopre le sue vere origini, è poeta.
Riscopre che "ha occhi per vedere" … 
Dialogare con l'invisibile non è escludere il "miele del visibile" dalla propria esperienza incarnata nè tantomeno negarlo in una ascesi prematura e ingannevole, piuttosto è essere costantemente in relazione con i due aspetti (assoluto e impermanente) e vivere in pieno la totalità e vastità e ampiezza che ci spettano in quanto esseri umani risvegliati alla coscienza spirituale, il grande alveare d'oro.

Mentre concepivo questo articolo
risuonandomi da giorni i versi di Rilke,
l'universo mi ha risposto così …
Porto Recanati, 24 ottobre 2021 
 


Il lessico preso dal mondo naturale delle api non è certo casuale nei versi di Rilke.
Oltre a garantire la vita stessa di noi tutti su questo Pianeta, le api rappresentano in pieno lo spirito collaborativo del singolo in funzione del gruppo, le api funzionano precisamente come un organismo collettivo, collaborativo e strettamente interconnesso. Sono come un Tutt'uno che si adopera seguendo una dinamica vitale tanto minuziosa quanto preziosa e incredibile.

Rilke, nel libro "Appunti sulla melodia delle cose" riflette sull'arte definendola come "l'amore più vasto e smisurato. È l'amore di Dio. E non le è concesso fissarsi sul singolo individuo che è solo la soglia della vita. Deve attraversarlo. Non le è concessa stanchezza. Per trovare compimento deve agire laddove tutti sono Uno. E quando essa fa dono di questa unicità, ovunque si posa una ricchezza senza fine."

Ovunque le api si posino, non donano forse una ricchezza senza fine?

Per la terza volta riporto i versi di Rilke, lasciando ad essi l'ultima parola affinché risuonino con sempre maggiore intimità in chi si prenderà la premura non solo di leggerli bensì di respirarli, accoglierli, nutrirli nel silenzio e nella voce se vorrete restituirgliela (provate l'effetto di leggerli ad alta voce) e, quando i tempi saranno maturi, incarnarli. 

"Il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, dolorosamente e appassionatamente con questa Terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi.
Noi siamo le api dell'invisibile. 
Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d'oro dell’Invisibile." 





 "Ho fede nella vita,
non per sentito dire
ma per sentito dare" C.M.

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