04 novembre 2014

Estasi, yoga e poesia: Dervisci tourneur e altre meraviglie



Cosa accomuna la mirabolante danza dei Dervisci rotanti alle liriche appassionate di Francesco d'Assisi, passando per la Dakini tantrica Yesghe Tsogyel o Ma gcig Lab sgron, autrice degli iniziatici Canti Spirituali, per non parlare di Santa Teresa d’Ávila e del Venerabile Mila, l’asceta-poeta tibetano tra i più amati dentro e fuori dal Tibet?

Prendo spunto da un bellissimo “spettacolo” a cui ho avuto modo di assistere un paio di volte (di cui una nel luogo di origine, la Turchia): la danza dei Dervisci rotanti. Il preciso rituale che scadenza il ritmo del “semazen” (per il cui approfondimento rimando a pagine dedicate su Internet) mi ha sempre catapultato in uno stato di profonda commovente Bellezza, anche prima di conoscerne qualsiasi retaggio storico, culturale o spirituale che sia. Per certe cose, le istruzioni preliminari non servono, specie se sono “cose” in cui a parlare è direttamente il Divino, o Forza, o Energia, o Coscienza superiore che dir si voglia.

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Quando si lasciano fuori i tradizionali canali di comunicazione (la mente discriminante su tutti), possiamo entrare in contatto con le visioni e le immagini (immagini appunto, non concetti) più fedeli all’essenza della realtà, che si dischiude poeticamente come un grido nel silenzio. 

Non è un caso che il fondatore della confraternita dei sufi dell’Ordine dei Mevlevi, in Turchia, sia un poeta: Mevlana Celaleddin Rumi (vissuto nel XIII sec a Konya).
Non è un caso che lo sia anche Milarepa, il Venerabile Mila, l’asceta-poeta tibetano tra i più amati dentro e fuori dal Tibet e, rimanendo nella tradizione occidentale, non è un caso che San Francesco d’Assisi sia stato cantore di alcuni dei più pregnanti versi che la mistica religiosa contempli. D’altronde, come sempre, basta tornare all’etimologia delle parole per riprendersi cura del loro significato più autentico: poiesis in greco vuol dire “fare”, azione. Un atto poetico è un gesto di intervento sulla realtà molto più concreto di quanto si possa banalmente congetturare. E tutti i più grandi yogi, mistici, guru uomini e donne di fede, lo sapevano bene (la lista completa sarebbe impossibile per la sua ampiezza, ma mi piace citare anche donne come la Dakini tantrica Yesghe Tsogyel o Ma gcig Lab sgron, autrice degli iniziatici Canti Spirituali, per non parlare di Santa Teresa d’Ávila). 

Non c’è altro linguaggio per entrare in connessione con il divino che quello altamente metaforico della poesia che, infatti, “è la cosa più vicina al silenzio”, utilizzando una bella immagine restituitaci da David Grossman. Di nuovo, immagini, non concetti.

I Dervisci sono mirabolanti poeti del silenzio che, nel loro annullamento totale mediante la danza, operano una morte mistica tale per cui il senso dell’Io precipita in una fusione totale con l’Unità (ed eccolo, lo spirito vibrante dello Yoga). Il termine Derviscio è stato tradotto anche come “colui che cerca il passaggio”, ovvero la Grande Soglia tra i mondi, il visibile e l’invisibile, materiale e spirituale, il Cielo e la Terra. Come uno sciamano, si lascia morire compiendo il sacrum facere (sacrificio: fare il sacro) di darsi per un estremo atto d’amore incarnando nel suo corpo l’essenza dell’intero Universo: l’impermanenza.


Rumi viene spesso definito “il poeta dei due mondi” e tale quintessenza liminare che unisce l’alto con il basso, la luce con il buio, il cielo con la terra, lo spirito con la materia, è prerogativa di ogni poetare che non sia filtrato dalla mente ma che scaturisca piuttosto da un diretto ascolto nel quale i versi giungono spontanei come echi nel silenzio. Qualcosa di molto diverso da un divertissement linguistico in cui l’impronta narcisistica mortifica l’estasi in cambio di certo compiacimento estetico fine a se stesso.

Leggi anche questa bellissima poesia di Rumi: Dentro questo nuovo amore muori.


Il sufismo sta allo Yoga come la luna nuova sta alla luna piena. E, per bearci ancora un po’ con le magiche corrispondenze che tessono le trame della vita, lascio che a parlare siano direttamente i due “maestri” che suggellano tale risonanza, e lascio a chi legge la libertà di farla risuonare nel profondo della propria Anima con le armonie che più gli piacciono. Le parole in cui è contenuta questa alchimia sono: Sole, agni, fuoco mistico, Dumo, energia cosmica, Shakti, Kundalini.


“Poi che son servo del Sole vi parlerò del Sole;
notte non sono, né adoratore delle notti, non parlerò di sogni. Come messaggero del Sole e suo interprete, segreti messaggi prenderò da lui e vi porterò la risposta. E poi che vado come sole, brillerò su rovinati deserti, Fuggirò dai luoghi abitati, parlerò deserte parole.

Assomiglio alla vetta di un albero lontano dalla radice: pur ristretto in secca corteccia, parlerò di succoso midollo. Se pur son mela secca son più alto d’un albero; anche se ebbro e sconvolto, dico parole veraci!
Da quando il mio cuore ha sentito il profumo della polvere della sua soglia, ho vergogna anche della polvere sua, non parlo che d’acqua purissima!

Togliti il velo dal volto, ché il volto hai glorioso!
Non permettere ch’io debba parlarti come sotto ad un velo! Se hai il cuore di pietra, io son pieno di fuoco qual ferro;
se assumi trasparenza di cristallo, io parlo di calice e vino! Poi che nato sono dal Sole come il Re Qobad antico,
non sorgerò nella notte, non parlerò di chiaro di luna.” 

(Rumi, Poesie mistiche)


Milarepa


“Al mattino assistete al sorgere del sole: una sfera luminosa emerge lentamente dall’oscurità e il suo splendore finisce per riempire tutto lo spazio. Immergetevi in quella luce come in un oceano di vita che vibra, che palpita… A poco a poco sentirete che state nuotando in quella luce, che vi fondete in essa, che la respirate e la bevete. Lasciatevi assorbire da quella luminosità ino a che le vostre preoccupazioni e i vostri dispiaceri finiranno per dissolversi in essa. Quando avrete imparato a fondervi nella luce, questa vi accompagnerà ovunque. Perciò, ogni giorno e più volte  al giorno, non appena avete qualche minuto, concentratevi sulla luce. Immaginate che l’intero universo con tutte le creature che lo popolano sia immerso nella luce. Equando vi accade di avvertire quella specie di stanchezza e di scoraggiamento che minaccia di togliervi la fede, la speranza e l’amore, pensate a fare questo lavoro con la luce: sarà tale lavoro a ridare un senso alla vostra vita.”

(Omraam Mikhael Aivanhov, Lo Yoga del Sole)


Consigli di lettura

“Canti Spirituali”, Ma gcig Lab sgron, Adelphi

“ Milarepa – Il Grande Sigillo. La Radice della Chiarificazione della Conoscenza Originaria di Mahāmudrā, Mimesis 

“L’amore è uno straniero”, Jalal al Din Rumi, Astrolabio Ubaldini



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