26 settembre 2019

Martin Heidegger | In cammino verso il linguaggio



Koto ba, petali che fioriscono dal messaggio rischiarante della grazia rivelatrice

Il 26 settembre 1889 nasceva Martin Heidegger.
Indagatore delle profondità pre-verbali dell'esserCi (Dasein),dell'essere-al-mondo come un'apertura, dell'essere prima di ogni entità manifesta, Heidegger ha accompagnato la fioritura della mia intimità poetica fin dagli anni dell'università, quando ancora alcuni suoi azzardi linguistici mi arrivavano più come un presentimento che come comprensione compiuta. 



A quel presentimento devo tanto, devo tutto. 
La capacità di spiazzarmi proprio là dove il mio pensiero logico si tendeva al massimo in uno iato quasi carnale, ha reso per me Heidegger uno di quegli enigmi che mi hanno accompagnato per tutta la vita fino a che, a un certo momento, senza che me ne sia resa conto, si è risolto da sé. Perché - cantando insieme a Rilke, poeta caro tanto al filosofo del Dasein quanto alla sottoscritta - lasciandosi accadere la vita, la vita risponde sempre
Heidegger per me è stato, ed è tutt'ora, un confidente spregiudicato non tanto della possibilità di "parlare diversamente", quanto della disponibilità a sposare un "pensiero altro". 
In alchimia tali nozze suonerebbero come "matrimonio mistico". 




Martin Heidegger. Più non lo capivo, più mi attirava. 



Mi richiamava a sé con gerghi simili a una lingua inventata, cosmologie grammaticali in cui smarrivo qualsiasi senso precostituito nell'abitudine descrittiva di "dare nomi alle cose"  dimorando nell'incompiutezza di un orizzonte crepuscolare in cui le parole tornano suoni, tuonano come tamburi o tintinnano come cimbali di un cerchio sacro di pellegrini attorno al fuoco. 
Abitare lo spaesamento, l'altro dono dell'Unheimlichkeit heideggeriano, un "perturbante" di freudiana memoria in cui la componente psichica del rimosso-ombra dirada in un campo di abbandono dove è la luminosità a compiere il lavoro, a proclamare la prima e l'ultima parola, il Silenzio. Un campo che Heidegger suggerisce con una metafora boschiva, la radura luminosa (Lichtung), un neologismo a cui il poetare pensante del poeta-filosofo-vate affida il tocco rischiarante della "luminosità", una Verità che sorge dal non-nascondimento (Aletheia ἀλήθεια) più che da una coerenza logica (Logos). 



Heidegger ha tenuto sempre acceso in me il fuoco, il fuoco della chiara visione, della cura per la parola, quella non nata, quella che feconda, quella che germina silenzi più che affrettare conclusioni, che tacita la mente e apre il cuore, che concede spazio perché si fa spazio, atemporale eppure carnale, come può essere il timbro che rimane nell'aria dopo la fioritura dei ciliegi... 
In una parola, la Poesia, o meglio, Dichtung, la Poeticità spontanea insita nell'essere. 
Heidegger, acuto contemplatore delle semplicità dell'Origine, non può che intrattenersi a lungo e con compiacimento mai saturo di arrivo ma piuttosto di pazienza, con l'estetica giapponese - così prodiga di essenzialità. E in quel suo a mio avviso Capolavoro qual è il libro "In cammino verso il linguaggio", dialoga con terminologie che sono fenditure d'anima, lasciando che le intuizioni non vengano raggiunte dal ricercatore, piuttosto affiorino dall'indagine stessa. Non si tratta per Heidegger di fare esperienza del linguaggio, ma di lasciare che il Linguaggio parli. E in questo "lasciare" c'è tutto lo spessore ricettivo dell'ascolto, tanto caro all'attitudine meditativa dei mistici che Heidegger ha sicuramente annusato, se non proprio abbracciato totalmente. Non a caso viene citato anche da Jean Klein, maestro spirituale iniziato alla tradizione dell'Advaita Vedanta.



"Il linguaggio nella sua essenza non è né espressione né attività dell'uomo. Il linguaggio parla. Noi ricerchiamo ora il parlare del linguaggio nella poesia. Ciò che si cerca è, pertanto, racchiuso nella poeticità della parola".
(Martin Heidegger)



"Il vero pensiero spontaneo sorge soltanto quando siamo liberi dal volere, dall'attendere e dall'anticipare. Questo è ciò a cui Heidegger si riferiva come «aspettare senza aspettare». Nulla è cercato. Vi è soltanto essere, soltanto ascoltare senza proiettare nulla [...].
Il pensiero spontaneo, l'azione spontanea, sono estetici, etici e funzionali. Ma l'ego si affaccia e dice: «Fammi un po' vedere se sono d'accordo con questo pensiero», e così ci cacciamo in qualche struttura, in uno schema. Se lei si osserva, vedrà quanto spesso pone in questione qualcosa che aveva spontaneamente compreso. 
(Jean Klein, da La naturalezza dell'essere)

Voglio concludere questo estemporaneo omaggio ad Heidegger proprio con una di quelle "aperture al mondo" che tanto esplicitano il potere rischiarante della parola poetica, di quel Dire originario (Sage) che parla la lingua del dare più che del dire

Koto ba, petali che fioriscono dal messaggio rischiarante della grazia rivelatrice. 


Katsushika Hokusai - Goten Hill at Shinagawa on the Tokaido (Tokaido Shinagawa Gotenyama)


“Colui che ha praticato intimamente il non-agire è tranquillo come la baia, silenzioso come il deserto, pacato come la melodia. [...] Ciò che fa si che le cose siano cose non è limitato dalle cose; tutte le cose hanno i loro limiti propri; è quel che si chiama il limite delle cose; [...] Ciò che si chiama la pienezza e il vuoto, la decadenza e la diminuzione; contenuto nella pienezza e nel vuoto, il Tao non è pienezza né vuoto; contenuto nella decadenza e nella diminuzione, il tao non è né decadenza né diminuzione”. (Chuang-tzu) 




CITAZIONI DI MARTIN HEIDEGGER



Se teniamo desto in noi l’abbandono di fronte alle cose e l’apertura al mistero, potremo raggiungere quella via che conduce ad un nuovo fondamento, ad un nuovo terreno. 

L'uomo è il pastore dell'essere.


Lo spazio fa spazio. 
Fare spazio significa sfoltire e render libero, liberare un che di libero, un che di aperto. Solo quando lo spazio fa spazio e rende libero un che di libero, lo spazio accorda, grazie a questo libero, la possibilità di contrade, di vicinanze e lontananze, di direzioni e limiti, le possibilità di distanze e di grandezze.
Si tratta ora di capire come l'uomo è nello spazio e non è nello spazio come un corpo. L'uomo dispone dello spazio. Diciamo infatti "fare spazio" per lasciare libero e, cedendo del proprio spazio, facciamo essere qualcun'altro. 
L'uomo non ha un corpo e non è un corpo, bensì vive il suo corpo vivente. 
L'uomo vive, vivendo come-corpo, e così è ammesso all'aperto dello spazio e da lì soggiorna in una relazione col prossimo e le cose. 
Il fare-spazio è la libera donazione del luogo dove si manifesta Dio, da dove gli dei sono scappati, luogo in cui il manifestarsi del divino a lungo ritarda. 
In ogni caso gli spazi profani sorgono sullo sfondo di spazi sacri.




Il poetare pensante è, in verità, 
la topologia dell'essere.
Essa gli indica il villaggio dove dimora la sua essenza. 


Intestazione nel mio libro "illogicaMente", Aracne editrice, Roma 2018



Leggi anche, dal Blog:
Cosa rimane alla fine della vita? Ciò che resta è la lingua della poesia






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25 settembre 2019

Il ritmo delle quattro stagioni secondo il Dao | AUTUNNO




L'autunno è la stagione della frutta matura e dei raccolti pronti per la mietitura. 
La temperatura scende gradualmente e il vento comincia a farsi  più forte. 
Il qi yang inizia a muoversi verso l''interno, facendo sì che le foglie degli alberi cambino colore e cadano. 
Anche il qi-corpo si ritira, lasciando il passo allo yin.
Alzatevi con il sole e andate a letto presto. 
Poiché il clima diventa rigido c'è il pericolo di cadere preda di stati di agitazione emotiva; è assolutamente necessario, quindi, restare calmi e tranquilli, perché il qi deve essere salvaguardato in vista dei successivi mesi invernali.


Nella vita non raccogli ciò che semini, raccogli ciò che curi

Questo è il momento buono per accrescere il qi con una pratica regolare di qigong, o di arti marziali e meditazione
Poiché il tempo rinfresca, cambiate al momento giusto il vostro abbigliamento e indossate sempre abiti asciutti, assicurandovi che piedi e gambe siano al caldo. Copritevi gradualmente per evitare improvvisi surriscaldamenti che potrebbero spingere il qi yang in superficie. 
Allo stesso modo, evitate cibi piccanti che potrebbero avere lo stesso effetto. 
È preferibile consumare cibi acidi che trattengono qi, ortaggi come pomodori e frutti come le mele e i kiwi. Altri alimenti come vino di crisantemo, semi di sesamo e miele, in particolare, aiutano lo yin a crescere.


(Tratto da Ascolta il tuo corpo - La saggezza del Dao) 


 




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Quando nasce, l’uomo è debole e flessibile; 
alla morte è forte e rigido.
Tutte le creature – l’erba, gli alberi – 
da vive sono tenere e fragili, 
alla loro morte sono secche e appassite.
Perché ciò che è forte e rigido è seguace della morte, 
ciò che è debole e flessibile è seguace della vita.
Perciò se un esercito è forte, viene distrutto; 
se un albero è forte, viene tagliato.
Ciò che è forte e rigido è posto in basso, 
ciò che è debole e flessibile è posto in alto.

(Lao Tzu)



Piccolo promemoria:


Mentre l'energia yang (attività) è dedicata al "fare", la caratteristica principale dello yin (ricettività) è invece quella di "essere".
Lo yang senza lo yin è un deserto. Lo yin senza lo yang è un mare morto. 
Yin e Yang agiscono sempre insieme perché la loro funzione è quella di rigenerarsi in continuazione reciprocamente. 
All'interno del corpo umano, l'aspetto yang è rappresentato dal qi (energia in costante movimento) e quello yin dal sangue.
Si potrebbe riassumere l'interrelazione armonica tra le due energie come un giusto equilibrio tra attività e riposo, armonia fra corpo e mente. 
Il principio fondamentale è che all'interno dello yang si può sempre trovare lo yin e all'interno dello yin si può sempre trovare lo yang. Distinti ma non separati.
Nel cosmo non ci sono nette divisioni tra una dimensione e l'altra, c'è solo un unico flusso di energia. Infatti, nel mezzo del giorno (tra le 11 e le 13) nasce il piccolo yin, definito shaoyin nei testi taoisti. Tra le 23 e l'una di notte, nasce il piccolo yang. 


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rifugio me

Quando piovono e s’insinuano sulla terra
germogli di appariscente felicità
odori facili nelle sensazioni premature
ebbrezza fuorviante nell’aria irreale
quando uno scomodo sussulto m’assale
volubilmente inarrestabile
Io sono il mio rifugio
e basta un solo moto del
cuore che pensa
lucidamente attratto dal
niente è come sembra
per fermare l’immobilità sacra
del lasciare fluire il mondo
da fuori
a dentro




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19 settembre 2019

Il Sogno di Maria Maddalena | Maria Sion Crucitti



Maria Maddalena è per antonomasia Colei che ama. Amante del “Cristo”, ovvero, per estensione metaforica, della Vita, della vita tutta intera ... 
Avete presente la sensazione di quando qualcuno vi abbraccia e voi potete fidarvi, benché l'abbraccio risulti molto ma molto intimo e magari anche un pò stretto, coinvolgente, audace e imbarazzante? Imbarazzante come il richiamo dell’amante pronto a lasciare tutto per seguire la chiamata all'amore.
Ecco, l’audiolibro Il Sogno di Maria Maddalena di Maria Sion Crucitti (Anima Edizioni) per me è stato questo, uno sprofondare tra braccia antiche fatte di seduzione senza malizia, fede senza inganno e gioia senza timore, con il linguaggio più congeniale alla vera natura di chi siamo:  il suono di una voce dolcissima – la voce di Maria autrice e Maria l’archetipo - , una voce pura, apostrofata da melodie intense in simbiosi con una sorta di punteggiatura tra oblio e memoria volta a disorientare le usuali coordinate logico-razionali con cui solitamente si tiene a freno l’intuizione ardita della voce sorgente che ci chiama.
La Voce Sorgente di Maria.
Maria l’archetipo, Maria il controverso personaggio evangelico, Maria la donna, il calice, la fecondatrice. Maria l’autrice, Sion Crucitti, terapeuta del Suono oltre che scrittrice e Insegnante di teatro, maestra non improvvisata di tocchi che risvegliano, traboccante di una sapienza ricevuta ed elaborata nel tempo mediante sperimentazioni personalissime e insieme universali. Non c’è percorso di autoricerca autentica che non sfoci spontaneamente nella percezione immediata del Tutto che ci compenetra.
L'Audiolibro contiene il libro stampato più il CD per l'ascolto

Questo libro è una vera e propria Chiamata. Ne ha tutte le caratteristiche, basta provare. 
Non serve dire né sì né no, ci si mette in ascolto e basta. 
Si può rimanere in silenzio, senza per forza cercare risposte, farsi domande, tantomeno aspettarsi alcunché.


Io ho lasciato che le parole fluttuassero nell'aria della mia camera da letto prima di addormentarmi. Sono state culla e presentimento, ninna nanna e tamburo, tentazione, conforto e abbandono. Ho eletto a momento prediletto quello del passaggio dallo stato di veglia allo stato di sonno, una piccola morte simile a uno svenimento che consente al corpo-mente di rilasciare tutte le tensioni, lo slittamento dalla morsa dell’ego alle carezze dell’Essere, accoccolato nella beatitudine del riposo.
Ho sentito immediatamente come un riassorbimento, la voce narrante mi arrivava simile a una voce non-voce, quasi che un diapason universale stesse entrando in vibrazione diretta e profondissima con parti di me accordandone l’intima timbrica, apportando guarigioni spontanee come è spontaneo il collasso delle parti più dense della materia lasciando agire la forza di gravità.
In un primo tempo ho anche seguito la “storia” del libro, ne ero parte attiva per la verità e non per immedesimazione ma per co-creazione, qualcosa che stava accadendo in quel momento preciso, senza né prima né poi, non una messa in scena ma una messa in atto. Non ascoltavo il sogno di Maria Maddalena ma lo stavo incarnando. Poi mi sono addormentata e il cd ha continuato a fare la sua parte. I giorni, anzi le notti, seguenti, ho continuato con l’ascolto, riprendendo da dove la memoria mi consentiva di ricordare il punto che avevo lasciato con lucidità prima di continuare nel sonno.



La magia perseverava, ogni notte più coinvolgente, intensa eppure riposante. Niente di strano – non illudetevi, non anticipate con le interpretazioni! – niente di strano se non la sensazione commovente di quando forse per la prima volta nella vita senti, perché lo senti non perché te lo dice qualcuno, che sei un essere perfetto, un ingranaggio di amore che merita amore e che non deve fare altro che lasciarsi compenetrare da tanto stupore. Maria Sion Crucitti pone l'accento - o meglio, ci soffia sopra con la disinvoltura feroce di una curandera nel respiro della notte buia dell'anima - su tale amore incondizionato, è l’esperienza cristica per eccellenza (di spirito incarnato dunque non di trascendenza ma di immanenza qui e ora con questo corpo, sangue e carne… ), l’incarnazione poetica di chi ha uno sguardo amante di tutto, di chi dice sì alla vita tutt’intera come piace dire a me parafrasando il sentire di molti poeti e poetesse a me care, inziando da Rilke e Alda Merini.
“A parlarmi dell’umano, nella sua immensità, con l’autorevolezza di una calma che apre in me vasti spazi d’ascolto, sono l’immagine dei morti giovani, e, in modo ancora più incondizionato, puro e inesauribile, la figura dell’amante, ossia di colei che ama. In queste sembianze l’umano mi si mescola sempre nel cuore, che io lo voglia o no. (Rainer Maria Rilke da “La vita comincia ogni giorno” – Corsivi orginali)
Maria Maddalena è per antonomasia Colei che ama. Amante del “Cristo”, ovvero, per estensione metaforica, della Vita, della Verità, della Via.
La Via è la visione del cuore. Il passaggio dall'illusione dualistica alla visione unificante originaria. L’audiolibro dialoga con l’amante che c’è in noi, lo risveglia all'amore puro e inesauribile, incondizionato. 
La voce narrante è voce sorgente allo stato puro, a me arriva come l'ebbrezza di un canto, magistralmente diretto, sorretto, evocato,  sospirato, intimato, respirato dall’Autrice. 

Non c’è voce più simile al silenzio della Poesia.
Tutte le più grandi rivelazioni avvengono a un livello preverbale e prelinguistico e si svelano nell'ascolto e quando si è in uno stato di profondo rilassamento fisico, abbandono e quiete mentale. La trama del libro sposa il potere delle favole e dei racconti iniziatici, ben noto agli sciamani, ai mistici e agli outsider di tutti i tempi. Il fatto che sia un audiolibro conferisce ancora più pregnanza alla dimensione rituale, interiorizzante, intimista, poietica, risanante e salvifica dell’Ascolto. 

Le musiche dell'audiolibro sono di Marco Battistini, Alberto Pallini e Roberto Sossan.



Non si può conoscere e vivere
il Dono che siamo,
sentire la Divinità che abita in noi,
se prima non si è compresa l'illusorietà,
quindi l'inesistenza, del contrario.


(Maria Sion Crucitti)



Il Sogno di Maria Maddalena Voto medio su 3 recensioni: Da non perdere
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L'oscura notte dell'anima vissuta da Maria Maddalena nello "stato di sogno", mostra come spesso l'Amore si manifesti alla creatura con apparente spietatezza, affinché la stessa si risvegli dall'illusione di essere dolore e colpa e rinasca alla Luce.Raggiungere questa consapevolezza è riconoscere il Divino Dono che abita in noi. Questo dono è l'Amore Incondizionato, foriero di Gioia e struggente dolcezza. Libertà che cola nel cuore e lo disseta, trasfigurandolo in una Coppa traboccante di Acqua Freschissima.Gesù, il Cristo, l'Uomo e il Maestro, infuso fra la carne e il cuore di Maria Maddalena, feconda di Vera Vita il suo "calice" — il Santo Graal — ed ella da alla luce se stessa: la Donna, progenie eletta...Ogni donna (ed ogni uomo) ha in sé il Cuore della Maddalena, il suo stesso slancio ad amare senza condizioni, il ricordo arcaico della sua Divina Essenza, e della reale sua funzione nell'Universo




“In ogni tuo contatto ravvicinato e intimo tutto parla di te”



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17 settembre 2019

Andalusia | Anda la luz!



Destino, in lingua spagnola, vuol dire destinazione ...


La luce va, la luce viene, la luce va e viene, la luce è anche quando non si vede, la luce è spiraglio e fessura, può essere luccichio, tremore o abbaglio, la luce è tutto ciò che resta anche nel buio più profondo, è in quel tramonto che sgomitola le ultime preghiere della giornata e ne fa trama di destino.


La vida empieza cada dia

Destino, in lingua spagnola, vuol dire destinazione.

Il destino è una meta irreversibile, non un colpo di fortuna, è sposarsi la vita indossando la propria pelle senza remore né pudori fino all'ultimo giorno di conquista rara, fino all'ultima notte brava, permettendosi l'arrendevolezza del trafficante di tesori. 
Nessuna gioia è diminuita a chi custodisce il destino nel petto con quel senso di ineluttabile necessità feroce ma non crudelecon la mappa dispiegata al vento in tutte le direzioni possibili: nord, sud, est, ovest, sopra, sotto e, soprattutto, dentro.
Ci sono scenari che solo un occhio che ha smesso di voler vedere può cogliere.
Ci sono amori che solo un corpo che ha smesso di voler amare può incarnare. 


Yo no necesito tiempo
para saber cómo eres:
conocerse es el relámpago.
Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
(Pedro Salinas)


Andalusia, Trafalgar 

L'incanto della rivelazione che è, appunto, essere nel canto (in-canto) - Anch'io morirò di canto, come le cicale e i poeti.
"Ci sono momenti così perfetti che tutto tace e le cose, tutte le cose, smettono di avere un nome. 
Non serve chiamarle, sono al loro posto. E ti tengono per mano."
(da
Il mestiere del dare)

Non lasciare che lo sguardo si distolga da ciò che ami. Qualcosa si distoglierà da te, e resterà l'amore
Sotto l'albero di Bajan (il grande Saggio) a Jerez de la Frontera



Sono momenti così simili a una presenza assoluta che il viaggio finisce. Sei lì con tutto ciò che sei, a portare a compimento l'unico destino possibile: vivere.


Anda ya!

Ringrazio l'Andalusia per il cromatismo di cui ha reso partecipe la mia sensibilità, quasi una provocazione costante a tenere bene impressa nel cuore la melodia del viaggio, la naturale malinconia di ogni passaggio.
La luce non ha tonalità che stonano, è coerenza allo stato puro, convoglia raggi e linee e sguardi dimessi in uno stesso punto di raccolta, unifica ciò che il tempo, illusoriamente, disperde.


Non lasciare che lo sguardo si distolga da ciò che ami.
Qualcosa si distoglierà da te, e resterà l'amore.


Anda la luz! 



Come cantavano già i Rishi dell'India più di 4000 anni fa nei Veda, "dalla luce veniamo alla luce torneremo", anzi alla luce - nel presente - torniamo. 

Il principale compito dell'uomo nella vita 
è dare alla luce sé stesso. (Erich Fromm)

Anda ya! Andale! 




Instagram @ceciliaisha

Andalusia, Settembre 2019

elisir d’infinito




Come non adularti o Musa senza volto
che alberghi in me e componi la mia anima
scomponendone i frammenti con arguzie prelibate
ed elisir di eterna giovinezza
Sola io con te mai da sola
sento viva la parola
che non osa ma agisce
come spirito sulla ferita
e innalza ogni mio dubbio incline al suolo
verso mondi lontanissimi
dove s’arresta il pensiero
eppure io sono quel pensiero
E come non ringraziarti
Musa di melodia aromatica
se io ebbra di te rinasco infinite volte
e mi dimentico del buio
che condanna la luce a momenti di tregua
ma è solo un transito che c’insegna
a spostare il tempo un po’ più in là
Assaporo con il palato
il gusto sopraffino di intuizioni ardenti
che spingono la noia fin dove diventa quiete
e la quiete fin dove diventa abisso vibrante
ed è lì che mi fermo a riflettere
con un balzo un po’ più audace della mente.




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“Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Poiché ha la certezza che il suo pensiero può modificare la vita, la sua vita comincia a mutare. Poiché è sicuro che incontrerà l’amore, l’amore compare.” (Paulo Coelho)

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