«Satire of a Satyr» di Francesco Vezzoli (2011): testa in porfido rosso del XVIII secolo con testa autoritratto contemporanea |
Bella immagine, quella dell'opera di Francesco Vezzoli "Satira di un Satiro", dissacrante e sacralizzante al tempo stesso perché non c'è niente di più spiritualizzante dell'ironia. Il mondo dell'invisibile non può essere contattato con le solite metodiche razionali, gli spiriti amano la danza, la musica, i ritmi dei tamburi, la poesia e l'arte in generale perché è nel gioco erotico creativo che si accende la passione dell'anima, il daimon fumantino che non vuole essere analizzato, bensì amato, celebrato, ritualizzato, con gesti di sana follia e rivoluzionaria disobbedienza.
Disobbedire è rompere gli schemi egocentrici per accedere al regno del Grande Possibile, là dove il mistero (il mondo invisibile, gli spiriti, l'anima, il divino, l'universo o come ci piace di più chiamarlo...) si svela non certo come calcolo matematico, o forme categoriche razionali che tendono a separare e giudicare con valori morali, piuttosto come danza del caos primigenio che rende complici e amanti gli opposti, come formule magiche che danno respiro (pneuma) all'anima. Il primo passo per entrare in questo respiro è dialogare con l'anima nella sua integrità, accogliendo, amando, danzando, celebrando, i luoghi oscuri dell'infero animico così come quelli più luminosi. Non c'è differenza. E' tutto dentro di noi, siamo sposi e spose del nostro corrispettivo amante sotterraneo e celeste in una intimità che è immanenza, e che è magia.
Disobbedire è rompere gli schemi egocentrici per accedere al regno del Grande Possibile, là dove il mistero (il mondo invisibile, gli spiriti, l'anima, il divino, l'universo o come ci piace di più chiamarlo...) si svela non certo come calcolo matematico, o forme categoriche razionali che tendono a separare e giudicare con valori morali, piuttosto come danza del caos primigenio che rende complici e amanti gli opposti, come formule magiche che danno respiro (pneuma) all'anima. Il primo passo per entrare in questo respiro è dialogare con l'anima nella sua integrità, accogliendo, amando, danzando, celebrando, i luoghi oscuri dell'infero animico così come quelli più luminosi. Non c'è differenza. E' tutto dentro di noi, siamo sposi e spose del nostro corrispettivo amante sotterraneo e celeste in una intimità che è immanenza, e che è magia.
Il satiro a cui Vezzoli fa la linguaccia che pare anche un ammiccamento erotico (o almeno, io ci vedo questo ma ciascuno può farsi ispirare dalle immagini lasciandosi trasportare dall'ispirazione personale), che altro è se non la sua anima selvaggia, quel lato oscuro che poi oscuro non è affatto che ci richiama all'integrità del nostro essere vasti e complessi come la Natura? Mi viene in mente una frase di Pessoa che amo particolarmente: "Sii plurale, come l'universo". E nell'Universo c'è spazio per tutto. E allora, il mio augurio per oggi è questo: siate plurali, saggi ma anche satiri, bardi e cantastorie, danzate furiosamente con i vostri demoni, amateli o fate loro una linguaccia. Ve ne saranno allo stesso modo grati!
Su Tuttolibri La Stampa: Vezzoli, ma com'è gioioso il nichilismo.
Su Tuttolibri La Stampa: Vezzoli, ma com'è gioioso il nichilismo.
Serapide, misto di Osiride e Api, identificato con Ade, Zeus e Asclepio. Foto scattata al Museo Egizio di Torino - mostra "Il Nilo a Pompei" (visitabile fino al 4 settembre 2016) |