Inizio a scrivere qualcosa solo qualche giorno dopo l'inizio del Cammino, avvenuto il 12 agosto dopo i 2 giorni di sosta a Porto. I primi appunti che trovo sul taccuino sono questi, li estrapolo da pagine più lunghe che per ora scelgo di non pubblicare ...
18 Agosto
... Miraggi lontani, come il senso che ostinatamente si vuole dare alla vita.
Più cammino più mi rendo conto che non c'è.
Il senso è un'interpretazione. La vita è così com'è, le cose come sono. Senza perché.
Ogni tentativo di risposta è un fraintendimento.
Più cammino più cala il silenzio su tante domande, cammino soltanto, rido, sorrido, mi commuovo, a tratti ascolto musica, a tratti ascolto il dolore e la fatica in vari punti del corpo, ma non mi soffermo su nulla. C'è un'alba e albeggio, un tramonto e tramonto anch'io, un passo e poi un altro ancora, fino al prossimo chilometro di chissà che cosa.
"No busques problemas, no te metas en lios Mira que la vida sí tiene sentío... " |
Chi sono? domandi. La risposta è il mio corpo, tu conosci le sue leggende, il mio corpo, quello che viaggia in una nube di terra. (Adonis) |
22 Agosto
Il bello di svegliarsi prima dell'alba ed essere già in cammino da 2 ore, muovere il primo passo nel buio, calpestare il crepuscolo e baciare l'aurora, rallentare il passo per spingere lo sguardo un po' più in alto, quando sola con il mio indagare silenzioso mi lascio andare come un irrisolvibile mistero.
Verso Armenteira |
Il bello di svegliarsi prima dell'alba ed essere già in cammino da 2 ore, muovere il primo passo nel buio, calpestare il crepuscolo e baciare l'aurora, rallentare il passo per spingere lo sguardo un po' più in alto, quando sola con il mio indagare silenzioso mi lascio andare come un irrisolvibile mistero.
Shinrin-yoku tra gli eucalipti |
Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine
mancandomi oramai le forze.
Credevo che la strada davanti a me fosse chiusa
e le provviste esaurite.
Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo
in una oscurità pregna di silenzio.
Scopro invece che i tuoi progetti per me non sono finiti.
E quando le parole ormai vecchie muoiono sulle mie labbra
nuove melodie nascono dal cuore.
E dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri
un nuovo paese mi si apre con tutte le sue meraviglie.
(Rabindranath Tagore)
24 Agosto Vilanova de Arousa-Faramello
O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso. (Rumi) |
Ultima tappa prima di Santiago.
Questa meta che ha dato forza ad ogni momento di cedevolezza, stanchezza e sconforto, è lo spirito con cui ha dialogato incessantemente il mio andare, la dimora dell'anima, la cura, il sostentamento, quella pacca sulla spalla che difende la paura con l'incoraggiamento, il ristoro nella penuria, il sorriso dietro al ghigno della disperazione.
È la possibilità di andare, andare avanti sempre, e l'umiltà di sapersi fermare, il coraggio di poter amare le nostre vulnerabilità e quelle degli altri, prima di affidarle a qualcosa che risuona con l'universo intero. Di cadute ne ho avute molte, in questi quasi 300 km a piedi, e altrettanti voli.
Domani non è qualcosa che raggiungo. È un mistero che si compie, e se ce l'avrò fatta sarà stato solo per Amore.
Hasta luego!
P.S. Questa notte prima di Santiago la dedico a chiunque abbia un sogno da realizzare, un'abitudine ostinata da cui liberarsi, una preghiera speciale al divino, la voglia di cambiare, e porto tutto e tutti con me, leggera non come una piuma ma come una rondine.
25 agosto Arrivo a Santiago
L'arrivo a Santiago de Compostela, 25 agosto 2018 |
Gioia pellegrina
L'affanno del viandante
è un mantra silenzioso
che riposa nella gioia
Può darsi che si perda, ogni tanto,
libero di perdersi
perché l'anima non incatena
né in terre battute né in porti sicuri
È un fremito silente
che non lascia tracce
solo passi intonati al creato
di cui è creatura e creatore
L'affanno del viandante
è un mantra silenzioso
che riposa nella gioia
è un mantra silenzioso
che riposa nella gioia
Può darsi che si perda, ogni tanto,
libero di perdersi
perché l'anima non incatena
né in terre battute né in porti sicuri
È un fremito silente
che non lascia tracce
solo passi intonati al creato
di cui è creatura e creatore
L'affanno del viandante
è un mantra silenzioso
che riposa nella gioia
(C.M.)
"ll guerriero della luce ha appreso che Dio
si serve della solitudine per insegnare la convivenza.
Si serve della rabbia per mostrare l'infinito valore della pace.
Si serve del tedio per sottolineare l'importanza dell'avventura e dell'abbandono.
Dio si serve del silenzio per fornire un insegnamento sulla responsabilità delle parole.
Si serve della stanchezza perché si possa comprendere il valore del risveglio.
Si serve della malattia per sottolineare la benedizione della salute.
Dio si serve del fuoco per impartire una lezione sull'acqua.
Si serve della Terra perché si comprenda il valore dell'aria.
Si serve della morte per mostrare l'importanza della vita.
("Il manuale del Guerriero della luce", Paulo Coelho)
No, non è un miraggio. E nemmeno troppo lontano da me. L'essenziale è invisibile agli occhi ma non al cuore |
27 Agosto
Cabo Fisterra, km 0,00 punto focale della Costa da Morte |
Km zero
Mi lascio alle spalle
tutti i chilometri fatti
nessun trofeo, nessun appiglio
mi dò al vuoto dell'infinito
pronta per ricominciare
con un bagaglio d'amore in più
(C.M.)
(C.M.)
Cabo Fisterra, 27 agosto 2018 |
Torino - 3 Settembre 2018 - Il Ritorno ...
Sono partita senza aspettative, senza premesse né promesse, rispondendo - come spesso faccio - a una chiamata più viscerale che di testa, non istinto grezzo a seguire chissà quale vezzo bensì un richiamo dal fondo, come un presentimento...
"Sai a cosa andrai incontro, vero?" Sì, in parte lo sapevo ma tutto quello che è accaduto non aveva modo di esplicarsi diversamente, non era qualcosa di cui io potessi fare esperienza, dovevo esserne coinvolta completamente.
A pochi giorni dal rientro mi ritrovo a coincidere con alcune frasi di un libro che avevo lasciato a metà, in cucina, prima di partire. Lo stavo leggendo ma in Cammino non mi sarei portata libri, figurati! Già per tenere lo zaino sotto i 6 kg ho fatto miracoli! E poi, via zone di confort, libri compresi.
Il libro s'intitola "Alle sorgenti del Gange - Pellegrinaggio spirituale" di H. Le Saux (Abhisiktananda) con brani anche di P. Baumer e Raimond Panikkar.
La parte di libro che mi aspetta al rientro dal Cammino, mentre in cucina attendo la fine dell'ennesima lavatrice con Napisan che rimette in sesto ciò che resta di zaino, sacco a pelo, scarpe e vestiti da caminante... è questa :
"Il sacrificio era consumato. Sulle rive del Gange, alla sua sorgente, l'offerta escatologica era stata celebrata. Tutto ciò che in quei luoghi era stato pregato e cantato, tutto ciò che era stato offerto simbolicamente nel tempio o presso le acque del fiume, tutta la sofferenza dei duri pellegrinaggi, tutto il silenzio e l'austerità degli asceti, tutto ciò era stato infine compiuto nel sacrificio dell'Agnello. ... Era la festa del sacro Cuore, la Sorgente."
"Egli non stava sperimentando: era totalmente coinvolto".
"Non sono più io che raggiungo il reale in fondo a me. Sono i miei sensi, così come il mio pensiero, sono impotenti. E' solo nell'(eclissi) della coscienza che io ho di me che appare la coscienza pura del Sé. Non sono io che colgo il fondo, è il fondo stesso che si rivela nel dissolversi di questo io (periferico). Ciò che è essenziale per l'uomo è di rientrare nel fondo della sua anima, di ritrovare il suo fondo".
"Ciò che importa per la salvezza, o comunque la si voglia chiamare, è la sincerità con se stessi, il volgersi del cerchio all'interno di sé verso il punto d'origine, quanto più possibile. E la salvezza appartiene all'istante: la mia sincerità con me stesso, con ciò che sono in questo momento e non con ciò che ero dieci anni fa. Non è l'adesione ad una formula che salva. La fede è una purificazione, la fede è catartica essenzialmente [...]. La fede è un atto d'eternità, non si origina nel tempo, essa sboccia, semplicemente. L'occasione può essere qualsiasi cosa ... "
"Il mistero interiore mi chiama con una forza lacerante, e nessun essere al di fuori può aiutarmi a penetrarvi e scoprire "per me" il segreto della mia origine e del mio destino"
"C'è sempre il rischio di scambiare dei surrogati di esperienze per l'esperienza stessa: la via del Kevala (solitudine, unità) è terribile nella sua nudità..."
Che sia il Gange o Santiago, il pellegrinaggio ha sempre a che vedere con il morire e con la solitudine salvifica, la morte necessaria a qualsiasi autentica trasformazione, ma non è qualcosa di concettualmente percepibile, no e nemmeno di sperimentabile no. Nemmeno. Accade. Bisogna solo permettere che ciò avvenga, non ostacolare l'accadere di cui spesso fa parte anche la componente di dolore, di fatica, annichilimento. Henri Le Saux la evocava spesso come "angoscia" e mi fa sorridere perché anche il mio amato Heidegger parla di Angst, Angoscia quando sopravviene lo sgomento del quesito esistenziale: "ma perché l'essere e non il nulla?"
"La grandezza dell’uomo
è di essere un ponte e non uno scopo:
nell'uomo si può amare
che egli sia una transizione e un tramonto.
Io amo coloro che non sanno vivere
se non tramontando,
poiché essi sono una transizione"
(Zarathustra, F. Nietzsche)
Ultimo tramonto a Santiago prima del ritorno, 30 agosto 2018 |
Il pellegrinaggio è andare alle sorgenti dell'essere, del mistero della vita, della non-dualità, essere-nulla, morte-vita...
Verso Santiago sono stata sgomenta di tremore, fatica, resistenze, ho dovuto cedere il passo all'arrendevolezza per sopravvivere, per far sì che quella volitività prometeica ancorata alla mia personalità ardesse nel fuoco spirituale germinando vita e vitalità nuova. Ho dovuto accettare con tutte le forze rimaste di morire, di dovermi fermare, di accogliere grazia e amore proprio là dove pensavo ci fosse espiazione. No, nessuna espiazione. Nel momento in cui ho davvero mollato la presa, sono rinata. Sono finita in un auberge dal nome "La Spirale" avvolta nelle cure, nei racconti, negli occhi lucidi, nell'amore di una donna che ha fatto del servizio la sua missione e della sua missione la sua gioia e della sua gioia il suo amore così profuso e incontenibile. Il suo nome è Fatima.
Verso Santiago sono stata sgomenta di tremore, fatica, resistenze, ho dovuto cedere il passo all'arrendevolezza per sopravvivere, per far sì che quella volitività prometeica ancorata alla mia personalità ardesse nel fuoco spirituale germinando vita e vitalità nuova. Ho dovuto accettare con tutte le forze rimaste di morire, di dovermi fermare, di accogliere grazia e amore proprio là dove pensavo ci fosse espiazione. No, nessuna espiazione. Nel momento in cui ho davvero mollato la presa, sono rinata. Sono finita in un auberge dal nome "La Spirale" avvolta nelle cure, nei racconti, negli occhi lucidi, nell'amore di una donna che ha fatto del servizio la sua missione e della sua missione la sua gioia e della sua gioia il suo amore così profuso e incontenibile. Il suo nome è Fatima.
E' stato il giorno dopo Santiago.
L'arrivo alla "meta" segnava per me il tempo del riposo. Di solitudine e raccoglimento, come quando la vita ti passa tutta davanti e tu la vuoi solo lasciare passare. Ma ci si deve poter fermare. Ho raggirato le mie ultime forze per farne carburante, invece si trattava di crollare. Semplicemente. Surrender.
Ed è successo. 12 ore di solo letto, senza albe né tramonti, senza foto da scattare e post da condividere, senza bere né mangiare, senza parlare né salutare, senza chiamarmi con il mio nome. Senza qualità.
Lacrime tra commozione e sfinimento, compassione e liberazione.
Lacrime tra commozione e sfinimento, compassione e liberazione.
Incontri gli occhi di una donna che vedi per la prima volta e scopri che sono lucidi nel momento esatto in cui esclami "So che posso amare le mie vulnerabilità. Mi arrendo".
(Riguardo alle radici pre-cristiane del Cammino di Santiago, un interessante articolo è questo: Il cammino segreto di Santiago, la via pagana dei morti)
Spiaggia Langosteira - Finisterre/Fisterra - 27 agosto 2018 |
C'è uno spazio di silenzio in cui rimanere vigili alla sola presenza.
In quello spazio di non attività ricettiva, stesa nel letto come una morente nel suo giaciglio di tenerezza e crudeltà, tra le gioie e i dolori del Bardo, l'onda di guarigione ha preso il suo corso, senza troppe interferenze.
Salvezza è il mistero che si situa tra ciò che si pensa di poter fare o non fare e ciò che emerge spontaneo quando un'altra fonte ti abbevera.
Salvezza è il mistero che si situa tra ciò che si pensa di poter fare o non fare e ciò che emerge spontaneo quando un'altra fonte ti abbevera.
La fonte dell'essere, la sorgente del sacro Cuore, la conchiglia, la concha tanto cara ai pellegrini di Santiago, me compresa. La conchiglia è uno dei simboli del Cammino e vuol dire la morte dell'ego e il riassorbimento nel vero Sé. Che poi è il simbolo di tutto il Cammino e della vita intera. Perché la vita intera, a sua volta, non è altro che simbolo.
Che poi non c'è Santiago, Varanasi, Sri Pada o Parco del Valentino che tenga: la meta è il cammino stesso.
El camino es la meta, si legge nei molti gadget del Cammino di Santiago.
E allora perché viaggi tanto, Cecilia?
Tu che ami viaggiare, sei una vagabonda, nomade dentro e, quando possibile, fuori ...
Tu che ti aggiri tra i meandri del mondo, raggirando appena possibile la via battuta da miliardi di passi, colta dall'irruenza della via maestra, l'andare errando come anima peregrina salda nelle radici di ogni luogo, sensibile a quella citazione tratta da "Le Onde" di Virgina Woolf che tanto ti piace:
"Sono radicata, ma fluttuo".
"Sono radicata, ma fluttuo".
E ci sarà un tempo per fermarsi. Un tempo che è già cammino.
So che non c'è luogo, strada, mattonella, crocevia, rotatoria, lungomare, porto, autogrill che io abbia oltrepassato in tutta la mia vita, che non fosse un simbolo, un passepartout verso il luogo d'origine, quello essenziale. Come la conchiglia, in fondo.
Ci sono esperienze che è possibile godere con la gioia di un principiante, il forestiero avvezzo a sentirsi a casa ovunque. La lumaca che si ritira in se stessa perché lì è la sua casa, me lo ha ricordato ogni lumaca che ho incontrato lungo il Cammino, e non sono state poche! Le mie tanto care lumache zen!
L'essenziale del viaggiare leggeri è la metafora di un Cammino che inequivocabilmente riduce al minimo le difese, o le amplifica ma non fa differenza. Con il superfluo come zavorra (a livello sia fisico che mentale che emotivo) i chilometri da percorrere sono insopportabili. Lungo il Cammino portoghese con Variante Spirituale ne ho percorsi più di 300 con la domanda fatidica tipo spada di Damocle a più riprese conficcata nei punti più deboli della mia resa. "Ma chi me l'ha fatto fare?"
Dopo la scalata dello Sri Pada in Sri Lanka (5400 scalini in salita, 4 ore a salire e 3 a scendere, ne ho raccontato qui) pensavo di aver compiuto una delle "missioni" più faticose . Poi è arrivato il Cammino di Santiago...
L'essenziale del viaggiare leggeri è la metafora di un Cammino che inequivocabilmente riduce al minimo le difese, o le amplifica ma non fa differenza. Con il superfluo come zavorra (a livello sia fisico che mentale che emotivo) i chilometri da percorrere sono insopportabili. Lungo il Cammino portoghese con Variante Spirituale ne ho percorsi più di 300 con la domanda fatidica tipo spada di Damocle a più riprese conficcata nei punti più deboli della mia resa. "Ma chi me l'ha fatto fare?"
Dopo la scalata dello Sri Pada in Sri Lanka (5400 scalini in salita, 4 ore a salire e 3 a scendere, ne ho raccontato qui) pensavo di aver compiuto una delle "missioni" più faticose . Poi è arrivato il Cammino di Santiago...
"Non è a forza di chiacchiere e di dibattiti che si arriverà a una riforma. Benedetto, al pari di Antonio, andò nel deserto, e Francesco per le strade, senza bisogno di riunire a congresso i monaci della zona" ... Ancora le parole di Le Saux e del suo pellegrinaggio a farmi da cassa di risonanza... E ancora, il controcanto di Panikkar (filosofo, teologo, presbitero e scrittore spagnolo, di cultura indiana e catalana) riferendosi all'esperienza di Le Saux:
"Raggiungere le frontiere dell'essere non è come sperimentare i propri limiti. Impegnarsi completamente in tale impresa, che richiede di sprofondare nella terra del non-ritorno, non è come provare un po' di yoga, di advaita e di tantrismo."
Spesso il mio viaggiare corrisponde proprio a questo sprofondare nella terra del non-ritorno. Corrisponde nel senso letterale, originario del termine: come una risposta a una chiamata. Essere conforme, accordarsi, ecco accordarsi a quella nota dominante che nasce dallo spazio vuoto del silenzio. Non voglio riempire di senso il mio peregrinare, perché ogni aggiunta o tentativo di interpretazione è sempre e solo un fraintendimento, ma ringraziare ogni singolo passo che mi ha condotto nella necessità senza spiegazione del mio destino.
"La gioia non è nelle cose, è in noi" (Richard Wagner) |
Mi piace terminare questa traccia sconclusionata di appunti con una delle frasi del libro "Il Cammino di Santiago" di P. Coelho, letto qualche mese prima di partire per il "mio" Santiago:
"Lo straordinario risiede
nel cammino delle persone comuni"
Una raccolta di foto del viaggio e qualche video puoi vederli a questo link:
UN VIDEO CHE VALE PIÙ DI MILLE PAROLE.
GRAZIE ALLE MIE COMPAGNE DI CAMMINO
ANTONELLA E CHIARA
Altri racconti di viaggio - o meglio - pensieri nomadi,
potete leggerli nella categoria "Viaggi" del Blog
Foto scattata nella famosa Libreria "Lello" di Porto - Agosto 2018 |
Consigli di lettura
€ 15
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Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi
€ 7.5
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€ 13
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Con le varianti per la Costa e per Fatima
€ 19
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€ 17.12
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La ricerca più sacra
€ 17
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Bellissimo articolo, sembra che tu abbia fatto proprio un bel cammino!
RispondiEliminahttps://julesonthemoon.blogspot.com/
Grazie Giulia, o piuttosto il cammino ha fatto il bello che è in me, in noi tutti. Una massima che mi sono portata dietro, anzi dentro, per tutto il viaggio è stata questa "en el Camino pase lo que pase" ... Accade tutto quello che deve accadere, e tutto ...passa! Un abbraccio
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