16 aprile 2016

Yoga, religione e occultismo | Le parole di Swami Vivekananda


Swami Vivekananda (1863 –1902) è stato il principale discepolo del guru Ramakrishna

































“Che diritto ha un uomo di dire che ha un’anima, se non la sente, o di affermare che c’è un Dio, se non lo vede? Se vi è un Dio dobbiamo essere in grado di vederlo; se vi è un’anima dobbiamo essere in grado di percepirla; altrimenti val meglio non credere. E’ preferibile essere ateo che ipocrita”…

Queste parole sono di Narendranath, meglio conosciuto sia in Oriente che in Occidente come Swami Vivekananda, grande maestro indiano di magnetica personalità, fine eloquenza e pregnante spiritualità, il quale sul finire del XIX secolo produsse una profonda influenza in America gettando le basi per la costruzione di quel ponte ideale tra Oriente ed Occidente che, più tardi, avrebbe magistralmente proseguito anche Paramahansa Yogananda.

Riprendendo tra le mani casualmente uno dei suoi libri mi sono imbattuta in pagine di una modernità sconcertante soprattutto alla luce degli eventi a sfondo politico e religioso che stanno accadendo in questo particolare momento storico. Scelgo, pertanto, di riportare direttamente alcuni brani lasciando che a parlare sia lo stesso Vivekananda, certa che chiunque possa trarne le conclusioni che più si addicono alla propria personale evoluzione e, che andando ciascuno per via diretta alla base originaria di ogni cosa – la via che, da oltre 4000 anni insegna lo Yoga in forma di scienza e non di credenza – vi sia l’incontro infallibile con quella beatitudine (Ananda) che ci spetta per diritto di nascita.

I brani che ho estrapolato – inserendovi dei titoli per facilitarne la lettura – sono un po’ lunghi ma vi consiglio di dedicarvi qualche minuto per concentrarvi in essi: vale davvero la pena andare fino in fondo …

Quando ti rendi conto che il mondo è una tua proiezione, sei libero dal mondo.

"Per vedere chiaramente la nostra immagine,
dobbiamo solamente pulire lo specchio" (detto Zen)



CONOSCERE E’ FARE ESPERIENZA DI CIO’ CHE SI VUOLE CONOSCERE

Tutto il nostro sapere si fonda sull’esperienza. In quelle che chiamiamo scienze esatte, si giunge facilmente alla verità, perché si fa appello all’esperienza specifica di ogni essere umano. Lo scienziato non ci chiede di credere ciecamente a qualcosa, ma possiede certi risultati derivanti dalle sue stesse esperienze, e quando, basandosi su di esse, chi chiede di accettare le sue conclusioni, si appella a qualche esperienza che è universale all’umanità. In ogni scienza esatta vi è una base che appartiene all’intero genere umano, così che si può subito constatare la verità o la falsità delle conclusioni proposte.
Ora, possiamo chiederci: la religione ha una base di questo genere, oppure no?
La religione, come generalmente si insegna in tutto il mondo, si fonda sulla fede e sulla credenza, e nella maggior parte dei casi è composta soltanto di differenti gruppi di teorie, ed è perciò che le religioni sono in contrasto fra di loro. Queste teorie a loro volta sono fondate su delle credenze. Un uomo asserisce che vi è un Essere supremo che sta seduto su un trono in cielo, da dove governa l’universo intero, e quell’uomo pretende che io creda a ciò semplicemente perché egli me lo afferma.
Tuttavia c’è nella religione una base di credenza universale dalla quale derivano tutte le differenti teorie ed idee … Ricercando tale base originaria, riconosceremo che esse sono pure fondate su esperienze universali.
In primo luogo, studiando le varie religioni del mondo constatiamo che esse possono venire divise in due classi: quelle che si richiamano ad un loro Libro Sacro e quelle che invece non lo possiedono … In tutte troviamo un punto in cui consentono: che cioè le verità che insegnano sono il risultato di esperienze di alcune particolari persone. Il Cristiano vi chiede di credere nella sua religione, di credere in Cristo, di credere ch’Egli fu l’incarnazione stessa di Dio, di credere in un Dio, nell’anima e in un futuro migliore stato di essa. Se glie ne domandate la ragione , vi risponderà che questa è la sua fede. Ma se si risale alle fonti del Cristianesimo, troverete che esso trae il suo fondamento da esperienze dirette di qualcuno. Cristo diceva di vedere Dio, i discepoli dicevano che percepivano Dio, e così via. Analogamente il Buddismo ha per fondamento l’esperienza di Buddha. Egli sperimentò certe verità, le percepì, venne con esse in contatto, e le predicò al mondo. La stessa cosa può dirsi degli Indù: nei loro Libri Sacri gli scrittori, che sono chiamati rishi o saggi, dichiarano di aver sperimentato certe verità, e queste essi predicano.



Appare così chiaro che tutte le religioni del mondo sono state edificate sull’unica universale e adamantina base di tutta la nostra conoscenza, cioè sull’esperienza diretta. Tutti quei maestri videro Dio; tutti conobbero la propria anima, ne percepirono il futuro e la sua eternità; e predicarono ciò che avevano compreso. Bisogna però osservare un fatto, e cioè che nella maggior parte di queste religioni si afferma stranamente che tali esperienze … furono in altri tempi possibili solo a pochi uomini … che sarebbero oggi divenute desuete e perciò la religione oggi può essere accettata solo per fede. Ora io nego decisamente questo. Qualunque esperienza fatta in qualunque tempo ed in qualunque campo della conoscenza, fu possibile precedentemente milioni di volte e si potrà ripetere eternamente. L’uniformità è una legge rigorosa della natura: ciò che è accaduto una volta può ripetersi sempre.



Simbolo del Sarva Dharma, ciò che unisce tutte le religioni, ovvero la Natura Divina Universale


RAJA-YOGA ED ESPERIENZA DIRETTA

I maestri della scienza del Raja-Yoga dichiarano perciò che … nessun uomo può considerarsi religioso finché non abbia egli stesso avuto le medesime esperienze. Il Raja-Yoga è la scienza che ci insegna appunto come ottenerle. Non serve molto parlare di religione finché tali esperienze non siano state raggiunte.
Perché la storia umana è così piena di lotte, ostilità e litigi intorno al nome di Dio?
Si è sparso più sangue nei secoli in nome di Dio che per qualsiasi altra causa, per il fatto che i credenti erano solo dei fanatici, che non si erano preoccupati di risalire alle origini della loro religione, comprenderla, e metterne in pratica i precetti originari. Essi invece erano solo preoccupati di perpetuare l’esteriorità delle credenze dei loro antenati, senza comprenderle, pretendendo che gli altri facessero la stessa cosa.

“O voi, figli dell’immortalità,
ed anche voi che vivete nelle più alte sfere, la via è stata trovata.
V’è una via d’uscita dalle tenebre: essa è quella che porta
alla percezione di Colui che è al di là di ogni tenebra.
Né ce n’è un’altra” (Shvetashvatara Upanishad, II, 5 e III, 8)

La scienza del Raja-Yoga si propone dunque di offrire all’umanità un metodo pratico e scientifico per pervenire a questa verità. La conoscenza della nostra mente, della natura interiore dell’uomo, del pensiero, non può mai essere raggiunta finché prima non abbiamo sviluppato in noi il potere di osservare ciò che accade nel nostro interno.
La scienza del Raja-Yoga si propone, in primo luogo, di darci i mezzi per osservare gli stati interiori. Lo strumento ne è la stessa mente.

Il potere di attenzione
, se adeguatamente guidato e diretto verso  il  mondo  interiore,  analizzerà  la  mente  e  ci  illuminerà  sulle  sue  realtà.  I  poteri  della  mente  sono  simili  a  raggi  di  luce  diffusa; quando vengono concentrati, illuminano.

LA CONOSCENZA INTERIORE: L’ANIMA UNIVERSALE CHE SI SVELA

Si potrà chiedere: a che giova tale conoscenza? Intanto la conoscenza è in se stessa il più alto premio della conoscenza, ed in secondo luogo, se ne traggono anche dei vantaggi pratici, perché, per suo mezzo, ci sottraiamo alle nostre sofferenze. Quando, analizzando la propria mente, l’uomo si troverà, per così dire, a faccia a faccia con qualcosa che è indistruttibile, qualcosa che è per sua propria natura eternamente puro e perfetto, egli non si sentirà più né triste né infelice. Tutta l’infelicità che è in noi deriva infatti dalla paura e dal desiderio insoddisfatto. Quando un uomo si convince di non poter morire mai, non avrà più paura della morte: quando saprà di essere per sua natura perfetto, non albergherà più vani desideri. E, una volta scomparsi ambedue questi motivi, non vi sarà più sofferenza ma beatitudine, anche in questa vita presente.



C’è un unico metodo per raggiungere questa conoscenza: esso consiste nella concentrazione mentale. Non vi è alcun limite al potere della mente umana. Più essa è capace di concentrarsi e più è grande la sua  potenza che può essere diretta su un argomento. Questo è tutto il segreto. E’ facile concentrare la mente su cose esterne … ma quando la stessa mente è l’oggetto, è essa che dobbiamo studiare; è la mente cioè che studia la mente; … come i più oscuri luoghi rivelano i loro segreti ai raggi penetranti del sole, così anche la mente concentrata su se stessa rivelerà i suoi più intimi segreti. Giungeremo in tal modo a conoscere la base della fede, della vera religione. Scopriremo da noi stessi se abbiamo un’anima, se vi è un Dio o no. Tutto questo ci sarà svelato.

LA META FINALE: L’UNITA’ DEL “DUE IN UNO”

Ecco ciò che il Raja-Yoga si propone di insegnare. La mèta di tutti i suoi insegnamenti è di insegnarci dapprima come concentrare la nostra mente, indi di penetrare nei suoi più intimi recessi, ed infine di trarre deduzioni e conclusioni razionali da tali nostre esperienze. Non importa, a tal fine, a quale religione apparteniamo – se siamo deisti o atei, Cristiani, Ebrei o Buddisti. Tutti siamo egualmente creature umane, e ciò è sufficiente; ogni creatura umana ha il diritto di cercare il perché delle cose e di trovare da se stesso la risposta, se solo vuol darsene la pena. Nessuna fede o credenza è dunque necessaria per studiare il Raja Yoga: esso c’insegna, fra l’altro, a non credere a nulla finché non ce ne rendiamo convinti noi stessi. Parte di questo esercizio è fisico, ma la maggior parte è mentale.

Procedendo vedremo quanto l’anima sia intimamente collegata con il corpo Secondo il Raja-Yoga il mondo esterno non è che l’aspetto grossolano e materiale di quello interiore e sottile. Ciò che è più sottile è sempre causa, ciò che è più grossolano, l’effetto. La mèta ultima e l’obiettivo unico della scienza è trovare l’Unità; l’Uno da cui proviene il molteplice… 


YOGA ED ESOTERISMO

Il Raja-Yoga si propone di partire dal mondo interiore, studiarne la natura e le leggi e giungere per questa via a controllare tanto il mondo interiore quanto quello esterno. Questo tentativo è antichissimo e l’India ne è stata la patria. In Occidente tale via fu chiamata scienza occulta … In India, per vari motivi, questa scienza finì per divenire appannaggio di ciarlatani che distrussero il novanta per cento della vera conoscenza ed ammantarono di segreto il rimanente. Ai nostri giorni in Occidente esistono molti cosiddetti maestri di queste scienze occulte Nel sistema yoga è necessario cominciare dal rifiutare ogni cosa che sia tenuta per segreta e misteriosa. La migliore guida nella vita è la forza e l’energia. … Occorre respingere tutto ciò che tende a renderci deboli, e tutto quanto ci viene incontro ammantato di misteri non fa che rendere più debole il cervello umano. Fu tale degenerazione dell’occultismo a quasi distruggere lo yoga, che è invece in sé una delle più nobili scienze che esistano. Lo yoga non comporta né mistero né pericolo alcuno. Nella misura in cui esso è verità scientifica, lo si dovrebbe predicare nelle pubbliche strade ed in pieno giorno. Esso diventa pericoloso quando si tenta di ammantarlo di misteri. Questo è il potere che lo yogi vuole acquisire, concentrando il potere della sua mente e orientandola verso l’interno; egli cerca cioè di giungere a sapere cosa avviene nella sua anima.
L’uomo che pensa di ricevere una risposta alle sue preghiere ignora che l’adempimento proviene dalla sua propria natura, essendo egli in realtà riuscito, mediante l’atteggiamento mentale della preghiera, a svegliare un frammento dell’infinito potere che giace, raggomitolato, in lui. Così ciò che gli uomini adorano per ignoranza sotto vari nomi, con timore e tribolazione, gli yogi lo spiegano come reale potenza latente in ogni essere, Madre d’eterna felicità.



(Brani tratti da: Swami Vivekananda, Yoga Pratici” Karma-yoga, Bhakti-yoga, Raja-Yoga)

Chiudo con una provocazione. “La radice di tutti i demoni è nella propria mente“, si legge ne I Canti spirituali, la raccolta degli insegnamenti della yogini tibetana Ma cgic Lab sgron, uno dei libri più ispiranti che io abbia mai letto! Se vi sembra una contraddizione rispetto a quanto scritto prima … pensateci bene, anzi. Meditate!


“Nella meditazione della natura non-nata della mente pensieri e immaginazione ne sono le manifestazione; permani nella loro intensità vasta e lucida” (Milarepa)






In Thailandia, 2011


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