21 ottobre 2022

3 luoghi comuni legati alla Poesia | Allarghiamo la visione


Per potersi aprire a nuove visioni è spesso utile partire dai principali ostacoli che impediscono di "vedere". 
In ambito poetico ci sono molti luoghi comuni penalizzanti e mortificanti, che limitano l'immenso potenziale benefico insito nella Poesia … Poesia non solo come genere letterario, ma come una diversa maniera di stare al mondo

Tra questi luoghi comuni, tre sono quelli che mi sono più spesso sentita ripetere e, dunque, partendo sempre da esperienze personali via via sempre più dilatate in comprensioni più ampie, mi soffermo su di questi.


1.  Non la capisco

2.  È troppo soggettiva, personale

3.  È “inutile”, sentimentale, astrae dalla vita 



1. "La poesia non mi piace, non fa per me, perché non la capisco…"


Il primo ostacolo in questo presupposto è la considerazione (o presunzione!) che le poesie vadano capite. In questo atteggiamento di partenza, già sviante di suo, c'è un pesante tradimento a quella che è la natura originaria della poesia che andrebbe quantomeno riconsiderata per tentare di porsi in maniera più leale di fronte a un possibile autentico scambio … Andiamo alle origini onto-linguistiche della Poesia: il suo linguaggio peculiare è quello metaforico, analogico, mitologico, evocativo, allusivo, oracolare, vocazionale, celebrativo e, dunque, non chiede di essere capita e non potrà mai essere capita utilizzando un approccio che non corrisponda al suo linguaggio precipuo

Il nostro approccio fruitivo è estremamente condizionato dalla dittatura monologica del logos, del linguaggio logico, razionale, descrittivo, informativo, il quale tendenzialmente vuole portarci a trarre conclusioni, ad afferrare concetti, a catalogare, a interpretare. Niente di tutto questo si addice alla Poesia. Il linguaggio poetico è di natura totalmente differente: muove energie, stimola intuizioni, associazioni, emozioni, invita all’apertura, a seguire i versi, a sentire un ritmo, a respirare .

Quindi, per approssimarsi in maniera più leale all’ascolto poetico, per prima cosa è necessario smettere di voler capire e predisporsi piuttosto a un Sentire.

Interpretare le poesie è in un certo qual modo una violenza per l’animo poetico che risiede nei versi.  Ecco perché … "La poesia non cerca seguaci, cerca amanti" (Federico Garcia Lorca).

Predisporsi a un ascolto differente, gentile e accogliente, che contempla anche l’ascolto corporeo di  stessi nello spazio della ricezione, un atteggiamento non volitivo ma rilassato, disponibile all’apertura, ricettivo e abbandonato. Attitudine del meditante. 

Sarà possibile avvicinarsi a un ascolto carnale delle poesie, e non intellettuale, lasciandoci toccare dalle parole, sentendone il volume sonoro addosso. Incanto fonico dove accade la rigenerazione, lo scuotimento e la libera uscita di emozioni, energie, vibrazioni, suoni dal silenzio.

2. "E' troppo soggettiva, personale". 

In questa affermazione così consolidata nell’immaginario collettivo c’è una parte di verità e una parte di scorrettezza (errore di fondo). Partiamo da quest’ultima ricollegandoci a quanto detto sino ad ora: se la matrice del linguaggio poetico è un verso, una direzione, una eco dell’anima più vicina a una celebrazione che non a un assunto a cui credere, dov’è il piano soggettivo? Non sono forse universali le emozioni (emo-sangue-ciò che fluisce e dà vita al corpo umano) che ci muovono e co-muovono? E, ancora più in profondità, i sentimenti? Sentire è apertura sensibile a ciò che ci rende propriamente umani e, insieme, divini, uniti all'Origine. 
La poesia è il linguaggio universale di ciò che fluisce, di ciò che non si vede ma si sente, del sensibile non intellegibile, del mistero della vita che noi tutti incarniamo in quanto esseri senzienti, dotati di Parola per entrare in comunicazione (come-uno) e relazionarci. 
Pretendiamo di dare spiegazioni logiche a un canto di cui siamo tutti note viventi! Qualsiasi pretesa di definirci, da un punto di vista poetico, è un tradimento alla nostra splendente essenza incomunicabile a parole.

La parte di verità dell’affermazione “è troppo soggettiva” sta nel fatto che non tutti quelli che scrivono poesie sono poeti, o quantomeno poeti originali (origine = anima = aspetto universale), bensì quelli che il poeta Rainer Maria Rilke chiamerebbe “dilettanti”, ovvero i cantori per brama di successo e superficialità di aspirazione, imbevuta così di egocentrismo e personalismo. Quindi, è vero, ci sono poesie e poesie, poeti e poeti… Solitamente, un poetare autentico, mosso da quel centro che ci accomuna tutti, arriva come qualcosa di eterno, di bello e di vero, di inequivocabilmente Vero.
La Bellezza di fondo - quella che scuote e stupisce, libera e salva - arriva come un tremito, non come un concetto. 
Così come c'è una moltitudine di poeti, viventi e trapassati, che non ha scritto nemmeno un verso.
La poeticità è una qualità che emana dal nucleo profondo dell'essere. 



3. "La poesia è astrazione dalla vita, non serve".

A questo luogo comune si associa l'utilizzo con accezione diminutiva del termine "poetico" declinato in sentimentale, romantico, effimero, infondato etc.
La domanda – o forse la provocazione – è d’obbligo: ma di quale vita stiamo parlando? Qual è la vera vita? L'esistere sul piano del divenire fenomenico, condizionato, dualistico,  o dell’essere su un piano differente, unitivo, spirituale?
È utile solo ciò che è ancorato alla materia ma privo di un’anima, oppure la forza delle “cose invisibili” che sostengono l’evoluzione della vita? (Vale la pena ricordare che il 96% del cosmo è composto da materia oscura e da energia oscura …)

C’è sempre più bisogno di poesia in questo mondo "illusorio"  perché un mondo arido, mortificato dalla perdita delle relazioni con l’anima di chi abbiamo di fronte, intriso di virtualità e artificio non può che creare individui sempre più sconnessi, insensibili, disperati, alienati, non creativi, disincantati. E allora domandiamoci: qual è la vera alienazione? La vita ossessionata dalle informazioni e dai contenuti da afferrare, oppure la poesia quale ispiratrice di un modo di vivere intensamente che accoglie il sacro del tessuto relazionale tra sé e l’altro? Il poeta è colui che dice di sì alla vita così com’è, tutta intera, c’è dentro con tutto sé stesso, non fugge le emozioni, le lacrime, le gioie e i dolori, tutto compenetra e tutto canta. È talmente aperto da poter inglobare tutto.
Walt Whitman urlava nel suo canto di gioie: “Mi contraddico? Ebbene sì mi contraddico. Sono ampio, contengo moltitudini…”

Anche solo riconsiderare la lettura di un brano poetico alla luce di tali accorgimenti (a volte solo di questo si tratta, accorgersi!) potrebbe cambiare radicalmente lo scambio e i possibili accadimenti interiori. 


Questo articolo è una traccia tratta da una lezione tenuta giovedì 20 ottobre presso l'Università di Istruzione Permanente di Porto Recanati Uniporto, che ringrazio (nella persona della presidente Marinella Domenella) per avermi invitata a parlare di Poesia e a traghettare l'audace progetto "La Gioia di dialogare con la Voce dei Poeti" in aula, in collaborazione con H'olla - un mare di benessere, spazio olistico dedicato alla cura del corpo e della mente, situato in Corso Matteotti 277.

E' previsto un secondo incontro in data 24 novembre, per gli iscritti a Uniporto. Il tema e l'esperienza diretta verteranno sull'Importanza della lettura ad alta voce:

"Una parola muore appena detta, dice qualcuno.
Io dico che proprio in quel momento inizia a vivere". (Emily Dickinson)

Per ulteriori approfondimenti sul tema Poesia e visione poetica, ci sono molti spunti sul Blog.

Ne segnalo alcuni:

Pratica di lettura creativa, leggiamo poesie come non abbiamo mai fatto fino ad ora

Perché il poeta compone versi? La visione taoista del WU WEI

Le radici organiche della Poesia | 5 spunti di incarnazione poetica

Come tornare alla poeticità naturale della vita

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