Benares è una delle città più sacre e controverse dell'India.
Qui molti hindu scelgono di terminare la loro vita perché qui, si dice, è più facile terminare il ciclo delle rinascite.
Per l'Autrice il soggiorno in questo luogo intriso di misticismo e pervaso da una ritualità a volte esasperante, si trasforma in un viaggio di trasformazione e di transito dalla vita alla morte, e viceversa.
I disagi fisici, emotivi, spirituali che man mano emergono nell'esperienza della voce narrante in bilico tra osservazione distaccata e immersione partecipativa, diventano codici per superare paure, resistenze e condizionamenti riconducibili, in sostanza, alla grande Paura Originale: la paura di morire. Morire al già noto, di cui il rituale del corpo fisico è la metafora più grande, definitiva, paradossale come il linguaggio del divino ama essere.
Alla fine di questo viaggio di iniziazione, che il lettore può intraprendere a sua volta in queste poche ma intense pagine del racconto, si avrà la chiave segreta che conduce alla liberazione finale.
La morte è un processo irreversibile e indispensabile alla vita, ha a che fare con la paura di lasciare andare, di perdere il controllo e di ignorare il dialogo con gli aspetti invisibili della realtà, il contatto con l'anima, la trama simbolica e universale che tesse con amore la moltitudine delle vicende personali. A quell'amore il destino ci chiama, a tutti, indifferentemente.
La morte è un processo irreversibile e indispensabile alla vita, ha a che fare con la paura di lasciare andare, di perdere il controllo e di ignorare il dialogo con gli aspetti invisibili della realtà, il contatto con l'anima, la trama simbolica e universale che tesse con amore la moltitudine delle vicende personali. A quell'amore il destino ci chiama, a tutti, indifferentemente.
Ci sono luoghi del mondo dove questo linguaggio dell'invisibile non parla delicatamente bensì urla a fauci spalancate, e costringe chi vi accede con una certa sensibilità e apertura, ad ascoltarlo. Uno di questi luoghi è senza dubbio Varanasi, la città dove la protagonista del viaggio scoprirà che anche la morte è amore.
UN QUALSIASI GIORNO A VARANASI - TESTO E FOTO DI CECILIA MARTINO
( e se ti è piaciuto,
ma anche se non ti è piaciuto,
lascia la tua recensione!)
Dicono i lettori
Ho apprezzato le descrizioni meticolose e mai banali, gli stati d’animo espressi così vividi e chiari. Un libro che ti proietta nel viaggio dell’autrice e ti fa rivivere luoghi e sensazioni come se tu stesso in prima persona le stessi vivendo. Ottimo approccio al mood indiano , da consigliarsi per gli appassionati di questa cultura e anche per i neofiti che vogliono saperne qualcosa di più (Paola Bonafede su Amazon)
Ho letto il libro tutto d'un fiato come non mi accadeva da tempo e mi sono emozionato fino alle lacrime. La descrizione dei luoghi, delle persone e delle situazioni è scorrevole e coinvolgente. Bellissima è l'introduzione e commovente l'ultimo capitolo. (ParvusMavors su Amazon)
Foto ©Cecilia Martino |
Un grande viaggio di iniziazione,
forti emozioni, poesia
e una piccola-grande chiave
per trasformare la paura di morire.
INSTAGRAM ceciliasavitri
TWITTER mestieredeldare
FACEBOOK /ilmestieredeldare
Nessun commento:
Posta un commento