05 luglio 2017

ESSERE ORIGINALI NON VUOL DIRE CHE QUESTO: TORNARE ALLE ORIGINI



Essere originali non vuol dire che questo: tornare alle origini. E non c'è luogo più originario dell'anima. Tornare ad essere poeti, perché lo siamo tutti per diritto di nascita! Tornare a deificare la vita, divinizzarla, spiritualizzarla animandola, appunto. Anima, spirito, che pensate che siano? Dove pensate di trovarli? Per amarsi fino in fondo ci vuole coraggio, per avere coraggio ci vuole fede, per avere fede ci vuole volontà, per avere volontà ci vuole conoscenza, per avere conoscenza ci vuole amore per la conoscenza. L'amore è la prima e l'ultima parola. Perché "la riflessione può fare coscienza, ma l'amore fa anima". 

"Non possiamo vedere psicologicamente alcunché 
se non ci lasciamo coinvolgere: 
non possiamo essere coinvolti in alcuna cosa 
se questa non entra nella nostra anima. 
La riflessione può fare coscienza, 
ma l'amore fa anima

(James Hillman)

Una delle passioni che ha coinvolto la mia anima, plasmandola, è sempre stata il viaggio. Scrivere e viaggiare... Ho iniziato per lavoro e proseguito per passione, per Daimon e vocazione. Alternare periodi di movimento a quelli di stasi fa parte del ciclo naturale della Vita e la fortuna di potermelo permettere rientra in ciò che chiamo "destino" e che comporta di sicuro (anche) una buona dose di responsabilità personale e di scelte di vita. Non sono sposata, non ho figli se non il mio Gabriel che vive in Malawi, adottato a distanza, né animali domestici, nutro le mie relazioni personali all'insegna della libertà reciproca, dell'entusiasmo e della condivisione d'intenti, nutro me stessa aderendo il più possibile a quanto mi rende maggiormente felice, gioiosa e creativa affinché possa condividere Bellezza con gli altri. Ho cura di splendere, costi quel che costi, perché siamo venuti al mondo per realizzarci, non per mortificarci. Per fare anima, appunto. Sviluppare talenti e, condividendoli, restituirli al mondo, con gratitudine.


Alba sul mare, Bianco (RC) 
Inutile cercare di seguire le vie degli altri, siamo unici e irripetibili e abbiamo il diritto, oltre che il dovere evolutivo per noi e per chi ci circonda, di trovare quella che risuona di più con noi. Prendere il bello, anzi l'utile, da ogni cosa, situazione, persona - maestro o comune mortale, ma non aggrapparsi a niente e a nessuno se non all'anima selvaggia, al richiamo più intimo che è nostro e nostro soltanto. Non tradirsi mai! Per questo, a chi mi chiede cosa faccio nella vita, amo rispondere semplicemente "La poetizzo, a modo mio".

Il “luogo” delle origini è uno scrigno prezioso dove ciascuno di noi può attingere ciò di cui ha realmente bisogno, accorgendosi presto che non deve andare poi troppo lontano. A dispetto del mio essere sempre in movimento, in viaggio, so che posso sentirmi a casa ovunque e che ovunque è la mia casa. Il mio centro non è fuori, ma dentro di me e, dal momento che il tempo si sgretola anch'esso di fronte alla presa di coscienza di essere eternamente presenti, tutto fluisce senza soluzione di continuità: il mondo che osservo dal finestrino del treno o di un aereo ha l’estemporaneità dell’infinito che è in me, che è in tutti noi. L’impermanenza mi radica più di qualsiasi pretesa di controllo. 


Per questo amo viaggiare e – forse ancor più che le mete di arrivo –  amo i luoghi di transito, le banchine portuali, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, le aree di servizio là dove aleggia più forte il climax di quello che mi piace definire la “malinconia dell’errante”, un sentimento molto vivificante proprio perché ha a che fare con la “morte”, con l’andare e il lasciare andare. Come ho scritto altrove:

“Non provare attaccamento, né paura, né attrazione, né repulsione è la chiave dell’arte del morire, e del vivere, dal momento che sono processi simultanei. Nella malinconia dell’errante non c’è nulla di tutto questo. Non c’è paura, ma coraggio. Non c’è attrazione ma seduzione, non c’è repulsione ma amorevole distanza. C’è la straziante poesia di un’anima che gode della bellezza succinta di un tramonto, o di un’alba o di un stretta di mano sul molo di un porto di mare, o di una rueda gitana attorno al fuoco tremolante di un falò accanto a una pista di atterraggio o a un autogrill. C’è la voglia di continuare il viaggio senza memoria, senza vanità, senza controllo, con tutti i simboli scolpiti nel corpo, forse qualche cicatrice in più e un diario di bordo con molte pagine bianche, perché non usa troppe parole l’amante quando fa l’amore. Fondersi con l’Anima del mondo è un urlo silenzioso che fa lacrimare gli occhi prima ancora di sapere che si sta piangendo per qualcosa, o per qualcuno. E’ non c’è gioia più maestosa di questo struggimento senza meta, senza nome, senza voglia di durare, perfino senza senso”. (tratto da Cecilia Martino, “Saudade, il viaggio dell’anima”)

L’originalità è il talento dell’anima che si svela e ciascuno può, anzi deve, trovare il suo personale canale privilegiato per potersi fare tramite di tanta abbondanza, perché di questo si tratta, di Abbondanza: di amore, gioia, piacere e creatività. Quando si ama si è creativi, entusiasti, tutto sembra più facile, tutto scorre senza sforzo. Ma l’amore per l’integrità di ciò che si è e non che gli altri vorrebbero che tu fossi, richiede spesso scelte coraggiose, alla prima contro-intuitive, poco logiche e apparentemente “crudeli”. Perché scegliere di stare dalla parte della propria anima non ammette compromessi di comodo. La responsabilità di splendere, appunto, dipende da noi e da quello a cui abbiamo scelto di credere (Approfondisci: e tu, chi ti credi di essere?). 



Non è sulla debolezza che bisogna concentrarsi, ma sulla forza di cui disponiamo, una forza interiore che abita il corpo fisico, alimenta i sentimenti e permea i pensieri. Meno condizionamenti lasciamo agire, più questa Forza si attiva in noi, senza sforzo appunto. E’ una forza vitale e cosciente che agisce attraverso di noi, e non malgrado noi. L’unico ateismo possibile è quello di non credere più a questa forza, all'anima umana dentro al corpo umano che spiritualizza la vita e consente di deificarla in ogni suo aspetto. Non esiste alcun dio all'infuori di noi. Il divino è immanente ad ogni cosa. Se non crediamo in dio vuol dire che non crediamo in noi stessi ed è questa fiducia in noi stessi che dobbiamo recuperare e potenziare al massimo livello. Siamo qui per progredire, e l’unico progresso possibile è tornare a nutrirci del nutrimento divino dell’amore. 




Quanto amore ci diamo? Con quale nutrimento (materiale, affettivo, mentale) ci sosteniamo quotidianamente? Ci prendiamo cura del nostro corpo, tempio dell’anima e laboratorio alchemico, oppure lo intossichiamo continuamente con cibo (alimenti, relazioni, pensieri) che appaga ma non nutre? L’appagamento può essere una ricompensa momentanea e una coccola dell’ego (che ogni tanto ci sta pure bene!), ma il nutrimento radica nel cuore le ali per farci spiccare il volo definitivo della libertà. 




Essere originali è lasciarsi ispirare costantemente dall'origine delle cose, dalla loro essenza, dall'Anima, appunto, è essere entusiasti (entusiasmo, dal greco: [en] dentro [thèos] dio. Il dio dentro) e, pertanto, liberi. E’ essere credibili, senza fare nemmeno nulla di così eclatante. La vera originalità non è esibizionismo ma irrefrenabile spinta a trasformare tutta la propria vita in un’opera d’arte fin nei minimi dettagli, senza escludere niente, nemmeno le incombenze della vita quotidiana. Si può scegliere un ideale da perseguire nella vita o di fare di tutta la vita il proprio ideale. Io vi consiglio la seconda strada, con l’augurio di sempre: "che tutto in Te sia gioia, questa è la tua meta" (Sri Aurobindo)


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