19 settembre 2019

Il Sogno di Maria Maddalena | Maria Sion Crucitti



Maria Maddalena è per antonomasia Colei che ama. Amante del “Cristo”, ovvero, per estensione metaforica, della Vita, della vita tutta intera ... 
Avete presente la sensazione di quando qualcuno vi abbraccia e voi potete fidarvi, benché l'abbraccio risulti molto ma molto intimo e magari anche un pò stretto, coinvolgente, audace e imbarazzante? Imbarazzante come il richiamo dell’amante pronto a lasciare tutto per seguire la chiamata all'amore.
Ecco, l’audiolibro Il Sogno di Maria Maddalena di Maria Sion Crucitti (Anima Edizioni) per me è stato questo, uno sprofondare tra braccia antiche fatte di seduzione senza malizia, fede senza inganno e gioia senza timore, con il linguaggio più congeniale alla vera natura di chi siamo:  il suono di una voce dolcissima – la voce di Maria autrice e Maria l’archetipo - , una voce pura, apostrofata da melodie intense in simbiosi con una sorta di punteggiatura tra oblio e memoria volta a disorientare le usuali coordinate logico-razionali con cui solitamente si tiene a freno l’intuizione ardita della voce sorgente che ci chiama.
La Voce Sorgente di Maria.
Maria l’archetipo, Maria il controverso personaggio evangelico, Maria la donna, il calice, la fecondatrice. Maria l’autrice, Sion Crucitti, terapeuta del Suono oltre che scrittrice e Insegnante di teatro, maestra non improvvisata di tocchi che risvegliano, traboccante di una sapienza ricevuta ed elaborata nel tempo mediante sperimentazioni personalissime e insieme universali. Non c’è percorso di autoricerca autentica che non sfoci spontaneamente nella percezione immediata del Tutto che ci compenetra.
L'Audiolibro contiene il libro stampato più il CD per l'ascolto

Questo libro è una vera e propria Chiamata. Ne ha tutte le caratteristiche, basta provare. 
Non serve dire né sì né no, ci si mette in ascolto e basta. 
Si può rimanere in silenzio, senza per forza cercare risposte, farsi domande, tantomeno aspettarsi alcunché.


Io ho lasciato che le parole fluttuassero nell'aria della mia camera da letto prima di addormentarmi. Sono state culla e presentimento, ninna nanna e tamburo, tentazione, conforto e abbandono. Ho eletto a momento prediletto quello del passaggio dallo stato di veglia allo stato di sonno, una piccola morte simile a uno svenimento che consente al corpo-mente di rilasciare tutte le tensioni, lo slittamento dalla morsa dell’ego alle carezze dell’Essere, accoccolato nella beatitudine del riposo.
Ho sentito immediatamente come un riassorbimento, la voce narrante mi arrivava simile a una voce non-voce, quasi che un diapason universale stesse entrando in vibrazione diretta e profondissima con parti di me accordandone l’intima timbrica, apportando guarigioni spontanee come è spontaneo il collasso delle parti più dense della materia lasciando agire la forza di gravità.
In un primo tempo ho anche seguito la “storia” del libro, ne ero parte attiva per la verità e non per immedesimazione ma per co-creazione, qualcosa che stava accadendo in quel momento preciso, senza né prima né poi, non una messa in scena ma una messa in atto. Non ascoltavo il sogno di Maria Maddalena ma lo stavo incarnando. Poi mi sono addormentata e il cd ha continuato a fare la sua parte. I giorni, anzi le notti, seguenti, ho continuato con l’ascolto, riprendendo da dove la memoria mi consentiva di ricordare il punto che avevo lasciato con lucidità prima di continuare nel sonno.



La magia perseverava, ogni notte più coinvolgente, intensa eppure riposante. Niente di strano – non illudetevi, non anticipate con le interpretazioni! – niente di strano se non la sensazione commovente di quando forse per la prima volta nella vita senti, perché lo senti non perché te lo dice qualcuno, che sei un essere perfetto, un ingranaggio di amore che merita amore e che non deve fare altro che lasciarsi compenetrare da tanto stupore. Maria Sion Crucitti pone l'accento - o meglio, ci soffia sopra con la disinvoltura feroce di una curandera nel respiro della notte buia dell'anima - su tale amore incondizionato, è l’esperienza cristica per eccellenza (di spirito incarnato dunque non di trascendenza ma di immanenza qui e ora con questo corpo, sangue e carne… ), l’incarnazione poetica di chi ha uno sguardo amante di tutto, di chi dice sì alla vita tutt’intera come piace dire a me parafrasando il sentire di molti poeti e poetesse a me care, inziando da Rilke e Alda Merini.
“A parlarmi dell’umano, nella sua immensità, con l’autorevolezza di una calma che apre in me vasti spazi d’ascolto, sono l’immagine dei morti giovani, e, in modo ancora più incondizionato, puro e inesauribile, la figura dell’amante, ossia di colei che ama. In queste sembianze l’umano mi si mescola sempre nel cuore, che io lo voglia o no. (Rainer Maria Rilke da “La vita comincia ogni giorno” – Corsivi orginali)
Maria Maddalena è per antonomasia Colei che ama. Amante del “Cristo”, ovvero, per estensione metaforica, della Vita, della Verità, della Via.
La Via è la visione del cuore. Il passaggio dall'illusione dualistica alla visione unificante originaria. L’audiolibro dialoga con l’amante che c’è in noi, lo risveglia all'amore puro e inesauribile, incondizionato. 
La voce narrante è voce sorgente allo stato puro, a me arriva come l'ebbrezza di un canto, magistralmente diretto, sorretto, evocato,  sospirato, intimato, respirato dall’Autrice. 

Non c’è voce più simile al silenzio della Poesia.
Tutte le più grandi rivelazioni avvengono a un livello preverbale e prelinguistico e si svelano nell'ascolto e quando si è in uno stato di profondo rilassamento fisico, abbandono e quiete mentale. La trama del libro sposa il potere delle favole e dei racconti iniziatici, ben noto agli sciamani, ai mistici e agli outsider di tutti i tempi. Il fatto che sia un audiolibro conferisce ancora più pregnanza alla dimensione rituale, interiorizzante, intimista, poietica, risanante e salvifica dell’Ascolto. 

Le musiche dell'audiolibro sono di Marco Battistini, Alberto Pallini e Roberto Sossan.



Non si può conoscere e vivere
il Dono che siamo,
sentire la Divinità che abita in noi,
se prima non si è compresa l'illusorietà,
quindi l'inesistenza, del contrario.


(Maria Sion Crucitti)



Il Sogno di Maria Maddalena Voto medio su 3 recensioni: Da non perdere
€ 17,50


L'oscura notte dell'anima vissuta da Maria Maddalena nello "stato di sogno", mostra come spesso l'Amore si manifesti alla creatura con apparente spietatezza, affinché la stessa si risvegli dall'illusione di essere dolore e colpa e rinasca alla Luce.Raggiungere questa consapevolezza è riconoscere il Divino Dono che abita in noi. Questo dono è l'Amore Incondizionato, foriero di Gioia e struggente dolcezza. Libertà che cola nel cuore e lo disseta, trasfigurandolo in una Coppa traboccante di Acqua Freschissima.Gesù, il Cristo, l'Uomo e il Maestro, infuso fra la carne e il cuore di Maria Maddalena, feconda di Vera Vita il suo "calice" — il Santo Graal — ed ella da alla luce se stessa: la Donna, progenie eletta...Ogni donna (ed ogni uomo) ha in sé il Cuore della Maddalena, il suo stesso slancio ad amare senza condizioni, il ricordo arcaico della sua Divina Essenza, e della reale sua funzione nell'Universo




“In ogni tuo contatto ravvicinato e intimo tutto parla di te”



Il Mestiere del Dare
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17 settembre 2019

Andalusia | Anda la luz!



Destino, in lingua spagnola, vuol dire destinazione ...


La luce va, la luce viene, la luce va e viene, la luce è anche quando non si vede, la luce è spiraglio e fessura, può essere luccichio, tremore o abbaglio, la luce è tutto ciò che resta anche nel buio più profondo, è in quel tramonto che sgomitola le ultime preghiere della giornata e ne fa trama di destino.


La vida empieza cada dia

Destino, in lingua spagnola, vuol dire destinazione.

Il destino è una meta irreversibile, non un colpo di fortuna, è sposarsi la vita indossando la propria pelle senza remore né pudori fino all'ultimo giorno di conquista rara, fino all'ultima notte brava, permettendosi l'arrendevolezza del trafficante di tesori. 
Nessuna gioia è diminuita a chi custodisce il destino nel petto con quel senso di ineluttabile necessità feroce ma non crudelecon la mappa dispiegata al vento in tutte le direzioni possibili: nord, sud, est, ovest, sopra, sotto e, soprattutto, dentro.
Ci sono scenari che solo un occhio che ha smesso di voler vedere può cogliere.
Ci sono amori che solo un corpo che ha smesso di voler amare può incarnare. 


Yo no necesito tiempo
para saber cómo eres:
conocerse es el relámpago.
Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
(Pedro Salinas)


Andalusia, Trafalgar 

L'incanto della rivelazione che è, appunto, essere nel canto (in-canto) - Anch'io morirò di canto, come le cicale e i poeti.
"Ci sono momenti così perfetti che tutto tace e le cose, tutte le cose, smettono di avere un nome. 
Non serve chiamarle, sono al loro posto. E ti tengono per mano."
(da
Il mestiere del dare)

Non lasciare che lo sguardo si distolga da ciò che ami. Qualcosa si distoglierà da te, e resterà l'amore
Sotto l'albero di Bajan (il grande Saggio) a Jerez de la Frontera



Sono momenti così simili a una presenza assoluta che il viaggio finisce. Sei lì con tutto ciò che sei, a portare a compimento l'unico destino possibile: vivere.


Anda ya!

Ringrazio l'Andalusia per il cromatismo di cui ha reso partecipe la mia sensibilità, quasi una provocazione costante a tenere bene impressa nel cuore la melodia del viaggio, la naturale malinconia di ogni passaggio.
La luce non ha tonalità che stonano, è coerenza allo stato puro, convoglia raggi e linee e sguardi dimessi in uno stesso punto di raccolta, unifica ciò che il tempo, illusoriamente, disperde.


Non lasciare che lo sguardo si distolga da ciò che ami.
Qualcosa si distoglierà da te, e resterà l'amore.


Anda la luz! 



Come cantavano già i Rishi dell'India più di 4000 anni fa nei Veda, "dalla luce veniamo alla luce torneremo", anzi alla luce - nel presente - torniamo. 

Il principale compito dell'uomo nella vita 
è dare alla luce sé stesso. (Erich Fromm)

Anda ya! Andale! 




Instagram @ceciliaisha

Andalusia, Settembre 2019

elisir d’infinito




Come non adularti o Musa senza volto
che alberghi in me e componi la mia anima
scomponendone i frammenti con arguzie prelibate
ed elisir di eterna giovinezza
Sola io con te mai da sola
sento viva la parola
che non osa ma agisce
come spirito sulla ferita
e innalza ogni mio dubbio incline al suolo
verso mondi lontanissimi
dove s’arresta il pensiero
eppure io sono quel pensiero
E come non ringraziarti
Musa di melodia aromatica
se io ebbra di te rinasco infinite volte
e mi dimentico del buio
che condanna la luce a momenti di tregua
ma è solo un transito che c’insegna
a spostare il tempo un po’ più in là
Assaporo con il palato
il gusto sopraffino di intuizioni ardenti
che spingono la noia fin dove diventa quiete
e la quiete fin dove diventa abisso vibrante
ed è lì che mi fermo a riflettere
con un balzo un po’ più audace della mente.




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“Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Poiché ha la certezza che il suo pensiero può modificare la vita, la sua vita comincia a mutare. Poiché è sicuro che incontrerà l’amore, l’amore compare.” (Paulo Coelho)

Manuale del Guerriero della Luce Voto medio su 14 recensioni: Buono
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Luce - Appunti di Viaggio per la Tua Anima
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04 settembre 2019

Il teatro della crudeltà di Antonin Artaud | Si salvi chi può!

Antonin Artaud nasce il 4 settembre del 1896

La mia prima lezione in Università, anno 1995. 

Tema del corso: Il teatro della crudeltà di Antonin Artaud.
Prime parole pronunciate dal professore, Docente di Storia del Teatro, Franco Ruffini:
"La nostalgia è l’affermazione di una tremenda e del resto ineluttabile necessità".
Le trascrissi con un po’ di soggezione sul mio taccuino e quelli furono gli unici appunti presi quel giorno.
Sullo sfondo bianco e vuoto e ampio a caratteri cubitali risuonavano, solitarie, tali parole.
Più che risuonare, per la verità, tuonavano. Inquietanti come un anatema.
Parole da meditazione.
Potenti di una visionarietà che avrei scoperto in seguito aderire così onestamente a quel controverso anelito che fu Antonin Artaud. Outsider allo stato puro a suo agio nell’utopia e nell’eresia, purezza - pazzia senza fissa dimora, nessuno schema può interessarla, ingabbiarla – docile solo al fremito di silenzio dentro le urla della disapprovazione culturale, storica e religiosa o all’immedesimazione totale del teatro-vita dove qualsiasi comodo ricorso a un'estetica compiaciuta e compiacente scompare per consacrare l’aderenza perfetta dell’arte alla vita.
Nessuna estetica può dimorare a lungo nella spazialità pura di carne e vita nel teatro di Artaud, nessuna finzione possibile. Il corpo non mente ed è dal corpo e nel corpo che lo stratega dell’anima incarnata ostenta tutte le sperimentazioni possibili per arrivare al grado zero di esibizionismo, il nulla immedesimativo del “metodo Stanislavskij”, quel teatro-laboratorio che sfuma nella vita senza troppi convenevoli.
Sì la vita ma quella sagace dei folli, degli analfabeti, non la messinscena dei burattini condizionati da convezioni eterodirette.



“Le idee che ho le invento soffrendole io stesso, passo passo, io scrivo soltanto ciò che ho sofferto punto per punto in tutto il mio corpo, quello che ho scritto l'ho sempre trovato attraverso tormenti dell'anima e del corpo.” (Antonin Artaud)

Allora, chiediamocelo, dov’è il vero teatro della finzione?
Chi sono gli attori e chi i viventi, viventi di vita vera perché capaci di morire, esseri che si muovono in autenticità spiazzanti e anticonformiste che non possono non passare per una rottura radicale dei linguaggi comunicativi. Certo, chiamarli pazzi è più conveniente! Poeti è più romantico e forse fa meno paura. 
Il paradosso è che nel teatro anti-descrittivo per eccellenza di Antonin Artaud ci finisce la “vita vera”, mentre il resto del mondo continua a indossare le maschere della vita sociale, culturale, religiosa, e via dicendo. Una contorsione pre-verbale risvegliante troppo audace, uno spasmo di dolore muto che le immagini in bianco e nero della Giovanna D’Arco di Carl Theodor Dreyer (La passion de Jeanne d'Arc) possono forse evocare meglio di qualsiasi descrizione possibile. Anzi non forse, è certamente così. In questo film considerato a ben vedere l’ultimo capolavoro del cinema muto (anno 1928) Artaud è presente nel ruolo di Jean Massieu (alla fine dell'articolo, posto il video integrale del film)































Il boato anticonvenzionale, illogico, poietico divampa nelle affermazioni di Antonin
Artaud,
profeta dell’oscurità rischiarante più che della luce già preconfezionata:

 
“Il linguaggio razionale grammaticale moderno attuale è  
troppo approssimativo con la sua maniera di stringere con chiarezza un falso soggetto esso obbliga a edificare soltanto nel repertorio delle cose chiare, ossia già rischiarare invece di andare a cercare nell’oscuro” … 

“Io so che quando ho voluto scrivere ho fallito le parole e questo è tutto. E non ho mai saputo niente di più. Che le mie frasi suonino in francese o in papuano è proprio ciò di cui m’infischio. […] Ma che le parole gonfiate dalla mia vita si gonfino poi da sole a vivere nel b a – ba dello scritto. È per gli analfabeti che scrivo”. (Antonin Artaud)




La crudeltà del teatro-poesia-vita di Artaud è più una ferocia che una crudeltà in senso psicologico del termine. È la necessità che muove in natura e che non ha criteri di buono e cattivo, giusto o sbagliato. Segue un ritmo, il vento sbuffa e può essere carezzevole o fomentare fuochi, è feroce ma non crudele.
Un vulcano in eruzione, un temporale che tuoneggia e fulmina, un uragano o uno tsunami, una tigre che sbrana la preda, è ferocia non crudeltà. Sposarsi a tale “bellezza” di turbamento è il richiamo dell’anima e la nostalgia non è che la sua solleticante ancella. I poeti non sono nostalgici per eccesso di passato, ma per mancanza di passato.
Nascono e muoiono in un presente che scelgono di sposare integralmente - eccola, la crudele ferocia! - e la nostalgia che indossano la spogliano con le parole che rilasciano, dopo aver compiuto senza indugio ma per "ineluttabile necessità" il rito sacrificale supremo: quello della rottura del silenzio con la parola-narrazione.
Ed ecco perché non tutte le parole fanno anima.

Certe parole dicono, certe altre danno. 
Certe parole chiacchierano, certe altre … rivelano. 
Il Poeta non sbaglia perché non ha paura di morire.
Si salvi chi può.  

“Si salva, però, l'uomo, che ha riconquistato la propria immortale libertà, e ha superato la soglia della colpa  sfidando Dio e il suo giudizio.” (Antonin Artaud)





illogicaMente, Cecilia Martino, prima edizione Il Filo, Roma 2006

Tanto mi rimasero impresse le parole dei miei primi appunti sul teatro di Artaud - senza capirle fino in fondo ma prendendole con me (comprendendole) come una promessa di intuizione, presentimento o avvertimento - che, più o meno 10 anni dopo, trovarono il loro spazio di riconoscimento e celebrazione nel libro illogicaMente, la mia prima raccolta di poesie che mi accingevo allora a pubblicare.
L’avvertimento non tardò a compiersi, e dura tutt’ora perché il non sense di un Poeta è sempre un grido trasfigurato che dimora nelle domande per lasciare risposte sempre nuove alla vita.

 “In ogni poesia vi è una contraddizione essenziale. La poesia è molteplicità triturata e che restituisce fiamme. E la poesia, che riporta l'ordine, risuscita dapprima il disordine, il disordine dagli aspetti infiammati; essa fa scontrare tra loro degli aspetti che riconduce a un unico punto: fuoco, gesto, sangue, grido.” (Antonin Artaud)


FILM MUTO LA PASSIONE DI GIOVANNA D'ARCO (1928)









Per Farla Finita col Giudizio di Dio
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IllogicaMente
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