05 novembre 2018

Estate di San Martino: la quiete tra terra e cielo


Quante volte corriamo e ci sembra di non andare da nessuna parte, e quante altre rimaniamo fermi e ci sembra di compiere passi da gigante.
Che cos’è questo camminare stando fermi e viceversa?
I saggi risponderebbero “Be quiet!”

Quel rimanere quieti non dopo, ma dentro la tempesta.

Il punto di quiete è al centro, come una bussola che sposta l’ago dei punti cardinali a partire da un punto fermo, il motore immobile.

Be quiet! 

Qualsiasi cosa accada, la quiete.

Che si stia fisicamente immobili o in cammino. Già, in Cammino.

Tre mesi fa ho percorso oltre 400 km incontrando resistenze psicologiche e fatiche fisiche, ma non ho mai smesso di cercare quel punto di osservazione morbidamente proteso tra gli spasmi del mio incedere verso…

Incedere verso.

Santiago era la meta ed il cammino allo stesso tempo, Finisterre il suo compimento e capovolgimento, una sorta di negazione positiva, o una Sorte piuttosto. 
Il traguardo nel nulla. Il mantello di San Martino proteso verso il vuoto. Il chilometro zero del tutto è possibile dove niente ha un peso specifico, né passato né futuro, nemmeno le tracce dei chilometri lasciatemi alle spalle. Nessun trofeo, nessun appiglio … Qualsiasi cosa accada, la quiete.

“Vive sempre colui che vive nel presente” (Ludwig Wittgenstein)

Sentirsi saldi e radicati eppure in movimento, come le onde di Virgina Woolf e la sua eco: “Sono radicata, ma fluttuo“. Come qualsiasi albero che potete osservare.

Foto dell'illustrazione tratta dal Libro Yoga - Filosofia Respiro Posizioni,
a cura di Ulrike Raiser, Edizioni del Baldo

Non vi dà un senso di pace immediato guardare gli alberi?

Ponetevi saldi sulle piante dei piedi, percepite le sensazioni sotto le piante dei piedi, chiudete gli occhi, percepite la terra sotto i piedi – potete farlo ovunque vi troviate, meglio a piedi nudi ma anche con le scarpe, è il movimento di consapevolezza che conta. 

Potreste assumere la posizione dell’albero completa (Vrksasana), con un piede sollevato da terra, la gamba opposta tesa e le braccia verso l’alto con i palmi delle mani uniti; le braccia sono il prolungamento del cuore, verso l’alto si librano i rami che fluttuano senza sforzo, nella fiducia amorevole di tutto ciò che è. Traslocando pene, preoccupazioni, dubbi, incertezze, disagi – ma anche gioie, entusiasmi, soddisfazioni – verso il cielo, passando dal cuore, a partire dalla terra-piedi che nutre, assorbe, fertilizza, trasforma…

Lasciare andare dolori e ugualmente gioie, trattenendo poco nella bisaccia del soddisfacimento personale, può voler dire viaggiare davvero leggeri.

Lo zaino essenziale del pellegrino di Compostela.

Non a caso ho scelto il verbo traslocare, ispirandomi a San Martino, santo di Novembre (11-11), collegato all’erranza, ai viaggi, al pellegrinare e ai traslochi nei significati più estesi che intuitivamente potete ricavarne. Per approfondire ne ho scritto qui: 11 novembre Il significato dell’estate di San Martino


Ogni cosa è illuminata, direbbe Jonathan Safran Foer, ed in effetti lo è. Ma non basta saperlo.

Cogliamo  l’opportunità  che  ogni  momento  ci  offre  per  porgere alle  nostre  difficoltà un  pezzo  del  mantello  di  San  Martino. Quando  il Santo lo porse a un mendicante il cielo si rischiarò ed esplose una inusuale estate, pur essendo la stagione autunnale. L’estate di San Martino metaforicamente avviene ogni volta che ci concediamo gesti di gentilezza e atti di bellezza spontanei e, a volte, privi di senso. Facciamo bene a noi stessi e agli altri.


Esiste qualcosa che vuole che tu ti svegli e che tu viva: l’amore (dagli scritti di Mère)


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