Non c’è periodo migliore di quello natalizio per lasciarsi ispirare dalla figura di Gesù cercando di coglierne aspetti sempre più “sottili” e, soprattutto, di farne esperienza diretta al di là di ogni possibile speculazione filosofica, religiosa, spirituale. Certo è che il primo passo per compiere qualsiasi esperienza che si voglia il più espansa possibile, è quello di lasciar andare pregiudizi, teorie già acquisite e qualsiasi tentazione a porre limiti logici. Lasciamoci prendere per mano, in questo viaggio dentro gli insegnamenti esoterici dei vangeli, da Paramahansa Yogananda il quale nel bellissimo libro “Lo Yoga di Gesù” conferma che Gesù, così come gli antichi saggi Rishi e maestri orientali, non solo conosceva lo yoga ma impartì gli insegnamenti di questa scienza universale ai suoi discepoli.
La premessa fondamentale è che esiste una Intelligenza universale, il kutastha chaitanya o la coscienza di Krishna delle scritture induiste, che fu pienamente manifesta nell'incarnazione di Gesù come in quella di Krishna e di altri avatar (nel linguaggio induista per avatar si intendono le incarnazioni coscienti del divino per uno scopo determinato). Chi sono dunque, i tanto decantati “figli di Dio” a cui si fa riferimento nei vangeli? Sono tutte le anime che si uniscono a tale intelligenza universale, altrimenti detta coscienza cristica, grazie all'intuitiva realizzazione del Sé .
“Non è l’appartenenza a una chiesa a permettere di accogliere il Cristo, né i riti formali che lo proclamano salvatore senza però consentire di conoscerlo mai veramente. Gesù si accoglie entrando in contatto con lui nella meditazione. Conoscere il Cristo significa chiudere gli occhi, espandere la coscienza e raggiungere una concentrazione così profonda da condividere lo stesso stato di coscienza di Gesù, grazie alla luce interiore dell’intuizione dell’anima”.
Siamo già al punto essenziale dell’esperienza a cui dobbiamo aspirare. Se vuoi conoscere davvero un cosa, diventa quella cosa, diceva Sri Aurobindo, il grande maestro dello yoga integrale. Non c’è metodo migliore di quello dell’immedesimazione per raggiungere una conoscenza diretta, che non rimanga nei regni puramente intellettuali. Ed eccolo, l’invito ripetuto nelle sacre scritture di entrare nel Regno di Dio che è dentro di voi… Dentro, non fuori. Il maestro interiore si svela nel silenzio dell’ascolto cui la meditazione conduce. Solo così “il Consolatore […] insegnerà a voi ogni cosa” (Giovanni; 14,26).
Fondamentale è la distinzione tra Gesù come persona fisica (“figlio dell’uomo”) e Gesù in quanto veicolo in cui si manifestò la coscienza universale, cristica: il Cristo, appunto (“figlio di Dio”). Ed ecco le parole di San Giovanni: “a tutti coloro che lo ricevettero, diede potere di diventare figlio di Dio”. Ricevettero cosa? La coscienza cristica, ovvero l’unione con l’intelligenza universale mediante l’esperienza diretta di unione con il divino (yoga), che si ottiene entrando in comunione mediante la meditazione o, detto altrimenti, immedesimandosi al divino affinché esso non rimanga un puro concetto teologico ma un’autentica esperienza personale.
Tale Unione, che è la quintessenza dello Yoga, richiama anche a una rinascita spirituale in cui possiamo racchiudere il senso profondo del Natale (che è Nascita per antonomasia):
è la risposta di Gesù all'affermazione del Fariseo Nicodemo che aveva espresso la sua fede in Gesù basandosi sull'evidenza dei prodigi da Lui compiuti. Yogananda sottolinea come in queste parole ci sia nemmeno troppo velatamente il richiamo a una “seconda nascita” intesa come risveglio dell’intuizione dell’anima, ovvero di quell'esperienza diretta di accesso alla sorgente cosmica mediante gli stati di meditazione che ridestano l’occhio spirituale, l’“occhio singolo” che altro non è se non la visione intuitiva unificata che nella fisiologia esoterica dello yoga trova corrispondenza nel chakra situato tra le sopracciglia, Ajna o Trikuti.
“La luce del tuo corpo è il tuo occhio. Se il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà ottenebrato” (Matteo; 6, 22-23).
Se la luce risiede nell’occhio singolo, l’ottenebramento risiede nel suo contrario, cioè l’occhio separato, ovvero la dualità, l’illusione della separazione (il velo di maya). Ed ecco che torniamo all'essenza dell’insegnamento yogico di Gesù: l’Unione con la coscienza superiore, spirituale, universale, cosmica, cristica che dir si voglia.
Rispetto alla frase sulla rinascita, Yogananda aggiunge anche che
“con la scelta di queste parole Gesù fa indirettamente capire che la dottrina spirituale orientale della reincarnazione gli era ben nota. Uno dei significati da trarre da questo precetto è il fatto che l’anima deve nascere più volte in corpi diversi finché non si risveglia, realizzando la propria perfezione originaria”.
“con la scelta di queste parole Gesù fa indirettamente capire che la dottrina spirituale orientale della reincarnazione gli era ben nota. Uno dei significati da trarre da questo precetto è il fatto che l’anima deve nascere più volte in corpi diversi finché non si risveglia, realizzando la propria perfezione originaria”.
Di sicuro, non c’è miglior insegnamento delle parole nude e crude di Gesù quali veicoli di una sapienza che sa di antico, eterno, immutabile, rivoluzionario come ogni vibrazione che non si presta ad essere colta con l’intelletto né con una fede cieca e dogmatica, bensì con l’esperienza diretta, complice l’apertura del Cuore (“Beati coloro che hanno il cuore puro, perché questi vedranno Dio, Matteo; 5, 8) e dell’occhio spirituale della visione unificata.
Lo yoga di Gesù è uno yoga fatto di invito alla Presenza, quell'attenzione focalizzata al qui e ora che risuona perfino di echi zen. “Non vi affannate per il domani. Il domani si affannerà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena” (Matteo; 6,34) … e che chiede di compiere soltanto uno sforzo: affidarsi al divino, consacrarsi all'esperienza spirituale e smettere di preoccuparsi, perché dentro a questa resa totale c’è la più grande Forza in azione possibile.
Lo yoga di Gesù è uno yoga fatto di invito alla Presenza, quell'attenzione focalizzata al qui e ora che risuona perfino di echi zen. “Non vi affannate per il domani. Il domani si affannerà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena” (Matteo; 6,34) … e che chiede di compiere soltanto uno sforzo: affidarsi al divino, consacrarsi all'esperienza spirituale e smettere di preoccuparsi, perché dentro a questa resa totale c’è la più grande Forza in azione possibile.
Infine, una curiosità da approfondire leggendo il libro di Yogananda che dà molti spunti interessanti in merito con anche utili citazioni bibliografiche: nel Nuovo Testamento cala una coltre di silenzio sulla vita di Gesù nel periodo tra i 14 e i 30 anni circa, riassunto con la sibillina frase “Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia presso Dio e presso gli uomini” (Luca; 2,52). Yogananda ci suggerisce che in India esiste una tradizione molto radicata e fondata su alcuni racconti tramandati oralmente e su antichi manoscritti secondo la quale i saggi orientale che si recarono a Betlemme dal bambino Gesù erano, in realtà grandi saggi indiani dai quali Gesù sarebbe tornato acquisendo preziosi insegnamenti basati sullo yoga per ridestare, rafforzare e concretizzare la sua divina realizzazione e la missione per la quale era destinato.
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