E quando pensi che "qualcosa" a cui tenevi ti sia stata sottratta come una penitenza, prova ad aprire un pugno chiuso e senti che sensazione ti suscita, poi tieniti forte sul palmo della mano ciò che resta... Non tutte le prove della vita sono carezze, ma tutte le carezze iniziano da una prova superata... Esistere non vuol dire resistere, nello stato naturale tutto ci insegna a non durare, a svanire, a fluire, a cambiare, a lasciare andare, ad accarezzare l'impermanenza. Possiamo tenere l'acqua che scorre dentro il palmo di una mano? Fidiamoci dell'incanto che ci vuole potentemente vigili sull'orlo della splendente vacuità delle cose. Non attacchiamoci a niente, siamo già tutto. Siamo soulful, letteralmente "pieni d'anima".
Nello stato naturale niente può essere trattenuto a lungo, perché tutto si trasforma, pensiamo agli elementi e agli elementali - il fuoco, l'aria, l'acqua, la terra - torniamo ad essi ogni volta che ci sentiamo avvinghiati in qualcosa che ci trattiene, che ci "ossessiona", che ci blocca … Il che non vuol dire smettere di coltivare l'arte del turbamento e dell'imprevedibilità, beninteso. Come si può smettere, aderendo a uno stato naturale dell'essere, di divenire tempesta quando c'è bisogno di "tempestare" o di divenire aggressività quando c'è bisogno di bruciare, o di divenire malinconia quando c'è bisogno di ondeggiare? Il punto non è divenire insensibili, ma inarrestabili. Poter fluire nelle sensazioni che arrivano come farebbe una canna al vento, un albero sotto il diluvio universale, un'onda durante un uragano... Scorrere liberandosi del senso di importanza personale sentendoci sostenuti da una Direzione più grande che è l'impronta che lo Spirito imprime alle nostre vite, a tutti indistintamente. Lo Spirito di Eywa in Avatar, lo ricordate? Una comunione fatta di relazioni visibili (la comunità indigena, i legami di sangue e delle famiglie spirituali) e invisibili (avi, antenati, le radici dell’albero della vita), una comunione fatta di solidarietà che inizia in primo luogo nel tessuto spirituale, animico, invisibile della terra e della realtà tutta. Bene, noi siamo collegati continuamente con quella realtà, a volerla ascoltare, a volerla “vedere” con i nostri altri occhi. Di nuovo, Siamo soulful, letteralmente "pieni d'anima".
Il fuoco brucia, arde e trasforma. Sta a noi essere fuoco senza incenerire gli altri ma alitando sulla fiamma della compassione, mantenendo caldo il focolare dell’aspirazione, della fiducia e dell’amore.
L’acqua si adatta a qualunque forma ma ha bisogno di scorrere per non diventare stagnante. Sta a noi essere acqua concedendoci la grazia di rimanere multiformi, di immergerci nelle nostre profondità senza averne paura, con il coraggio femminile della luna che appare e scompare nella ciclicità che le è congenita. Se ci sentiamo a un punto fermo della vita è perché stiamo stagnando, trattenendo qualcosa. Lasciamolo andare, senza dimenticarci di ringraziare.
La terra è fertile ed estremamente ricettiva, è una grande riciclatrice e guaritrice ma ha bisogno del nostro supporto. Noi siamo insieme terra e sostenitori della Terra, semi e frutti simultaneamente. Sta a noi non disperdere le risorse di cui disponiamo mantenendoci vigili in un’attitudine ecocompatibile che sostiene l’anima del mondo … Vi ricordate il “viaggio iniziatico” del protagonista di Avatar? C’è un momento in cui l’Avatar-Jake decide di intraprendere con il sostegno di tutta la tribù dei nativi, la battaglia contro la RDA, la compagnia interplanetaria terrestre per la quale lavorava e che voleva distruggere Pandora. Nell'eroe che ha sposato il richiamo dell’anima, si compie la trasvalutazione dei valori: i nemici da abbattere non sono più i selvaggi, ma gli umani che devastano la Grande Madre. Il cammino del fare anima diviene necessariamente un cammino di ecologia profonda.
Il vento spira trasparente e a volte ululante, possiamo vederne gli effetti sulle cose che smuove, sparge le tracce senza posarsi su nulla. Sta a noi essere vento senza lasciarci travolgere, danzare nell'invisibilità respirandoci a pieni polmoni e sussurrando parole di incoraggiamento. Affidiamo a lui le nostre preghiere e, ancora meglio, i nostri canti e le storie più belle che siamo in grado di raccontare … E ricordiamoci che:
NIENTE VIENE SPRECATO, IN NATURA. L’AMORE DATO TORNA SEMPRE
www.ceciliamartino.it
FUORI DAI LUOGHI COMUNI
FUORI DAI LUOGHI COMUNI
"La cupa foresta di abeti di stendeva tetra su entrambe le rive del corso d’acqua gelato. Gli alberi, squassati da un improvviso vento, si erano liberati dal loro manto di brina e sembravano appoggiarsi l’uno contro l’altro, scuri e sinistri contro la luce del crepuscolo. Un silenzio profondo incombeva su tutta la zona, una zona desolata, priva di qualsiasi segno di vita, immobile, così solitaria e fredda da non poter ispirare neanche il senso della tristezza. Vi si avvertiva quasi un accenno al riso, ma un riso più terribile della tristezza, un riso senza allegria, come quello della Sfinge, un riso freddo come il gelo e che ricordava lo spaventevole aspetto dell’ineluttabile. Era la sovrana e incomunicabile saggezza dell’eternità che scherniva la vanità della vita e i suoi sforzi. Era la foresta desolata e selvaggia del Settentrione dal cuore gelato"
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