Ti voglio libera, pura, irriducibile: tu.
Per me questo è yoga.
Le nostre radici sono in terra e in cielo e il nostro cuore non è di nessuno perché è una finestra spalancata sulle infinite potenzialità dell’essere, il nostro cuore non è di nessuno perché può accogliere tutto, abbraccia la splendente vacuità dell’esistenza nel suo stato naturale.
Non c’è niente di più faticoso che andare contro (contro, non incontro) allo stato naturale, a quel fluire armonico che persevera per intelligenza funzionale all’armonia e non per obiettivi imposti da una volitività soffocante egocentrica (vi dice qualcosa l’ansia da prestazione durante le asana o il non totale abbandono durante la sadhana?).
Lo stato naturale della mente è uno stato di riposo, di vigilanza che è una ricettività più simile a un non fare che a un fare, tuttalpiù prossima alla resilienza ma non allo sforzo di ottenere a tutti i costi qualcosa. Il che non vuol dire inerzia, pigrizia o resa passiva. Tutt’altro: ci vuole molto più coraggio a lasciarsi andare che a mantenere il controllo, ma il coraggio mette in circolo l’energia della resa utile all’ottimizzazione delle nostre risorse interiori, il controllo le blocca, perché ci irrigidisce. Il coraggio di cui parlo è piuttosto simile al Surrender, una fiducia incondizionata che ha come centro propulsore il fulcro da cui pulsa la nostra essenza, il cuore, il battito di tutto ciò che è, il respiro di un momento a cui si presta tutta l’attenzione possibile, la fiducia di un fiore che sboccia senza se e senza ma, senza perché e senza ripensamenti. Sboccia e basta. Siamo nati per sbocciare e, arrendendoci al nucleo divino dell’esistenza, semplicemente ciò accade. Semplicemente, non troviamo quello che cerchiamo perché ci siamo già.
Per me questo è yoga. Il congiungimento con l’essenza di ciò che realmente siamo. L’unione (dalla radice sanscrita “jug” = unire, da cui yoga), non è una questione di polarizzazione di opposti, ma di accoglienza della molteplicità del reale, pur contraddittoria che sia. Che poi è contraddittoria solo da un punto di vista logico mentale, la vastità dell’universo contempla ogni cosa. “Sii plurale, come l’universo!“. Questione di ampiezza, di espansione e contrazione, appunto. Di profondità e movimento, non di stasi, di visione non di concentrazione, di contemplazione ricettiva non di sforzo volitivo. Il che non vuol dire smettere di volere, sognare, desiderare, ma vuol dire farlo da una visuale differente, cambiando prospettiva al fine di non diventare succubi dei nostri stessi sogni, desideri, volontà.
Di’, ti ricordi dei sogni?
quand’erano proprio lì,
davanti?
Che distanza, in apparenza,
dagli occhi!
Sembravano alte nuvole,
fantasmi senza un appiglio,
orizzonti irraggiungibili.
Ora guardali, con me,
eccoli dietro di noi.
Se erano nuvole,
siamo su nuvole più alte.
E se orizzonti, lontani,
ora per vederli,
bisogna voltar la testa
perché li abbiamo passati.
Se erano fantasmi,
senti
sulle palme delle mani,
sulle labbra,
quell’orma ancora calda
dell’abbraccio
in cui smisero di esserlo.
Ci troviamo all’altro lato
di quei sogni che sogniamo,
da quel lato che si chiama
la vita che si è compiuta.
E ora,
da tanto aver realizzato
il nostro sognare,
il nostro sogno è in due corpi.
E non bisogna guardarli,
senza che uno veda l’altro,
da lontano, dalle nuvole,
per ritrovarne altri nuovi
che ci spingano alla vita.
Guardandoci faccia a faccia,
vedendoci nel già fatto
sboccia
da quelle gioie compiute
ieri, la gioia futura
che ci chiama. E un’altra volta
la vita si sente un sogno
tremante, ed appena nato.
Come ho scritto altrove:
“Possiamo portare avanti la nostra rivoluzione silenziosa aderendo al piano cosmico dell’esistenza, scegliendo di rimanere vigili e attenti in ogni momento della nostra giornata, qualunque cosa facciamo possiamo sentirci ispirati da un Potere più grande, illimitato”.
L’evoluzione e l’auto-realizzazione non tende certo alla creazione di individui insensibili, impassibili, senza fermenti interiori, ma la vera vita ci vuole soprattutto liberi. E se ci si sposa con la visuale dell’essere in ciò che si è momento per momento, ogni momento è un forziere di tesori inestimabili. La chiave di quel forziere ce l’hai solo tu. Questo è yoga perché tu, con la tua stessa vita, sei yoga. Devi solo ricordartelo.
Come lo yoga mi ha cambiato la vita
Tutte le poesie riportate in questo testo sono di Pedro Salinas.
10 CONSIGLI DI LETTURA
Ti lascio con questi 10 consigli di lettura, a me particolarmente cari, a mo' di post-it per accudire il tuo forziere.
Pratiche di consapevolezza, Thich Nhat Hanh
Lo yoga nella vita quotidiana, Donna Farhi
Canti spirituali, Ma gcig Lab sgron
Il fuoco liberatore, Pierre Lévy
La voce a te dovuta, Pedro Salinas
Arrendersi al nucleo divino, Eva Pierrakos
Ascolta il tuo corpo. La saggezza de Dao, Andrew Powell, Bisong Guo
Lasciar andare il fuoco. Insegnamenti di un monaco buddista, Achaan Sumedho
Foglie d’erba, Walt Whitman
Zorba il greco, Nikos Kazantzakis
È come se avessi combattuto mille battaglie
E ne avessi vinte altrettante.
Ma a volte la stanchezza di averle combattute
É più forte della gioia di averle vinte.
Ma poi tutto cambia.
I momenti non sono che momenti.
Ed è subito quiete.
(Cecilia Martino)
Articolo della Rubrica "Yoga da un altro mondo", pubblicato su Chandra Surya Yoga il 15 novembre 2017
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