14 novembre 2014
#VIDEO E TESTO: TANTE BELLE COSE - ALICE
13 novembre 2014
Yoga Integrale (Purna Yoga) Come fare quando "va tutto male" - Il Significato delle contrarietà
Il simbolo dello Yoga Integrale di Sri Aurobindo: un fiore di loto che si appoggia sulle acque blu di un lago, corrispondente al chakra del Cuore, il "grande trasformatore" Facile rimanere in uno stato di gioia e gratitudine quando tutto va bene. Ma cosa succede quando subentrano momenti di crisi, difficoltà o disagi di qualsiasi natura essi siano? E’ oltremodo importante comprendere fino in fondo il significato delle contrarietà. A maggior ragione se si è intrapreso un percorso di crescita spirituale. Anche perché, l’avrete senz’altro notato, spesso e volentieri il movimento di “ascensione” verso l’alto di chi con costanza porta avanti il suo cammino di realizzazione interiore è direttamente proporzionale a una spinta verso il basso: tale movimento di “discesa” è il punto cruciale se si vuole realizzare davvero l’integrità del proprio essere divino sulla Terra (sulla terra, appunto, non in cielo, o almeno, non solo). Realizzare cioè che il Divino è davvero ovunque, anche nella materia e nelle sue configurazioni meno gradevoli (questo è puramente un giudizio mentale), anche nelle contrarietà che subentrano, puntuali, a ricordarcelo. Ricordarci che per il Divino che noi incarniamo non esiste – citando Satprem – “niente di glorioso o inglorioso, di sublime o di mediocre: la conquista dell’Everest non è più importante del su e giù nel traffico quotidiano, se ogni gesto è fatto coscientemente”. Perché il Divino è di per sé qualcosa di glorioso. E ancora, “l’evoluzione non consiste nel diventare sempre più santi o più intelligenti, ma nel diventare sempre più coscienti”. Riuscite a percepire il collegamento esistente tra le intemperie della vita e il senso profondo dell’evoluzione spirituale, non solo nostra ma di tutta l’umanità con cui siamo interconnessi? Finché non si porta la Coscienza anche nel “basso”, non ci sarà alcun reale progresso. La vera pratica inizia nella vita quotidiana, a tutti i livelli dell’essere, incluso il corpo fisico, la materia, il vitale che racchiude le emozioni, e il mentale che comprende tutti i pensieri. I puri stati di estasi a cui si può giungere in meditazione o utilizzando varie pratiche yogiche non sono il fine ultimo, anzi. Da lì bisogna scendere, portare la luce dalle cime ai bassifondi, perché l’anima è ovunque e in questo ovunque va celebrata, le vertiginose altitudini del cielo non sono diverse dagli abissi insondabili della terra con tutte le sue asperità. Vale la pena ricordare che lo stesso fiore di loto, simbolo per antonomasia di bellezza, purezza, perfezione spirituale, pone le sue radici nel fango melmoso che si cela sotto le trasparenze dell’acqua.
Alla base, anzi al Centro esatto di tutte le cose c’è solo una grande Forza invisibile, che è Coscienza. Se diventiamo portatori di questa Coscienza in qualsiasi momento della nostra esistenza, inclusi quelli più difficili, non potremo che sperimentare uno stato di Gioia ininterrotto, perché l’equazione che regge il mondo è una solamente: l’esistenza è coscienza e la coscienza è forza ma è anche gioia perché essere coscienti è gioia: in sanscrito questa equazione è riassunta nel potente mantra Sat Cit Ananda (Sat = esistenza Cit = coscienza Ananda = gioia, beatitudine). “Una volta liberata la coscienza dalle mille vibrazioni mentali, vitali e fisiche che l’assorbono, scopriamo la gioia”. Risuonano con tutta la loro Bellezza le parole del maestro Sri Aurobindo colui il quale, insieme a La Mère, la Madre (splendida figura impossibile da definire, consiglio di approcciarsi a lei leggendo direttamente i suoi libri, io ne ho scritto qualche cenno in questo articolo), ha fatto dello Yoga Integrale (Purna Yoga) lo scopo della sua missione terrena: “Che tutto in te sia gioia, questa è la tua meta“. E dobbiamo poter comprendere, sperimentandolo direttamente, che questa gioia è possibile sempre, anche nei momenti di contrarietà, perché non ha cause esterne. Da qui nasce l’integrità di chi incarna realmente la Presenza divina sulla terra, in ogni suo aspetto. Riporto ora per esteso uno scritto della Madre tratto da un libro di difficile reperimento, datato 1972, ma di cui l’universo ha voluto farmi dono con le sue sempre magnifiche imprevedibili sincronicità. S’intitola “Il significato delle contrarietà”. Che possa ispirarvi nei momenti in cui ne avete più bisogno. IL SIGNIFICATO DELLE CONTRARIETA’ La nozione che abbiamo del bene e del male non è la stessa per una coscienza sia pure evoluta che per la Coscienza divina. Vedendo le cose con una visione spirituale vi accorgete che quello che a voi sembra buono o favorevole non è sempre il meglio. Bisogna apprendere fino dai primi momenti che la percezione divina di ciò che vi porterà il più rapidamente possibile al traguardo è totalmente differente dalla vostra e per voi incomprensibile. Per questo motivo bisogna dirsi fin dal principio: “Va bene, accetto tutto e comprenderò più tardi”. Molto spesso si vedono degli esseri che prima di incominciare lo yoga avevano una vita relativamente facile e non appena incominciata la loro vita spirituale, tutte le circostanze alle quali erano così particolarmente attaccati si separano da loro in un modo più o meno brusco. Allora incominciano a turbarsi, e magari impiegando altri termini, altri pensieri, finiscono per arrivare a queste conclusioni: “Che? Come? Sono diventato buono e mi si ripaga con questa moneta?” Tutta la nozione umana della giustizia si riassume in queste frasi. “Uno cerca di diventare buono ed ecco che le catastrofi si riversano su di lui! Tutte le cose che amavate e che vi facevano piacere si allontano da voi, le persone che amate vi abbandonano; non vale veramente la pena di essere saggio e di compiere uno sforzo”. E se continuerete il vostro ragionamento fino in fondo scoprirete il tarlo che vi rode – scoprirete che state facendo lo yoga per interesse, pensando che la vostra posizione diventerà migliore e che verrete premiati per la vostra saggezza. Ebbene questo allontanarsi da voi delle cose che ambite sarà la più bella lezione che possiate ricevere. Finché la vostra aspirazione nasconde un desiderio e il vostro cuore alloggerà l’impulso di mercanteggiare col Divino, i fatti s’incaricheranno di darvi buoni colpi fino a che, dentro di voi, non vi risvegliate alla vera coscienza, senza porre condizioni e senza patteggiamenti”. (da “Parole dagli scritti di Mère e Sri Aurobindo”, Sri Aurobindo Ashram Trust, 1972) |
10 novembre 2014
11 Novembre: significato dell'estate di San Martino il Santo dei viandanti
Perché l'11 novembre è chiamato anche il giorno dell'estate di San Martino?
Traslocare, viaggiare, cambiare, muoversi, numero 11.
San Martino in un affresco di Simone Martini |
Nella vita quotidiana offre l’opportunità di applicare una dote molto importante, di cui San Martino è emblema: superare, nel senso di onorare, le prove che si incontrano durante il cammino. Prove che non sempre sono catastrofi o assumono le sembianze che più ci aspettiamo, ma sono sempre dietro l'angolo come segnali per accrescere le nostre potenzialità a favore di un'apertura sempre maggiore del compassionevole spirito che ci anima, la nostra vera essenza.
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I Poteri Occulti e i Significati Segreti dei Numeri del Destino - 1933 € 23,00 |
06 novembre 2014
Mantra della Luna Piena | Om Som Somaya Namah
"Ognuno di noi è una luna e ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno" (Marl Twain) |
05 novembre 2014
#VIDEO: LUCE (TRAMONTI A NORD EST) - ELISA
Ma non è un requisito per pochi eletti.
Siamo tutti fatti della stessa sostanza, e questa sostanza è la luce, la splendente vacuità per usare un termine caro al misticismo tibetano.
"Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella. Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra su nuovi giorni …"
L'importante è non lasciarsi ingannare dal tranello separatore della mente discriminante e comprendere, sperimentandolo, che anche il buio è luce, anche la morte è amore, e tutti gli aspetti d'ombra non sono nostri nemici, anzi ("in tanto dolore, niente di sbagliato, niente niente"): sono il nostro materiale alchemico per trasmutare il rame in oro. Non si può separare ciò che nella sua essenza è unito, Unità: il Cielo con la Terra, lo spirito con la materia, la luce con il buio.
Essere nella luce non vuol dire pensare positivo a tutti i costi, ma pensare diversamente: non diventare più buoni, ma più vasti. Non andare sempre più su o sempre più giù, ma andare altrove.
Prendiamoci cura ogni giorno e ogni notte della nostra vastità: non c'è altra luce che questo puro spazio dinamico dove tutto è possibile, dove tutto semplicemente E'. "Avrai cura di tutto quello che ti ho dato". Prendiamoci cura di ogni singola esperienza della nostra vita: al di là del bene e del male, concedendosi al flusso della vita, esiste solo la Bellezza. "Non ho difese ma ho scelto di essere libera". Namaste!
04 novembre 2014
Estasi, yoga e poesia: Dervisci tourneur e altre meraviglie
Prendo spunto da un bellissimo “spettacolo” a cui ho avuto modo di assistere un paio di volte (di cui una nel luogo di origine, la Turchia): la danza dei Dervisci rotanti. Il preciso rituale che scadenza il ritmo del “semazen” (per il cui approfondimento rimando a pagine dedicate su Internet) mi ha sempre catapultato in uno stato di profonda commovente Bellezza, anche prima di conoscerne qualsiasi retaggio storico, culturale o spirituale che sia. Per certe cose, le istruzioni preliminari non servono, specie se sono “cose” in cui a parlare è direttamente il Divino, o Forza, o Energia, o Coscienza superiore che dir si voglia.
Leggi anche: ISTANBUL: ALLA RICERCA DELLA TRISTEZZA PERDUTA (mio reportage su La Stampa)
Quando si lasciano fuori i tradizionali canali di comunicazione (la mente discriminante su tutti), possiamo entrare in contatto con le visioni e le immagini (immagini appunto, non concetti) più fedeli all’essenza della realtà, che si dischiude poeticamente come un grido nel silenzio.
Non è un caso che il fondatore della confraternita dei sufi dell’Ordine dei Mevlevi, in Turchia, sia un poeta: Mevlana Celaleddin Rumi (vissuto nel XIII sec a Konya).
Non è un caso che lo sia anche Milarepa, il Venerabile Mila, l’asceta-poeta tibetano tra i più amati dentro e fuori dal Tibet e, rimanendo nella tradizione occidentale, non è un caso che San Francesco d’Assisi sia stato cantore di alcuni dei più pregnanti versi che la mistica religiosa contempli. D’altronde, come sempre, basta tornare all’etimologia delle parole per riprendersi cura del loro significato più autentico: poiesis in greco vuol dire “fare”, azione. Un atto poetico è un gesto di intervento sulla realtà molto più concreto di quanto si possa banalmente congetturare. E tutti i più grandi yogi, mistici, guru uomini e donne di fede, lo sapevano bene (la lista completa sarebbe impossibile per la sua ampiezza, ma mi piace citare anche donne come la Dakini tantrica Yesghe Tsogyel o Ma gcig Lab sgron, autrice degli iniziatici Canti Spirituali, per non parlare di Santa Teresa d’Ávila).
Non c’è altro linguaggio per entrare in connessione con il divino che quello altamente metaforico della poesia che, infatti, “è la cosa più vicina al silenzio”, utilizzando una bella immagine restituitaci da David Grossman. Di nuovo, immagini, non concetti.
I Dervisci sono mirabolanti poeti del silenzio che, nel loro annullamento totale mediante la danza, operano una morte mistica tale per cui il senso dell’Io precipita in una fusione totale con l’Unità (ed eccolo, lo spirito vibrante dello Yoga). Il termine Derviscio è stato tradotto anche come “colui che cerca il passaggio”, ovvero la Grande Soglia tra i mondi, il visibile e l’invisibile, materiale e spirituale, il Cielo e la Terra. Come uno sciamano, si lascia morire compiendo il sacrum facere (sacrificio: fare il sacro) di darsi per un estremo atto d’amore incarnando nel suo corpo l’essenza dell’intero Universo: l’impermanenza.
Rumi viene spesso definito “il poeta dei due mondi” e tale quintessenza liminare che unisce l’alto con il basso, la luce con il buio, il cielo con la terra, lo spirito con la materia, è prerogativa di ogni poetare che non sia filtrato dalla mente ma che scaturisca piuttosto da un diretto ascolto nel quale i versi giungono spontanei come echi nel silenzio. Qualcosa di molto diverso da un divertissement linguistico in cui l’impronta narcisistica mortifica l’estasi in cambio di certo compiacimento estetico fine a se stesso.
Leggi anche questa bellissima poesia di Rumi: Dentro questo nuovo amore muori.
Il sufismo sta allo Yoga come la luna nuova sta alla luna piena. E, per bearci ancora un po’ con le magiche corrispondenze che tessono le trame della vita, lascio che a parlare siano direttamente i due “maestri” che suggellano tale risonanza, e lascio a chi legge la libertà di farla risuonare nel profondo della propria Anima con le armonie che più gli piacciono. Le parole in cui è contenuta questa alchimia sono: Sole, agni, fuoco mistico, Dumo, energia cosmica, Shakti, Kundalini.
“Poi che son servo del Sole vi parlerò del Sole;
notte non sono, né adoratore delle notti, non parlerò di sogni. Come messaggero del Sole e suo interprete, segreti messaggi prenderò da lui e vi porterò la risposta. E poi che vado come sole, brillerò su rovinati deserti, Fuggirò dai luoghi abitati, parlerò deserte parole.Assomiglio alla vetta di un albero lontano dalla radice: pur ristretto in secca corteccia, parlerò di succoso midollo. Se pur son mela secca son più alto d’un albero; anche se ebbro e sconvolto, dico parole veraci!
Da quando il mio cuore ha sentito il profumo della polvere della sua soglia, ho vergogna anche della polvere sua, non parlo che d’acqua purissima!Togliti il velo dal volto, ché il volto hai glorioso!
Non permettere ch’io debba parlarti come sotto ad un velo! Se hai il cuore di pietra, io son pieno di fuoco qual ferro;
se assumi trasparenza di cristallo, io parlo di calice e vino! Poi che nato sono dal Sole come il Re Qobad antico,
non sorgerò nella notte, non parlerò di chiaro di luna.”(Rumi, Poesie mistiche)
Milarepa
“Al mattino assistete al sorgere del sole: una sfera luminosa emerge lentamente dall’oscurità e il suo splendore finisce per riempire tutto lo spazio. Immergetevi in quella luce come in un oceano di vita che vibra, che palpita… A poco a poco sentirete che state nuotando in quella luce, che vi fondete in essa, che la respirate e la bevete. Lasciatevi assorbire da quella luminosità ino a che le vostre preoccupazioni e i vostri dispiaceri finiranno per dissolversi in essa. Quando avrete imparato a fondervi nella luce, questa vi accompagnerà ovunque. Perciò, ogni giorno e più volte al giorno, non appena avete qualche minuto, concentratevi sulla luce. Immaginate che l’intero universo con tutte le creature che lo popolano sia immerso nella luce. Equando vi accade di avvertire quella specie di stanchezza e di scoraggiamento che minaccia di togliervi la fede, la speranza e l’amore, pensate a fare questo lavoro con la luce: sarà tale lavoro a ridare un senso alla vostra vita.”
Consigli di lettura
“Canti Spirituali”, Ma gcig Lab sgron, Adelphi
“ Milarepa – Il Grande Sigillo. La Radice della Chiarificazione della Conoscenza Originaria di Mahāmudrā, Mimesis
“L’amore è uno straniero”, Jalal al Din Rumi, Astrolabio Ubaldini
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