Ti chiedo "Come stai, come ti senti?".
Non rispondere automaticamente, non è il bene la risposta, e nemmeno il male.
Ci sono così tante sfumature e variabili nell'essere disposti a questo e a quell'altro mondo!
"Come ti senti"? Ti chiedo. Prima di tutto, senti?
Hai sensazioni che ti animano da dentro e scuotono qualche remota parte del tuo tempio corporale? Offrimi un accenno di te che profuma di te, non di bene o di male.
Ti chiedo "Come stai?" perché è nello stare che ci si può ascoltare, dare valore a un momento vivo, a un invito caldo, un tentativo. Stare senza allerta di dovere per forza andare.
Rilassati, ti chiedo "come ti senti" proprio perché sentire ci accorda a un battito universale. Il suono del cuore non è un posto dove andare, ma un presentimento di casa.
Non tardare, affrettati lentamente nel tuo dimorare in ciò che di me ti domanda un sentimento.
Come ti senti? Ti senti? Senti?
È così bello custodire l'origine delle parole.
Da una sola metafora può nascere l'amore.
"Ne risultò che, lodando la terra, si lodò il cielo e, nel deserto del cielo, si imparò a conoscere la terra, perché la pietà più profonda è come una pioggia: ricade sempre sulla terra dalla quale si è levata, ed è una benedizione per i campi". (Rainer Maria Rilke)
SENTO il sapore del mondo e lo riferisco, come nuova testimonianza lontana dal senso comune e dalla routine, spontanea come una seconda natura o seconda vista. Il sole mi ricorda il centro caldo dell'ora mondana, la maturazione dei frutti, l'abbronzatura dei contadini. Mentre nell'orma che non si imprime a piedi nudi sul mio grembo riposa l'ora eterna del nuovo giorno. Ed è una benedizione per i campi.
¡LO SIENTO!
In lingua spagnola lo stesso verbo che indica il sentire si usa per chiedere scusa: ¡Lo siento! Mi dispiace!
L'invito a sentire non è forse un discolparsi per la poca attenzione che, solitamente presi dall'automatismo di esistere, riserviamo alla consapevolezza di vivere? O anche, il varco della compassione, il sentire con. ¡Lo siento!: sento con te il dispiacere.
Stare attenti inizia dallo stare.
Stare con quello che c'è. Sentirsi uno con quello che c'è. Uno con Tutto quello che c'è è anche il significato del termine Yoga: unione, unire, riunificare, re-ligere. La religione della vita quotidiana non è forse il rituale più prossimo a noi? Perché cercare altrove qualcosa che è già presente?
Sentire è attenzione per il presente incarnato nel qui e ora. Non il preludio di un piano diabolico di separazione: l'etimologia di "diavolo" ci conduce proprio lì, alla matrice di ogni male e sofferenza: separazione. Διάβολος, diábolos, "dividere", "colui che divide".
L'astrazione mentale è la quintessenza del non sentire.
Uno dei doni poetici che ho accolto nella mia esperienza più intima è stato quello di non fuggire. Per questo non mi reputo scrittrice di fantasia. Non ho mai fantasticato, sono sempre rimasta con la vita incarnata ed è lì che ho trovato terreno fertile per trascendere, ovvero riaccordarmi al cuore universale delle cose.
"Sei una poeta più istintiva o meditativa?" - mi è stato domandato in una recente intervista.
Ricettiva, ho risposto. Questo è tutto. Ogni vita è intimamente poetica, bisogna solo accorgersene!
"Se Maman veniva per una mezz'ora e leggeva favole (per le vere, lunghe letture c'era Sieversen), non era per amore delle favole. Poichè ci trovavamo d'accordo nel non amare le favole. Ci facevamo un'altra idea del meraviglioso. Trovavamo che se tutto si svolgeva in modo naturale era più meraviglioso, sempre. Non davamo molta importanza al volare per l'aria, le fate ci deludevano e dalle metamorfosi ci aspettavamo soltanto un cambiamento molto superficiale." (Tratto da "I quaderni di Malte Laurids Brigge" Rainer Maria Rilke)
L'intuizione è compagna del sentire, perché si nutre di una relazione costante tra ciò che c'è ora e ciò che di questo ora si può farne mediante la percezione amplificata di uno stare ricettivo.
Per me è dono poetico il restare quando tutto attorno sembra urlare "scappa". Non tanto restare con chi o con cosa, ma come. … "Come stai?"
Restare fedele, confidente, con fede stanziale nel sentire interiore. Restare sentendo la voce poetica di unione che accoglie e riceve e poi eventualmente agisce, senza sforzo. Una voce che - simil preghiera - sussurra il varco, quel varco compassionevole: "Rendimi perfetta nell'amore…"
Porto Recanati, marzo 2021 |
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