PAOLA TURCI: SGUARDI CHE ATTRAVERSANO IL CUORE (IO SONO)
21 Aprile 2015 Torino, presso La Stampa
C'è qualcosa di
diverso, mi dico subito. Folgorata dallo sguardo di chi anticipa gli occhi a
qualsiasi parola, ricambio l'espressione scomoda con un sorriso che alla fine
esplode nel contagio dell'arrendevolezza. Il volto, ha qualcosa di diverso. Mi
ripeto. Ma gli occhi in quel momento di un colore intenso e indefinito tendente al giallo risucchiano
nuovamente il gesto mentale di trovare qualcosa … "Scattiamo una foto
dai" ... Ma sì certo, la foto. Come è venuta? Mi chiede. “Benissimo”, rispondo.
“Guardiamo di traverso”, aggiungo. Guardando
altrove si viene sempre bene…Guardando
Altrove, già. Questione di sguardi. Poi la lettura di qualche intervista, a
posteriori: “Io sono” mostra le cicatrici
del volto: "Sono così. Ho deciso di
smettere di nascondermi". Sussulto l’esultanza del cercatore d’oro. Ecco cosa c'era di diverso. Ecco il turbamento, il punto di domanda, il fremito malcelato da timidezza.
Troppa Bellezza, troppa. “Mi emozioni, mi tremano le mani”, lo dico ad alta
voce, non mi difendo. Troppa Bellezza, troppa. Qualcosa di completo, di
integro, di totale, di animicamente superiore. "Mi piace usare il mio volto come una metafora, sono lo sguardo
destro e quello sinistro, sono serena e inquieta". Serena e inquieta, luce
e ombra, yin e yang. Ecco cos'era, ecco dov’era. Quel qualcosa, quell’accento
su un vocabolo non ancora inventato. Un mandala denso di significanti, quel
volto, un altare dove si è appena compiuto un rituale sacro, il matrimonio
mistico da cui scaturisce l'Androgino, l'essere integrale completamente realizzato
nelle sue qualità maschili e femminili simultaneamente presenti, fusione
energetica degli opposti … Il sonno e la follia, la forza e la fragilità, la dolcezza e l'inquietudine, l’acqua
e il fuoco e tutti gli elementali miscelati a spirale tra le fenditure della
pelle, da destra a sinistra, da sinistra a destra e nel centro esatto dove l’entropia di uno sguardo
assoluto fa vacillare. Vacillo. Questione di sguardi, di prospettive, e di veli di Maya che cadono svelando nudità atroci. Troppa Bellezza. Quasi a ricordarlo anche a me chi sono. “Io
sono”, spudoratamente libera nell’altrove di ogni sguardo senza maschere in
grado di attraversarmi il cuore. Grazie per quello sguardo Paola, ci ho
soffiato sopra come i mandala tibetani che vanno distrutti subito dopo averli
completati. Lasciandoli svanire, l’impronta di ciò che conta, rimane. L’anima
che nessuno osa chiedere. Ecco cosa rimane. Grazie per quello sguardo, Paola.
"Nella vita l'abitudine non fa vedere mai la verità"
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