03 febbraio 2016

SCOPRIRE LA MISSIONE DELLA PROPRIA VITA E COMPIERE SCELTE DAVVERO LIBERE

























Quando dobbiamo prendere decisioni, fare delle scelte, compiere delle azioni, dovremmo ricordarci di seguire le tracce dell’anima e non i consigli dell’ego, il che implica di connettersi con un ordine naturale delle cose che non ha niente a che vedere con i dettami discriminanti della ragione basati sui concetti di bello, brutto, giusto, sbagliato, semplice, complicato. Nell'ottica di una giustizia naturale che segue cioè l’ordine primevo delle cose – il flusso ritmico della natura, la grande Madre, l’istinto, le viscere dell’anima selvaggia -, non tutto quello che accade é necessariamente docile, clemente, “pacifico” e rassicurante,  può apparire anzi tremendo, crudele e alla prima incomprensibile. Perché? 

Te lo spiego meglio qui. Leggi tutto l'articolo su QUANTIC MAGAZINE: Scoprire la missione della propria vita: giustizia naturale versus giustizia sociale

Il reame dell’invisibile (lo spirito, l’anima, Dio, Daimon o in qualunque modo si voglia chiamarlo) che permea ogni situazione della nostra vita é la grande Terra di Mezzo dove nascono tutte le immagini performative della realtà, quelle che rendono manifeste le situazioni che andremo a vivere (persone, incontri, esperienze, pensieri ed emozioni dominanti). É soltanto accedendo a questo luogo dove vige l’impermanenza nella morte dell’Io, il disvelamento cioè della sua illusione a sentirsi separato dal Tutto, che si possono compiere scelte davvero libere, in linea con la missione della nostra anima e non sostenute dalla gratificazione della personalità egoica. 


Come fare ad accedere a questa meravigliosa Terra di Mezzo, la Shambhala dei tibetani o la Pandora di Avatar



"Nulla si compie di ciò che è atteso, 
ma un dio trova la via dell’inatteso" 
(Euripide)

India, Varanasi, Holy Festival marzo 2014

“Ti compete soltanto l’agire, non mai i suoi frutti; 
non sia il frutto delle azioni motivo del tuo agire, 
nè sorga in te adesione al non agire” 
(Bhagavadgita)

Sri Lanka, dicembre 2015

“Permanendo nello stato naturale, 
io vado ovunque senza paura” 
(Thónbàn Hlá)

Ecuador, villaggio di Timbirè, aprile 2015
“Perciò si stia rilassati 
in una condizione libera! 
Tutto sia fatto lasciando ogni cosa 
nel suo stato naturale” 
(Ma gcic Lab sgron) 

Lago di Bolsena, agosto 2011

“Non lasciare che la prudenza del mondo 
mormori al tuo orecchio. 
É giunta l’ora dell’inatteso”
(Sri Aurobindo)

Torino, giugno 2014
“Ci vuole più coraggio a farla finita 
che a scrivere un verso nuovo: 
ciò sanno i medici e i poeti”
(Nietzsche)

Sema (cerimonia) dei Dervisci, Istanbul, agosto 2012
"Quando non chiedi niente né al mondo né a Dio, quando non vuoi nulla, non cerchi nulla, non attendi nulla, allora lo Stato Supremo verrà da te inaspettatamente, senza che tu l’abbia invitato! Il desiderio di verità è il migliore fra tutti, ma è pur sempre un desiderio. Tutti i desideri devono essere abbandonati perché la Realtà affiori. Ricordati chi tu sei. Ecco il tuo capitale con cui puoi lavorare. Fallo circolare e ne trarrai notevole profitto. Quando incontri il dolore, la sofferenza, stai lì, non andartene. Non precipitarti ad agire. Non sono né il sapere né l’azione che possono veramente aiutare. Stai insieme al dolore e metti a nudo le sue radici. Il mondo è appeso al filo della coscienza: se non c’è la coscienza non c’è nemmeno il mondo. Quando ti rendi conto che il mondo è una tua proiezione, sei libero dal mondo. L’uomo realizzato sa quello che gli altri conoscono per sentito dire, ma non hanno mai sperimentato direttamente. Ogni cosa esiste nella mente; anche il corpo è l’insieme di un’infinità di percezioni sensoriali che si integrano nella mente, e ogni percezione è uno stato mentale… Sia la mente che il corpo sono stati intermittenti. Il sommarsi di questi momenti di percezione crea l’illusione dell’esistenza. La mente non può sapere quello che c’è aldilà della mente, ma quello che sta aldilà della mente conosce la mente. La fine del dolore non è nel piacere. Quando ti rendi conto di essere aldilà del piacere e del dolore, in disparte ed inattaccabile, allora smetti di inseguire la felicità e se ne va anche il dolore che ne consegue. Perché il dolore anela al piacere e il piacere finisce inesorabilmente nel dolore. La sofferenza è interamente dovuta al fatto che ci attacchiamo a qualcosa oppure facciamo resistenza a qualcos'altro; è segno che non abbiamo voglia di muoverci, di fluire con la vita".  

(Sri Nisargadatta Maharaj)


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