"...A volte la gente mi chiede: "Tu mediti?"
"No", rispondo, "non medito."
Ovvero sì, medito, dipende da come voi definite la meditazione.
Non ho un grafico delle sedute.
Non ho una pratica. Non ho una tecnica.
Sulla mia scrivania non ci sono le foto dei guru.
Non mi dico mai: "Ora sto meditando."
Eppure nel corso della giornata mi trovo immerso nella meditazione.
Rapito dalle sensazioni.
Che meditazione è?
È una pura passione per quel momento…
Così com'è.
È il permesso che ci sia.
Impregno la mia esperienza con la curiosità.
Non aggiungo nulla a ciò che accade.
Non tolgo nulla a ciò che accade.
Senza uno scopo. Senza una ricerca. Senza un ordine del giorno.
Senza entrare in uno stato particolare.
Senza avere una particolare esperienza.
È un vero miracolo.
È una straordinaria banalità di ciò che è.
È una vita vissuta.
In fin dei conti, non è fare qualcosa.
In fin dei conti, è ciò che sono.
È una infantile, spalancata, innocente consapevolezza che ingloba dolcemente ogni suono, ogni immagine, odore, sensazione, sentimento. Mi imprigiona nel "mondo" e abbraccia come una madre abbraccia il suo bimbo.
In tal caso, io sono la madre del mio mondo.
Sono uno spazio dove si conserva la quotidianità.
Sono il silenzio alla base delle cose.
Contengo la gioia e la tristezza.
Non dovrò mai cercare un'esperienza più "viva", più "profonda" o più "spirituale", perché questo banale momento è sacro. È bello. È pieno di beatitudine.
È perfetto. È sempre perfetto.
Ecco il vetro spaccato della fermata dell'autobus.
Ecco uno sconosciuto mi ha guardato con gli occhi pieni di tristezza e di dolore.
Ecco che sento il freddo sulle guance mentre sto andando a incontrare il mio amico.
Prima io meditavo.
La meditazione mi è arrivata nelle ossa.
Ora sono io la meditazione.
Sono uno spazio che tiene il mondo."
(Pavel Costaneto, vk.com)
Sulla mia scrivania non ci sono le foto dei guru.
Non mi dico mai: "Ora sto meditando."
Eppure nel corso della giornata mi trovo immerso nella meditazione.
Rapito dalle sensazioni.
Che meditazione è?
È una pura passione per quel momento…
Così com'è.
È il permesso che ci sia.
Impregno la mia esperienza con la curiosità.
Non aggiungo nulla a ciò che accade.
Non tolgo nulla a ciò che accade.
Senza uno scopo. Senza una ricerca. Senza un ordine del giorno.
Senza entrare in uno stato particolare.
Senza avere una particolare esperienza.
È un vero miracolo.
È una straordinaria banalità di ciò che è.
È una vita vissuta.
In fin dei conti, non è fare qualcosa.
In fin dei conti, è ciò che sono.
È una infantile, spalancata, innocente consapevolezza che ingloba dolcemente ogni suono, ogni immagine, odore, sensazione, sentimento. Mi imprigiona nel "mondo" e abbraccia come una madre abbraccia il suo bimbo.
In tal caso, io sono la madre del mio mondo.
Sono uno spazio dove si conserva la quotidianità.
Sono il silenzio alla base delle cose.
Contengo la gioia e la tristezza.
Non dovrò mai cercare un'esperienza più "viva", più "profonda" o più "spirituale", perché questo banale momento è sacro. È bello. È pieno di beatitudine.
È perfetto. È sempre perfetto.
Ecco il vetro spaccato della fermata dell'autobus.
Ecco uno sconosciuto mi ha guardato con gli occhi pieni di tristezza e di dolore.
Ecco che sento il freddo sulle guance mentre sto andando a incontrare il mio amico.
Prima io meditavo.
La meditazione mi è arrivata nelle ossa.
Ora sono io la meditazione.
Sono uno spazio che tiene il mondo."
(Pavel Costaneto, vk.com)
Nessun commento:
Posta un commento