Eclissarsi, nascondersi o essere nascosto dalla presenza di un altro, dal passaggio di un evento, di uno sguardo o di un condizionamento.
Non è morire, non è sparire trasformandosi in qualcos'altro nell'eterno fluire, bensì ... eclissarsi: sospensione momentanea, inganno, furtiva sottomissione o tacito compiacimento?
Gli astri inclinano ma non determinano, le illusioni dell'altro lato della medaglia, allertano o svegliano.
Cosa si oscura e viene oscurato?
Chi si nasconde o è mascherato?
L'universo parla per simboli, la logica dell'infinito non pecca di presunzione, è volo di suprema consacrazione.
Eclissarsi, quasi a declinare un invito, farsi da parte e lasciare che l'oscurità passi, di sobbalzo, osservandone l'impermanenza.
Oppure non mostrarsi, velarsi, causa di forza (o di debolezza) maggiore.
Nascondersi non è un innocuo gioco da ragazzi, a nascondino dietro i muri in mattone di case diroccate tra strade polverose di campagna, no.
L'eclissi non è divertente, è sorprendente.
Lasciare che qualcosa o qualcuno facciano ombra, oscurino la luce, tolgano la presenza visibile... Eppure, continuare ad esistere. Testimoniare che a un solo millimetro di universo corrisponde una vita, una coscienza, un'energia che va oltre le apparenze.
L'abbandono è la resa dei coraggiosi: ékleipsis, propriamente “abbandono”, “mancanza”, da ekléipo, “lascio”, “abbandono” (con allusione alla scomparsa del disco solare o lunare).
Vestiti di strati su strati di memoria, troviamo pericoloso scomparire, lasciare andare, mancare sulla scena della rappresentazione anche solo per qualche minuto... Osservare, in bilico tra il noto e l'ignoto.
L'oscurità di passaggio è un modo per vederci più chiaro.
Nessun segno o presagio, gli avventurieri dell'anima senza binocoli e telescopi continuano il loro viaggio.
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Progetto itinerante
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