"Io sono un viaggiatore e un navigatore e ogni giorno scopro una regione nuova nella mia anima" (Kahlil Gibran) Foto ©CECILIA MARTINO |
Niente di meglio, dopo una “tempesta”, che celebrare ciò che resta e il nuovo che avanza seminando intenzioni con i passi della consapevolezza: una bella passeggiata in riva al mare quando ancora il mondo è assopito e tutto sembra vacillare in una dimensione sospesa tra il visibile e l’invisibile, tra il sogno e la realtà, è il primo dono che mi concedo al risveglio. Mi ripeto ad ogni passo che tutto è sogno mentre focalizzo l’attenzione sui tre movimenti al rallentatore di gambe e piedi che la meditazione camminata secondo la pratica buddhista detta Chankamana, prevede: alzo – avanzo – abbasso.
Alzo lentissimamente, avanzo lentissimamente, abbasso lentissimamente – ripeto in silenzio mentre respiro profondamente ma senza forzare e l’odore del mare si fonde con le narici quasi fossero un tutt'uno. L’arenile ancora vergine, soffice ma al tempo stesso consistente, assorbe le mie orme come fossero tatuaggi della splendente vacuità, giusto il tempo di tracciarne le impronte prima che l’abbraccio delle onde le trascini via riportandole nel luogo da dove si sono originate per il gioco divino: il vuoto, Sunya. Insieme a loro lascio che vengano riassorbite tutte le sensazioni, immagini, sentimenti, emozioni, persone, che la mia mente sensoriale proietta in forma di ricordi, immaginazioni, fantasie: tutti questi samskara (impressioni lasciate dalla mente subcosciente) diventano sempre particolarmente intensi per me quando mi trovo davanti al mare o a paesaggi e luoghi molto selvaggi dove sento che il dialogo con tutto ciò che ha composto la trama della mia vita si fa molto più intenso, intimo, loquace, piacevolmente insistente. Spesso prende vita come una sorta di malinconia, intraducibile proprio come le sfumature custodite da questa bellissima parola della lingua portoghese: Saudade!
Nello Yoga del Bardo la malinconia è la prima emozione con cui il “morente” ha a che fare ed è suo compito accoglierla, per non cadere nell'inconsapevolezza o nell'attaccamento a ciò che si deve lasciare andare (luoghi e persone amate, familiari, ricordi) --> Ne ho parlato in quest'altro racconto di viaggio dedicato a Capo Verde.
Nello Yoga del Bardo la malinconia è la prima emozione con cui il “morente” ha a che fare ed è suo compito accoglierla, per non cadere nell'inconsapevolezza o nell'attaccamento a ciò che si deve lasciare andare (luoghi e persone amate, familiari, ricordi) --> Ne ho parlato in quest'altro racconto di viaggio dedicato a Capo Verde.
Nei luoghi di natura è più facile venire in contatto con questa “essenza spirituale” delle nostre vite, essenza composta da tutto il materiale invisibile (in forma di sogni, immagini, ricordi, spiriti guida, avi, ave, antenati, antenate etc.) che contribuisce a scrivere il nostro destino e a restituire il senso delle nostre personali incarnazioni. La Natura racchiude tutti i “luoghi dell’anima” che ciascuno di noi può attraversare venendo a contatto con l’Anima del mondo che è universale, ma nello stesso tempo ognuno di noi può avere uno o più luoghi prediletti dove la sensazione di questa connessione profonda o dialogo transgenerazionale o commozione inspiegabile si fa maggiormente eclatante. Uno dei miei luoghi, ad esempio, se non l’unico ma di sicuro il principale è il mare di Bianco, in Calabria, la terra dei miei avi (ne parlo, anzi "poietizzo" qui, se vuoi approfondire: FARE ANIMA, IL MARE DI BIANCO).
La sabbia delle prime ore del mattino, ancora intatta, ha una consistenza particolare e mentre cammino al rallentatore concentrandomi sul mio scheletro, ne percepisco simultaneamente tutte le sfumature (consistenza, temperatura …) ed ogni sensazione mi riporta a vivere con sempre maggiore intensità, concentrazione e trasporto, l’esperienza della vacuità. Sabbia fresca, divento acqua, sabbia morbida divento terra, sabbia calda divento fuoco, ogni tanto coralli, pietre e conchiglie s’interpongono nel mio camminare e li benedico, divento meraviglia! Il silenzio assoluto del momento intervallato solo da qualche abbaio di cane e dal verso dei gabbiani che roteano sulla mia testa, amplifica la gioia dell’esperienza che, successivamente, avrei riassunto con queste poche parole condividendole sulle mie pagine Instagram e Facebook: "la pienezza della vita attraverso il miracolo del semplice camminare..."
Dal mio Blog: “Un’antica pratica meditativa dei monaci buddhisti Theravada consiste nel camminare lentamente per ore focalizzando l’attenzione sul respiro sincronizzato alla visualizzazione nitida dello scheletro che cammina. Ogni singolo osso deve essere preso in considerazione e ogni minimo spostamento diventa una sorta di risonanza magnetica delegata all’immaginale. La contemplazione dello scheletro, inoltre, ha anche un effetto catartico legato alla morte, non a caso è uno dei rituali usati nei riti d’iniziazione sciamanici, nelle tecniche del buddismo mongolo e del tantrismo” --> Se vuoi continuare a leggere, clicca qui: la contemplazione dello scheletro.
Nel mio hostal a Formentera. Pensiero del giorno: " Io non torno, rimango qui!" |
IL FARO PIÙ ANTICO DI FORMENTERA
Lo stesso giorno – tempo di affittare l’automobile con le mie compagne di avventura – mi avrebbe condotto in un altro luogo magico di Formentera, il promontorio dove si trova il Faro che si erge nell'estrema punta orientale dell’isola, noto come Far de la Mola, il più antico e il più alto dell’isola. Qui le rocce a strapiombo sul mare, che raggiungono un’altezza di 120 metri, regalano un panorama mozzafiato. L’eccezionalità di questa area è confermata dal fatto che tutto il territorio appartenente allo spazio geografico chiamato La Mola, é catalogato attualmente come ANEI ossia Area Natural de Especial Interés (Area naturale di Speciale Interesse). Anche qui mi sono concessa di fondermi con tutte le forze elementali del caso - tra cui la predominante era senz'altro quella eterica del vento! - rimanendo per qualche momento, o per qualche ora (la cognizione del tempo è la prima cosa che si perde quando si entra in contatto con l'istantaneità dell’eterno tempo circolare dell’anima) in silenzio, in ascolto, in meditazione. Nonostante il freddo, il forte vento, la presenza di altre (poche per la verità) persone.
Ogni luogo è una potenza che si attiva in nome della tua bellezza, ogni luogo è uno spirito che vuole mettersi in contatto con te se solo glie ne dai l’opportunità e spesso lo fa costringendoti in situazioni scomode, perché non si può incontrare un dio se non sfidando i propri limiti e andando oltre se stessi. Non ha forse Arjuna incontrato Sri Krishna e appreso l'essenza della perfezione dello yoga in mezzo a un campo di battaglia (Kurukshetra), così come ci riporta la Bhagavad Gita? Andare oltre se stessi vuole dire spesso avere il coraggio di rompere vecchi schemi di pensiero, abitudini, comportamenti, automatismi indotti dalla mente piuttosto che seguire le indomite, inusuali, impreviste, lucidamente folli vie del cuore. Lì dove risiede l'unico atto di fede che rende umani gli dei e divini gli uomini: l'amore.
Ogni luogo è una potenza che si attiva in nome della tua bellezza, ogni luogo è uno spirito che vuole mettersi in contatto con te se solo glie ne dai l’opportunità e spesso lo fa costringendoti in situazioni scomode, perché non si può incontrare un dio se non sfidando i propri limiti e andando oltre se stessi. Non ha forse Arjuna incontrato Sri Krishna e appreso l'essenza della perfezione dello yoga in mezzo a un campo di battaglia (Kurukshetra), così come ci riporta la Bhagavad Gita? Andare oltre se stessi vuole dire spesso avere il coraggio di rompere vecchi schemi di pensiero, abitudini, comportamenti, automatismi indotti dalla mente piuttosto che seguire le indomite, inusuali, impreviste, lucidamente folli vie del cuore. Lì dove risiede l'unico atto di fede che rende umani gli dei e divini gli uomini: l'amore.
"Anche se mi farai perire, ho fede in te"
In ciò che concerne la realtà della vita umana,
si deve accettare il suo aspetto di lotta e di battaglia
che si amplia sino alle crisi più estreme,
come quella di Kurukshetra"
(Sri Aurobindo)
Una leggenda indiana narra che le Divinità si raccolsero in assemblea per decidere dove nascondere il tesoro che rende divino l’essere umano: qualcuno suggerì “in fondo al mare”, ma l’idea fu scartata poiché lo avrebbero trovato. Qualcun altro consigliò “su qualche altissima montagna”, ma anche lì lo avrebbero trovato. Allora fu deciso di metterlo dove l’uomo non l’avrebbe mai cercato: dentro l’uomo stesso.
STAY TUNED: IL RACCONTO DEL VIAGGIO CONTINUA
Se ti sei perso/a le puntate precedenti, leggile qui
You may say I’m a dreamer But I’m not the only one I hope someday you’ll join us And the world will live as one (John Lennon) |
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