Porto Recanati |
"È poesia solo ciò che mi monda e mi umanizza". Mi allineo a questa esclamazione del poeta filosofo Waldo Emerson, anzi mi ci inchino. E aggiungo: avere il midollo del mondo nelle proprie ossa, assumere una posizione centrale nell'universo, vivendo nelle sue forme per esibirne lo spirito, affondare per risorgere. Irradiare sensibilità nuova.
Qui non si tratta di rime e sonetti da salotto letterario, ma di ritmo, di ritmo universale, organico e spirituale. Organico E spirituale, non l'uno senza l'altro.
Si tratta di ciò che ci aggrega e meglio ci fa funzionare, di uno stato naturale di accoglienza ed espansività. Di salute. Il dono poetico è un dono di salute, abbandonarsi alla natura delle cose capace di una nuova energia, in accordo alla vita e non alla forma, da cui passa quel reincantamento del mondo che non è patetico, sentimentale, illusionista, buonista o fatalista. È estatico, compassionevole, reale, onesto e partecipativo.
Fare del sentire un'esperienza incarnata, del dire un dare.
Il corpo stesso preghiera e radice.
Posso dare solo ciò che non riesco a dire. Con le poesie che scrivo lascio tracce di vita vissuta, con la poesia che abito, resto nell'orma gigante del solo vivere adesso.
Perché mi sono soffermata sul timbro della parola mestiere, mestiere del dare. Non arte, bensì mestiere...
Il mestiere allude a saperi e sapori antichi, dai ritmi lenti, più naturali, ai pezzi unici dell'artigianato, all'originalità dunque, alle cose fatte con il cuore e non "costruite ad arte" o fatte in serie.
"L'arte fa versi, solo il cuore è poeta".
L'arte del dare sarebbe altrettanto fittizia di un burattino che si prende per un bambino vero (allusione non puramente casuale a Pinocchio!).
Nel mestiere è implicita pazienza, umiltà, radicamento, celebrazione di tradizioni ancestrali, devozione, cura, infinita cura del tempo e non di tempistiche.
Non si può affrettare nulla in natura, non si può accelerare la trasformazione del bruco in farfalla e se lo si fa, intervenendo in qualche maniera, diventa aberrazione. Andare contro natura è la vera aberrazione di qualsiasi acculturamento senza anima, andare contro la naturalezza delle cose, del loro ritmo o Dharma, delle cose così come sono.
Ci vuole fede ad essere mestieranti, coraggiosi come poeti, pazienti come donne gravide, investire nel processo più che nel risultato, senza disperdersi nell'inutilità dello spreco, del consumismo, del superfluo. Il dare non richiede eccessi né esibizionismi. Non ha pretese, si nutre di attese e protende, assorbe e restituisce. È vita donata al mistero di ogni giorno, un passaparola gentile nel sottofondo chiassoso del mondo.
Il decalogo del mestiere del dare
Dare nutrimento a ciò che è invisibile
Dare testimonianza di ciò che si è, non di ciò che si ha
Dare tempo al tempo
Dare spazio al non fare, ovvero, al naturale movimento della vita
Dare alla luce se stessi
Dare sapore alla vita; non significato ma sapore
Dare il segreto che è in ognuno di noi; dare non dire
Dare profondità - spirale - non alto/basso ma espansione
Dare ascolto agli indizi dell'anima (il dio non dice né nasconde, ma indica)
Dare amore - generosità - è il "dare regale".
INTERVISTA A RADIO', 6 MARZO 2021
con MARIAESTER GRAZIANO
"I colori frastuonano, i rumori albeggiano,
le parole si sfrangiano in un oltre.
Questa è la poesia di Cecilia: vita diffusa.
La poesia non va capita ma sentita.
È una possibilità di ascolto profondo.
Cecilia non fa poesia, è poesia.
Fa della poiesis un fare, una scoperta di eterna rinascenza, un’evoluzione a ritroso verso una purezza del sentire originale.
“Il poeta è colui che è abbastanza sveglio da riconoscerlo”
dice Cecilia.
È il dio panico, dionisiaco
che esprime la sua ebbrezza danzandosi addosso.
La poesia è la meraviglia che ti interroga,
è l’arte del porsi domande.
Questa visione così panteistica della parola
prende un sapore del tutto inedito
con questa profetessa della parola in cammino.
La sua stessa gestualità è un ricamo di bellezza".
(Mariaester Graziano)
€ 8,00 |
Nessun commento:
Posta un commento