28 ottobre 2022

Natarajasana | La posizione del Dio della Danza


Recita un detto zen:  "Quando la realizzazione è profonda, l'intero tuo essere danza". 

Amo evocare spesso lo Yoga come Poesia dell'Anima. La poesia è ritmo e armonia, danza e melodia. Yoga è inchino fluido nell'immersione del mistero che ci anima, visibile e invisibile.

"Sono radicata, ma fluttuo", scrive Virginia Woolf nel suo libro Le Onde.

"Io sono l'oceano, e ogni forma visibile è un'onda che danza in me: questa è la conoscenza" recita Sri Papajii nel suo poema Il Vuoto che Danza.

Natarajasana, Posizione del Dio della Danza, dedicata a Shiva nel suo aspetto di creatore dell'Universo, lo Shiva danzante (Nataraja). Un dio che crea il mondo con le vibrazioni della sua danza cosmica, l’estasi del movimento immobile, dell'espansione della Coscienza. Non c'è niente di più evocativo e rivelatore di una traccia fisica che si immerge nella splendente vacuità. Grazia in movimento, intesa di divina complicità. 

"La danza è davvero una risposta alla vita - scrive Murshid Samuel Lewis, mistico sufi -  Ci rende più vivi, cioè più spirituali.  Fa emergere la bellezza della forma e del movimento e avvolge la nostra personalità nel godimento di essi. Ci porta oltre noi stessi, portando un assaggio iniziale dello stato di non-essere, che è davvero un balsamo per l'anima.
La danza spirituale non ha altro scopo, nessun altro scopo che elevare l'umanità oltre il pensiero di sé, alla gioia, alla beatitudine, alla realizzazione e alla pace. 
Il danzatore sincero è uno dei migliori operatori per l'armonia universale, e quindi per la pace universale."

Nella postura del Signore della Danza Nata (danzatore) Raaja (Re, Signore) è l'equilibrio ad essere sollecitato, equilibrio più che da raggiungere, da riscoprire, fare emergere come una partitura primordiale scritta sul corpo. Un corpo spontaneamente proteso alla felicità che gli spetta, la Realizzazione del suo destino incarnato… 
A un passo dalla terra e dal cielo simultaneamente, protesi nel fermo suolo dell'impermanenza, inchino di sovrana fermezza, indecifrabile abbandono.

"Nella luce che accoglie dove non si patisce violenza alcuna perché lì, a quella luce, si è giunti senza forzare alcuna porta e persino senza aprirla, senza avere attraversato soglie di luce e ombra, senza sforzo e senza protezione" (Maria Zambrano, Chiari del bosco) 
 
L'India indù ha creato un'immagine splendida per descrivere il rapporto fra Dio e la creazione. Dio "danza" la creazione. Egli è il danzatore, e la creazione è la sua danza. La danza è diversa dal danzatore, eppure non esiste indipendentemente da lui. Non puoi portartela a casa in una scatola, se ti fa piacere. Nel momento in cui il danzatore si ferma, la danza cessa.
Nella nostra ricerca di Dio, pensiamo troppo, riflettiamo troppo, parliamo troppo. Anche quando guardiamo questa danza che chiamiamo creazione, pensiamo in continuazione, parliamo (a noi stessi e agli altri), riflettiamo, analizziamo, filosofeggiamo. Parole, rumore.
Stai in silenzio e contempla la danza. Limitati a guardare: una stella, un fiore, una foglia che appassisce, un uccello, una pietra... andrà bene qualunque parte della danza. Guarda. Ascolta. Annusa. Tocca. Assaggia. E, come è auspicabile, non passerà molto tempo prima che tu veda lui, il danzatore stesso!"
(Anthony De Mello, Il cielo a portata di mano. Quando il saggio indica la luna lo sciocco vede solo il dito)
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"Quando la realizzazione è profonda, l'intero tuo essere danza". (Detto zen)




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27 ottobre 2022

3 suggerimenti per fare pulizia mentale | Swami Sivananda


"Fare pulizia del corpo e della mente" (Sauca) è il primo dei cinque Niyama (osservanze) dello Yoga: il corpo può essere curato tenendolo pulito, con una corretta alimentazione e anche alleggerendolo da tensioni, da pensieri, da preoccupazioni e da angosce.
Per questo si può parlare di pulizia a livello anche mentale.

Questi tre spunti sono liberamente tratti dall'insegnamento di Swami Sivananda Saraswati,  come riportati nel libro La potenza del pensiero


1. Imparate a mantenere libera la mente da cose inutili!

Nella fisica attuale esiste un importante concetto: "il potere di  orientamento". Nonostante la presenza di molta energia, non avviene un  passaggio di corrente. E' necessario quindi collegarla ad un magnete per  ottenere che la corrente passi per mezzo del potere di orientamento.
Similmente l'energia mentale che viene dispersa ed erroneamente rivolta  in diversi inutili pensieri mondani, dovrebbe essere indirizzata verso i  giusti canali spirituali.
Non introducete nel cervello inutili informazioni.
Imparate a mantenere libera la mente da cose inutili e  disimparate tutto ciò che per voi non è necessario. Soltanto allora  potrete colmare la vostra mente di pensieri divini, conquistando una nuova energia mentale, costituita da tutti i raggi mentali dispersi, che  saranno nuovamente sono raccolti.



2. Dinamica del pensiero nell'Universo: l'importanza di ripulire il Manas o atmosfera mentale

In realtà, il pensiero lascia il cervello e si libra nello spazio. Quando un pensiero, sia esso buono o cattivo, abbandona la mente di una persona, dà origine a delle vibrazioni nel Manas o atmosfera mentale, dirigendosi in tutti i sensi. Inoltre, può insinuarsi facilmente nelle menti altrui. Un saggio, che vive in una caverna sull'Himalaya, trasmette un pensiero potente in ogni angolo della terra. Colui che cerca la propria purificazione in una caverna, in realtà purifica il mondo intero.
Nessuno può proibire ai propri pensieri puri ed elevati di diffondersi e di essere assorbiti da coloro che li accettano. Come l'acqua che, con il calore del sole si trasforma in vapore e che, salendo in alto, si condensa in forma di nuvole, per precipitare nuovamente, bagnando di pioggia la terra, così tutti i pensieri, che proiettate dal vostro angolo solitario, si innalzano e si diffondono nello spazio, unendosi a quelli simili, proiettati da gente della vostra stessa natura.
L'unione di tutti questi pensieri forma un argine di tremenda potenza che fronteggia tutte le forze contrarie.




3. Diminuite il numero dei pensieri abituali

In genere la mente, che è senza disciplina, viene occupata da molti pensieri contemporaneamente, quali quelli che riguardano la famiglia, gli affari, la salute, i desideri, le speranze e i timori. Spesso avviene che non riuscite a leggere con interesse un libro, sapendo - per esempio - che tra mezz'ora verrà trasmessa una partita di calcio che desiderate ascoltare. La vostra mente, che ne è già suggestionata, disturba la lettura del libro. E' soltanto privilegio dello Yogi, dotato di una mente ferma, nutrire un pensiero alla volta e trattenerlo per tutto il tempo che desidera.
Se riuscite a controllare perfettamente la vostra mente, vi renderete conto che moltissimi pensieri sono inconsistenti. La mente vaga incessantemente tra pensieri che riguardano il corpo e le sue necessità, tra pensieri di amici, pensieri di come guadagnare denaro, pensieri di come sopravvivere, ricordi della fanciullezza e così via.
Potrete rapidamente progredire fino ad avere il perfetto controllo del pensiero, se disciplinerete la mente e saprete mantenerla costantemente su un determinato argomento o particolare soggetto, escludendo tutti gli altri pensieri.
Abbiate fiducia e riuscirete.

OCCHI DA  POETA | DIFFERENZA TRA CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE


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Maestri dello Yoga, altri spunti dal Blog:

Le prime parole pronunciate dal Buddha dopo l'illuminazione

La ricerca più sacra: lo Yoga dell'antica tradizione del Kashmir

Yogananda, Autobiografia di uno Yogi e la scienza della meditazione

L'illusione di avere una missione nella vita |  Achhan Sumedho

Yoga, religione e occultismo: le parole di Swami Vivekananda

21 ottobre 2022

3 luoghi comuni legati alla Poesia | Allarghiamo la visione


Per potersi aprire a nuove visioni è spesso utile partire dai principali ostacoli che impediscono di "vedere". 
In ambito poetico ci sono molti luoghi comuni penalizzanti e mortificanti, che limitano l'immenso potenziale benefico insito nella Poesia … Poesia non solo come genere letterario, ma come una diversa maniera di stare al mondo

Tra questi luoghi comuni, tre sono quelli che mi sono più spesso sentita ripetere e, dunque, partendo sempre da esperienze personali via via sempre più dilatate in comprensioni più ampie, mi soffermo su di questi.


1.  Non la capisco

2.  È troppo soggettiva, personale

3.  È “inutile”, sentimentale, astrae dalla vita 



1. "La poesia non mi piace, non fa per me, perché non la capisco…"


Il primo ostacolo in questo presupposto è la considerazione (o presunzione!) che le poesie vadano capite. In questo atteggiamento di partenza, già sviante di suo, c'è un pesante tradimento a quella che è la natura originaria della poesia che andrebbe quantomeno riconsiderata per tentare di porsi in maniera più leale di fronte a un possibile autentico scambio … Andiamo alle origini onto-linguistiche della Poesia: il suo linguaggio peculiare è quello metaforico, analogico, mitologico, evocativo, allusivo, oracolare, vocazionale, celebrativo e, dunque, non chiede di essere capita e non potrà mai essere capita utilizzando un approccio che non corrisponda al suo linguaggio precipuo

Il nostro approccio fruitivo è estremamente condizionato dalla dittatura monologica del logos, del linguaggio logico, razionale, descrittivo, informativo, il quale tendenzialmente vuole portarci a trarre conclusioni, ad afferrare concetti, a catalogare, a interpretare. Niente di tutto questo si addice alla Poesia. Il linguaggio poetico è di natura totalmente differente: muove energie, stimola intuizioni, associazioni, emozioni, invita all’apertura, a seguire i versi, a sentire un ritmo, a respirare .

Quindi, per approssimarsi in maniera più leale all’ascolto poetico, per prima cosa è necessario smettere di voler capire e predisporsi piuttosto a un Sentire.

Interpretare le poesie è in un certo qual modo una violenza per l’animo poetico che risiede nei versi.  Ecco perché … "La poesia non cerca seguaci, cerca amanti" (Federico Garcia Lorca).

Predisporsi a un ascolto differente, gentile e accogliente, che contempla anche l’ascolto corporeo di  stessi nello spazio della ricezione, un atteggiamento non volitivo ma rilassato, disponibile all’apertura, ricettivo e abbandonato. Attitudine del meditante. 

Sarà possibile avvicinarsi a un ascolto carnale delle poesie, e non intellettuale, lasciandoci toccare dalle parole, sentendone il volume sonoro addosso. Incanto fonico dove accade la rigenerazione, lo scuotimento e la libera uscita di emozioni, energie, vibrazioni, suoni dal silenzio.

2. "E' troppo soggettiva, personale". 

In questa affermazione così consolidata nell’immaginario collettivo c’è una parte di verità e una parte di scorrettezza (errore di fondo). Partiamo da quest’ultima ricollegandoci a quanto detto sino ad ora: se la matrice del linguaggio poetico è un verso, una direzione, una eco dell’anima più vicina a una celebrazione che non a un assunto a cui credere, dov’è il piano soggettivo? Non sono forse universali le emozioni (emo-sangue-ciò che fluisce e dà vita al corpo umano) che ci muovono e co-muovono? E, ancora più in profondità, i sentimenti? Sentire è apertura sensibile a ciò che ci rende propriamente umani e, insieme, divini, uniti all'Origine. 
La poesia è il linguaggio universale di ciò che fluisce, di ciò che non si vede ma si sente, del sensibile non intellegibile, del mistero della vita che noi tutti incarniamo in quanto esseri senzienti, dotati di Parola per entrare in comunicazione (come-uno) e relazionarci. 
Pretendiamo di dare spiegazioni logiche a un canto di cui siamo tutti note viventi! Qualsiasi pretesa di definirci, da un punto di vista poetico, è un tradimento alla nostra splendente essenza incomunicabile a parole.

La parte di verità dell’affermazione “è troppo soggettiva” sta nel fatto che non tutti quelli che scrivono poesie sono poeti, o quantomeno poeti originali (origine = anima = aspetto universale), bensì quelli che il poeta Rainer Maria Rilke chiamerebbe “dilettanti”, ovvero i cantori per brama di successo e superficialità di aspirazione, imbevuta così di egocentrismo e personalismo. Quindi, è vero, ci sono poesie e poesie, poeti e poeti… Solitamente, un poetare autentico, mosso da quel centro che ci accomuna tutti, arriva come qualcosa di eterno, di bello e di vero, di inequivocabilmente Vero.
La Bellezza di fondo - quella che scuote e stupisce, libera e salva - arriva come un tremito, non come un concetto. 
Così come c'è una moltitudine di poeti, viventi e trapassati, che non ha scritto nemmeno un verso.
La poeticità è una qualità che emana dal nucleo profondo dell'essere. 



3. "La poesia è astrazione dalla vita, non serve".

A questo luogo comune si associa l'utilizzo con accezione diminutiva del termine "poetico" declinato in sentimentale, romantico, effimero, infondato etc.
La domanda – o forse la provocazione – è d’obbligo: ma di quale vita stiamo parlando? Qual è la vera vita? L'esistere sul piano del divenire fenomenico, condizionato, dualistico,  o dell’essere su un piano differente, unitivo, spirituale?
È utile solo ciò che è ancorato alla materia ma privo di un’anima, oppure la forza delle “cose invisibili” che sostengono l’evoluzione della vita? (Vale la pena ricordare che il 96% del cosmo è composto da materia oscura e da energia oscura …)

C’è sempre più bisogno di poesia in questo mondo "illusorio"  perché un mondo arido, mortificato dalla perdita delle relazioni con l’anima di chi abbiamo di fronte, intriso di virtualità e artificio non può che creare individui sempre più sconnessi, insensibili, disperati, alienati, non creativi, disincantati. E allora domandiamoci: qual è la vera alienazione? La vita ossessionata dalle informazioni e dai contenuti da afferrare, oppure la poesia quale ispiratrice di un modo di vivere intensamente che accoglie il sacro del tessuto relazionale tra sé e l’altro? Il poeta è colui che dice di sì alla vita così com’è, tutta intera, c’è dentro con tutto sé stesso, non fugge le emozioni, le lacrime, le gioie e i dolori, tutto compenetra e tutto canta. È talmente aperto da poter inglobare tutto.
Walt Whitman urlava nel suo canto di gioie: “Mi contraddico? Ebbene sì mi contraddico. Sono ampio, contengo moltitudini…”

Anche solo riconsiderare la lettura di un brano poetico alla luce di tali accorgimenti (a volte solo di questo si tratta, accorgersi!) potrebbe cambiare radicalmente lo scambio e i possibili accadimenti interiori. 


Questo articolo è una traccia tratta da una lezione tenuta giovedì 20 ottobre presso l'Università di Istruzione Permanente di Porto Recanati Uniporto, che ringrazio (nella persona della presidente Marinella Domenella) per avermi invitata a parlare di Poesia e a traghettare l'audace progetto "La Gioia di dialogare con la Voce dei Poeti" in aula, in collaborazione con H'olla - un mare di benessere, spazio olistico dedicato alla cura del corpo e della mente, situato in Corso Matteotti 277.

E' previsto un secondo incontro in data 24 novembre, per gli iscritti a Uniporto. Il tema e l'esperienza diretta verteranno sull'Importanza della lettura ad alta voce:

"Una parola muore appena detta, dice qualcuno.
Io dico che proprio in quel momento inizia a vivere". (Emily Dickinson)

Per ulteriori approfondimenti sul tema Poesia e visione poetica, ci sono molti spunti sul Blog.

Ne segnalo alcuni:

Pratica di lettura creativa, leggiamo poesie come non abbiamo mai fatto fino ad ora

Perché il poeta compone versi? La visione taoista del WU WEI

Le radici organiche della Poesia | 5 spunti di incarnazione poetica

Come tornare alla poeticità naturale della vita

La Poesia è una chiamata


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16 ottobre 2022

Lo Yoga della Consapevolezza: la fine del gioco karmico


Prendo spunto da una riflessione del Dalai Lama sulla quale mi sono recentemente imbattuta e che più o meno suona così: da una mente indisciplinata deriva un karma spiacevole.

Credo sia utile mettere a fuoco cosa si intende per mente indisciplinata in un percorso autorealizzativo come quello che ci offre lo Yoga e nel quale la stessa nozione di karma potrebbe dileguarsi all'istante. 

Uno dei termini sanscriti che può aiutare a focalizzare questo punto di partenza fondamentale nello Yoga è Viveka che vuol dire discernimento, giusta discriminazione. Mente che discerne, dunque. 

La mente che non discerne o indisciplinata, riprendendo l'aggettivo usato dal Dalai Lama, è una mente dispersiva, sempre distratta e volatile, pronta a perdersi in fantasticherie, associazioni mentali, dialoghi interiori, giudizi ininterrotti su ciò che sperimenta a livello sensoriale etc. 

È una mente offuscata dal richiamo degli impulsi che riceve dal mondo esteriore (il mondo dei fenomeni transeunti e impermanenti, l'universo della Maya) e che reagisce ad essi, in maniera per lo più automatica e inconsapevole. Non solo, è una mente totalmente identificata con la realtà del mondo fenomenico e la sua dimensione relativa, densa, intrisa di paura, rabbia, dubbi, etc. 

Lo Yoga e i maestri realizzati di tutti i tempi, hanno posto l'accento su un'altra realtà, ugualmente sperimentabile benché non con i sensi ordinari, e su un'altra dimensione: la realtà del Sé imperituro, coscienza cosmica senza nome né forma, dimensione assoluta non influenzata dai limiti di spazio e di tempo. Viveka è la parola-seme che dovrebbe ricordarci in ogni momento dove stiamo ponendo l’attenzione: se sulla realtà relativa del Divenire o su quella assoluta dell’Essere.



LA REALTA’ SIMULTANEA DELLA MATERIA E DELLO SPIRITO



È bene comprendere che non si tratta di due mondi a parte, due dimensioni opposte, inconciliabili, separate e distinte, bensì di due dimensioni (posizioni coscienziali) simultaneamente disponibili.

Affermando che il mondo relativo dei fenomeni e della realtà ordinaria è illusorio non si intende negare l'esistenza del mondo così come lo vediamo e sperimentiamo con la mente ordinaria, ma il fatto che essa non solo non è l’unica realtà percepibile, ma è anche la minima parte di ciò che esiste nell’universo e che gli organi della percezione ordinaria celano piuttosto che rivelare. 

Affinando la sensibilità energetica verso una conoscenza intuitiva extrasensoriale, è possibile accedere al regno delle verità spirituali. 

La realtà non è che una messinscena della nostra coscienza.

Si tratta fondamentalmente di due prospettive o posizioni coscienziali differenti a loro volta collegate a frequenze vibrazionali specifiche: una che separa, l'altra che unisce. Una che crea malattia e stress (e karma!), l'altra che guarisce e pacifica a tutti i livelli.

Dal punto di vista delle vibrazioni, dunque, viviamo simultaneamente in due dimensioni: quella della Verità Divina o Spirito, Atman, Assoluto e la dimensione dell'Umanità. Quest'ultima può essere vista come la "scuola" che attraverso l'esperienza della dualità e degli opposti (bene, male, bello, brutto, luce, ombra, separazione, paura, oscurità, impermanenza etc.) vorrebbe farci crescere in comprensione e facilitare il nostro "ritorno a casa", all'Origine spirituale dell'Uno intriso di amore, gioia e compassione.


NEL REGNO DELL’ETERNO PRESENTE IL KARMA NON ESISTE

Nella dimensione dell'Assoluto dove si sviluppano le trame segrete dell'esistenza pura, incondizionata, fusa con lo spirito di ogni cosa, espansa in una prospettiva non dualistica (stato di Unione yogica, Samadhi), il karma non può sussistere. In questa dimensione - che tra l'altro è la nostra vera natura, originaria, quella che abbiamo dimenticato e che la mente indisciplinata non ci consente di contattare - la mente risvegliata (fusa con il divino interiore) non produce più i pensieri generanti karma o, detto altrimenti, non esiste la temporalità nella quale il karma - per la legge di causa effetto - dovrebbe svilupparsi. Siamo nel regno dell'eterno presente, della Presenza vivente, della Coscienza dell'uno senza secondo (Chaitanya), quell' "unico occhio" a cui alludono anche alcune parabole evangeliche e che nello Yoga richiama la Chiara visione della pura essenza divina. 

La mente "disciplinata" in Dio, l'Atman dello Yoga, discriminando (Viveka) ciò che è reale (la realtà spirituale dell'assoluto imperituro) da ciò che non lo è (il mondo fenomenico relativo), riposa finalmente nell'abbandono supremo alle cose così come sono, al Dono di Sé, il Surrender e la grazia che dissolve istantaneamente tutto il bagaglio karmico legato alla personalità (mente egoica indisciplinata) con cui nell'inganno del gioco divino (Lila) e della non conoscenza (Avidya) ci si identifica con tutto ciò che questo comporta (molta sofferenza in primis). 


IL KARMA RIGUARDA I PENSIERI NON LE AZIONI


Dal momento che la realtà manifesta ha origini nelle trame invisibili delle realtà più sottili, dai pensieri ed emozioni che si protraggono nella mente conscia e subconscia associati al nostro sistema di credenze, "c'è solo un modo per scendere dalla ruota del karma ed è scegliere di essere felici in ogni momento. Vivere solo in questo momento", ovvero non credere nella tragedia e non sostenere il dramma che alimenta il senso di importanza personale e separazione, scavalcando le difese dell'ego e sintonizzandosi piuttosto con la verità dell'anima, della luce calda e rigenerante dell'essere.

Questa "sintonizzazione" che ri-unifica provocando un salutare riposo nonché la guarigione dall'unica malattia di base che ci rende la vita un inferno (l'identificazione con il corpo-mente ego), può essere facilitata in vari modi: la meditazione profonda è la Via per eccellenza in tal senso.


PENSIERO KARMICO DI BASE: SIAMO TUTTI SEPARATI

Lo Yoga (visione unitiva) offre gli strumenti per realizzare che non è vero che "siamo nati per soffrire" e per espiare karma visto da una prospettiva vittimistica, fatalistica e senza possibilità di cambiamento. Siamo nati per ricordarci che è Ananda (beatitudine, gioia, appagamento spirituale) la nostra vera natura. Qualcosa che non va cercato all'esterno perché è dentro di noi e va soltanto risvegliata, fatta emergere dalla coltre delle memorie ataviche della struttura egoica mentale con la quale erroneamente ci identifichiamo. Il sottile processo interiore di risanamento spontaneo (o Risveglio) a cui donarsi ce lo evoca poeticamente il fiore di loto, uno dei simboli dello Yoga, che fiorisce emergendo dalla melma di stagni fangosi. 

Man mano che ci sintonizziamo sempre più con una prospettiva più ampia, universale, cosmica ed espansa, a cui tendono in sostanza tutte le pratiche di yoga e meditazione, la vita cambia. 

Lo sguardo sulle cose non sarà più lo stesso, e a quel punto una reale trasformazione organica di tutto il nostro essere può accadere, riportandoci alla verità del nostro stato naturale dell'essere. 

Nello stato naturale delle cose, siamo già liberi! Liberi dalla schiavitù della mente indisciplinata con annessi e connessi, karma incluso! 

"Gli schemi karmici si modificano con un cambiamento del sistema di credenze (la coscienza), non con il duro lavoro". 

In sostanza, realizzare davvero lo Yoga equivale a scendere definitivamente dalla ruota del karma. La legge di causa ed effetto, infatti, non è una legge spirituale ma una legge fisica. 

Nello stato di Coscienza unificato al divino e mantenuto nella vita ordinaria con continuità, l'unica espressione possibile è la splendente luminosità dell'anima immortale. 

La premessa fondamentale insita nell'educazione occidentale e radicata molto profondamente nel sistema di credenze egoico, è che siamo tutti separati. Il pensiero della separazione – che genera egoismo nei comportamenti – è il pensiero seme di ogni tipo di karma



Nella visione intuitiva connessa alla legge cosmica e nel pensare in Dio con Dio e come Dio, siamo tutti connessi, Tutto è Uno. Questa è la rivelazione, la salvezza, la liberazione definitiva, il pensiero compassionevole da cui emerge l’essere umano risvegliato: l’Uomo Cosmico. 


IL POTERE DELL’ABBANDONO - SURRENDER

 

"Riusciamo a trascendere completamente la legge di causa ed effetto solo quando rinunciamo completamente al bisogno di sapere il come e il perché di ogni cosa, e lasciamo andare il disperato bisogno di controllare il mondo arrendendoci semplicemente a ciò che è così com'è, sapendo che l'amore di Dio è presente in ogni cosa."


Echeggiano le parole di Mère (La Madre) - compagna spirituale del padre dello Yoga Integrale Sri Aurobindo: "quando non possiamo più spiegare, è l'inizio della poesia - forse l'inizio del vero mondo". 



A questo primo livello di abbandono - che implica una disponibilità e apertura fiduciosa nei confronti di un disegno più ampio di esistenza - è possibile onorare il karma, ovvero non entrare in conflitto con ciò che si è creato nel nostro scenario di vita. 


"A quel punto comprendiamo che il karma non è che un'altra storia che esiste soltanto nella nostra mente, nel Mondo dell'Umanità, mentre nel Mondo della Verità Divina non c'è niente che possiamo definire karma, o causa ed effetto. C'è soltanto la causa originaria, Dio".


A questo secondo livello di abbandono sempre più profondo e impersonale è possibile far emergere la realizzazione della nostra vera natura spirituale atemporale e la vita diventa una celebrazione ininterrotta, un canto sgorgante di pienezza che splende di luce propria.


"Tu non sei il corpo e il corpo non è tuo; non sei nè l'agente nè il fruitore dell'azione. Tu sei Libero, sei la Coscienza e l'Eterno Testimone. Procedi quindi felice …

Il Sé è assoluto, spontaneo, immutabile e immacolato. La sua natura essenziale non è né lontana nè limitata. In verità è sempre presente.

Non appena l'illusione cessa e la natura essenziale del Sé è realizzata, chi vede cadere il velo che oscura la visione vive libero dalla sofferenza".

(Astavakra Samhita)


Vale la pena ricordare che lo Yoga è un processo scientifico per manifestare la divinità in noi e che a sua volta questa manifestazione o Realizzazione del Sé, è lo scopo della vita evoluta.

Tutto il resto dovrebbe man mano perdere importanza, inclusa la tendenza a cercare risposte e soluzioni consolatorie nel mondo della transitorietà fenomenica.

"Cercate prima il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in aggiunta".


Le citazioni presenti nel testo sono tratte dai libri :

No Time For Karma di Robey Paxton

Il Perdono Assoluto di Colin C. Tipping

Astavakra Samhita a cura di Nani Mai e Sergio Trippodo



Articolo pubblicato su Yoga Magazine il 24 settembre 2022

Fonte: https://www.yoga-magazine.it/2022/09/lo-yoga-della-consapevolezza-la-fine-del-gioco-karmico/

Sullo stesso argomento: 

Il problema del karma non esiste. Lasciatelo andare completamente!