23 marzo 2022

Test per il controllo delle qualità Yoga



Chiunque intraprenda una ricerca autentica e integrale sulla Via dello Yoga, non tarderà a sentire che tale cammino è molto più che una routine (benché benefica) salutistica a cui delegare possibilità di vigore corporeo, fisico e mentale non indifferenti.
La dimensione spirituale, intimamente etica e connessa a tutta la realtà in cui siamo immersi e incarnati tramite il veicolo del corpo fisico, è l'essenza dello Yoga, una visione integrata, unificata e unificante, spontaneamente poetica, dove tutte le componenti dell'esistenza (sofferenza inclusa) vengono in primo luogo conosciute e riconosciute, comprese nell'indagine di una coscienza risvegliata, accolte e viste per quello che sono affinché si possa continuare a vivere funzionalmente nel mondo, con tutto ciò che questo comporta, senza esserne sopraffatti e senza evadere. Essendo persino felici, appagati e realizzati!
Uno yogi non fugge dalla realtà, bensì vede oltre l'illusione della distorsione di base (il "peccato originale") con cui solitamente si guarda il mondo e le situazioni della vita (ne siamo tutti affetti, è la "malattia" della mente egoica, separativa, bisognosa e condizionata in quantità variabili a seconda di vari fattori, non ultime le tendenze ereditarie).
Caduto il velo di Maya (fuor di metafora,  una interpretazione ingannevole e fuorviante della realtà, in sanscrito Avidya = ignoranza, non conoscenza, opposta a Vidya la conoscenza liberatrice) 
è possibile avere uno sguardo molto compassionevole su ciò che è il nostro cammino su questo pianeta, riscoprirne il senso senza delegarlo a concetti trascendentali astratti e fantasiosi bensì vivendolo pienamente nella vita quotidiana, nei suoi dilemmi, nelle sue contraddizioni, e in tutto ciò che a vari livelli provoca disagio. 
A questo fondamentalmente tende la Sadhana yogica e per questa sua aderenza al complesso armonioso della vita individuale e cosmica è un Patrimonio Mondiale dell'Umanità dichiarato dall'Unesco. Non certo per la perfezione con cui si esegue o meno una posizione fisica! Vale sempre la pena ricordarlo.


Tutti i più grandi maestri dello yoga, e i ricercatori spirituali fuori da ogni definizione (penso a Jiddu Krishnamurti, Thich Nhat Hanh, Sri Aurobindo per esempio)  sono stati uomini intimamente connessi alla realtà del periodo storico che stavano vivendo, spesso coinvolti in prima persona in guerre, carcerazioni e altre movimentate vicende … a testimonianza del fatto che, a un certo livello di maturità e perfezionamento della chiara visione (che è già perfetta così com'è!) i confini tra ciò che è giusto, sbagliato, contaminato o da evitare e ciò che è spirituale, aulico, armonioso e da perseguire, si assottigliano sino a scomparire del tutto.
A un certo punto, cioè, rimane la vita. C'è quello che c'è, momento dopo momento, e tutto quello che ciascuno di noi è chiamato a vivere è l'unica cosa che gli serve, il proprio terreno su cui far sedimentare o coltivare le proprie attitudini. " La benedizione è dove sei", recita il titolo di un libro di Krishnamurti che riporta i suoi ultimi discorsi tenuti a Bombay nel 1985.  “Se vi date con il cuore, la mente e il cervello, c’è qualcosa che va al di là di tutti i tempi: la benedizione. Ma non nei templi, nelle chiese o nelle moschee. Quella benedizione è lì dove siete”.



Il mio primo maestro, colui che mi ha iniziato allo yoga, Giorgio Furlan dell'Accademia Yoga 1969 di Roma, soleva ammonire sempre, specie nei dialoghi informali, circa l'importanza del "lavoro" fatto nel e sul campo quotidiano delle proprie vicissitudini personali (crisi emotive, problemi relazionali, familiari, lavorativi) … In tal senso, ha un grande valore di ricognizione (non di giudizio nè di esame di coscienza con toni moralistici ma proprio di ricognizione, riconoscimento in azione) 
un "Test" che si trova nel suo libro Lo Yoga dei Grandi Maestri - Armonia, Potenza, Saggezza, nel quale si viene invitati a riflettere mensilmente su alcune domande, tra le quali, per esempio:

 "Medito spesso sulla vita e sui suoi valori che sono transitori?"
L'impermanenza può suscitare reazioni molto differenti e diametralmente opposte: paura, fretta di ottenere qualcosa, di accumulare, frenesia, godimento eccessivo dei beni materiali oppure leggerezza, semplicità, recupero di valori essenziali non materialistici, quiete e serenità di fondo …

"Sorveglio le mie parole in modo da non incorrere in frasi dispersive e offensive?"
La consapevolezza di come utilizziamo il linguaggio è incredibilmente potente. Ogni parola emette un suono ancorché un significato codificato, una energia e una vibrazione specifiche. Si può inquinare l'aria che respiriamo anche con ciò che diciamo, non solo con il fumo di sigarette e tubi di scappamento… Tornare ad un ascolto profondo, per esempio, alla mite accoglienza della parola poetica che tutti i più grandi yogi e mistici hanno sempre incarnato, è un dono che ci è sempre concesso.

IN QUESTA FOTO TUTTE LE DOMANDE DEL TEST

Concludo proprio con le parole di Giorgio Furlan, tratte dal libro sopracitato.

"... Non ci rimane che sottolineare ancora una volta il concetto che tutto ciò che è dentro e fuori di noi è solo illusione creata dal corpo mentale non ancora perfezionato. L'unica cosa reale e valida è costituita dalla parte più alta, "l'Atman Cosmico", e il modo per realizzarlo deve essere perseguito dal sincero ricercatore con fiducia e costanza senza negare, ma utilizzando questo aspetto illusorio: la mente. Tale aspetto tende invece a far cadere nell'ignoranza e quindi nella sofferenza colui che ancora non ha percepito l'Essenza del Reale. Prendiamo dunque coscienza della Realtà. Superiamo la barriera distruttiva dell'ignoranza. Allontaniamo da noi la sofferenza e il male, squarciando il velo dell'ignoranza che ci separa dalla Luce. Questo è il sincero augurio di un rapido cammino sulla via evolutiva che diamo a colui che si cimenta, con l'aiuto dello Yoga, nelle prove che il destino gli porrà dinanzi. Diamo al praticante l'augurio che egli possa ottenere armonia, autocontrollo, energia, serenità, saggezza, pace interiore" (Giorgio Furlan) 



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