Il miracolo non è quello di camminare sulle acque, ma di camminare sulla terra verde nel momento presente e di apprezzare la bellezza e la pace che sono disponibili ora.
(Thich Nhat Hanh)
HOKUSAI DICE
Hokusai dice osserva con precisione.
Egli dice presta attenzione, nota.
Egli dice continua ad osservare, rimani curioso.
Egli dice non c’è fine al vedere.
Egli dice aspira con impazienza ad invecchiare.
Egli dice continua a cambiare,
così da diventare maggiormente chi sei veramente.
Egli dice bloccati, accettalo, continua a ripeterti finché è interessante.
Egli dice continua a fare ciò che ami.
Egli dice continua a pregare.
Egli dice ognuno di noi è un bambino,
ognuno di noi è un vecchio,
ognuno di noi ha un corpo.
Egli dice ognuno di noi è spaventato.
Egli dice ognuno di noi deve trovare
un modo di vivere con la paura.
Egli dice tutto è vivo –
conchiglie, edifici, persone, pesci,
montagne, alberi, il legno è vivo.
L’acqua è viva.
Ogni cosa ha una propria vita.
Tutto vive dentro di noi.
Egli dice vivi con l’intero mondo dentro di te.
Egli dice: non importa se disegni o scrivi libri. Non importa se seghi alberi o catturi pesci.
Non importa se stai seduto a casa, nella tua veranda, a fissare le formiche o le ombre degli alberi e dell’erba in giardino.
Ciò che importa è che ti importi.
Importa che tu percepisca.
Importa che tu noti.
Importa che la vita vive attraverso di te.
L’appagamento è la vita che vive attraverso di te.
La gioia è la vita che vive attraverso di te.
Soddisfazione e forza sono la vita che vive attraverso di te.
La pace è la vita che vive attraverso di te.
Egli dice: non avere paura.
Non avere paura.
Guarda, percepisci, lascia che la vita ti prenda per mano.
Lascia che la vita viva attraverso di te
(Roger Keyes)
Autunno 2017, Cascina Valgomio, Moncucco Torinese |
LA QUALITÀ DIMEZZATA DI PRESENZA E IL RISCHIO DI SENTIRE
Ci sono momenti in cui procediamo con una qualità dimezzata di presenza. Facciamo una cosa, ne pensiamo un’altra. A volte succede perché il compito che stiamo portando avanti è molto semplice e ripetitivo. A volte perché ci si annoia e ci sembra così di distrarci e rendere più leggero quello che facciamo.
Non sono il solo a conoscere questa qualità dimezzata di presenza e non è neanche una novità dei tempi moderni. Diventiamo come il cavaliere inesistente di Calvino: "combattiamo per dovere la battaglia del quotidiano senza esserne davvero appassionati."
Perché sentire comporta un rischio. O forse molti rischi. Il rischio della vulnerabilità, il rischio dell’imprevedibilità, il rischio della novità che cerchiamo e temiamo insieme.
La qualità dimezzata di presenza però è come un vivere a metà. Anche le cose migliori perdono gusto e sapore. Per uscire da questa trance che ci isola dal sentire abbiamo bisogno di tornare al corpo e al respiro, al momento presente, ma soprattutto, abbiamo bisogno di tornare alla vastità e all'apertura del nostro cuore. È quello che dimezziamo quando siamo con il pilota automatico, quando diventiamo il cavaliere inesistente. Dimezzando l’attenzione dimezziamo il cuore che mettiamo nel fare le cose. E l’altra metà del cuore – quella disoccupata – non è libera. È disorientata. Non sa chi amare e a cosa volgere il suo sguardo. La sua passione, la sua vitalità.
"Matto forse non lo si può dire: è soltanto uno che c’è, ma non sa d’esserci "
(Italo Calvino, "Il cavaliere inesistente")
Centro di Armonia Valgomio - Fraz. Barbaso, Moncucco Torinese AT |
CAMMINARE COME UN BUDDHA
Nel buddhismo, camminare è una forma importante di meditazione. In effetti può essere una pratica spirituale molto profonda. Quando camminava, il Buddha lo faceva senza sforzo, semplicemente godeva di camminare; non aveva bisogno di sforzarsi perché quando si cammina in presenza mentale si è in contatto con tutte le meraviglie della vita che si hanno dentro di sé e intorno a sé. È questo il modo migliore di praticare: praticare senza far vedere che stiamo praticando. Non si fa nessuno sforzo, non si lotta, semplicemente si gode di camminare – ma è qualcosa di molto profondo. […] A molti di noi riesce difficilissimo immaginare una pratica priva di sforzo, nel piacere rilassato della consapevolezza. Succede perché non camminiamo con i piedi: certo, fisicamente sono i nostri piedi a camminare, ma la mente è altrove, dunque non stiamo camminando con l’intero corpo e con l’intera coscienza. Consideriamo mente e corpo due cose separate: il corpo sta camminando in una direzione, la coscienza ci trascina in una direzione diversa.
Per il Buddha la mente e il corpo sono due aspetti della stessa entità. Camminare è semplice come mettere un piede davanti all’altro, eppure spesso lo troviamo difficile o noioso; invece di camminare prendiamo la macchina per percorrere pochi isolati, “per risparmiare tempo”. Quando capiamo quanto corpo e mente siano interconnessi, la semplice azione di camminare come faceva il Buddha può essere estremamente facile e piacevole.
Puoi fare un passo ed entrare in contatto con la terra in modo da stabilirti nel momento presente: così arrivi nel “qui e ora”. Non occorre fare alcuno sforzo: i piedi toccano la terra in consapevolezza portandoti subito nel qui e ora. Sei libero, all'improvviso – libero da tutti i progetti, da tutte le preoccupazioni, da tutte le aspettative: sei pienamente presente, pienamente vivo, in contatto con la terra.
Quando pratichi da solo la meditazione camminata lenta puoi provare a fare così: inspira e fai un passo, concentrando tutta l’attenzione sulla pianta del piede; non fare il passo successivo finché non sei pienamente arrivato, finché non sei nel qui e ora al cento per cento, puoi concederti il lusso di fare così. Poi, quando sei certo di essere arrivato al cento per cento nel qui e ora, in contatto profondo con la realtà, sorridi e fai il passo successivo. Quando cammini in questo modo imprimi sul terreno la tua stabilità, la tua solidità, la tua libertà, la tua gioia. Il piede che posi è come un sigillo, il sigillo dell’Imperatore. Il sigillo imprime un segno su un foglio di carta. Che cosa vediamo, osservando la nostra impronta? Vediamo il marchio della libertà, il marchio della solidità, il marchio della felicità, il marchio della vita. Sono sicuro che sei capace di fare un passo di questo genere, perché in te c’è un buddha; è quella che si chiama “natura di buddha”, ossia la capacità di essere consapevoli di quello che sta accadendo. “Quel che accade ora è che sono vivo e sto facendo un passo”. Una persona, un essere umano, un homo sapiens dovrebbe esserne in grado: in ognuno di noi c’è un buddha, dovremmo lasciare che sia lui a camminare.
Anche nella situazione più difficile puoi camminare come un buddha [come un essere risvegliato]. L’anno scorso, in marzo, durante il viaggio in Corea ci fu un momento in cui ci ritrovammo circondati e bloccati da centinaia di persone, ognuna con in mano una macchina fotografica, che ci chiudevano la strada. Non c’era spazio per camminare, tutti ci puntavano addosso la macchina fotografica, una situazione difficilissima in cui fare una meditazione camminata! Allora dissi: «Caro Buddha, mi arrendo; cammina tu per me!» – e subito arrivò il Buddha e si mise a camminare in totale libertà; la folla si aprì a fare spazio al Buddha che camminava senza alcuno sforzo.
Se vi trovate in una situazione difficile fate un passo di lato e lasciate che il buddha che è in voi [il vostro lato risvegliato] prenda il vostro posto. Funziona in tutte le situazioni; l’ho provato. È come al computer, quando ci si imbatte in un problema: sei lì che cerchi di uscirne senza riuscirci; arriva tuo fratello maggiore, che è molto bravo col computer, dice «Spostati un po’, ci penso io» e appena si siede va tutto a posto. È proprio così: quando ti trovi in difficoltà, ritirati e lascia che il buddha in te prenda il tuo posto. È facilissimo e per me funziona sempre. Devi avere fede nel tuo buddha interiore e lasciare che sia lui a camminare.
(Thich Nhat Hanh, "Camminando con il Buddha")
Estate 2017, Capo Bruzzano (RC) |
LASCIARE ANDARE, SIAMO SOULFUL
Nello stato naturale niente può essere trattenuto a lungo, perché tutto si trasforma, pensiamo agli elementi e agli elementali - il fuoco, l'aria, l'acqua, la terra - torniamo ad essi ogni volta che ci sentiamo avvinghiati in qualcosa che ci trattiene, che ci "ossessiona", che ci blocca … Il che non vuol dire smettere di coltivare l'arte del turbamento e dell'imprevedibilità, beninteso. Come si può smettere, aderendo a uno stato naturale dell'essere, di divenire tempesta quando c'è bisogno di "tempestare" o di divenire aggressività quando c'è bisogno di bruciare, o di divenire malinconia quando c'è bisogno di ondeggiare? Il punto non è divenire insensibili, ma inarrestabili. (Tratto da Cecilia Martino, Cronache da Pandora #2: Lasciare andare, siamo soulful: Leggi tutto)
Ahir ja ha passat, demà no ha arribat, aíxí que viu avui !! Formentera, Aprile 2017 |
“Domani non è ancora arrivato,
ieri è passato, vivi qui e ora”
PAROLE MAGICHE: ABBANDONO
Estate 2017, Alghero |
NON PORRE CONDIZIONI, NON CHIEDERE NULLA
"Mettetevi con tutto il cuore e tutte le vostre forze nelle mani di Dio. Non ponete condizioni, non chiedete nulla […] eccetto che in voi e attraverso di voi la Sua volontà sia manifestata direttamente. A quelli che chiedono Dio dà quanto richiesto, ma a quelli che danno se stessi e non domandano nulla, Egli dà tutto ciò che avrebbero potuto chiedere o di cui potevano aver bisogno, ma anche dà Se stesso e offre spontaneamente il Suo amore*”. Questo è il primo movimento: il dono di sé, incondizionato, senza nessuna richiesta, senza alcun tornaconto personale, abbandonando qualsiasi volontà di conseguimento".
(Sri Aurobindo)
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Estate 2017, Bianco (RC) |