13 aprile 2021

Voci poetiche | Sorgente


In serbo per chi si reca alla Sorgente c'è il sorgere del sole.

Sorgente, che Sorge, azione non conclusa bensì in essere. In Essere sì. 
Sorgente, il sostantivo : luogo da cui sgorga qualcosa e centro propulsore dello stesso sgorgare.
La fonte, parola che disseta.
Sorgente, il participio presente: verbo aperto, dichiarante un'abbondanza che nasce, l'agente della nascita, del sorgere, o risorgere.
Allude sempre al sole il linguaggio vibrante che osa parlare di Dio, Dio non come un oggetto (nemmeno di devozione, quello sarebbe solo un concetto) ma come una Direzione.
Ha sempre a che vedere con una scelta, sapere dove dirigere lo sguardo. 
Sapere è vedere, sorgere è visione, sorgente è la fine della sete.
È gioia sorgiva.

Il Rig Veda poeticamente fa riferimento al movimento del ricercatore devoto delle verità spirituali come a una crescita luminosa sino allo stato più elevato dell'essere, grazie all'azione della luce risplendente del sole divino della Verità, di 
"quel Sole di Verità che sta nascosto nelle tenebre" della ignoranza. 
Non sapere (avidya, ignoranza) non fa scorgere la luce della Sorgente. 
Tornare alla sorgente evoca meravigliosamente un ritorno a casa, alle origini, là dove tutto è unito e l'acqua è fluttuante, pura, trasparente, sorgiva, non ancora diramatasi nella molteplicità dei tortuosi sentieri. 
Ma la Sorgente è sempre lì, fresca radura dove prendere rifugio con gentile disponibilità di cuore. Sempre a disposizione, un non luogo a cui l'anima è intimamente prossima, immersa in ricordi che esulano dalle memorie storiche. Che esulano dalle credenze incise sulla pelle. 
È la fine di ogni dramma personale, il perno di un eterno momento di animazione, anima in azione, a riposo nel brodo cosmico, a riposo nella mondanità come cosa tra le cose, semplicemente a riposo. 

Instagram @ceciliaisha




La sorgente - Antonia Pozzi

Al tuo monte
che il vento esilia
dietro siepi di gemme chiuse
risali in sogno:
vinci a strappi il tuo peso tra le pietre.

E nasci
vena bianca nell'attimo d'azzurro,
nudo canto proteso
oltre le nubi
mute.

Ma cada un raggio – ed è risveglio:
in terra
muore a singulti la tua vita effimera.

Acqua di stagno
ti spaventa – ora – la voce
ridestata del vento,
lento ti beve
il sole
tra le canne sconvolte.





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